Fandom: Notre Dame de Paris
Prompt: 101 - sofferenza volontaria
Titolo: Tu che vivi di poesia
Autore:
gw_at_ecateWordcount: 380
Rating: verde
Avvertimenti: maancheno
Introduzione: "La mia musa mi fa soffrire."
La Esmeralda ballava al ritmo dei tamburelli dei compagni gitani, la polvere della strada le sporcava i piedi e la gonna verde e lisa vorticava, svelando le gambe snelle.
Gringoire la guardava a bocca aperta e con una stretta al cuore.
Tutta quella bellezza radiosa era, per uno scherzo del destino, sua, eppure non gli apparteneva.
Gli zingari smisero di battere le percussioni, ed Esmeralda si inchinò al drappello di parigini che si erano incantati a guardarla, lanciando di tanto in tanto del conio. La ragazza raccolse le monete da terra e le spartì con gli zingari prima di accogliere Gringoire con un gran sorriso. Lui le tese il braccio e insieme si incamminarono verso la campagna, dove avrebbero ritrovato l’entrata alla Corte.
«Ti scriverò una nuova canzone per le folle.» le disse.
«Di cosa parlerà, poeta?» gli domandò lei entusiasta.
«D’amore, ovviamente.» Gringoire le accarezzò il polso scoperto con le dita «Un amore grande e forte ma non contraccambiato. Un’immensa sofferenza, invero.»
«Ma io sono innamorata, amico! Sono felice e voglio cantare canzoni gioiose. Scrivi del sole, scrivi del sole e dei fiumi che scorrono, scrivi del cielo azzurro e senza nuvole nelle terre calde del sud.»
Gringoire la guardò con rammarico «Mia cara, non si può impartire un ordine all’arte. Per poter scrivere momenti gioiosi, dovrei io stesso gioire, quando invece soffro.»
«Soffri, poeta?» la Esmeralda corrucciò il labbro, in pena, e Gringoire le carezzò la guancia.
Le rivolse uno sguardo complice.
«La mia musa mi fa soffrire. Mi tenta e non lo sa, mi vede ma non mi guarda. Io invece la guardo e soffro.» le confidò malinconico.
«Che musa crudele.» commentò la zingara, dispiaciuta per lui, ed arrabbiata con quest’entità capricciosa.
«Crudele davvero.» concordò l’artista, sorridendole ironicamente.
La Esmeralda fece un saltello ed evitò una piccola pozzanghera per non bagnare i piedi sudici di terra.
«Cambia musa, Gringoire. Scegli me: canterò e ballerò per te come farebbe lei. Io ti voglio bene, non ti farò soffrire.» gli propose.
Il poeta si fermò. Sorrise, piegò il ginocchio e le baciò cerimoniosamente il dorso della mano.
«Grazie, mia cara. Ne terrò conto.»
«Quindi cambi idea? Di cosa narrerà la tua canzone?»
Il sorriso di Gringoire si indebolì.
«Di dolore, e di incomprensione.»