Fandom: Mitologia gaelica
Prompt: 87. Freddo che scricchiola
Titolo: Veleno
Autore:
gw_at_ecateWordcount: 468
Rating: arancione
Avvertimenti: lime. Ormai entra quasi di default
Introduzione: "Leanan Sidhe masticò un gemito, e guardò rapita la neve assorbire il suo sangue. Non era un rosso umano, scarlatto o carminio. Riluceva di bagliori blu ed indaco, come un veleno esotico."
Leanan Sidhe si morse un polpastrello con il canino appuntito, e guardò la goccia di sangue formarsi e gonfiarsi sopra il dito.
Girò il palmo verso terra, e facendo un po’ di pressione il sangue cadde in piccole punte di colore sulla neve candida.
«Come sei turpe, Leanan.»
Il sussurro roco e melodioso al suo orecchio si accompagnò ad una carezza intima, che partì dalla vita fino a scendere tra le sue gambe, spiegazzando la seta cruda della veste.
Leanan Sidhe masticò un gemito, e guardò rapita la neve assorbire il suo sangue. Non era un rosso umano, scarlatto o carminio. Riluceva di bagliori blu ed indaco, come un veleno esotico.
«Non è bellissimo?» domandò a quella carezza oscena.
Labbra arrivarono affamate al suo collo. Leccarono la pelle eburnea, lasciarono i segni di piccoli morsi sulla spalla magra. La mano la toccò con più insistenza, e Leanan Sidhe vi pose sopra la propria, invitando a continuare.
«Sì, è bellissimo.» asserì un bisbiglio gutturale.
«Guarda. Guarda come la neve vorrebbe combattere il colore. Guarda come invece ne è attratta.»
La mano le sollevò la veste, accarezzò le cosce e gli inguini glabri, arrivò alla carne morbida e calda.
Leanan Sidhe lasciò andare un gemito. Guardò le proprie gambe bianche, traslucide quasi quanto la neve, e le scie cangianti di veleno che le percorrevano come un sentiero. Avrebbe potuto usare mille parole per descrivere quel colore sulla distesa liscia della sua pelle. Ma in quel momento non stava a lei parlare. Non stava mai a lei.
«Profumi d’arte e d’amore, Leanan.» la voce la sedusse. Il naso della creatura andò dietro il suo orecchio, inspirando l’odore dei capelli e del corpo.
La chiamava Leanan. Il suo vero nome gli era sconosciuto, era un dono troppo prezioso da fare, persino a lui.
La mano smise di importunarle le gambe. Sorvolò il tessuto leggerissimo della veste. Leanan Sidhe non aveva freddo. Non provava nulla quando non era legata ad un umano, se non gli spasimi che almeno lui, il maestro di qualsiasi seduttore, riusciva a regalarle, facendole rifiorire il cuore.
Le dita umide le si poggiarono sulle labbra. Leanan Sidhe schiuse la bocca, assaporò sulla lingua il proprio piacere incompleto.
«Mordilo, Leanan.»
L’indice premette contro i denti, e lei fece come ordinato. Il dito ferito venne allontanato, il braccio teso. Pollice e medio strinsero attorno al morso, e sangue rosso lucido di verde cadde in gocce, vicino a quello di Leanan Sidhe.
Un’altra poca di pressione, e nuove stille si mescolarono su quelle violacee già presenti.
«Sangue della Leanan Sidhe e del Gancanagh. Cosa ne nascerà mai?»
«Un fiore bellissimo e nuovo, che coglieremo quando sarà primavera.» rispose il Gancanagh.
«Sarà velenoso?»
«Non più di noi.» sussurrò, sorridendo contro il suo collo.
«Sarà mortale.» capì, deliziata.
«Non più dell’amore.»