Fandom: Once Upon A Time
Prompt: 154. Favola incompleta
Titolo: What's in a name?
Autore:
gw_at_ecateWordcount: 863
Rating: verde
Avvertimenti: crack pairing
Introduzione: "Quando credeva di essere sul punto di impazzire, tornare tra i boschi lo rasserenava. C’era quella sottile differenza tra il semplice stare al castello, e stare invece a proprio agio in mezzo agli alberi. Era come indossare un vecchio abito, reso comodo dall’uso."
Si levò il guanto e appoggiò il palmo della mano sulla corteccia umida di muschio.
Quanto gli era mancata quella semplice sensazione.
La regina lo tratteneva al castello sempre più spesso, e le mura imponenti di marmo e granito lo opprimevano. Il lupo che lo accompagnava sempre si manteneva a grande distanza dalla città e dalla sovrana, e quindi il cacciatore non aveva nulla a cui potersi affidare per non sprofondare nell’apatia. Non riuscire a provare più nessun sentimento lo stava consumando.
Non aveva paura, nulla lo faceva arrabbiare, od offendere. Non riusciva a sorridere. Non l’aveva mai fatto molto spesso neanche prima, ma non esserne più in grado era doloroso. Anzi no, non lo era, perché riusciva solo a capire, ad immaginare che sarebbe dovuto esserlo, senza poter davvero provare sofferenza.
In tutto quel mondo ovattato, vuoto, solo la foresta era ancora in grado di dargli pace.
Quando credeva di essere sul punto di impazzire, tornare tra i boschi lo rasserenava. C’era quella sottile differenza tra il semplice stare al castello, e stare invece a proprio agio in mezzo agli alberi. Era come indossare un vecchio abito, reso comodo dall’uso.
Tornare alla foresta significava anche rivedere un amico. Il lupo lo attendeva sempre dopo la prima fila di alberi, come se sapesse in anticipo che il cacciatore sarebbe arrivato.
Ad occhi chiusi, prese un respiro profondo e l’odore forte di terra, foglie e muschio gli entrò nei polmoni, corroborandogli i pensieri.
Il lupo alzò il muso all’improvviso per fiutare l’aria, avvertendo una nota diversa in quel miscuglio di fragranze selvatiche, e balzò in avanti.
Il cacciatore lo seguì correndo, e al tempo stesso cercando di non inciampare sulle radici sporgenti degli alberi secolari. Perse di vista un attimo il lupo, e quando accelerò per ritrovarlo, lo ritrovò seduto ai piedi di una ragazza avvolta in un mantello rosso.
La giovane, inginocchiata, lo stava accarezzando.
Quella vista lo folgorò. In anni in cui erano sempre stati assieme, il cacciatore non aveva mai pensato di posare una mano sulla pelliccia bianca e folta del lupo: l’avrebbe trovato irrispettoso. Ma quella sconosciuta aveva alzato il volto verso di lui sorridendogli, e aveva continuato ad accarezzare l’animale. Il lupo spingeva il muso contro di lei, riempendosi del suo odore.
«Ciao.» lo salutò. Si alzò, e il cappuccio le scivolò sulle spalle, liberando lunghe ciocche nere.
«Il lupo è tuo?»
Lui le si avvicinò, accigliato.
«I lupi non sono di nessuno.»
Non voleva essere brusco, ma lo risultò comunque. Eppure la ragazza non si offese: sorrise ancora di più, e lo sguardo si fece dolce.
«No, hai ragione.»
Il cacciatore non disse nulla, e la giovane sembrò percepire il silenzio come imbarazzante. Guardò il lupo tornare al suo fianco, e gli tese la mano.
«Io sono Red.» si presentò.
Il giovane la strinse, e il guanto in pelle scricchiolò leggermente contro la pelle nuda di lei.
«È un nome strano.»
Red strinse le spalle con leggerezza «È quello che preferisco. Tu come ti chiami?»
Ebbe un attimo di esitazione.
«Io sono il cacciatore.»
La ragazza sollevò le sopracciglia, divertita «Essere un cacciatore non ti toglie il diritto ad avere un nome.»
Quella frase lo colpì. Non seppe perché, ma lo colpì.
Fece scivolare la mano via dalla stretta di Red.
«Graham. Mi chiamo Graham.»
Lo decise in quel momento: non aveva mai avuto bisogno di un nome, crescendo tra i lupi non aveva saputo quale avessero scelto i suoi genitori, e per tutti era sempre stato il cacciatore. Lo conoscevano di fama, nessuno gli aveva mai chiesto come si chiamasse. Eppure Graham gli appartenne nel momento stesso in cui lo pronunciò.
Gli occhi di Red brillarono.
«Bene, non era difficile, vero?» scherzò.
«Cosa ci fai nella foresta?» le chiese invece lui.
«Cerco un’amica.» spiegò Red «È dovuta andare via prima di potermi dire dove ci saremmo incontrate.»
Graham ci pensò un attimo.
«Hai qualche idea su come ritrovarla?»
Red sorrise, e per un attimo il suo volto prese un’espressione ferina «Non è difficile, quando sai cosa cercare.»
Il modo della ragazza gli piacque. Vedeva in lei l’istinto del cacciatore, esattamente come lo sentiva in se stesso e nei lupi. Era strano, perché non aveva mai incontrato nessuna persona che gli desse quella sensazione, ma si sentì vicino a Red, simile. Ebbe l’impressione che la sua vicinanza sarebbe equivalsa a stare nella foresta: pace.
«Se vuoi posso aiutarti.» le propose.
Lei sembrò stuzzicata, più che sorpresa.
«Perché lo faresti?»
«A lui piaci.» indicò il lupo «È come se ti conoscesse.»
A Red questo sembrò bastare.
«Va bene. Ma dovremo muoverci in fretta. Ci sono persone che non mi devono trovare.» accettò.
Il cacciatore annuì.
«Non voglio farmi trovare nemmeno io.»
La ragazza sorrise «Allora è perfetto. Saremo una bella squadra.»
Graham desiderò poter ricambiare quel sorriso, provare una felicità che lo facesse ridere come sembrava sul punto di fare Red. La frustrazione fu qualcosa di simile ad un prurito nel petto.
«La tua amica… come si chiama?»
Lei sembrò soppesarlo con lo sguardo, prima di rispondere. Allungò la mano verso il lupo, e quando quello non si scansò, Red parve più serena.
«Snow White.»