Mai più

Feb 24, 2014 01:44

Autore: gw_at_ecate
Fandom: Frozen/Le 5 Leggende
Titolo: Mai più
Rating: NC17
Prompt: 108 Promettimelo

Elsa ricordava ancora quando era bambina, e aveva scoperto i suoi poteri per la prima volta. Forse perché l’avevano spaventata, forse perché aveva desiderato tanto qualcuno che la capisse, ma di fatto aveva cominciato a sognare un ragazzo con l’abilità di creare ghiaccio e neve, proprio come lei.
Quella figura inventata era diventata l’amico speciale di Elsa. I capelli bianchi del ragazzo e il suo sorriso allegro la rassicuravano e divertivano.
Dopo l’incidente con Anna quei sogni erano diventati l’unico contatto umano che si potesse concedere, e ogni notte Elsa si addormentava immaginando il giovane che saltava dentro la sua camera tramite la finestra lasciata aperta, e passavano le notti creando insieme sculture di ghiaccio che ridevano e pupazzi di neve a forma di fata.
Il suo potere non avrebbe mai fatto male al suo amico, perché lui era come lei, ed Elsa poteva permettersi di toccarlo, e se le sue mani si coprivano di ghiaccio, il ragazzo si limitava a ridere e dare uno scrollone alle dita. I cristalli gelidi cadevano sul pavimento tintinnando e potevano tornare a giocare.
Poi il re e la regina erano morti.
Elsa ricordava di essersi addormentata piangendo fino a star male. Quella notte l’arrivo del ragazzo non le aveva portato un dolce sogno, ma un incubo: la sua mente sofferente aveva immaginato un litigio terribile, Elsa aveva urlato di non credere più nell’amicizia del giovane, di non credere più in lui e basta. Con un’espressione di doloroso stupore, il suo amico aveva iniziato a svanire, e quando la principessa aveva smesso di piangere e aveva cercato di chiamarlo, lui non era tornato.
Piuttosto aveva udito degli zoccoli battere sul selciato del cortile del palazzo, e poco dopo il suo sogno era stato invaso da cavalli neri che nitrivano furiosi, e galoppavano nella sua stanza circondandola. La principessa aveva pianto e gridato, e solo alle luci dell’alba quei mostri erano scomparsi.
Quella era stata l’ultima volta in cui Elsa aveva visto Jack.

Elsa picchiettò l’indice contro la finestra, e una ragnatela di ghiaccio scintillante ne ricoprì il vetro lucido.
Lascialo andare. Lasciati andare.
Nei suoi sogni Jack glielo ripeteva spesso, e tante volte Elsa aveva desiderato poterlo fare, poter creare un fiocco di neve sul proprio palmo, mostrarlo ad Anna e chiederle “Ti ricordi di quando eravamo bambine?”
Non l’aveva mai fatto, e per tutti quegli anni aveva sofferto e provato timore, se non puro panico. In quel momento, però, tutto era in pace, di nuovo meraviglioso e bello come quando era piccola. Tutti sapevano, ma non la temevano. Nemmeno lei aveva più paura.
Sorridendo, Elsa arretrò di due passi e ruotò la mano davanti a sé, finché un turbine di neve e ghiaccio non ricreò il viso del suo amico di infanzia.
«Jack Frost.» sussurrò con affetto misto a nostalgia.
«Già. È bello scoprire che almeno ricordi ancora il mio nome.»
Elsa sussultò, e i fiocchi di neve ghiacciarono rimanendo sospesi a mezz’aria.
Poco davanti a lei un giovane vestito con pantaloni semplici e una lunga camicia grigia ricoperta di ghiaccio la guardava malinconico. Poggiava tutto il peso su un bastone ricurvo, ma i piedi scalzi non toccavano terra.
«Jack?» bisbigliò con il respiro strozzato.
Sbatté le palpebre. Jack era ancora lì, ed era esattamente come lo ricordava.
Il ragazzo sobbalzò e crollò a terra rischiando di inciampare.
«Mi vedi? Mi vedi sul serio?»
Elsa si portò le mani alla bocca.
«Non è possibile. Io… io ti sognavo quando ero una ragazza. Non sei re-»
«No, non dirlo!» Jack la zittì appena in tempo, tappandole la bocca terrorizzato. «Per favore, non lo fare ancora. Tu mi vedi. Ora mi vedi di nuovo!»
Elsa annuì, condividendo con lui la paura, e realizzando in quel momento quel che aveva causato tre anni prima.
«Sei vero. Esisti davvero. E io ti ho… mi ero convinta di averti solo immaginato. Mi dispiace.»
Jack le sorrise, e in un momento la regina ricordò tutta la serenità che il ragazzo era sempre stato capace di donarle.
«Ormai è successo. Ma magari evitiamo di farlo accadere di nuovo, che dici?»
Elsa annuì. Lo guardò per un istante, poi, molto semplicemente, lo abbracciò. Jack rimase sbalordito forse per i primi attimi, ma ricambiò il gesto e strinse a sé la regina, appoggiandole il mento sulla spalla.
«Mi sei mancata, Elsa.» le disse con tono dolce.
«Mi sei mancato anche tu. Mi facevi ridere.» ammise sottovoce lei.
Jack le accarezzò il viso e le mostrò il palmo aperto, vuoto.
«Posso farlo ancora. Guarda!»
Dal nulla un vortice di fiocchi di neve riempì la stanza. Un vento freddo le scompigliò i capelli, e turbini di ghiaccio iniziarono a vorticarle intorno.
«Ricordi ancora come facevamo quando eri bambina?» le domandò.
Elsa annuì con un sorriso e posò la mano piccola e sottile su quella magra di Jack.
I mulinelli di ghiaccio si illuminarono di mille sfumature colorate prima di esplodere come fuochi d’artificio.
Elsa rise di gioia, ma quando tornò a guardare Jack, i suoi occhi erano lucidi di commozione. Lo baciò prima ancora di rendersene conto. Gli sfiorò le labbra, e quando la bocca del ragazzo si aprì, le venne naturale seguirlo, tastare la lingua con la sua. Gli strinse il colletto della camicia, e dal formicolio che provava alle dita seppe che il tessuto si stava coprendo di una brina sottile.
Jack emise un gemito a occhi chiusi e afferrò Elsa sollevandola e prendendola tra la braccia. La giovane regina incrociò le gambe attorno ai fianchi del ragazzo e si lasciò trasportare fino al letto della propria stanza, dove Jack la posò con delicatezza, restando stretto a lei nello spazio tra le sue gambe.
Un campanello d’allarme trillò nella testa di Elsa, ma quel suono immaginario fu così simile al tintinnare dei cristalli di ghiaccio che lei e Jack creavano insieme, da finire con il rassicurarla.
Si sdraiò sulla schiena, spingendo il giovane a raggiungerla e coprirla con il proprio corpo.
L’esitazione di Jack prese lo spazio di un sospiro e una carezza sul collo, poi fu su di lei, le bocche di nuovo unite in un bacio profondo e concitato, e le mani toccavano braccia, schiene, fianchi, gambe.
Quando Elsa arrivò a infilarsi sotto la camicia di Jack per sfiorargli il ventre, il ragazzo contrasse i muscoli di colpo, allontanandosi dalle dita affusolate della regina. Elsa notò in quel momento che attorno a loro mulinava in ampie volute un nevischio leggerissimo, e una traccia di ghiaccio aveva irrigidito i vestiti di entrambi.
«Freddo?» chiese Elsa turbata.
Jack ridacchiò «Sì, ma il freddo mi piace.» le baciò la fronte, poi le labbra. «Il freddo è bello.»
Si inginocchiò sopra di lei e sbottonò da solo la camicia. La appallottolò in un mucchio che gettò sul pavimento. Il ghiaccio cristallizzato sulla stoffa scricchiolò.
«Eccomi, sono qua.» le disse dolcemente, tornando a guardarla in volto.
Elsa lo osservò con un sorriso tremante. Esitò un attimo nell’allungare le dita, dopo gli accarezzò la linea esile del collo, la clavicola, raggiunse le scapole e poi tornò a toccargli il petto. Notò come la camicia larga avesse nascosto un corpo molto magro ma nervoso, con le spalle e la schiena forti. Nel toccarlo si sentì improvvisamente al sicuro, protetta.
Capì di essere arrossita quando Jack rise sottovoce e tornò a stendersi su di lei per baciarla.
Elsa fremette nel sentire il dorso di una mano del giovane passarle sopra il seno, percorrerle il fianco e poi tornare in alto su quella curva morbida. La ragazza desiderò essere più prosperosa, più bella, ma poi le labbra di Jack si allontanarono dalla sua bocca per tastare il seno al di sopra del tessuto fresco del suo abito, e quei pensieri sciocchi sparirono così come erano giunti.
Quando la mano di Jack le abbassò la scollatura per denudare i seni e baciare direttamente la pelle liscia e pallida, Elsa provò una sensazione completamente nuova di calore.
Lo sentì scorrerle lungo il corpo, fiorire da ogni punto in cui Jack la toccava e baciava, per poi concentrarsi in un nodo allo stomaco, che scendeva inesorabilmente fino a scaldarla tra le gambe.
Aveva provato solo un'altra sensazione simile a quella nella sua vita, ed era l’affetto che aveva provato per i suoi genitori, che provava tuttora per Anna. Quel sentimento la pacificava, la faceva sentire sì al caldo, ma non in quello stesso modo, non nella maniera bruciante che Jack stava accendendo anche in quel momento, infilando la mano sotto lo spacco dell’abito lungo e accarezzandola dal ginocchio fino alla coscia, fermandosi a poca distanza dal punto in cui Elsa iniziava a sentirsi scottare.
La lingua di Jack le leccò il capezzolo e la giovane emise un gemito acuto, stupendo se stessa.
Accaldata, Elsa passò una mano tra i capelli dello spirito dell’inverno, e con l’altra cercò di sollevare la gonna al di sopra dei fianchi, ricercando un gelo che attenuasse il calore estraneo.
Jack notò il movimento, e le chiuse gentilmente le dita attorno al polso.
«Elsa, attenta.» la avvisò dolcemente, baciandola sopra il seno e poi alzando il viso per guardarla negli occhi.
«Non so se sia l’idea migliore al momento.» continuò, cercando di nascondere l’imbarazzo.
La regina sbatté le palpebre confusa, prima di capire di colpo e arrossire. Annuì, liberò il polso dalla presa leggera di Jack e intrecciò le dita alle sue.
«Hai ragione: spogliami tu.»
Il giovane già pallido parve sbiancare, ed Elsa non trattenne una risata. Lo baciò, e per una volta fu lei a rassicurarlo, e non viceversa.
«A me va bene. Lo vorrei.»
«Non sono sicuro che-»
«Sono sicura io. Sono sicura di te. Non commetto lo stesso errore due volte.» lo interruppe sorridendo.
Jack si prese il suo tempo.
Uno, due, tre, quattro lunghi e lenti respiri.
Tornò a baciare Elsa e lasciò che le sue mani lo guidassero sugli orli dell’abito che venne sollevato oltre le cosce, poi la giovane alzò il bacino - oh, che bello quel contatto, anche se talmente leggero e fugace - e il vestito venne alzato ancora, le maniche lentamente sfilate, fino a che Elsa non fu nuda sotto di lui, e Jack provò il bisogno di guardarla, così fredda e pallida, e per assurdo sia imbarazzata che tranquilla, proprio come lo era lui.
Il cuore minacciò di mancargli alcuni battiti, ma infine prese a correre più velocemente alla vista dei seni bianchi, i capezzoli piccoli e turgidi, il ventre piatto con i muscoli contratti per l’ansia, i fianchi morbidi, le gambe e le cosce tornite, e poi lì, quella parte di lei che davvero non credeva avrebbe toccato.
La accarezzò ovunque, con reverenza, con meraviglia.
Forse perché non ricordava nulla della sua vita prima di svegliarsi e scoprire di essere Jack Frost, forse perché non aveva mai guardato una ragazza o una donna con il sentimento o solo l’interesse con cui ora si accostava a Elsa, ma non riusciva a immaginare qualcosa di più bello o liscio della sua pelle nuda, né un sapore più gradito di quello della sua bocca dischiusa e ansimante.
Si slacciò i pantaloni ed Elsa lo aiutò a sfilarli, approfittandone per accarezzarlo lungo le gambe e le natiche.
La giovane si sdraiò sul letto, divaricando le gambe per lui. Jack le prese le mani e la baciò su ogni dito, e sulle nocche.
Si inginocchiò tra le sue cosce, desideroso ma insicuro. Non conosceva il proprio passato ma era quasi certo di non essersi mai trovato in una situazione simile prima, e tra l’avere una vaga idea di cosa si dovesse fare, e il farlo sul serio c’era una grossa differenza.
Elsa intuì il disagio sul suo viso e gli accarezzò una guancia.
«È la prima volta anche per te?»
Jack chiuse gli occhi e si lasciò andare a una risata nervosa. «Sì. Non ho mai… hai capito.»
Lei si morse le labbra e annuì. Gli sorrise e lo abbracciò.
«Sono felice di essere la prima.» gli mormorò contro la spalla, mentre allargava le gambe fino a cingergli i fianchi. «Proviamo.» lo blandì serena.
Jack assentì contro il suo collo. La baciò lentamente, cercando di prendere confidenza con lo spazio stretto tra le gambe di Elsa.
Si sentì idiota quanto mai quando ammise con se stesso di star andando a tentoni, ma alla fine riuscì a trovare i movimenti giusti, e soprattutto l’angolazione giusta.
Elsa inizialmente gemette, sospirò di piacere, e il calore umido e accogliente dell’interno delle sue gambe inviò scariche energiche lungo tutto il corpo di Jack. Il giovane sarebbe stato tentato di proseguire, affondare in quella morbidezza, se non avesse sentito Elsa tendersi e contrarsi per il fastidio dopo una spinta più profonda.
«Male?»
Lei si limitò ad annuire ad occhi chiusi, per poi stringergli entrambi gli avambracci.
«Non preoccuparti, andrò piano. Fidati di me.» la tranquillizzò, posandole un bacio sul viso.
«Fidati di me.» ripeté, e solo quando Elsa sussurrò il suo consenso, Jack mosse ancora i fianchi, prima ritraendosi, poi proseguendo un poco di più dentro il corpo della giovane.
Gradualmente la sentì rilassarsi, accettare con più naturalezza l’onda che compiva con il bacino, tanto da iniziare a seguirla anche lei. La spinta più decisa di Jack, quella che infine si scontrò contro la sua verginità lacerandola, la innervosì, e una sottile lacrima le si cristallizzò all’angolo dell’occhio mentre graffiava la schiena di Jack ed espirava di colpo.
Rimasero fermi per alcuni secondi, il corpo di Elsa che si lamentava, e quello di Jack che implorava di continuare, ma poi la regina ondeggiò i fianchi, e il gemito sollevato del ragazzo fu talmente sentito da farla sorridere nonostante il bruciore.
«Lasciati andare.» gli sussurrò Elsa, accarezzandogli una tempia.
Jack si mangiò una risata sentendosi rivolgere le parole che le aveva ripetuto per tanti anni.
«E tu?»
«Io sto bene. Non è ancora a posto, ma penso sia normale. Ora voglio stia bene tu.»
Il ragazzo la baciò. La foga con cui si cercavano le loro bocche divenne la stessa con cui i loro fianchi si muovevano, goffi, inesperti, ma seducenti e in cerca di amore.
Jack si irrigidì di colpo, e prima che Elsa capisse, si era ritratto uscendo da lei. Avevano entrambi il fiatone, e non poté fare a meno di guardarlo mentre si portava una mano al sesso, toccandosi con urgenza e venendo poco dopo.
L’umore bianco colò sulle lenzuola, arrivando a bagnarle le gambe con alcune gocce.
Elsa strinse le cosce. Dentro si sentiva ancora pulsare e contrarre, quasi come se Jack stesse ancora muovendosi in lei.
Il ragazzo la guardò mortificato «Mi dispiace. Avrei dovuto resistere di più, e…»
La regina scosse la testa, e si alzò per abbracciarlo. «No, no, va benissimo così.»
Si strinsero, aggiustando la posizione fino ad essere intrecciati e stretti l’uno all’altro, il freddo di entrambi che li scaldava, ricoprendo la pelle di rivoli di ghiaccio.
«Promettimi che non te ne andrai più.» lo pregò Elsa.
«Tu non mandarmi più via, e io non lo farò.»
«Mai più. Lo prometto.»

prompt: 108, fandom: crossover, autore: gweiddi at ecate, rating: nc-17

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