Titolo: Come Finiscono le Favole
Autore: justhedley
Fandom: Hunger Games
Rating: G
Genere: fluff, slice of life
Avvertimenti: one-shot, post-epilogo
Prompt: 154. Favola incompleta
Riassunto: Il più delle volte, tuttavia, mi è sufficiente una parola per rimettere le cose a posto. Mi basta una conferma. Rowan questo lo sa. Così, quando gli chiedo: “Troverai un buon finale a questa favola. Vero o falso?”, mio figlio annuisce orgoglioso e mi risponde: “Vero.”
Come finiscono le favole.
Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,
e gli occhi guardavano cose mai viste
Il vecchio e il bambino. Francesco Guccini
Come ogni sera, mio figlio mi prende per mano e mi guida verso la sua stanza, perché gli legga la favola della buonanotte. Lo osservo mentre analizza con attenzione la libreria e sorrido, quando mi corre incontro. Mi accorgo subito che questa volta non ha scelto il solito libro di fiabe. Il volume che mi appoggia sulle ginocchia è rilegato a mano e le pagine traboccano di annotazioni, ritratti e fotografie.
“Mi leggi questa storia?” domanda, prendendo posto sul letto di fianco a me. Me lo ha già chiesto altre volte in passato, ma è la prima volta che decido di accontentarlo. Penso che sia pronto, ormai. Lo siamo entrambi.
Annuisco e mi siedo sul letto accanto a lui. Incominciamo a sfogliare assieme le prime pagine; lui studia le illustrazioni e io leggo le didascalie. Di tanto in tanto Rowan si mette a ridere, ascoltando qualche passaggio un po’ buffo o qualche aneddoto sul passato di uno dei personaggi. Grazie alle foto allegate al libro, mio figlio vede per la prima volta mio padre. Percorre con i polpastrelli il suo sorriso bonario e osserva incuriosito i volti allegri dei miei fratelli. Fa conoscenza con i lineamenti gentili di zia Prim e con il viso sporco di carbone del nonno, il padre di Katniss. In una delle ultime illustrazioni riconosce persino Ranuncolo.
Tuttavia, Rowan si accorge subito che in questa favola c’è qualcosa che non quadra. Gli eroi che popolano le pagine del libro ricambiano il suo sorriso attraverso i ritratti e le fotografie, eppure il volto di mio figlio finisce presto per rabbuiarsi. Capitolo dopo capitolo, i personaggi della favola prendono vita di fronte ai suoi occhi, ma le loro storie si concludono sempre con un addio. Rowan fatica ad accettare la parola fine posta a concludere le loro vite.
“Non mi piace questa storia” mormora dopo qualche minuto, appoggiando la fronte contro la mia spalla. Sorrido e gli sfioro il capo con le labbra.
“Non conosci ancora la parte migliore” rivelo, continuando a sfogliare il volume. Gli mostro la prima pagina bianca che trovo. “Questa favola è incompleta: le manca un finale.”
Rowan mi rivolge un’occhiata incuriosita. D’un tratto sembra quasi speranzoso.
“Chi decide come finisce la favola?” domanda in fretta, riprendendo a sfogliare le prime pagine del libro.
Sorrido, arruffandogli i capelli con affetto.
“Tu” rispondo, mentre i volti delle persone che ho perso tornano a sfilare di fronte ai miei occhi. Devo sembrare impensierito, perché Rowan torna a stringersi a me come se cercasse di farmi sentire la sua presenza.
Gli ho spiegato che ogni tanto, quando realtà e ricordi malmessi incominciano a confondersi nella mia testa, ho bisogno di qualcosa che mi aiuti a rimettere tutto in ordine. Ci sono gesti che mi aiutano molto - l’abbraccio di mia moglie, la fronte di mio figlio appoggiata alla mia spalla, la mano di Haley che si insinua nella mia.
Il più delle volte, tuttavia, mi è sufficiente una parola per rimettere le cose a posto. Mi basta una conferma.
Rowan questo lo sa. Così, quando gli chiedo: “Troverai un buon finale a questa favola. Vero o falso?”, mio figlio annuisce orgoglioso e mi risponde: “Vero.”
***
È notte fonda, ormai, quando Rowan incomincia a bussare sulla mia spalla per svegliarmi.
“Ho deciso il finale per la nostra storia” mi sussurra in un orecchio, prima di arrampicarsi sul letto. Sorrido e gli faccio spazio, permettendogli di accoccolarsi sotto le coperte fra me e Katniss. Mi spiega di aver escogitato un sistema: ha scelto di credere che le persone contenute nel libro siano in realtà vive, proprio come lo siamo noi. Il posto in cui abitano ricorda un po’ il Distretto 12, ma è più luminoso e meno freddo, specialmente d’inverno. Lì nevica spesso, ma la neve è calda e dolce come lo zucchero. Ogni tanto la gente di quel Distretto prova malinconia, perché noi manchiamo a loro, così come loro mancano a noi. Tuttavia, per la maggior parte del tempo, sono felici.
Mi piace pensare che sia davvero così. Mi piace credere che i sorrisi racchiusi in questo libro siano solo la copia un po’ sbiadita di quelli che continuano a illuminare i volti delle persone che amo.
Mi piace immaginare che da qualche parte, in un posto simile al Distretto 12, il sole sia appena sorto e che e mio padre stia infornando il pane. Se mi concentro posso quasi sentirne il profumo, prima di venire distratto da due trecce bionde e dal lembo di una camicetta che sporge dalla gonna di una ragazzina. Prim e un gruppo di bambini di Capitol City attendono la prima infornata di focaccine della giornata.
Immagino le loro risate, i volti accalorati per il gran correre. I loro sorrisi.
Ci sono momenti in cui penso che potrei perfino disegnarli, se solo lo volessi.
Per questo, quando mio figlio mi domanda: “E alla fine vissero tutti felici e contenti, vero o falso?” io lo abbraccio e gli rispondo: “Vero”.
Peeta dice che andrà tutto bene. Io ho lui e lui ha me.
E abbiamo il libro.
Possiamo fare sì che i nostri figli capiscano ogni cosa in un modo che li renderà più coraggiosi.
Il Canto della Rivolta. Suzanne Collins