RPS - Arashi/Ohno Satoshi/Ninomiya Kazunari/ Set 3/ prompt 11:00

Mar 03, 2012 12:51

Titolo: Carpe diem
Fandom: RPF - Arashi
Coppia: Ohno Satoshi/Ninomoya Kazunari
Set: 3
Prompt: 11:00 - Nebbia
Rating: PG
Genere: malinconico, triste
Avvertimenti:slash
Conteggio parole: 1643 (fiumidiparole wordcount)
Disclaimer: gli Arashi non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Note: la storia è inoltre scritta per la community 10disneyfic, con il prompt 02. La vita è piena di scelte difficili, non te l’hanno detto?
Tabella: 24ore

Quando Ohno gli si avvicinò, alla fine delle registrazioni, Nino non seppe dire se si sentisse più sollevato o più in ansia. Negli ultimi giorni aveva avvertito uno strano mutamento nel compagno, sia sul lavoro, sia nella vita privata e non era riuscito a comprenderne il motivo.
“Possiamo parlare?” gli domandò Ohno.
Nino si voltò a guardarlo, squadrandolo, rivolgendogli un tono un po’ acido, anche se non era sua intenzione esserlo, perché non voleva complicare ulteriormente le cose.
“È per questo che hai aspettato che tutti se ne andassero, no? Parliamo” lo incitò.
“Vuoi sederti, per favore?” Ohno gli indicò una poltrona, ma Nino si limitò a spostarsi vicino al tavolo, poggiandosi sul piano, restando comunque in piedi, le braccia incrociate al petto. Ohno scosse il capo e fece un profondo respiro. Prese una sedia girevole e si sedette davanti a lui.
“Senti, Kazu…” esordì, a capo basso, torturandosi le mani.
“Non indorarmi la pillola, Satoshi” lo interruppe il più piccolo. “Arriva dritto al punto!” lo spronò.
Ohno sollevò su di lui uno sguardo spaesato: “Perché sei così aggressivo, voglio solo parlare.”
“Non è mai una buona cosa questa lo sai?” gli domandò e il Riida non avrebbe saputo dire se stesse facendo o meno dell’ironia.
“Ricordi quella mostra di beneficenza a cui ho partecipato due settimane fa?” gli chiese e Ninomiya annuì con il capo.
“I miei quadri sono piaciuti molto. Tra i visitatori c’era anche un famoso critico francese e… beh…” sorrise un po’ imbarazzato, prima di continuare; si sentiva agitato, sapeva che quello che stava per dire avrebbe cambiato ogni cosa, “mi ha chiesto se mi piacerebbe frequentare una scuola d’arte parigina. Dice che potrei migliorare molto il mio stile, che ho un buon potenziale.”
Nino sbuffò e un piccolo ghigno derisorio gli comparve sul volto.
“Che c’è?” domandò Ohno, interrompendosi.
“E tu?”
“Io… beh, ne sono onorato. È stata una completa sorpresa. Indubbiamente mi ha fatto piacere. Disegnare è una cosa che mi è sempre piaciuto fare, mi fa star bene, è uno di quei sogni che ho sempre conservato nel cassetto” spiegò, con un leggero sorriso sulle labbra, un po’ emozionato. Sperava che Nino capisse cosa volesse dirgli e lo aiutasse a diradare quella nebbia di pensieri che ultimamente gli aveva invaso la mente e non gli permetteva di ragionare lucidamente. A quanto pareva si era sbagliato e tutti quei giorni passati a pensare a un modo per dargli quella notizia non erano serviti a niente.
“Io cosa dovrei fare?” continuò imperterrito Nino, sembrava aver frapposto un muro di sentimenti ostili fra loro e Ohno non riusciva a buttarlo giù.
“Pensavo che avresti potuto aiutarmi a capire; io non so cosa fare, il lavoro con i ragazzi mi piace, stiamo iniziando ad avere una certa popolarità, ma non so quale sia la strada giusta, cosa dovrei fare” ammise finalmente, ma la risposta che gli diede l’altro non era quella che si aspettava.
“La vita è piena di scelte difficili, non te l’hanno detto?” gli disse pungente.
“Così non mi stai aiutando per niente, Nino!” sbottò a sua volta Ohno.
“Cosa vuoi che faccia, Oh-chan?” gli chiese, perdendo la propria calma, sciogliendo le braccia e spostandosi dal piano.
“Io vorrei che… non lo so… parlare.”
“Parlare di cosa?”
“Vorrei sapere cosa ne pensi?” provò.
Nino lo guardò un istante, prima di parlare.
“Sai che penso? Penso che se tu me ne stai parlando, anzi, se hai aspettato così tanto per parlarmene, allora significa che da solo sei già arrivato alla conclusione. Sai già qual è la risposta!”
Satoshi lo guardò perplesso e questo suo continuare a non capire fece infuriare Nino ancora di più.
“Andiamo, Samii, l’hai detto anche prima. Lascia tutto e vai! È quello che hai sempre desiderato, no? Tu ami disegnare, se ti avessero chiesto di mollare tutto per andare su un peschereccio alla ricerca della balena bianca, sono sicuro che saresti partito immediatamente.”
“Risparmiami questo stupido sarcasmo, per favore. Io sono serio.”
“Pure io!” ribatté il più piccolo.
Ohno scosse la testa e riprese a parlare, cercando di mantenere un po’ di calma, nonostante avesse i nervi a fior di pelle. “Io non ho mai detto di volere lasciare. Perché sei sempre così drastico!”
“Ma è così! Non puoi fare entrambe le cose dedicando a entrambe lo stesso dispendio di energia. Dovrai fare un sacrifico, se resti qui ne risentirà la tua arte, se parti… non lo so, faresti quello che ti piace, ma dovrai essere pronto a ricominciare tutto da capo e dovrai comunque stringere i denti perché non penso che sarà facile.”
“Questo non è giusto, mi vuoi spaventare?”
“No, sono realista, Satoshi, è così, non puoi essere in due posti contemporaneamente! E non credere che gli Arashi saranno ancora quelli che hai lasciato qualora dovessi tornare.”
“Ehi, un momento!” Ohno si alzò a sua volta per fronteggiarlo. “Io non ho mai detto che me ne voglio andare. Ti ho solo messo al corrente di una cosa… bella che mi era stata proposta. Volevo il tuo appoggio e-”
“Volevi che io scegliessi per te!” lo accusò Nino e per Ohno quello fu come uno schiaffo in pieno viso. “Volevi che prendessi io una decisione al posto tuo, dirti di continuare qui con noi e poi? Dovremo restare entrambi con il pensiero del ‘chissà come sarebbe stato se…’, vuoi veramente che ti trattenga?”
Ohno era sbalordito, non riusciva a capacitarsi di quello che Nino gli stava gettando addosso. Come poteva parlargli in quel modo? Come poteva pensare che gli volesse lasciare una simile responsabilità.
“Non voglio che tu mi dica di non andare” parlò più piano. “Vorrei che mi aiutassi a capire e che mi dicessi qualcosa” finì, sentendosi incredibilmente frustrato. Perché Nino sembrava non volerlo capire? Perché Nino non riusciva a comprendere il suo tormento. Lui non lo voleva lasciare, adesso che si erano finalmente trovati. Adesso che tra loro come coppia stava nascendo qualcosa di speciale, non lo voleva lasciare, per lui avrebbe rinunciato a quell’opportunità ed era sicuro che non se ne sarebbe pentito, se gliel’avesse chiesto sarebbe rimasto, ma voleva sapere se ne valeva veramente la pena. Voleva essere certo che avrebbero superato qualsiasi cosa, insieme.
“Non sono nessuno per dirti che cosa devi fare” mormorò, invece l’altro senza guardarlo.
Ohno allora lo prese per le spalle con forza, facendolo voltare di nuovo verso di sé: era arrabbiato come non gli capitava spesso di sentirsi, la freddezza di Nino lo feriva, il suo modo di tirarsi fuori come se la cosa non lo riguardasse lo offendeva.
“Cosa vuol dire questo? Tu sei il mio ragazzo! Dovresti sostenermi e incoraggiarmi, invece… potresti anche essere meno egoista e pensare a me!”
“Io? Io sarei egoista, Riida?” gli urlò a sua volta il più piccolo, scostando da sé quelle mani che lo tenevano ferme. “Ma ti ascolti quando parli? Hai appena risposto a tutte le domande che potessimo porci entrambi. Cosa c’è da aggiungere ancora? Qualsiasi cosa io possa dire o fare, tanto ormai tu hai già deciso e…” lo guardò un momento, calmandosi, facendo un profondo respiro, passandosi stancamente una mano sugli occhi.
Avvicinandosi a lui, gli baciò appena le labbra, prima di finire di parlare. “Sarei egoista se ti dicessi di non andare, sarei egoista se ti dicessi che non voglio che mi lasci, che lasci gli Arashi per rincorrere il tuo sogno” mormorò, sentiva il cuore pieno di angoscia, sentiva la voce venire meno e gli occhi iniziare a inumidirsi. Si morse le labbra, per mantenere il controllo e tornare a parlare, nonostante il groppo che aveva in gola. “Non sto facendo niente di tutto questo, Satoshi. Perché sappiamo entrambi quello che è giusto, sappiamo entrambi che questa opportunità che ti è stata data è importante e se non vai la rimpiangerai un giorno. Se lo fai per me, per noi, devi pensarci bene. Io penso che tu possa riuscire in qualsiasi cosa decida di fare. Io ti sosterrò sempre, però non voglio stare con te ed essere causa di una vita di rimpianti. Non sarebbe giusto. La decisione spetta semplicemente a te. Te e nessun altro. Neanche io posso dirti cosa ti renderebbe più felice di quello che puoi essere adesso. Non posso assicurarti che in un futuro prossimo staremo ancora insieme, né darti la certezza che continuando per questa strada tutto andrà sempre bene. Se non provi, non lo saprai mai. Non è giusto che io mi prenda questa responsabilità e non è giusto che tu rinunci se senti di volerti dare questa possibilità. Puoi cogliere l’attimo, ma la decisione è soltanto tua” concluse.
“Nino…” Satoshi gli prese una mano sulle sue, ma il più piccolo si scostò lentamente, abbassando lo sguardo, non voleva farsi vedere così debole, non voleva che Ohno si sentisse in colpa per come si stava sentendo.
“Mi dispiace, non ti posso aiutare, Oh-chan, non ne sono in grado, perché in questo sì, sono egoista perché non riesco a essere felice se questo vuol dire perderti, ma inizierei a odiare me stesso se tu rinunciassi per questo, impedendoti ti realizzarti completamente” gli disse, prendendo poi le sue cose.
“Nino, aspetta” lo chiamò Ohno, ma il più piccolo non attese, chiudendosi la porta del camerino alle spalle.
‘La vita è piena di scelte difficili, non te l’hanno detto?’
La propria voce gli rimbombava nella testa, aveva posto quella domanda a Ohno, con aria di superiorità, ma adesso che sentiva il proprio cuore spezzarsi, con la sempre più viva consapevolezza che l’aveva perso per sempre, non poté che rivolgerla a se stesso.
‘La vita è piena di scelte difficili, non te l’hanno detto?’
E lui aveva scelto, alla fine, per entrambi, perché sapeva che cosa Ohno avrebbe fatto, a cosa le sue parole e quel suo atteggiamento lo avrebbero fatto arrivare.
Accelerò il passo, volendo uscire il prima possibile da quell’edificio, mettere quanta più distanza possibile tra sé e il compagno, anche se sapeva che Ohno non l’avrebbe rincorso, non l’avrebbe fermato, non gli avrebbe detto che sarebbe rimasto.
E per questo, per questo pianse.

rps: arashi, autore: ichigo_85

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