[Traduzione] Una piccola Spinta (parte 3)

Mar 28, 2011 10:11


Autrice:strangeandcharm  Fandom: Supernatural Pairing/Personaggi: Dean/Castiel, Sam, Gabriel, Cupido Rating: PG-13 Genere: Romantico, poco poco Angst Warnings: Beh, direi che non ci sono warnings a meno che i Cupido non vi facciano lo stesso effetto che fanno a Dean XD Summary: Cosa vuole Castiel? Gabriel è curioso, Castiel è sconcertato e Dean non è proprio in sé... Note: TRADUZIONE! Se sapessi partorire certe cose mi considererei un Dio, forse proprio Dio Dio... Disclaimer: I personaggi bla bla non appartengono bla bla né a me bla bla né all'autrice bla bla...Viva viva zio Kripke e bla bla tutta la CW...bla bla

Ci volle un'intera giornata, ma alla fine le chiamate di Dean cessarono. Dopo alcune ore, era Sam
quello che iniziò a chiamarlo. Si rigirò il telefono in mano un paio di volte prima di rispondere, non
era sicuro di quello che avrebbe potuto dire, ma sembrava troppo meschino ingnorare anche
Sam, mentre ignorare Dean sembrava una cosa prudente.

“Cas? Dove sei?” La voce di Sam suonava preoccupata.

“Mi serviva un po' di tempo per pensare.”

“Okay, l'avevo capito. Hai finito di pensarci su ora?”

“Varamente no.”

“Mi sta facendo diventare pazzo. Non so quanto ancora posso sopportare i suoi lamenti su di te.
Devi tornare Cas.”

“Mi dispiace Sam, non so come potrei aiutare.”

Si sentivano dei tonfi in sottofondo. “Sammy! Cosa stai facendo?”

“Dean, dammi un po' di privacy, okay? Non eri andato a prendere qualcosa da mangiare?”

“Stai parlando con Cas, non è vero? Ti sento che stai parlando con lui! Fammi entrare!”

“Ci furono altri tonfi e il rumore di una porta che veniva aperta. Castiel stava pensando che Sam
probabilmente si fosse chiuso in bagno quando sentì una sottospecie di guaito e subito dopo la
voce di Dean al telefono.

“Cas? Cas! Sei tu?”

“Si sono io Dean,”

“Ero preoccupato amico! Perchè non hai risposto alle mie chiamate?”

Castiel cercò in fretta una risposta. “Non...Non avevo campo.”

Dean fece un sospiro di sollievo. “Cacchio, mi hai spaventato. Dove sei? Stai tornando? Mi
manchi.”

“No, non sto tornando.”

“E' per qualcosa che ho detto?”

“No Dean. Perfavore, non ti preoccupare. Potresti passarmi Sam?”

“Cas, ti voglio davvero qui.”

“Lo so, mi...Mi dispiace.”

Intanto si sentì la voce di Sam in sottofondo. “Dammi il telefono Dean.”

“Ti ho scritto un'altra poesia,” disse Dean con aria trionfante. “La vuoi sentire?”

“Veramente no.” uscì a Castiel senza neanche pensarci.

“Ah.” la sua voce suonava triste, e Castiel si maledì mentalmente. Ma Dean si riprese in fretta,
continuando, ”Non è un problema, ti farò qualcosa di diverso. Potrei farti un mixtape. Come ti
sembra?”

“L'angelo non aveva la minima idea di cossa fosse un mixtape, ma non mostrò la sua lacuna.

“Sarebbe davvero carino Dean. Grazie.”

“Ti piace...non so...i cori di voce bianca, o forse il gospel? Che mi dici di qualcosa di moderno,
come i Coldplay o gli Snow Patrol? Posso fartene uno con loro, se ti piacciono.”

Da qualche parte in sottofondo Sam disse irritato, “Cazzo Dean. Quando tutto questo sarà finito,
non permetterò -”

“Sarebbe fantastico,” disse l'angelo mostrando (o almeno sperando di mostrare) entusiasmo.

“No scusa, sto facendo l'egoista,”lo interruppe Dean. “Sto solo tentando di indovinare i tuoi gusti.
Dai dimmi, chi ti piace?”

“Dean, perfavore, mi ridaresti il telefono?”

“Zitto Sammy! Questa è una cosa seria. Sto parlando con Cas, va bene? Cas, allora, che mi dici?”

“A proposito di cosa?”

“Che band ti piace? Cristo, sei così stralunato a volte. E' una cosa che amo di te.”

Castiel immediatamente pensò al nome di qualche band, qualcuno doveva pur avergliene
nominata una... Poi gli venne in mente la band che Gabriel gli aveva nominato quella stessa
mattina, prima che tutto questo iniziasse. “I Rolling Stone,” disse.

“I Rolling Stone?” ripeté Dean.

“Si. Loro. La loro musica è davvero piacevole.”

“Solo 'Stone', non 'Stones'?

A quel punto Castiel avrebbe potuto urlare. “Perfavore Dean, fammi parlare con tuo fratello.”

Dean fece un mugolo che fece drizzare i capelli dietro la nuca all'angelo. “Prima devi dire che mi
ami.”

Castiel nenache sapeva di avere un limite, ma a quanto pare l'aveva appena raggiunto. “Sam.
Adesso,” ruggì.

“Ti attacco il telefono in faccia”

“Cosa?”

“Prima dimmi che mi ami”

“Dean, perfavore dai a Sam-”

“Ti amo Cas. Dai, dimmelo anche tu, o puoi anche riattaccare.”

“Hai detto che tu avresti riattaccato!”

“Non lo farò io per primo.”

“Dammi quel dannato telefono,” disse Sam, sembrando davvero furioso, e dopo alcuni versi
strozzati a quanto pare era riuscito a strappare il telefono dalle mani di Dean, perchè la voce che
l'angelo sentì provenire dall'altro capo del telefono era la sua. “Hai sentito con cosa devo avere a
che fare? Dai Cas, porta il tuo culo qui! Muoviti prima che mi faccia diventare pazzo!”

Castiel sospirò. “ Mi dispiace Sam, non so ancora cosa fare.”

“Non mi interessa cosa vuoi fare Cas, intanto aiutami! Si sta trasformando in un imbecille ed è
tutta colpa tua!”

“Hey!” sbottò Dean da qualche parte in sottofondo. “Non prendertela con Cas, non è colpa sua!”

“Ti farò sapere quando avrò preso la mia decisione.” disse l'angelo debolmente, mettendo fine alla
chiamata.

~ ~ ~

Due ore dopo, iniziarono ad arrivargli i messaggi.

Il primo da parte di Sam diceva: Perfavore, torna qui Castiel. Dean pensa che tu non lo ami. Non
riesco a calamarlo. Tutto questo è pazzesco.

Il secondo, arrivato la mattina dopo diceva: Ha pianto tutta la notte. Dove sei? Stai cercando
Gabriel?

Un'ora dopo: Dean sta davvero impazzendo. Perfavore Castiel, torna.

L'ultimo messaggio, sempre da Sam diceva: Che cazzo c'è che non va in te? Pensavo t'importasse
di Dean! Sta soffrendo e io non posso aiutarlo!

Castiel stava ancora pensando alle ultime parole lette quando arrivò un altro messaggio. Anche se
il suo numero non era registrato nella sua rubrica, lo schermo diceva Gabriel. Le dita dell'angelo
tremarono mentre lo apriva.

Nasconderti non lo farà vivere più a lungo, fratellino.

Castiel lesse le parole e fece la sua decisione. Non che aveva altra scelta, comunque.

~ ~ ~

Il motel era nel chaos. C'era una folla di persone che intasava il parcheggio, macchine della polizia,
vigili del fuoco e ambulanze da tutte le parti. Il cielo notturno era invaso dalle luci dei fari e, come
Castiel arrivò guardandosi intorno shockato, un gruppo di giornalisti di un canale televisivo scese
dal furgoncino con le telecamere pronte.

“E' qui in alto!” urlò un uomo nella folla, puntando il dito in alto, sulla facciata del motel. Il
cameraman del gruppo di giornalisti di fianco all'angelo, alzò la telecamera verso il tetto e Castiel
seguì il suo movimento con lo sguardo.

C'era una sagoma che se ne stava in piedi li sopra. Venti piani d'altezza, guardava giù, chiaramente
pronta a saltare. E Castiel fu al suo finaco ancora prima che il pensiero si concretizzasse nella sua
testa.

“Dean” disse.

Dean barcollò leggermente e fece un piccolo passo indietro. Lassù, il rumore della folla sottostante
era ottavato dalla distanza, ma il movimeno del ragazzo fece urlare la maggiorparte delle persone
che pensavano stesse per cadere. Castiel era consapevole della presenza di Sam a pochi metri di
distanza, aveva il respiro affannato e l'espressione contorta in una maschera di preoccupazione,
ma non riusciva a staccare lo sguardo dal viso di Dean. Era pallido, gli occhi spalancati, c'erano
delle macchie rosse sulle sue guance, dove il sale delle lacrime aveva bruciato la pelle. I suoi occhi
erano rossi e luccicosi nella mezza oscurità che c'era sul tetto, e tremava incontrollabilmente.

“C-Cas?” Mormorò, guardandolo incredulo.

“Sono qui” disse l'angelo, avvicinandosi. “Allontanati dal bordo, Dean”.

“Perfavore amico, fai quello che ti dice” pregò Sam con voce rauca.

“Dove sei stato?” chiese il maggiore, suonando completamente sconvolto. “Perchè mi hai
lasciato?”

“Ero spaventato, perdonami. Sono davvero dispiaciuto Dean. Non avrei dovuto lasciarti.”

“Non mi ami?”

Il tono con cui lo chiese era così onesto, e lo sguardo sul suo viso talmente supplicante e disperato,
che quando castiel rispose, “Si, ti amo,” lo intendeva veramente. Non avrebbe potuto mentire a
Dean in questo stato. Mai.

Il respiro di Dean accelerò. Era ancora pericolosamente vicino al cornicione in ogni caso, e Sam
fece un passo avanti, avvicinandosi. Dean non sembrò accorgersene.

“Non posso vivere senza di te, Cas. Pensavo te ne fossi andato e io volevo morire.”

“Non me ne sono andato Dean. Sono qui. Ora per favore, scendi da lì. Andiamocene via.
Andiamo...A farci un giro.”

“Tu non mi credi vero?” disse il ragazzo lentamente. “Tu non credi che ti amo, è per questo che mi
hai lasciato.”

“Non penso questo, per niente.”

“Se mi butto lo saprai, no?” Dean tirò su col naso e sorrise. “E' così, non è vero? Tu vuoi che ti
provi quanto ti amo, è per questo che sei qui ora?”

“Dean! Ti ama, okay? Ascolta quello che ti dice.”

Il maggiore gli scoccò uno sguardo acido . “Sam è geloso perchè pensa che io ti amo più di quanto
ami lui.” Sorrise cupamente. “Sam non ha mai amato nessuno nello stesso modo in cui io amo te.
Lui non capisce l'amore.”

Castiel cercò di ignorare l'espressione ferita di Sam, mentre faceva un altro passo avanti,
allungando un braccio. “Dean, perfavore,” disse debolmente. “Prendi la mia mano, stai con me.”
Gli venne in mente che forse avrebbe dovuto usare qualche vezzeggiativo con cui gli umani
innamorati erano soliti chiamarsi, così disse la prima cosa che gli venne in mente:
“Mio..ehm...Amore.”

Era stupido da dire, ma fece inclinare la testa a Dean che lo guardò con affetto. “Tu capisci
l'amore, vero Cas?” Chiese.

“lo capisco, ora,” rispose, realizzando che era vero.

“L'amore è cercare di fare qualsiasi cosa per qualcuno. Persino morire. Tu sei morto per me Cas,
ora voglio morire io per te. Così saprai cosa provo veramente per te.”

“Dean, non è-”

Ma questo chiuse semplicemente gli occhi e fece un passo al di là del cornicione.

“No!” urlò Sam, e la folla di sotto strillò, ma Castiel aveva già Dean avvolto nelle sue ali, e svanì
prima ancora che le telecamere potessero registrare la sua presenza.

Il giorno dopo, i media locali parlarono di come un illusionista aveva fatto una performance
buttandosì giù dal tetto del “Mountain Breeze Motel” e svanendo nel nulla, senza usare corde di
sicurezza o reti di protezione. La maggiorparte delle persone disse che era un trucco fatto con gli
specchi; altri dicevano che era una proiezione di una qualche telecamera nascosta lungo la strada.
Solo una persone sapeva la verità, e tornò nella sua camera buttandosi sul letto, nascondendo la
faccia tra le mani aspettando che l'adrenalina nel suo corpo sparisse.

Poi mandò a Castiel un messaggio che diceva: Fai in modo di portargli rispetto domani mattina,
okay?

~ ~ ~

Castiel decise che riportare Dean nella camera del motel potesse non essere una buona idea, così
optò per un altro posto a caso mentre stava ancora volando. Apparirono in una baita nel bel
mezzo delle terre selvagge del Canada, e prima ancora che Dean ebbe modo di aprire gli occhi, si
era già preoccupato di far apparire un fuoco scoppiettante nel camino e che la temperatura nella
stanza fosse confortevole. Si scrollò via la neve dalle ali facendole sparire e fece un passo indietro,
facendo un respiro profondo.

Non poteva più scappare. Doveva fare quello che voleva Gabriel. La mente di Dean veniva ditrutta
pian piano e solo lui poteva mettere fine alla cosa. Era sbagliato e giusto allo stesso tempo. In
qualche modo, vedere quanto Dean aveva bisogno di lui gli aveva fatto aprire gli occhi sul fatto
che a lui era necessario essere necessario.

“Sapevo che mi avresti salvato,” disse tranquillamente il cacciatore, dandosi un' occhiata intorno
per poi posare lo sguaro sull'angelo, sorridendogli così luminosamente che Castiel dovette
appoggiarsi allo schienale di una sedia dietro di lui per poter rimanere in piedi. Era come se Dean
stesse usando una qualche arma su di lui, e che lui si trovasse totalmente alla sua mercé. “Sapevo
che non mi avresti lasciato cadere. Sarei saltato giù anche se non fossi stato lì. Voglio farti sapere
cosa provo.”

“So bene cosa provi Dean,” disse l'angelo con attenzione. “E' difficile da ignorare.”

Lo sguardo di Dean si spostò per tutta la baita, prima di cadere sul letto nell'angolo. “Lo so che hai
detto che non sei interessato al sesso, ma sei sicuro di non voler riconsiderare la cosa? Non mi
interessa, davvero, perchè anche giocare a Scarabeo con te tutta la notte mi renderebbe felice, ma...”

“L'ho riconsiderata,” disse Castiel, sorpreso che la sua voce fosse così ferma.

Il cacciatore sembrava che stesse per svenire dal sollievo. “Fottutamente grazie per questo.
Pensavo che sarei morto 'resuscitato-vergine'. Non dovresti spaventare le persone in questo
modo, Cas.”

“Disse l'uomo che si è appena buttato giù da un palazzo.”

“Se fossi morto, mi avresti riportato in vita,” disse con voce bassa, avvicinandosi.

“Non posso più fare cose del genere. I poteri del paradiso non sono più con me.”

“Potresti ancora farlo,” dichiarò Dean, allungando le mani e iniziando a slacciare la cravatta male
annodata di Castiel. “Ho fede in te.” Alzò lo sguardo, incontrando quello dell' angelo. “E tu, hai
fede in me?”

“Si,” rispose Castiel, chiedendosi dove fosse andata tutta l'aria presente nella stanza, e prima che
potesse trovare una risposta, stava baciando Dean con lo stesso calore che proveniva dal fuoco a
pochi passi di distanza; stringendo le dita nei suoi capelli e tirandolo più vicino, sentendo per un
raro momento nella sua esistenza. Dean gemette e sorrise contro le sue labbra, chiuse le mani
intorno ai polsi dell'angelo portandoli in un abbraccio, e insieme si mossero fino a raggiungere il
letto. Le ginocchia di Dean cedettero come toccarono il bordo del materasso, e lui cadde di
schiena, trascinando Castiel con lui, il trench dell'angelo svolazzò in aria per poi cadere,
coprendoli entrambi.

Si baciarono finché l'eccitazione di Dean non fu troppa da sostenere, poi Castiel rimosse i loro
vestiti con vivace efficacia, nervoso su quello che lo attendeva ma incapace di fare nulla, ormai
era intrappolato nella rete di Gabriel. E non è che non fosse eccitato pure lui, come poteva vedere
coi suoi stessi occhi, mentre si toglieva i boxer del suo tramite, ansimando quando la sua mano
sfiorò la pelle lì presente.

“Hey...bello,” osservò Dean con fare scherzoso; poi la sua bocca coprì l'erezione di Castiel con tale
impazienza che l'angelo dimenticò di respirare per più tempo di quanto fosse salutare al corpo
mortale che stava indossando. Dopo un po' Dean si spostò, sdraiandosi di schiena sulle coperte,
invitando con gli occhi Castiel a fare lo stesso, e baciarono e accarezzarono la loro pelle nuda per
molto tempo, prendendosela con calma, facendo attenzione, giocando i loro ruoli.

“Non penso di essere in me,” sussurrò il cacciatore ad un certo punto, leccando il lobo
dell'orecchio dell'angelo. “Non mi sento 'io'.” Gli occhi di Castiel si spalancarono e fece per
allontanarsi, ma Dean lo trattenne dov'era. “Mi piace,” contnuò, soffiando nell'orecchio
dell'angelo. “Non l'ho mai fatto, ma avevo torto. Sono io Cas, sono io.”

Castiel mosse la testa così da poter guardare Dean negli occhi, cercando la verità; poi mise una
mano tremante sul suo cuore. Poteva ancora percepire il sigillo, ma il suo potere si stava
dissolvendo. Dean non era più sotto incantesimo. Questo era davvero lui.

“Sono il primo per te, vero?” Chiese il ragazzo, facendo scorrere una mano lungo il viso dell'angelo.

“Si, sei il primo,” mormorò Castiel, avvicinandosi al suo tocco, perchè ne aveva bisogno.

“Dopo di me, tutti gli altri uomini sul pianeta non saranno all'altezza,” promise Dean con un ghigno
sulle labbra. “Non posso dire lo stesso per le donne, tuttavia.”

“Non penso dovresti parlare affatto,” lo infomò Castiel, e dopo quello ci fu silenzio.

~ ~ ~

“Quindi avevo ragione o avevo ragione?” chiese Gabriel compiaciuto, standosene in piedi vicino al
letto fissando le due figure sul materasso.

Castiel si districò dalla presa di Dean e attraversò la stanza, facendo segno all'arcangelo di seguirlo.
Con un sorriso sornione, Gabriel lo seguì, fino a raggiungere il camino, con uno sguardo
compiaciuto.

“L'hai guidato al suicidio,” sibilò Castiel furioso. “L'hai tormentato e hai deformato la sua mente
facendolo diventare matto! Come pensi che possa ringraziarti per una cosa del genere?”

Gabriel alzò le spalle. “Una Ferrari andrebbe bene.”

“Non hai il diritto di trattare i mortali in questo modo! Sei malato! Sei il peggiore di tutta la
guarnigione!”

“Disse l'angelo che ha appena passato l'intera nottata a cavalcare un umano come se fosse un
cowboy,” sogghignò l'arcangelo. Fece su e giù con le mani verso il corpo di Castiel, per far notare
la nudità di quest'ultimo. “Amico, di sicuro hai recuperato il tempo perduto, no?”

Nonostante la sua furia, Castiel si sentì arrossire. “Non è questo il punto,” sbottò.

“No Castiel, è esattamente questo il punto. Guardati. Hai appena tinto la tua penna nell'inchiostro
umano in più di una maniera. Tu sai com'è vedere qualcuno che ami soffrire e sai com'è sentirsi
adorati. Questo è il mio regalo per te.” Prese Castiel per le mani e lo strattonò sul letto. “E guarda
quello. Guardalo.”

Castiel guardò in basso, verso Dean. Era copertò a metà dalle coperte, il suo corpo rilassato in
maniera quasi irriconoscibile, dopo tutti quegli anni di tensione, l'espressione sul viso assopito era
serena.

L'angelo si rese conto solo in quel momento di non aver mai visto Dean in quel modo.

“Non puoi avere sempre quello che vuoi,” cantò Gabriel con voce stonata, alzando un po' il tono.
“Ma se ci provi ogni tanto, ottieni quello che di cui hai bisogno.”

Castiel scosse la testa, frustato dalla mancanza di serietà del fratello. “Hai davvero uno strano
modo per provarlo.”

Gabriel batté la mano sulla schiena sudata di Castiel, puntando lo sguardo sul viso di Dean. “Vedi
quanto è sereno? Sei stato tu. Non ti fa felice per una volta nella tua vita epicamente lunga?”

Castiel ci pensò su per un po'. “Si,” disse. “Ma mi piacerebbe molto farti il culo lo stesso.”

traduzione, destiel, supernatural

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