Titolo: Blame it (on the Alcool)
Fandom: Supernatural
Personaggi: Sam Winchester, Castiel, Dean Winchester
Pairing: Castiel/Sam (°o°)
Rating: PG (ma proprio per prenderla alla larga)
Prompt: alcolismo dalla mia tabella del
bingo_italia Warnings: rapporto tra angelo e umano, ma per una volta i pantaloni rimangono esattamente dove sono (sì, siete tutti sorpresi, lo so)
Disclaimer: Niente di tutto questo è mio, e nessuno mi paga per niente
Avvertenze: Spoiler per la 5x17 (drunk!Castiel, ti amiamo tantissimo)
Note: Me lo sto chiedendo anche io comunque, non solo voi. Perché? Perché Sam e Castiel?
Ragazze, non lo so. E’ che devo provare tutto io - ma rassicuratevi, è stato un tale parto che questa sarà la mia prima e ultima Sasstiel, perché…perché no. E poi NO.
Non la butto solo perché mi servono punti per il bingo U,U
Non vedendo il telefilm in italiano e nemmeno coi sottotitoli la traduzione delle battute è libera. Spero si capisca, comunque U,U
Sam non era un traditore.
Davvero, non lo era, da qualsiasi punto di vista la si volesse vedere. Poteva cambiare idea riguardo a certi argomenti, poteva decidere di preferire una cosa rispetto a ciò che già aveva, ma non aveva mai tradito nessuno, soprattutto in campo amoroso - anche se non avrebbe usato un termine così forte: diciamo che non si lasciava andare ad impulsi animaleschi, nemmeno per una sera - solo per un momento di piacere che l’avrebbe tormentato per il resto della vita. Non aveva mai creduto alle parole di Dean, secondo il quale tutti tradiscono, prima o poi.
Davvero non lo credeva possibile. Prima.
Lui non sarebbe dovuto essere lì in quel momento, e lo sapeva. Sapeva fin troppo bene che quello non era il suo posto - non importava se non era stato lui ad iniziare, se nemmeno avrebbe osato pensare di fare una cosa del genere nemmeno nei suoi sogni più sfrenati.
Certo, a volerla vedere dal punto di vista tecnico non è che ci fosse stato un vero e proprio tradimento, ma era inutile andare a nascondersi dietro questi stupidi cavilli. Avrebbe dovuto dire che no, non era il caso. Come poteva contare su Castiel, per queste cose?
Che poi, era stata tutta colpa sua. Che razza di idea era quella di infilarsi in un negozio di alcolici e berlo dalla prima all’ultima bottiglia? E presentarsi da lui, poi. Con quella faccia, quell’espressione, con quel…modo di fare. Di solito chi era ubriaco era ridicolo, e Castiel invece riusciva persino ad essere attraente, in qualche modo.
Ma non era successo subito, comunque. All’inizio lui era riuscito a trattenersi al meglio delle proprie possibilità - che erano ampie, visto che fino a quel momento poteva dire di essere stato bravissimo a nascondere quello che aveva pensato da più o meno la prima volta che aveva posato gli occhi su Castiel. Era stato davvero incredibile, da quel punto di vista: non poteva biasimarsi niente.
Probabilmente nemmeno Dean, che era la persona che lo conosceva meglio, aveva mai intuito niente.
Ma alla fine anche lui era umano. Non poteva resistere all’infinito davanti a quello sguardo perso e quel suo modo di fare - quando si era avvicinato e gli aveva sussurrato all’orecchio, Dio, gli si era mozzato il respiro.
Ma non poteva farlo, si disse mentre lo costringeva a sedersi sul materasso e cercava disperatamente di chiamare Dean - magari sentire la sua voce gli avrebbe ricordato il perché si dava tanta pena di nascondere la sua strana, inspiegabile ma irresistibile attrazione per Castiel, che sapeva essere una bomba ad orologeria - perché era capace di trattenersi per tanto, tanto tempo, ma sapeva anche lui che prima o poi sarebbe scoppiato.
E tanto il fatto che Castiel non lo considerasse che “il fratello di Dean” aiutava, quanto il suo modo di parlare in quel momento, come si muoveva e come gli si era avvicinato - no, Sam. È solo la tua immaginazione, non lo sta facendo apposta. No,non ti sta sfiorando l’orecchio apposta - gli rendevano sempre più difficile il rimanere fermo nelle sue convinzioni.
Era troppo vicino. Troppo per mantenere il proprio autocontrollo, nonostante si stesse sforzando.
Non posso, si disse quando Castiel avvicinò di nuovo il suo viso al suo, e non per sussurrargli di non chiedere cose stupide, ma come per rendersi conto che il viso di Sam era bello - o almeno così disse, con un’espressione più che sorpresa.
“Non posso, Castiel.” Cercò di allontanarsi, ma persino l’odore dell’alcool che Castiel emanava sembrava essere irresistibile: “Non…non è giusto.”
“Perché no?”
“Perché di…di no.” chiuse gli occhi, sentendo la mano di Castiel posarsi sulla sua spalla e il respiro farsi sempre più vicino. Rhum, ecco cos’aveva bevuto. E anche tanto.
“Non…dovrei…non io.” Sbottò alla fine, dicendolo più a se stesso che a Castiel, che forse interpretò la cosa dal punto di vista sacrilego della situazione.
Ma la verità era che quello non era il suo posto, che c’era qualcosa di…sbagliato in tutto questo.
Era sbagliato che ora persino la maglietta gli sembrava essere opprimente.
Era sbagliato che Castiel non si ritraesse.
Era sbagliato che lui fosse lì in quel momento, che le sue mani ora affondassero tra i capelli neri di Castiel, e che ora le labbra di Castiel si fossero appena posate sulle sue, facendolo gemere e costringendolo a dischiudere le proprie per approfondire il bacio ancora di più. Dopo pochi minuti già stavano praticamente pulsando a causa dei continui morsi di Castiel, ed erano sempre più rosse e lucide.
“Cas…” cercò di spingerlo lontano da sé, in qualche modo, ma gli sembrava che fosse impossibile. Come se le loro labbra fossero incollate le une alle altre. Dopo tanto tempo passato ad aspettare del resto, gli sembrava una violenza contro se stesso staccarsi da lui: “Non…non possiamo.”
“Perché no?”
“Perché…perché Dean.” Fu l’unica e più esplicita risposta che riuscì a concepire - e che riuscì a bloccare Castiel, che rimase con le labbra socchiuse e l’espressione persa nel vuoto.
“Non capisco.”
“I-insomma, non penso che…sai, che lui ne sarebbe tanto contento.”
Castiel alzò le spalle. “Non è detto che lui lo debba sapere.”
“Chi sei tu, e che cos’hai fatto a Castiel?”
“Sono io, Sam. Se vuoi posso…”
“E’ solo un modo di dire.” sospirò. Evidentemente l’alcool non lo rendeva più sveglio. “Intendevo che mi sembra strana l’idea che tu menta a Dean, ecco.”
Per tutta risposta l’altro alzò le spalle, allungando ancora la mano verso la spalla di Sam che cercò di rimanere immobile - o almeno, sperava di rimanere immobile, ma era quasi sicuro di non esserci riuscito molto bene, perché l’angelo sorrise.
“Non si tratta di mentire, solo di omettere qualche cosa.” Disse, con espressione così scaltra che Sam stentò a riconoscerlo. Cominciava davvero a pensare che davvero non fosse lui, a questo punto - ma meglio non dirlo a voce alta, prima di impegolarsi in altre spiegazioni.
“Non voglio…che ci siano ulteriori problemi tra me e Dean. Già ultimamente non è proprio tutto rose e fiori, per ovvi motivi…”
“Non ci sarà alcun problema.” Disse, anzi, promise Castiel sporgendosi nuovamente verso di lui e baciandolo sulle labbra, e Sam perse qualsiasi capacità di protesta o di trattenersi.
Una parte di lui infondo era anche contenta di quello che stava facendo. Addirittura avrebbe voluto che Dean lo scoprisse, forse: come poteva non inorgoglirsi all’idea che Castiel, che avrebbe fatto qualsiasi cosa Dean gli avesse chiesto, alla fine avesse preferito lui? Che fosse ubriaco o savio non importava, come non importava che probabilmente domani gli avrebbe fatto un lavaggio del cervello per fargli dimenticare ciò che era successo.
“Non sono un rimpiazzo di Dean vero?” chiese solo quando l’angelo si ricordò che ogni tanto aveva anche bisogno di respirare, ma Castiel non rispose. Si limitò a voltare il capo e zittirlo di nuovo, baciandolo e stringendosi a lui il più possibile.
“No.” rispose solo, e poi sorrise quasi divertito, aggiungendo un “Mai.” contro le sue labbra. Non che Sam fosse del tutto convinto in effetti, considerò mentre infilava un dito attorno alla sua cravatta per allargarne il nodo - prima che il gelo più totale scendesse nella stanza.
“Sono sicuro che non è così, Sammy.”
Spalancò gli occhi al sentire pronunciare il suo nome, con il cuore che saltava fino in gola.
Ovviamente non c’era nessun bisogno di voltarsi per scoprire chi ci fosse alle sue spalle - Dean, con le braccia incrociate e un’espressione truce sul volto che li fissava, con espressione apatica. O meglio, era arrabbiato e stava cercando di trattenersi e Sam lo vedeva. Come vedeva che non gli riusciva per niente bene.
“Dean.” Deglutì, cercando qualcosa di intelligente da dire. E che magari potesse anche discolparlo. “L…lui era…è…ubriaco.”
“Ah. E si curano così le sbronze, adesso?” chiese il fratello con voce tagliente, per poi sospirare e lasciar cadere lo zaino dalle proprie spalle: “Ricomponetevi, piccioncini. Abbiamo del lavoro da fare.”
“Dean, aspetta un secondo, noi stavamo…” Sam si morse le labbra, cercando lo sguardo di Castiel e un aiuto da parte sua - che però non aprì bocca. Rimase solo con lo sguardo fisso su Dean, senza un’espressione che potesse ricondurre a qualche senso di colpa, o imbarazzo.
Sembrava, e probabilmente era, tranquillissimo, e senza nessuna intenzione di aprire bocca - anche perché Dean alzò subito la mano e scosse la testa.
“Non mi interessa.” Disse subito: “Non mi interessa perché vi state mangiando reciprocamente le labbra, Sam. Abbiamo del lavoro da fare, e ora come ora una profeta in gonnella mi sembra la cosa più impellente, scusate se ve lo dico.”
“Ma noi…”
“Quale parte di non mi interessa non capisci?” lo interruppe subito il fratello prima che potesse aggiungere altro, e fu abbastanza per far ammutolire Sam, che abbassò gli occhi.
Non era un traditore. Sam non si era mai reputato un traditore, e sapeva di non esserlo.
Peccato che lo sguardo di Dean lo accusasse esattamente di quello, ogni volta che osava alzare gli occhi e incrociare i suoi.