Nooo, ve lo assicuro... non so scrivendo questa fanfiction come una forsennata al posto di studiare giapponese! Potete credermi!
Nuova parte! ^O^9
E TANTI AUGURI RYOCHAN! <3
Titolo: 8uppers (2?) ---> non saprei in che altro modo chiamarlo xD
Grupppo/i: Kanjani e Arashi (vabbeh, ormai si sa...)
Pairing: avanti, mi conoscete... *è prevedibile*
Rating: R per violenza, e ho deciso che nel NC-17 non scadremo mai >__> (la solita codarda...).
Disclaimers: LI AMO! LI AMOOOOO, DATEMELIIIIII! *e venne arrestata* Purtoppo non sono miei anche se li vorrei tutti e sette/otto *uhuh*
Note: liberamente ispirato ai personaggi e alla trama del film 8UPPERS contenuto nel nuovo album dei Kanjani8. Se non l'avete ancora visto... cosa aspettate a farlo??? O___O E' consigliata la visione o almeno la conoscenza della trama per la lettura di questa ff... anche perché potrebbe contenere spoilers involontari o cose incomprensibili per chi non sa ancora nulla. Se volete recuperare il film andate qui
kanjani8 oppure direttamente da
dozchan. Invece
QUI (da
paaaaan) le descrizioni dei personaggi di 8UPPERS contenute nel libretto del DVD, con le loro storie e i loro passati (torbidi). Mi sono servita molto di queste descrizioni, quindi meglio se le leggete.
Dediche: a Rachele e Ila che hanno allegramente sclerato con me e che amano Gum, a mia sorella che almeno queste ff le legge e a Jinny che ha visto la proiezione del film coscia a coscia con me <3
Parti precedenti: (per fare ordine)
Prima parte -
Seconda parte Anche quella notte ebbe difficoltà ad addormentarsi.
Appena prendeva sonno i ricordi del passato si trasformavano in incubi senza immagini che lo costringevano a svegliarsi di nuovo. Da quando Jun era arrivato all'8club non era riuscito a chiudere occhio e continuava a chiedersi cose sulla sua vita passata che mai si era chiesto.
-So chi sei- disse piano Jun entrando nella sua stanza. La porta era socchiusa per sentire il silenzio nel corridoio e il debole russare di Ace dalla sua stanza.
Mac si girò a guardarlo in lacrime, tirando su col naso e soffiandoselo poi con un enorme fazzoletto di stoffa nero. Jun rimase immobile vicino alla porta, sconvolto da quella scena e dai singhiozzi disperati.
-Che c'è???- chiese, spaventato.
-Doraemon e Nobita hanno litigatooooooo!- piagnucolò Mac. Visto che non riusciva a dormire aveva scovato una vecchia cassetta di Gum e si era messo a guardarla sulla piccola televisione di camera sua.
Jun rimase ancora più sconvolto mentre Mac spegneva la tv e si asciugava le ultime lacrime, sedendosi meglio sul suo letto.
-Sa...sai... chi sono?- chiese Mac fra un singhiozzo e l'altro, si ricompose lentamente tornando a guardarlo con il suo solito sguardo freddo: tradito un po' dagli occhioni lucidi e rossi.
Jun sospirò e scosse la testa: -Kimitaka...- sussurrò. Mac lo guardò.
-E' il mio nome- asserì, senza capire.
-Vivevamo vicini, da piccoli. Giocavamo assieme al parco dietro le case del quartiere...- disse Jun, cercando di rievocare qualche ricordo in Mac. Ma niente, sembrava non capire.
Jun sospirò di nuovo e si sedette al suo fianco sul letto. Si tirò i capelli dietro l'orecchio sinistro per mostrare un orecchino con un pendente, vagamente femminile. Aveva una pietra attaccata, dalle tonalità rosse e viola, dai bellissimi riflessi: brillavano e coloravano il collo di Jun di un rosso scuro simile al colore del sangue quando venivano colpiti dalla luce accesa sul televisore di Mac.
-Questo te lo ricordi?- chiese, guardandolo con la testa girata di modo che lo osservasse bene.
Mac studiò l'orecchino: gli faceva lo stesso effetto di chi lo indossava. Sapeva di conoscerlo, ma non aveva idea di dove l'avesse già visto... non riusciva a ricollegare i ricordi. Si erano rotti, tantissimo tempo prima, ed ora i mille frammenti non seguivano più un filo logico, non tornavano più alla mente come avrebbero dovuto.
-Mi spiace... non mi ricordo proprio...- sospirò, massaggiandosi la fronte che iniziava a pulsargli dolorosamente. Jun si tolse l'orecchino in silenzio, prendendogli una mano per posarglielo sul palmo.
-Non fa niente, ricorderai... intanto questo torna a te- disse, con un piccolo sorriso.
-Era mio?- chiese Mac, perplesso, tornando a guardare la pietra sulla sua mano.
-No. Di tua madre- disse Jun.
Mac ebbe un sussulto, nel ricordare sua madre... e in un frammento di ricordo, indossava quell'orecchino... due di quegli orecchini...
-L'altro è andato perso...- spiegò Jun: -Sei stato tu a darmi questo, mi hai detto di conservarlo per quando saresti tornato- tentò ancora di fargli ricordare, guardandolo negli occhi scuri. La luce della lampada gli illuminava il lato destro del viso di una chiara tonalità ambrata e ad ogni movimento le ombre si spostavano, tracciavano nuovi confini sulle sue labbra, gli occhi, gli zigomi...
-Non...- mormorò Mac, ma Jun riprese a parlare: -Però non sei tornato. Non sei mai tornato, anche quando avevo bisogno di te... anche se sapevi dov'ero- mormorò.
Mac scosse la testa, sospirando: -Non mi ricordo niente di questa storia, quindi... mi dispiace, ma... sicuramente non sapevo dov'eri. Sicuramente non lo sapevo o non lo ricordavo più- disse, chiudendo gli occhi e appoggiando la testa fra le mani a conca, piegato in avanti. Jun gli posò una mano sulla spalla.
-Io non so proprio chi tu sia Jun, scusa... non riesco a ricordarmi di te in alcun modo e lo so che è...- non finì la frase, sentendo la mano di Jun lasciargli la spalla e il ragazzo alzarsi, dirigersi verso la porta.
-Triste? Sì, è... è davvero triste- mormorò Kage, uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.
Si gettò sul letto e affondò il viso nel cuscino, tentando di far passare il mal di testa pulsante.
Rimase per un bel po' in quella posizione, cercando di liberarsi la mente dai ricordi e dai pensieri, tanto che si addormentò così, finalmente... dopo molte notti senza riposo.
Ancora una volta Jun si trovò ad aspettare il ritorno degli altri, usciti in missione, da solo all'8club. Aveva chiesto a Mac di andare con loro, ma non aveva voluto sentire ragioni: era troppo pericoloso farlo uscire dal club finché c'era gente in giro che lo stava cercando, aveva detto.
-Mukatsuku!- gridò al locale vuoto, tirando l'ultima freccetta contro il bersaglio e mancando di poco la zona centrale. Si buttò seduto sul divano e sospirò, buttando la testa all'indietro. Si sentiva in trappola.
I ragazzi erano gentilissimi con lui, lo distraevano con lunghe chiacchierate, facevano assieme i lavori al club, era pure stato inserito nell'abituale janken per decidere chi doveva fare cosa ogni settimana... ma non poteva mai uscire da quel posto chiuso e puzzolente di fumo neanche per un attimo e se chiedeva di prendere una sola boccata di aria fresca doveva essere accompagnato da Arsenal con entrambe le pistole o Gum con il suo bastone e stavano solo nel vicolo davanti all'ingresso del club.
Si alzò per fare un giro del locale, con calma, per vedere cosa poteva fare mentre aspettava... ma aveva già pulito il pulibile e sistemato il sistemabile... si soffermò a guardare la bacheca, con alcune foto del locale e una di tutti assieme con Eito-kun. Gli avevano detto che era un bambino che avevano tenuto qualche tempo prima di convincere il padre a riconoscerlo e permettere alla madre di tenerlo. La foto era molto scomposta: Ace gridava, Arsenal era semplicemente un punto tutto nero sullo sfondo ed Eito stava piangendo disperato fra le braccia di Johnny. Trattenne una risata mentre guardava Mac: si stava sforzando di sorridere, ma non ci riusciva affatto. Era inquietante, con la bocca tirata e gli occhi spalancati.
Sentì rumori alla porta d'ingresso del locale e si girò per accogliere gli altri quando sentì Ace gridare e Gum entrare di corsa con un carico sulle spalle.
-Cos'è successo???- chiese, allarmato. Gum lasciò Mac sul divano, facendo spazio sul tavolino mentre Toppo superava di corsa Jun senza neanche guardarlo per correre a prendere il kit del pronto soccorso.
Ace e Johnny erano impegnati a tenere Jacky fermo mentre gridava e si contorceva per tentare di liberarsi e andare a spaccare la faccia a non si capiva bene chi.
Si avvicinò al divano dove si sentiva solo un debole respirare affannato e studiò il viso pallido si Mac sotto le lunghe ciocche di capelli nerissimi. Si teneva la spalla sinistra.
-Qualcuno può dirmi cos'è successo?- chiese con una calma disumana, tanto che Gum lo guardava sconvolto, finendo di fare spazio sul tavolino. Jun prese il kit del pronto soccorso dalle mani di Toppo e si inchinò di fronte al divano, per avere Mac all'altezza giusta. Senza troppe cerimonie gli fece togliere la mano dalla spalla e scoprì la pelle dal tessuto della giacca e della camicia, già strappate. Mac si lamentò debolmente mordendosi il labbro inferiore.
-Dobbiamo portarlo in ospedale! Non abbiamo i mezzi per curarlo!- gridava Ace tirando calci qua e là mentre Toppo tentava di calmare anche lui.
-FATE SILENZIO!- gridò allora Jun, girandosi a guardarli tutti mentre premeva contro la ferita di Mac: usciva ancora molto sangue. Tutti si fermarono. -Cos'è successo precisamente?- chiese allora, scoprendo di nuovo la ferita ed osservandola: sembrava un colpo di arma da fuoco.
-Un proiettile vagante, non ci siamo accorti che l'aveva preso finché non è svenuto nel furgoncino... è fatto così, crede sempre di poter strafare- borbottò Jacky dopo essersi liberato di Arsenal e Johnny e averli raggiunti: a quanto pare prima stava inveendo contro lo stesso Mac.
-Il proiettile è da estrarre, sennò non possiamo fermare l'emorragia... ma se non lo portiamo in ospedale...- iniziò Toppo, preoccupato fino al punto di piangere lacrimoni enormi contro la spalla di Ace.
Jun vide Mac alzare la mano e aprire leggermente gli occhi: -Non ci vado in ospedale...- sussurrò.
-Cos'hai sempre contro gli ospedali, tu???- gli gridò dietro Jacky.
Jun sospirò e chiese a Gum di aiutarlo: fece appoggiare la testa di Mac al bracciolo del divano e prese una garza per pulire il sangue rappreso attorno alla ferita: -Posso farlo io, ma non avendo a disposizione anestetici griderai parecchio- disse, muovendo piano la mano sulla spalla dell'altro, sentendolo sussultare ad ogni tocco.
-Puoi sempre bere qualcosa di forte...- consigliò Arsenal da dove si era seduto, con ancora le pistole appese ai fianchi. Johnny corse al bar per prendere degli alcolici.
-Non bevo...- mormorò Mac muovendo la testa di lato. Jacky iniziò a maneggiare pericolosamente la sua forchetta mentre Ace tirava l'ennesimo calcio al tavolino.
-O bevi o ti lascio lì quel proiettile- fece Jun porgendogli l'intera bottiglia di vodka che Johnny era andato a prendere. L'accostò alle labbra di Mac e aspettò che le schiudesse abbastanza per fargli bere qualche sorso.
-Johnny, tienigli la testa ferma e fallo bere quando grida troppo. Gum, mi devi aiutare con le garze... Toppo, preparami dei tamponi con del disinfettante- ordinò Jun prendendo la pinza dal kit e sterilizzandola con l'accendino di Ace.
Senza troppe cerimonie tirò con le dita la pelle della spalla di Mac per dilatare la ferita e ci infilò dentro le punte della pinzetta, cercando il proiettile. Mac lanciò un grido e in tutta risposta Johnny gli infilò nuovamente il collo della bottiglia in bocca per farlo bere... o almeno stare zitto.
-E' più a fondo di quanto pensassi...- sospirò Jun, affondando ancora un po' le pinze.
Mac tossì e gridò di nuovo: -Che gioia...- commentò, guardando male Johnny che tentava di nuovo di farlo bere la restante metà della bottiglia.
Jun sentì il proiettile e con un gesto veloce che fece perdere momentaneamente la voce ed il respiro a Mac lo prese e lo estrasse, premendo poi contro la ferita con delle garze per fermare il sangue.
Preparò ago e filo mentre Johnny faceva finire la bottiglia a Mac, mai stato più felice di bere... probabilmente faceva veramente così male come sembrava, se non di più. Gli altri si spostarono dalle loro posizioni attorno al divano non appena intuirono lo scampato pericolo. Tanto che alla fine Jun rimase solo con Mac e la spalla da ricucire.
-Ti rimarrà la cicatrice da figo- commentò ridacchiando, dandogli i punti. Non era propriamente un esperto, ma aveva imparato a farlo dalla sorella infermiera.
-Quello che mi ci voleva... almeno potrò vantarmene quando vado al bagno pubblico...- rispose Mac, continuando a respirare velocemente: le quantità di vodka ingerite iniziavano a fare effetto. Aveva caldo e le guance erano diventate all'improvviso rosse mentre ora teneva gli occhi ben aperti. Brillavano contro la debole luce che Jun aveva avvicinato al divano per vederci meglio.
-O quando ti porterai a letto una bella ragazza...- scherzò di nuovo.
Finì di ricucire la ferita e lo mollò lì a rantolare frasi sconnesse da ubriaco, con ancora la camicia mezza aperta, mentre andava a lavarsi le mani.
Fece scorrere lentamente l'acqua per farla diventare tiepida e immerse le mani nel lavandino, strofinando via il sangue di Mac dalle dita che aveva tenuto premute sulla sua pelle.
Sentì un rumore alle sue spalle e vide Mac entrare nel bagno barcollando leggermente.
-Forse era meglio restare sdraiato, genio...- commentò.
Lo vide togliersi definitivamente la camicia strappata e all'improvviso si trovò fra le sue braccia, con le mano gocciolanti d'acqua che gli bagnavano la schiena nuda e il rubinetto del bagno ancora aperto.
-Che hai?- chiese, tentando di staccarselo di dosso.
-Non credo di voler fare vedere la cicatrice a delle belle ragazze...- bofonchiò lui, ridacchiando.
-Beh, certo... prima devi aspettare che diventi una cicatrice...- sospirò Jun, tentando ancora invano di spingerlo via delicatamente: era pur sempre ubriaco e ferito. Ma era più forte di lui e leggermente più alto, quindi di fatto levarselo di dosso era un'impresa difficilissima.
Mac riprese a ridacchiare tenendolo fermo per le spalle e lo guardò dritto negli occhi, riprendendo ad ondeggiare pericolosamente.
-Forse Johnny doveva evitare di farti scolare tutta la bottiglia...- commentò Jun prendendogli il viso fra le mani per tentare di tenerlo fermo. Mac gli prese le mani e se le tolse dal viso per poi avvicinarlo a quello di Jun e chiudere gli occhi mentre lo baciava sulle labbra.
Jun rimase interdetto finché non sentì Mac muoversi leggermente e tentare di infilargli la lingua in bocca.
A quel punto qualcosa scattò in lui e per un attimo vide tutto nero. Quando riaprì gli occhi Mac era steso per terra nel bagno e aveva il segno delle cinque dita già viola sul viso.
-Scusa!- esclamò Kage, sconvolto dalla propria reazione, fissando le proprie mani e scavalcando Mac ubriaco per uscire di corsa dal bagno e vagare ancora scosso per il locale.
-Dov'è Mac?- chiese Ace raggiungendolo, mentre sgranocchiava patatine.
-Credo di averlo picchiato e lasciato a rantolare in bagno- rispose. Ace scoppiò a ridere e si complimentò con lui.