Eccomi qui a postare come promesso ^____^
Sono un pò incasinata in questi giorni quindi per il prossimo capitolo abbiate un pò di pazienza, ci potrei mettere qualche giorno in più per postare, cmq spero tanto che questo capitolo basti per qualche giorno^^
Buona lettura ^___^
Titolo: You love my...blood?
Fandom: Arashi
Genere: AU, angst con brio (gentilmente suggerito da Jinny XD)
Raiting: Pg-13
Pairing: Aimoto (ebbene si ancora niente sakumoto)
Desclaimer: non sono miei ma si prestano "volentieri" a lavorare per me XD
Capitoli precedenti:
Cap.1,
Cap.2,
Cap.3 Capitolo 4
-Ma non ho i soldi per comprarmi questa roba- protestò Masaki mentre Jun gli passava l’ennesimo pantalone e maglietta da provare.
-Te li scalo dallo stipendio- rispose tranquillamente Jun.
In quell’istante Masaki ringraziò che lo avesse portato in un centro commerciale e non in uno dei soliti negozi in cui Jun faceva shopping, perché in quel caso non gli sarebbe bastata una vita per ripagare tutto.
Era tutto il pomeriggio che erano in giro in quel centro commerciale e un paio di volte avevamo anche creato un po’ di scompiglio perché Jun era stato riconosciuto e fermato da alcune ragazze che gli avevano chiesto l’autografo.
-Ti prego basta, ne abbiamo comprata abbastanza di roba ormai- si lamentò Masaki che si trascinava per la strada caricato di buste.
-Lo sto facendo per te, non puoi andare in giro con sempre gli stessi due pantaloni e le stesse due magliette! E poi ne risente anche la mia immagine!- concluse Jun trascinadolo in un altro negozio; -un paio di scarpe e poi torniamo a casa- disse mettendolo a sedere e cominciando a parlare con il commesso per fargli portare alcune scarpe da provare.
Quando finalmente Jun sembrò soddisfatto si avviarono verso casa, fecero la spesa in un konbini poco lontano e poi salirono nell’appartamento.
-Sono sfinito!- esclamò Masaki lasciandosi cadere sul divano, poi il suo stomaco brontolò con prepotenza.
-E anche affamato a quanto sembra- se la rise Jun.
-Da morire- rispose festante Masaki.
-Sai che sei più rumoroso di quanto immaginassi?-
-Mi spiace, cercherò di essere meno fastidioso- disse subito dispiaciuto.
-Ma no, tranquillo, è bello avere un pò di movimento dentro casa- disse subito Jun vedendolo preoccupato di dare fastidio.
-So che non è affar mio, però posso chiederti una cosa?-
-Cosa?- rispose Jun mentre si preparava per cominciare a preparare la cena.
-Come mai se ti risparmierebbe un pò di lavoro, non vuoi un manager?- chiese.
Jun si irigidì improvvisamente, era di spalle e Masaki non sapeva dire se fosse arrabbiato per la domanda o altro, però sicuramente lo aveva scosso in qualche maniera.
-Esatto, non sono affari tuoi, tu pensa a fare il tuo lavoro- rispose con tono duro senza neanche voltarsi.
Rimasero in silenzio per il resto del tempo, gli unici rumori erano quelli che Jun faceva mentre cucinava, quando fu pronto, Masaki si alzò dal divano e si diresse in cucina, Jun mise i piatti sul tavolo e si tolse il grembiule, poi lascio la stanza senza dire una parola, l’unico rumore fu la porta della sua stanza chiudersi dietro di lui qualche istante dopo.
La mattina dopo fu come la sera precedente, Jun quasi non mangiò niente e rimase in silenzio per tutto il tempo, Masaki non sapeva come comportarsi, era mortificato per averlo messo a disagio, voleva anche scusarsi ma aveva paura che se avesse sollevato ancora l’argomento Jun si sarebbe arrabbiato ancora di più, così aveva finito per non dire niente.
Arrivati agli studi Jun si preparò, fu truccato e pettinato, poi si diresse da solo nello studio, quel giorno era ospite in un programma per pubblicizzare il drama che stava girando e Masaki fu costretto a rimanere in camerino.
Già dalla sera prima sentiva che la sua sete si stava risvegliando di nuovo, solo che aveva deciso che per non rischiare di nuovo di far del male a Jun era meglio che si nutrisse quando ne sentiva la necessità, in quegli studi c’era parecchia gente, poteva trovare qualcuno e facendo attenzione nutrirsi quel poco che gli bastava.
Rimase in attese che i corridoi fossero più tranquilli in modo da agire inosservato, passò mezz’ora ma c’era sempre un gran via vai, era quasi deciso a rinuciare e a uscire magari quella notte, quando la truccatrice che aveva preparato Jun prima della diretta entrò nel camerino...
-Mi scusi ho dimenticato alcune cose- disse notandolo e facendo un leggero inchino in segno di scuse, poi si avvicnò allo specchio e rimise apposto alcune cose lasciate lì, nella borsa che portava legata alla vita.
In quel momento Masaki non ci pensò due volte, i suoi occhi si fecero scuri e i denti più visibili, in pochi istanti le fu alle spalle e la morse rapidamente sul collo.
Succhiò il sangue avidamente ma con delicatezza, non le stava facendo male e quando la sentì perdere i sensi la sostenne tra le sue braccia, gliene bastava ancora poco e poi sarebbe stato bene per alcuni giorni, quando qualcuno lo interruppe.
-Cosa stai facendo!-
Jun lo guardava dalla porta, gli occhi spalancati; quando Masaki si girò vide chiaramente il suo sguardo spaventato, con la coda dell’occhio vide la sua immagine allo specchio, le labbra sporche di sangue, i denti ancora leggermente visibili e gli occhi scuri come la notte; pochi istanti dopo tornò normale, ma Jun lo aveva visto, aveva visto cosa era davvero.
-Cosa le hai fatto?- chiese Jun senza però avvicinarsi.
-Sta bene, non le ho fatto del male, è solo svenuta- disse Masaki, per poi prendere in braccio la ragazza e depositarla delicatamente sul divano mettendogli un cuscino dietro la testa.
-Tra poco si riprende- disse cercando di tranquillizzarlo.
Masaki poi prese un fazzoletto di carta e si pulì le labbra sporche di sangue, controllò poi il collo di lei e ripulì leggermente anch’esso, le tasto il polso e controllò che stesse bene.
Jun rimase immobile dove si trovava, quasi sembrava non respirasse.
-Chi... chi sei tu?- chiese poi titubante.
Masaki si girò verso di lui e disse: -Forse la domanda giusta è... cosa sono-
Jun continuava a guardarlo in silenzio, Masaki sospirò.
-Si è proprio quello che stai pensando- disse.
-Come fai a sapere cosa sto pensando?- chiese Jun sulla difensiva.
-Mi hai visto no? Hai visto le mie zanne, il sangue; la cosa a cui stai pensando è una sola...-
-Sei... sei... un vam...-
-Si sono un vampiro!- disse precedendo la fine della sua frase; -O per lo meno è come veniamo chiamati, perchè si i vampiri esistono; in fondo tutte le leggende hanno un fondo di verità- dichiarò Masaki.
-Ma… tu… come puoi essere un vampiro… tu…-
Masaki ridacchio un pochino e sorrise a Jun che lo guardò interdetto.
-Il vampirismo è come una malattia, solo che non è curabile e non è possibile rivelarla alla società; quindi dimentica i film, non andiamo in giro solo di notte e non siamo immortali, ci possiamo prendere l’influenza come chiunque e ci nutriamo come le persone normali, a parte quando il nostro organismo ci chiede del sangue- spiegò Masaki.
-Ah si una cosa vera c’è!- esclamò poi d’un tratto; -quando ci “trasformiamo” ma non è una vera trasformazione; non ci riflettiamo nello specchio, cioè io mi vedo nello specchio, ma gli altri non vedono me; è una sorta di meccanismo per illudere la preda-
-Quindi sei sul serio… un vampiro?- chiese Jun, aveva fatto qualche passo avanti, anche se si manteneva ancora a una certa distanza.
-Si- rispose; -sono un vampiro, e anche se vorrei, non posso cambiare, quindi me ne andrò al più presto- gli disse.
Jun fece per parlare, ma fu interrotto dal movimento della ragazza sdraiata sul divano che cominciava a riprendere i sensi.
-Cosa… cosa è successo?- chiese lei smarrita vedendo i due che la guardavano, Masaki in ginocchio vicino al divano e Jun in piedi accanto a questo, Masaki fu anche sorpreso di vederlo così vicino, dato che era stato a distanza fino a un attimo prima, ma la cosa che più lo stupì è che fu lui a rispondere alla ragazza.
-Hai perso improvvisamente i sensi e il mio assistente ti ha soccorsa, forse hai lavorato troppo, meglio che ti riguardi per qualche giorno-
La ragazza lo guardava sognante, Jun faceva sempre quest’effetto, aiutato anche da quegl’occhi così grandi e rassicuranti; aiutò la ragazza ad alzarsi e la accompagnò alla porta, quando rientrò Masaki non si era mosso era ancora in ginocchio davanti al divano e lo guardava confuso.
-Che c’è?- chiese Jun d’un tratto avvicinandosi alla sua borsa e frugando al suo interno alla ricerca di qualcosa.
-Tu… io… cioè… pensavo che…- balbettò Masaki.
-Che ti avrei cacciato? Beh non ci pensare neanche, se te ne vuoi andare devi darmi almeno una settimana di tempo per trovare un sostituto- lo ammonì Jun.
-Quindi… posso davvero restare?- chiese Masaki illuminandosi con un sorriso gigantesco.
-Finchè non uccidi nessuno, soprattutto i miei parrucchieri e truccatori per me puoi restare- disse Jun.
-Yay!!!!- esultò Masaki.
-Però mi devi spiegare meglio come funziona questa cosa del... vampiro- gli disse.
-Ok!!- rispose felice, e lo era davvero, era la prima volta che qualcuno dopo aver scoperto cosa era non lo cacciava via, la sua gioia era talmente tanta che non fece altro che sorridere per il resto della giornata.