Titolo: Naufragio in superficie
Fandom: RG Veda
Personaggi: Bishamonten, Kisshouten
Rating: Arancio
Genere: introspettivo, drammatico, romantico
Tema: (#05) 10. If only night can hold you where I can see you, my love.
Avvertimenti: un po’ di sangue e morti… insomma, è RG Veda. E SPOILER per il finale del manga!
Disclaimer: "RG Veda" e i suoi personaggi sono ©CLAMP. Vengono qui utilizzati senza scopo di lucro.
Breve riassunto: Solo un patto col diavolo avrebbe potuto darla a lui: ma lui un diavolo ce l'aveva, bastava inginocchiarglisi di fronte.
Note: Partecipa inoltre anche:
- alla sfida 2 del Multifandom Drabble Fest di
it100 (massimo 500 parole, rating arancione, tre ossimori di cui uno al titolo, e il prompt-clichè "Matrimonio combinato con il peggior nemico, ma tanto alla fine sarà amore")
- all'iniziativa di
juuhachi_go ”Fra i capelli di…” (prompt “Volesse il diavolo la vita passerei/con le mie dita fra i capelli di…” -da “Bella”, Notre-Dame de Paris)
Link al mio set di temi:
Aenigma Di lei, conservava sempre la stessa visione; una bellezza austera, che scompariva presto dietro una cascata di capelli d’inchiostro, nel tintinnio dei pochi gioielli che portava, lei, figlia d’imperatore. La intravedeva soltanto, bianca contro il bianco delle colonne, sempre chiusa nel taglio severo degli abiti. E se uno sguardo c’era, verso di lui, le lunghe ciglia scendevano a custodirlo, in una modestia e in un distacco che la rendevano l’unica cosa bella, l’unica cosa pura in quel luogo di déi violenti, eserciti in ribellione e amori incestuosi.
Chi la vedeva, s’inchinava fino a terra nel rispetto; lui, era un folle.
Non si poteva provare altro che reverenza per quel simulacro di grazia e saggezza; ma lui era lì, a guardarla mentre passava col suo passo composto, e non sentiva quello. Si nascondeva tra i porticati e le cortine delle sale, una pavidità aggressiva lo schiacciava contro i muri; il respiro gli era mozzato dal desiderio, e dall’avere in mano il potere di realizzarlo.
Perché solo un patto col diavolo avrebbe potuto darla a lui, soldato di ventura; ma lui un diavolo ce l’aveva, bastava solo inginocchiarglisi di fronte. Bastava tradire l’imperatore, affondare le mani nel sangue, e la sera stessa che avrebbe visto un altro sul trono, le sue dita ancora sporche di strage sarebbero state fra i capelli della principessa.
Quante notti l’avevano visto dibattersi fra i sogni di venerarla, in silenzio, per tutta la vita, e la smania di macchiare, distruggere quella virtù, di sentire il suono delle sete lacerate per mostrare la casta opulenza della dèa. Quando era stata finalmente sua moglie, si era ritrovato incapace di fare l’una e l’altra cosa.
Al capitano che aveva galoppato fra le urla della guerra, il cuore si spezzava al minimo gemito di dolore della sposa sotto di lui. Sentiva il tremito nelle mani ad ogni fremito di lei, e i suoi impercettibili singhiozzi, il respiro impigliato fra le labbra semiaperte, lo prendevano alla gola. E così, poco a poco, era tornato dietro i pilastri, ad avere il coraggio di guardare di lei solo lo strascico delle tuniche e della chioma sui pavimenti. Il palazzo splendeva, e ogni giorno lui trovava alla tavola i suoi cibi preferiti, un mazzo di fiori; ma era sempre solo. Non che potesse chiedere altro. Era tutto come prima, ma ora c’era il profumo di lei nelle stanze, e gli bastava. Per il resto, era tutto finito prima ancora di incominciare.
Infine, era giunta la tempesta, l’ultima battaglia che l’aveva schiantato e trascinato, relitto di uomo, a morire sotto gli occhi di lei. Se solo la notte dell’onda nera di quei capelli, e della fine, gli avesse permesso di vedere il suo volto, avrebbe capito che erano naufragati in superficie, nelle acque calmissime di un amore reciproco, tendendosi a vicenda la mano, senza vedersi.
Lacrime, un fiotto di sangue; la marea li portò via, insieme.