Titolo: Sleep Carefully
Autore:
zoedriver Beta:
eide_oconrad Fandom: E.R.
Personaggi: Peter Benton & John Carter
Rating: in teoria NC-17<3
Warning: Slashina e terribilmente disgustosamente amatoriale e fluff.
Conteggio Parole: 901
Note: Scritta per il
Terzo P0rn Fest ! E' la prima volta in un milione di anni che scrivo e pubblico e spero che non sia una cacca totale. La ship è INCREDIBILE, e spero che ci sia qualcuno là fuori che ancora li ama quanto dovrebbero, io che non mi ricordavo nulla di loro e adesso lo faccio solo grazie all'aiuto delle care
eide_oconrad &
brit_clo <3 Il titolo non è propriamente una quote ma una cacca. Spero che vi aggradi!<3
Così John lascia la testa e le gambe e le braccia galleggiare, godendosi il primo vero momento di solitudine dal tramonto del sole fino a poche ore dal suo sorgere.
E si ritrova da solo e sorride, di quello che ha detto lei o quello che ha fatto lui, perchè è stata una buona sera e si è sentito un buon medico eccetera eccetera sulla via del sonno e sulla via del miele.
Ipersonnia. In media, si ripete, il tempo necessario ad addormentarsi è di sette... e niente. Col suo piccolo sorriso ebete stampato in faccia, avvolto nelle gelide coperte da ospedale, chiede un po' di tempo, riposo, time out. E se ne va con la mente pensando qua e là a questo e a questo e a sua nonna non pensa affatto, pensa ai collegi e agli amici del college, quella ragazza lì, quella dottoressa lì e il dottor Benton. E il dottor Benton.
E il dottor Benton spalanca la porta. Il piccolo Carter dà le spalle alla porta ma non può essere altri che il dotto Benton, con quei piedi pesanti e riesce quasi a sentirli, gli angoli della bocca inarcati verso il basso e lo sguardo concentrato su tutto tranne lui, ma le labbra no, ma le mani no. Di certo non i pensieri, ma le mani, quelle a volte.
John si ripete che deve essere un sogno, perchè l'unica cosa a cui riesce a pensare adesso, e sono le quattro del mattino ed è il terzo giorno di fila che sono le quattro del mattino, è che deve dormire. Deve trattarsi per forza di un sogno.
“Ma che... Carter? Carter?” John risponde con un suono che non saprebbe neanche lui cosa sia, ma deve convincersi che sta dormendo, sta dormendo, si ed è un sogno. Se è un sogno Peter capirà.
“Sei una seccatura dall'inizio alla fine, Carter” d'accordo, è molto difficile che sia un sogno. “Non sei l'unico con del sonno arretrato”
Uno malizioso potrebbe anche prendersi il rischio di definirli problemi con l'autorità, ma l'istinto primario di Carter, adesso, è quello di alzarsi e lasciare il posto al suo superiore e dormirgli ai piedi come un cane e tutto il resto, e dimenticarsi del pranzo del ringraziamento e del regalo di natale e del profumo di quegli stupidi baffi sulla sua faccia.
Così John si volta e con quel musino spaventato e preoccupato e umidiccio di sonno e stanchezza, si dice che deve essersi mosso in qualche modo davvero ridicolo, perchè Peter lo guarda nella sua tonda faccia umidiccia e sorride. Non è che capiti spesso, deve essere davvero stanco. Ed ecco di nuovo l'istinto di andarsene, tornare a lavorare e lasciare che Peter dorma e si riposi, Peter il mentore, Peter il fenomeno, Peter il genio.
E' come se Peter tutte queste cose le leggesse nei suoi occhi assonnati, e allora ride ancora, con quella voce bassa, ride sotto i ridicoli baffi e si avvicina, la risata si fa più profonda, e John non è del tutto sicuro che stia davvero accadendo.
Il letto di un ospedale è in media troppo piccolo per una persona sola.
“Poteva anche andare peggio, comunque” mormora Benton appoggiando la testa sul cuscino. E' un turbinio di luoghi comuni, ma a John, che non è sicuro di star sognando o cosa, sembra un momento perfetto e non vede l'ora di addormentarsi pensando alle mani del dottor Benton sui suoi fianchi, ai baffi del dottor Benton sul suo collo, agli occhi neri del dottor Benton sulla sua nuca.
Deve essere per forza un sogno di quelli che non racconta mai a nessuno. Nessun saggio, fenomenalgeniale dottor Benton butterebbe all'aria il piano perfetto di dormire due alla volta. Non lo farebbe mai, si dice John, Peter che è capace di pensare a questo o a quel caso per giorni e giorni ininterrottamente, a un caso e a nient'altro, nient'altro al mondo, come il grande professionista che è e che...-
Le mani di tutti sono gelide a Chicago. Le mani gelide di questo geniale professionista, insidiano l'elastico dei suoi stupidi pantaloni verdi. E gli sembra di sentirlo sorridere mentre i baffi si fanno umidi contro il suo orecchio.
E nonostante i problemi con le figure autoritarie, quello che John riesce a mormorare, come un bambino demente, come uno specializzando assonnato e come un amante poco reattivo
“Non dorme mai, lei?”
e Peter ride del fatto che gli dia del lei, mentre percorre con la mano la sua erezione assonnata e poi riflette, e con voce atona risponde
"Più di tre ore di sonno a notte e divento fiacco tutto il giorno. Dovresti averlo imparato”
John, come una bambolina stonata tra le sue mani, volta il capo in modo innaturale, in quel letto troppo piccolo, con l'erezione di Peter che gli preme sulla schiena e la mano e il suo dolcissimo, violentissimo su e giù e la generale sensazione di surrealità data dal buio in una stanza piena di stupide spie luminose e ancora su è giù, Peter che gli sorride sul collo e succhia il lobo e John che vorrebbe soltanto riuscire a - ecco, ecco lo sta baciando e adesso si sente come se potesse, come se fosse la cosa più giusta da fare e...-
John si chiede chi pulirà quelle lenzuola e quando lo farà e quanti altri medici ed infermiere ci dormiranno prima che accada. A Peter non importa niente.