Nick Autore:
yukiko_no_nijiTitolo: Are you thinking about me?
Numero Parole: 884 @
fiumidiparolePairing/Personaggi: HirokixNowaki
Raiting: PG
Genere: Sentimentale, Malinconico
Avvertimenti: Slash, One-Shot
Intro/Note: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, ma si appartengono tra di loro interscambiandosi. La storia di cui sotto è tutta mia immaginazione.
Questa storia partecipa al "Carnevale delle Lande" per la community
momenti_perduti con il prompt "Jujou Romantica, l'anno di Nowaki in America" di
sango79 Are you thinking about me?
Hiroki era una persona che si irritava facilmente, e lo sapeva.
Aveva sempre cercato di temperare il suo carattere, ma era un fattore istintivo, un qualcosa che non avrebbe mai saputo frenare.
Ma perdere le tracce di Nowaki, così da un giorno ad un altro, quello lo aveva proprio mandato in bestia.
Non riusciva a capacitarsi del perché l’altro l’avesse potuto lasciare senza dirgli niente.
Ma l’aveva comunque aspettato.
Aveva aspettato di vederlo rientrare una sera, dalla porta principale del suo appartamento.
Un giorno.
Due giorni.
Tre giorni.
Una settimana.
Un mese.
Due mesi.
Ma man mano che i giorni e i mesi passavano, quella sicurezza che aveva avuto in un primo momento, di rivedere l’altro, si era fatta sempre più debole.
La sicurezza si era trasformata in rabbia.
Non sapeva a chi potersi rivolgere, non sapeva dove cercarlo.
Ad un certo punto era anche arrivato a pensare che avrebbe potuto rivolgersi ad un investigatore privato. Ma purtroppo non aveva così tanti soldi da poterselo permettere, anche se era finalmente diventato un professore associato.
Era rimasto solo.
Completamente solo.
E odiava il fatto di essere da solo.
Odiava essersi innamorato di nuovo di una persona che lo aveva abbandonato.
Odiava il fatto di non riuscire a cambiare quei sentimenti, nonostante la solitudine.
Era arrabbiato con sé stesso.
Era arrabbiato con Nowaki.
Era arrabbiato perché non sapeva che cosa avrebbe potuto fare per risolvere quella situazione.
La rabbia si era trasformata in rassegnazione.
Quel freddo che ogni tanto tornava a bussare alla sua porta, si era fatto più insistente negli ultimi tempi.
Niente aveva senso, se Nowaki non c’era.
Neanche cercare di riscaldarsi sotto il kotatsu.
E per scaldarsi un po’, cercava di ricordare le serate trascorse in casa con lui, quando finalmente potevano essere liberi di fare ciò che più desideravano.
Tra la stanchezza delle giornate e la preparazione per quelle successive, non erano mai nel pieno delle loro forze, ma proprio per quel motivo dei piccoli gesti come baci e abbracci avevano sempre assunto un significato profondo per lui.
Gli mancavano quelle mani grandi e calde, che erano capaci di fargli provare emozioni indescrivibili sfiorandolo solamente.
Gli mancavano quelle mani sopra al suo corpo.
Gli mancava Nowaki.
Gli mancava Nowaki, ed Hiroki stava così male, che se avesse potuto si sarebbe strappato il cuore dal petto.
Probabilmente si era innamorato di lui proprio per quel tocco leggero che aveva, quando posava le mani su di lui. Quelle mani che gli avevano ricordato Akihiko.
Ma con il passare del tempo era proprio del carattere di Nowaki, che si era innamorato.
Aveva imparato ad apprezzare tutto di lui.
Aveva imparato ad averlo accanto.
Sempre.
La rassegnazione si era trasformata in tristezza
Quella sera Hiroki stava guardando la tv.
I programmi con i comici non lo facevano più divertire e le battute di quei personaggi, avevano perso ogni gusto.
I suoi pensieri lo avevano trascinato lontano da lì.
Si rivedeva davanti quella volta in cui il più piccolo gli aveva detto che avrebbe voluto vederlo sorridere.
Quando ci siamo incontrati la prima volta, stavi piangendo.
Era a causa di Usami-san, vero?
Non ti chiederò cosa è successo.
Ma io, non ti farei mai piangere in quel modo.
Quando mi sono innamorato di te stavi piangendo… ma ora voglio vederti sorridere.
Perché lo aveva abbandonato?
Era la domanda che lo perseguitava da mesi.
La vita continuava, lenta, ma una volta che tornava nel suo appartamento, sentiva quel vuoto avvolgerlo, ingoiarlo in una voragine troppo profonda per essere capaci di uscirne.
Ed il silenzio di quella stanza, al di là delle voci che provenivano la tv, lo faceva stare male.
Non avrebbe voluto arrivare a tanto, ma quella sera la tristezza pareva non volerlo abbandonare.
Pianse lacrime silenziose.
Pianse lacrime silenziose, sperando di riuscire a vedere ancora una volta l’uomo che amava.
***
Nowaki si stropicciò gli occhi con una mano.
Non sapeva da quante ore non dormisse. Non avrebbe saputo dire se in realtà si trattasse di giorni, invece che di ore.
In Giappone era abituato a ritmi serrati, ma adesso ne andava della sua vita.
Erano già sei mesi che era arrivato in America.
Sei mesi che aveva investito nello studio, in cui non aveva perso neanche un secondo che aveva a disposizione.
Voleva tornare in Giappone, e voleva tornarci il prima possibile.
Gli altri ragazzi che seguivano il suo stesso corso di studi lo elogiavano giorno dopo giorno.
Alcuni lo prendevano in giro per il suo stacanovismo, ma a lui non importava.
Stava tutto quello per Hiroki, per l’uomo che amava.
Hiroki…
Sospirò, posando per un attimo la penna che aveva in mano e prendendo un foglio bianco.
Iniziò a scrivere.
Caro Hiro-san,
Come stai?
Sono Nowaki.
Mi stai pensando?
Forse ti sei dimenticato di me.
Spero di no.
Qui in America sto facendo del mio meglio, giorno dopo giorno, per riuscire a finire in anticipo i miei studi e tornare in Giappone da te.
Voglio diventare una persona degna di starti accanto.
Voglio arrivare al tuo livello, in modo che tu possa essere orgoglioso di stare con una persona come me.
Mi manchi, Hiro-san.
Mi manchi.
Kusama Nowaki.
Piegò il foglio a metà e poi lo piegò di nuovo.
Prese una busta e ci infilò dentro il foglio.
La chiuse e poi scrisse l’indirizzo.
Sapeva, nonostante ciò, che non l’avrebbe mai spedita.
Se avesse ricevuto anche una sola risposta, se avesse avuto notizie di Nowaki, non avrebbe resistito alla voglia che aveva di vederlo, ed avrebbe lasciato a metà i suoi studi.
E non poteva permetterselo. Non quando stava facendo tutto quello proprio per l’altro.
Sospirò, aprendo il cassetto della scrivania e lasciando scivolare lì la lettera che aveva appena scritto.
Riprese in mano la penna e si rimise a studiare.
Hiro-san… mi stai pensando?