Nick Autore:
yukiko_no_nijiTitolo: Arandom Story.
Numero Parole: 3467 (WORDCOUNT) @
fiumidiparolePairing/Personaggi: Aiba Masaki, Matsumoto Jun, Junba.
Raiting: PG/Verde
Genere: Generale, Introspettivo
Avvertimenti: One-Shot, What If?
Intro/Note: Gli Arashi non mi appartengono, ma si appartengono tra di loro interscambiandosi. La storia di cui sotto è tutta mia immaginazione. Con questo scritto non ho intenzione di offendere nessuno.
La seguente storia è stata scritta per la prima edizione dell’ARANDOM CONTEST, indetta da 4 persone che si vogliono molto male. (
vogue91,
simph8,
ichigo_85,
yukiko_no_niji )
Si trattava di prendere un biglietto a caso, dove erano scritto pairing, prompt e immagine, per scriverci una storia.
Ulteriori foto/spiegazioni dopo la storia.
Pairing: Junba.
Prompt:
- “Parlare del tempo trascorso insieme, in qualche modo ci imbarazza…” - {5x10 - Arashi}
Oggetto: Telefono
Immagine:
Arandom Story.
Siamo già fuori Tokyo.
Sento Nino esaltarsi con il suo DS. La melodia di questo gioco non è irritante come molte altre.
Ohno con alta probabilità sta dormendo.
Aiba, accanto a me, è al volante e sta guidando.
In realtà oggi avevo voglia di stare a casa. Ultimamente sono meno felice di quanto gli altri possano immaginare, ma è anche vero che un’occasione del genere non capiterà più per un po’ di tempo, quindi non ho potuto dire di no agli altri. Soprattutto dopo aver sentito la voce vivace di Aiba che mi diceva di farmi trovare pronto a Mito.
Solo Sakurai manca all’appello, perché è impegnato sul set di Kisarazu.
Noialtri siamo diretti ad Hakone.
In origine la destinazione era Atami, ma dopo aver acceso il navigatore ci siamo accorti che andare e tornare a Tokyo in un solo giorno non sarebbe stato molto fattibile, così abbiamo deciso una nuova meta. Ci sono delle belle terme là e sarà una buona occasione per staccare un po’ dal lavoro.
Quattro degli Arashi diretti verso il divertimento.
Leggo l’eccitazione sul volto di Aiba. Quando abbiamo guardato le tabelle dei nostri impegni e abbiamo trovato un giorno buono per tutti, lui era il più felice.
Devo ammettere, nonostante tutto, che non vedo l’ora di divertirmi con loro.
Un giorno senza pensare a niente e a nessuno non potrà che farmi bene.
Aiba entra in uno dei raccordi autostradali e vedo che lì vicino c’è uno spiazzo.
È da un po’ che guida, magari è stanco e vuole riposarsi un po’.
‹‹ Vuoi che guidi io? ›› chiedo.
Sento la macchina rallentare, per poi fermarsi nella piazzola.
‹‹ Grazie Matsujun. ››
Scendo dalla macchina e io e Aiba ci cambiamo di posto. In quel momento mi accorgo che Ohno sta davvero dormendo.
Questa macchina ha la guida a sinistra, quindi mi fa strano il volante nel lato opposto al quale sono abituato. Ma lascio quei pensieri alle spalle, metto in moto e partiamo.
Pochi minuti dopo raggiungiamo un casello autostradale.
Faccio per entrare nel passaggio per le automobili, quando mi accorgo di aver preso male le misure.
È un attimo che non riesco a fermare e sento un rumore assordante provenire dalla vettura.
Il mio cuore manca di un battito e nella macchina scende un silenzio assordante.
Mi volto verso Aiba. Sta guardando nel vuoto.
‹‹ Non è niente ›› dice, ridendo verso di me.
Apro la portiera e scendo, notando che il fanale destro si è frantumato. Mentre alzo gli occhi mi accorgo del signore che lavora nel gabbiotto del casello. Ha gli occhi spalancati.
Cerco di mantenere la calma e vorrei tanto mandare a quel paese Nino, quando sento che ha preso a ridere senza ritegno.
Ohno si è svegliato e non capisce che cosa sia successo.
‹‹ Aiba-san, mi dispiace ›› soffio, passando vicino al suo finestrino.
Credo che la mia faccia sia rossissima. Potrei anche mettermi a piangere, ma non lo farò.
Ho ammaccato la macchina di Aiba.
Ho frantumato un fanale e ammaccato la macchina nuova di Aiba.
E non è una macchina qualunque, diavolo!
È una Maserati!
‹‹ Forse è meglio se riprendo io a guidare ›› sento dire Nino.
Apro la portiera posteriore al guidatore e mentre Nino si accomoda al posto di guida, mi metto a sedere vicino a Ohno.
Non riesco a parlare.
‹‹ Matsujun va tutto bene. ››
Nonostante io abbia appena semi-distrutto la sua macchina, Aiba mi sta sorridendo.
‹‹ Pagherò i danni ›› dico risentito.
Sento la mano delicata di Ohno scompigliarmi i capelli, mentre mi mordo il labbro guardando fuori dal finestrino.
Perché quando voglio fare qualcosa di buono finisco solo per fare casino?
***
‹‹ Stavo guidando io, poi al primo svincolo autostradale, Matsujun mi ha chiesto se poteva guidare… ›› Aiba parla tranquillamente, rivolto verso Nakai.
‹‹ Ah, non è magnifico? In caso contrario ti saresti stancato. ››
‹‹ Esatto. Così gli ho detto ‘Grazie, grazie’ e gli ho fatto prendere il mio posto, ma in poco tempo Matsujun ha sbattuto la macchina al primo casello autostradale. Si è tutta ammaccata. ››
Nakai ora se la sta ridendo alla grande. Sembrano tutti davvero felici.
E io sto ridendo con loro, anche se non sono affatto contento di questa situazione.
Sono passati cinque anni da quel giorno. Alla fine ad Hakone ci siamo divertiti. Abbiamo perfino fabbricato un piatto pieno di dediche, un regalo per Sakurai. Che poi quello si sia inspiegabilmente rotto proprio nel punto dove avevo scritto io… beh, è un’altra storia.
Ma perché ripescare quell’avvenimento proprio adesso, non ne vedo il motivo.
Proprio quando, forse, lo avevo cancellato dai miei ricordi, eccolo che spunta fuori di nuovo.
Alla fine Aiba non ha neanche voluto i soldi per i danni.
‹‹ L’assicurazione ha coperto tutto, non preoccuparti! ››
Era quella la risposta che mi aveva dato, sorridendo.
Quel fatto mi è sempre rimasto indigesto.
Continuo a sorridere, i miei colleghi iniziano a parlare di altro.
Finite le riprese del programma, non posso fare a meno di sentirmi un po’ abbattuto.
Sono passati degli anni, in cui sono successe tante cose e in cui io credo di essere diventato una persona differente.
Ma quell’episodio…
Sento qualcuno darmi una pacca sulla spalla, così mi volto e vedo Aiba sorridermi.
‹‹ Non starai ancora pensando a prima, vero? ››
Alzo le spalle.
‹‹ A che ti riferisci, Aiba-kun? ››
Lo so di stare mentendo, ma sono diventato così bravo a nascondere le mie emozioni, che ormai non ci faccio nemmeno più caso quando parlo.
‹‹ Meglio così! ›› ribatte mentre sorride.
Poi lo sento salutare tutti ed uscire dalla stanza. Sakurai lo segue a ruota, mentre Nino e Ohno se ne vanno assieme dopo un po’.
Resto solo nel camerino e finisco di mettere in ordine i miei vestiti.
La pace che c’è qui, adesso, è fin troppo strana.
***
Mi stendo sul divano e allungo un braccio per arrivare al telecomando.
Domani avrò finalmente un giorno libero, un intero giorno da dedicare a Matsumoto Jun. Non ricordo neanche quando è successo l’ultima volta. So soltanto che, egoisticamente, penserò solo a me stesso.
Accendo il televisore e mi accorgo che sta iniziando ‘News Zero’.
La faccia di Sakurai mi si para davanti.
Già, è lunedì.
Mi ritrovo a sorridere, pensando che per una cosa o un’altra alla fine riesco sempre a vederlo.
E come ormai da mio personale rito, alla fine del telegiornale esalo un ’Ben fatto, Sakurai-kun’. Le altre persone potrebbero prendermi per pazzo, ma non riesco dal trattenermi nel parlare agli oggetti della casa. In qualche modo fare così mi rassicura, ed in effetti, mi fa sentire meno solo.
Non mi accorgo neanche di essermi addormentato qui e quando mi sveglio, ho un po’ di dolore alla schiena. Sempre meglio che svegliarsi dopo essere crollato sul pavimento. Vincere questo sofà al Tokyo Friend Park è stata una manna del cielo.
Quando riesco ad aprire del tutto gli occhi, mi accorgo che ormai è mattina piena.
Mi alzo e vado a farmi una doccia.
Consumo una magra colazione con i pochi ingredienti che mi sono rimasti, poi esco e mi dirigo al negozio di alimentari più vicino.
Nel quartiere ormai ci conosciamo tutti, siamo per lo più gente di spettacolo, ma ringrazio la discrezione di chi non ha una certa notorietà, che non parla mai di noi.
La vecchia signora che gestisce il negozio mi sorride quando mi vede entrare. Credo che le prime volte non sapesse nemmeno chi fossi. Poi una sera, quando in televisione stavano mandando un nostro programma, mi vide sullo schermo e mi chiese se io e ‘quel bel giovine’ eravamo la stessa persona.
È sempre stata gentile con me, e le sue verdure sono le migliori della zona.
Le sorrido di rimando e inizio a fare la spesa.
Mi è sempre piaciuto scegliere con cura gli ingredienti di cui ho bisogno, soprattutto se so che qualcuno mangerà i miei piatti. Non è il caso di oggi, ma provo comunque un certo piacere a fare tutto con calma. È un privilegio che non posso concedermi spesso.
Quando finisco di pagare, mi metto nuovamente gli occhiali da sole ed esco dal negozio, salutando la vecchia signora.
Arrivato a casa, inizio a cucinare per il pranzo.
Da quando ho recitato in ‘Bambino’ l’interesse che avevo verso la cucina ed il cibo è aumentato a dismisura.
Ho imparato a cucinare nuovi piatti e a mescolare gusti diversi.
Adesso quando preparo qualcosa, molte volte provo nuove ricette che interessino gli spaghetti o la pasta italiana in generale.
Ho già fatto provare alcune mie specialità a Shun e Toma, ma mi piacerebbe farle assaggiare anche ai miei amici e colleghi di lavoro.
Chissà se riusciremo mai a trovare un altro giorno in cui siamo liberi tutti…
Magari prima o poi accadrà.
Accendo il fuoco per far bollire l’acqua, quando sento il telefono squillare.
È il mio giorno libero. Perché mi stanno chiamando?
Guardo sul display e leggo ‘Aiba Masaki’.
Sono sorpreso.
Che sia successo qualcosa?
Per un attimo sono tentato di non rispondere, ma è solo un attimo, perché ho già il cellulare all’orecchio.
‹‹ Pronto? ›› dico.
‹‹ Matsujun? ››
‹‹ Sì, hai chiamato me, Aiba-chan… Hai forse sbagliato numero? ›› replico con un sorriso.
‹‹ Oh no no! Cercavo proprio te! ››
La sua voce è la stessa di sempre, vivace.
Aspetto qualche secondo, ma non sento più niente.
‹‹ Aiba-chan, ci sei sempre? ››
‹‹ Sì… ››
‹‹ Dimmi tutto ›› lo incito a parlare. Nel mentre osservo la pentola dove ho messo l’acqua.
Devo ricordarmi di prendere il sale.
‹‹ Mi chiedevo se avevi un po’ di tempo da dedicarmi questo pomeriggio. ››
Quando sento quella frase blocco un attimo il braccio, che si stava allungando per prendere il condimento.
‹‹ Eh? ››
‹‹ Avrei bisogno della tua presenza… Devo comprare un regalo e non so da che parte rigirarmi… ››
Sento la sua voce parlare velocemente, sputare fuori una parola dopo l’altra.
Mi mordo il labbro.
Volevo restare a casa, oggi.
Volevo restare a casa a non fare niente di niente.
‹‹ Jun-kun? ››
Il suo tono sembra quasi supplicante.
Sospiro e mentre prendo il sale, per poi chiudere lo sportello, rispondo.
‹‹ Ok, ti aiuterò. Dove ci incontriamo? ››
‹‹ Aaaah grazieee! Passo a prenderti io sotto casa verso le tre. Ti va bene o è troppo presto? ››
‹‹ No, va bene. A dopo. ››
‹‹ Grazie Matsujun! A dopo. ››
Quando chiudo la chiamata e poggio il cellulare sul tavolo, mi ritrovo a sorridere.
Dovrei essere irritato perché i miei piani sono stati frantumati in un soffio, eppure la chiamata di Aiba mi ha fatto un estremo piacere.
***
Mi chiudo il portone alle spalle ed esco nel cortile.
C’è un cielo limpidissimo, ed un grande sole regna in mezzo all’azzurro, irradiando le piante e le case che mi circondano.
Per essere già Novembre, oggi il tempo è bello.
L’aria fredda è attenuata dai raggi del sole, ma il cappotto nel quale sono stretto, mi aiuta comunque a sentire del calore.
Cammino e raggiungo il marciapiede parallelo alla strada, in attesa di Aiba.
Stranamente mi sento eccitato per questo stravolgimento di piani.
Forse perché avevo pensato di passare il giorno in solitudine e quando meno me lo aspettavo qualcuno mi ha chiamato.
In più sono curioso di scoprire che cosa deve comprare Aiba.
Controllo per l’ultima volta l’orario sul cellulare, prima di infilarlo nella tasca dei jeans nuovi che ho comprato solo qualche giorno fa.
Ero ansioso di rinnovarli.
Dopo pochi minuti vedo l’auto di Aiba svoltare l’angolo della strada e venire verso di me.
I raggi solari si riflettono sulla superficie bianca della macchina e mi accecano gli occhi per un attimo, nonostante io indossi gli occhiali da sole.
Quando la macchina si ferma vicino a me, Aiba accenna ad un saluto, abbassando il finestrino.
‹‹ Tutto bene Matsujun? ››
Io annuisco e sorrido, poi mi avvio dall’altro lato del mezzo.
Probabilmente vuole andare a Shibuya.
Mi riscopro eccitato all’idea di fare shopping.
Non sarà rilassante come stare in casa a poltrire su quel comodo divano, ma tanto non sono comunque abituato a farlo, per cui spendere energie nei negozi non è poi un’attrattiva così brutta.
‹‹ Allora… dove andiamo a prendere questo regalo? ››
Aiba mi sorride, ma non mi risponde.
Poi parte e svoltiamo l’angolo della strada dove abito.
Non è che questa macchina passi poi così inosservata, ma non ho voglia di stare a preoccuparmi di chi potrebbe vederci in giro.
In fondo siamo esseri umani anche noi.
‹‹ Scusa se ti ho disturbato nel tuo giorno libero ›› sento dire ad Aiba dopo un po’.
Mi volto verso di lui e scuoto la testa.
‹‹ Non è un problema. ››
‹‹ Grazie comunque di dedicarmi il tuo tempo. So quanto sei impegnato. ››
‹‹ Tutti noi lo siamo, no? ›› chiedo tranquillamente.
Aiba mi sorride.
‹‹ Mmmh ›› annuisce.
Cala il silenzio nell’abitacolo, ma va bene così.
Non è che non sappiamo cosa dirci, ma so che Aiba è una persona piuttosto riservata, nonostante il suo carattere espansivo e solare.
Quando vedo che prende la strada per uscire da Tokyo, comprendo che forse non stiamo davvero andando a comprare qualcosa.
Probabilmente Aiba legge lo smarrimento nei miei occhi, perché lo sento dire:
‹‹ Scusa se ti ho mentito. Non so perché l’ho fatto in realtà. Forse temevo che tu non avresti accettato l’uscita. ››
Non riesco a comprendere bene quelle parole, ma mi limito a guardare fuori dal finestrino.
Non mi spiace che mi abbia attirato fuori casa con una scusa.
Mi va bene essere qui.
Sento Aiba premere sull’acceleratore, imboccare una delle strade principali fuori Tokyo.
Si sta dirigendo verso Nord.
Adesso sono curioso di sapere dove mi sta portando.
Mi lascio trasportare dalla bellezza del panorama, ascoltando la musica di sottofondo proveniente dall’autoradio.
***
Non so quanto tempo sia passato da quando siamo partiti. So solo che mi sono voltato a guardare fuori dal finestrino, ed ho lasciato che i miei pensieri volassero via, rilassandomi completamente e osservando il paesaggio attorno a me.
Ogni volta che mi guardo intorno scopro posti nuovi.
Ed è disarmante il pensiero che il mondo nasconda in sé tanti luoghi splendidi.
Mi piacerebbe poterli visitare tutti, un giorno.
Aiba è silenzioso accanto a me, ma il suo leggero sorriso sulle labbra non lo lascia mai.
Saranno passate neanche due ore da quando è venuto a prendermi, ma non mi sono azzardato a chiedergli di guidare.
Nonostante tutto, quel pensiero è sempre con me.
Mi accorgo solo dopo un po’ che siamo nelle vicinanze di Nikko. Non mi è capitato spesso di venire da queste parti. Anzi, diciamo che ci sono stato una volta quando ero molto piccolo e che i miei ricordi su questo posto sono molto sfocati nella mia mente.
Aiba ha lasciato la strada principale e si è addentrato in piccole stradine contornate dalla montagna.
C’è tanto verde attorno a noi, pochissime macchine.
Solo la vegetazione rigogliosa fa da contorno a questo momento particolare.
Non saprei come interpretare questi istanti, ma sento che una strana pace interiore mi sta pervadendo.
Mi sento rilassato, tranquillo.
‹‹ Finalmente… ›› sento sussurrare Aiba.
Mi volto a guardarlo.
‹‹ Eh? ››
‹‹ Il tuo volto ›› afferma.
‹‹ Che ha? ›› chiedo.
‹‹ Sei tranquillo ›› sorride.
In quel momento sento la macchina rallentare, fino a che non si ferma in una piccola piazzola, lungo la via.
Aiba scende ed io lo seguo a ruota.
Mi sgranchisco le gambe e respiro della buona aria fresca.
Non siamo nemmeno poi così lontani da Tokyo, ma sembra di essere in un altro mondo.
Davanti a noi c’è una cascata. Grandi massi sono attraversati dall’acqua scrosciante, ed attorno ad essi ci sono alberi accesi dai vivaci colori dell’autunno.
Verde smeraldo, arancio, rosso rubino.
Sono ammaliato dalla bellezza di questo posto.
Quando mi volto, Aiba mi sta sorridendo, felice.
Poi però, il suo sorriso sparisce e lascia nei suoi occhi un velo di tristezza.
Si volta a guardare la cascata e non posso frenarmi dal chiedere:
‹‹ Va tutto bene? ››
‹‹ Non mentirmi più Matsujun. ››
‹‹ Eh? ››
Di che sta parlando?
‹‹ Credi di essere bravo a nascondere le tue emozioni, ma io ti conosco. Lo sapevo che il fatto di Hakone non ti era ancora passato, nonostante tu abbia voluto farmi credere il contrario… ››
Non comprendo perché stia tirando fuori adesso questo argomento.
Lo sento sbuffare, quando non accenno a rispondere.
Non posso negare, però, che abbia centrato in pieno il punto. E dopo tutti questi anni non è chiaro neanche a me perché me la sia presa così tanto per quell’episodio.
Ero decisamente giovane e commettevo più sbagli di quelli che gli altri avrebbero potuto immaginare. Ma forse era proprio perché cercavo di impegnarmi al massimo, che quando fallivo ci restavo peggio del dovuto.
‹‹ Ti conosco da tanto tempo ormai e vorrei che tu sapessi che con me non devi avere paura di essere davvero te stesso. ››
Annuisco leggermente.
È la prima volta che Aiba mi parla così chiaramente.
Non sono abituato a trovarmi in situazioni simili con lui.
Qualche volta mi è capitato di parlare con Ohno, o con Sakurai, ma con lui non era mai successo prima.
‹‹ In fondo sono anni che ci conosciamo no? ››
‹‹ Già… ››
‹‹ Ne abbiamo passate così tante insieme ›› continua. ‹‹ Ricordi quando Johnny-san ci disse che sarebbero nati i MAIN? ››
‹‹ Eravamo al settimo cielo ›› concordo con lui.
In quel periodo nessuno sapeva che ne sarebbe stato del nostro futuro, ma quell’occasione ci era parsa meravigliosa.
‹‹ Ed il nostro viaggio a Los Angeles, qualche mese prima del nostro debutto? Ci siamo divertiti tantissimo quella volta. ››
Ha ragione. Eravamo io, lui, Nino, Sakurai e Hideaki. Assieme abbiamo trascorso giorni splendidi.
‹‹ Sono successe così tante cose in questi anni. Anche se siamo sempre noi, siamo cambiati tanto ›› lo sento riprendere. ‹‹ Soprattutto tu. ››
Resto in silenzio, curioso di sentire quello che ha da dirmi.
‹‹ Senza di te questo ultimo tour non sarebbe stato possibile. Credo che nessuno ti abbia ringraziato abbastanza per quello che hai fatto. ››
Sento le guance prendere fuoco.
Ho solo fatto quello che mi sentivo di fare.
In fondo si trattava degli Arashi.
‹‹ Ed è stata un’esperienza magnifica ›› riprende Aiba. ‹‹ Sono felice di averla condivisa con voi… con te. ››
Non so cosa rispondere, così rimango in silenzio, ammaliato da questo momento particolare e dal bellissimo panorama che abbiamo davanti.
È di nuovo Aiba che riprende a parlare, dopo pochi minuti.
‹‹ Parlare del tempo trascorso insieme, in qualche modo ci imbarazza… non credi? ››
Annuisco leggermente. Anche se ci conosciamo da tanto tempo, non è facile parlare di determinate cose.
‹‹ Scusami ›› continua. ‹‹ Mi lascio sempre andare a questi strani sentimentalismi. ››
Mi ritrovo a sorridere alle sue parole, ma in fondo sono un po’ invidioso di come lui riesca ad esternare quello che prova. Anche se spesso se ne sta in disparte in silenzio, con il suo essere solare è quello che ci unisce tutti, in ogni occasione.
Il suo sorriso è contagioso, ed è bello vederlo così pieno di vita.
Riesco a comprendere perché sia così sentimentale.
Quando era ricoverato in ospedale per via del pneumotorace, noialtri ci eravamo davvero preoccupati.
Ricordo l’ansia di tutti, mentre aspettavamo una chiamata da parte di sua madre, per sapere come era andata l’operazione.
Eppure, Aiba era tornato da noi in fretta e più sorridente di prima.
La forza che aveva dimostrato in quell’occasione, mi aveva lasciato senza parole.
Sorrido a me stesso, pensando un po’ a tutto quello che abbiamo vissuto insieme.
Ci sono stati momenti felici, ma anche momenti bui e stressanti, in cui abbiamo cercato di farci forza l’uno con l’altro.
Essere idol non è mai stato facile e nessuno ci aveva preparati davvero a ciò che saremo diventati.
Durante questi anni siamo stati noi a farci strada con le nostre sole forze.
‹‹ D’ora in avanti cerca di lasciarti alle spalle quell’episodio, ok? Non voglio che tra noi ci siano malintesi di alcun tipo. ››
Annuisco alle sue parole.
‹‹ Grazie ›› dico solamente. ‹‹ Per tutto. ››
Aiba si volta, guardandomi.
‹‹ Grazie anche per oggi… ››
‹‹ Figurati ›› annuisce.
‹‹ Grazie, davvero. ››
Vorrei riuscire a dirgli che cosa stia significando per me vivere questo momento.
Sapere che lui si è preoccupato così per me e che in tutti questi anni abbia posato un occhio di riguardo nei miei confronti è rassicurante, ed è davvero bello.
Mi riempie il cuore di gioia, ma probabilmente non sarò mai capace di dirglielo a parole.
Ringraziarlo è tutto ciò che mi riesce fare in questo momento.
‹‹ Non sei solo, lo sai vero? ››
Annuisco alle sue parole, mentre un sorriso rilassato si fa spazio sul mio volto.
Da tantissimo tempo non mi sentivo così bene.
‹‹ Ho sentito che qua vicino ci sono delle splendide sorgenti termali. Che ne dici di farci un salto? ››
‹‹ Non puoi proprio farne a meno, vero? ›› rido.
‹‹ Così potremo approfittarne per rilassarci un po’… ››
‹‹ Ci sto! ››
‹‹ Aaaaaah che belloooo! Grazie Matsujun! ››
Lo vedo rientrare in macchina a passo svelto.
Mi affretto a salire anche io nell’abitacolo, prima che lui, dalla troppa eccitazione, parta senza aspettarmi.
Forse non sarò mai capace di ringraziarlo come vorrei, o forse sì.
Al momento questo non mi è dato saperlo, ma gli sono infinitamente grato per quello che ha fatto per me.
La giornata che doveva essere dedicata solo a Matsumoto Jun è stata stravolta dal più allegro dei componenti degli Arashi.
E ne sono davvero felice.
Lo sento accendere il motore, mentre tra le labbra fischietta le note di ‘Happiness’.
Non posso fare a meno di sorridere.
Grazie…
Mi guardo attorno, sapendo che porterò quel paesaggio e quei colori sempre con me.
‹‹ Non sei solo… ››
Le parole gentili di Aiba riecheggiano nella mia testa.
Sorrido, sperando che da questo momento in poi i miei giorni di dolce far niente siano sempre così: originali e divertenti.
NOTE:
- È la prima storia sugli Arashi scritta in prima persona e al presente. Lo scopo del contest era quello di consegnare le storie anonimamente e chi giudicava, doveva riconoscere chi era stato a scriverle XD Per cui è una storia un po' diversa dalle altre.
- L'incidente con la macchina è successo davvero e la puntata dell'Utaban a cui mi riferisco è quella del 2008.11.06;
- Il piatto che gli Arashi hanno fatto per Sho è davvero rotto nel punto in cui ha scritto Jun (e Jun lo dice sempre nella solita puntata);
- Il panorama con la cascata che si ritrovano davanti Aiba e Jun nei pressi di Nikko è questa
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