The Bet - La Scommessa (Giorno 4)

Aug 29, 2009 18:11


Croce sopra qualunque idea avessi di vacanza. Punto. Fine. Ho voglia di sbattere la testa contro il muro. *sospiro*

Passiamo ad argomenti più piacevoli!
A voi il Giorno 4!
Beta: neera_pendragon


GIORNO 4

Io ti ferirò.
Io ti guarirò.
Vuoi capirlo o no che ti devi arrendere?

Io ti chiedo
Ti imploro
Ti prego di sconvolgermi…

(Il mio amore unico - Dolcenera)

Quella mattina, reduce dalle pulizie notturne che gli avevano miracolosamente chiarito le idee, Yuui si era finalmente deciso a prendere in mano la situazione. Ad ogni cambio dell’ora aveva aspettato che Shaoron gli piombasse alle spalle in uno dei suoi soliti agguati, ma il ragazzo non si era visto. Possibile che quando faceva di tutto per evitarlo Shaoron avesse il radar per scovarlo e ora invece che voleva vederlo non si facesse vivo? Dopo la pausa pranzo, approfittando di un’ora libera, decise di andare a cercarlo. La 3°B in quel momento aveva lezione di chimica, quindi si diresse al laboratorio, ringraziando il fatto che Fay fosse ancora impegnato con Kurogane e stesse facendo tardi.
«Li-kun, devo parlarti. » esordì aprendo la porta. «Puoi venire con me?»
Il ragazzo, impegnato in una discussione con Watanuki, alzò la testa e lo raggiunse.
«Eccomi, sensei. Mi dica. »
Yuui rimase un attimo perplesso, poi scosse la testa.
«No… intendevo Li Shaoron-kun. » disse. «Scusami, Shaoran-kun. »
Il ragazzo sorrise.
«Non c’è problema, ci scambiano spesso. » disse. «Purtroppo però mio fratello non c’è. Non è rientrato dopo la pausa pranzo e non so dove sia.»
Yuui si rabbuiò: ci mancava solo che si mettesse alla ricerca di uno studente intenzionato a fare fuga. Certo che quei due non si assomigliavano per niente. Si chiese come fosse possibile che la gente li scambiasse. Shaoran aveva un sorriso solare, onesto e uno sguardo limpido. Al contrario, il fratello era enigmatico, inquietante e non si capiva mai cosa gli passasse per la testa. Probabilmente era quello che lo rendeva così affascinante, considerò Yuui tentando di non arrossire.
«Mio fratello ha fatto qualcosa di male? » chiese Shaoran apprensivo.
«No, non preoccuparti. » rispose Yuui sorridendo. «Si tratta solo di un chiarimento che devo dargli.»
In quel momento sopraggiunse Fay, di corsa e con le guance arrossate.
«Sono in ritardo! Scusate! » esclamò nervosamente. «Oh, Yuui-chan! È successo qualcosa? »
Yuui lo scrutò: aveva il respiro affannoso, ma il rossore non era certo da imputare alla corsa. I suoi occhi azzurri brillavano.
«Questo dovrei chiederlo io a te. » borbottò sogghignando. «No, non è successo niente, me ne stavo andando. Buona lezione e cerca di non distrarti troppo! »
Fay rispose con una risata a quella battuta maliziosa e lo salutò, chiudendo la porta dell’aula.
Beato lui, pensò Yuui incamminandosi lungo il corridoio, che poteva vivere la sua storia con Kurogane senza paura di venire licenziato, arrestato o diseredato. La vita era dura.
Dopo parecchio vagabondare trovò Shaoron, disteso sotto il ciliegio accanto alla finestra dell’infermeria. Era immobile, con un libro aperto appoggiato sul volto. Yuui si chiese se dormisse. Gli si avvicinò lentamente e sollevò il libro. “Good Omens”.
«Mio fratello non sarebbe molto felice di sapere che leggi questa roba invece di andare alle sue lezioni. » disse.
«È un classico, sono sicuro che approverebbe. » rispose Shaoron, aprendo gli occhi e salutandolo con il consueto sorrisetto di sfida. «Piuttosto, a cosa devo l’onore? Non sei mai venuto a cercarmi. »
«Stai marinando una lezione. »
Per una volta, solo per una volta, Yuui avrebbe voluto che vedesse in lui la persona adulta che era. Non il giovane insicuro che “sembrava una ragazzina”, ma l’insegnante che poteva permettersi di rimproverarlo.
«Te l’ho già detto una volta che a raccontare bugie fai schifo. » lo freddò Shaoron. «Avanti, sono qui, dimmi cosa c’è. »
Yuui prese un respiro.
«Ad essere totalmente sincero non  so nemmeno io perché sono qui. Quello che so è che hai invaso la mia vita, che non riesco a togliermi il pensiero di te dalla testa e che non so più cosa sia giusto e cosa sbagliato. »
Shaoron si sollevò a sedere appoggiando la schiena al tronco del ciliegio e gli fece segno di accomodarsi accanto a lui.
«Pensavo che gli adulti sapessero sempre cosa fare e che fossero abbastanza forti da prendere le loro decisioni. »
Aveva abbandonato completamente il tono ironico e Yuui sospirò. Non sapeva nemmeno lui dove voleva andare a parare con quel discorso, sapeva solo che voleva parlargli quindi il fatto che non lo prendesse in giro era già tanto.
«Crescere non ti rende forte. » rispose a bassa voce. «Ti costringe a prendere da solo le decisioni che prima gli altri prendevano per te. Sono cresciuto, è vero, ma mi porto ancora dietro le paure di un bambino rimasto orfano. La paura del giudizio, la paura di essere abbandonato, la paura di soffrire. Ti sembrerà stupido. »
«Perché mi dici tutto questo? » chiese Shaoron.
«Volevo solo che lo sapessi. »
Come poteva spiegargli che voleva che conoscesse davvero la persona che diceva di amare? Era un concetto poco chiaro persino a lui.
«Lo sapevo già. » rispose Shaoron stupendolo per l’ennesima volta. «Guardandoti ho imparato a conoscerti. So che sei fragile. »
Non era certo un complimento, anzi detto con quel tono assomigliava molto ad una critica e Yuui si chiese se avesse fatto bene a iniziare il discorso.
«Sei fragile e temi che io possa ferirti. » continuò Shaoron. «Beh, lo farò. Ti ferirò e poi ti guarirò. Mi prenderò cura di te, perché l’amore è anche questo: difficoltà e dolore. Non devi temerlo per questo e non devi temere me. »
Quel discorso sembrava più sensato del suo. Chi era ora l’adulto che stava rassicurando il ragazzino spaventato?
«Non tirarti indietro. Non avere paura. Lascia che sia il sentimento a guidarti. »
La voce di Shaoron si era fatta un sussurro mentre gli accarezzava una guancia. Yuui appoggiò il volto a quella mano, socchiudendo gli occhi.
«Mi ferirai? » mormorò.
«Sì, lo farò. »
«Allora feriscimi. Sconvolgimi la vita. »
Non sapeva da dove venissero quelle parole. Non avrebbe voluto pronunciarle, non era pronto a farlo, ma gli erano sfuggite prima che se ne rendesse conto.
Shaoron si avvicinò, continuando ad accarezzarlo, e in silenzio unì le proprie labbra con le sue. Era un bacio diverso dai soliti, si rese conto Yuui, intenso, ma dolce. Shaoron non lo stava aggredendo, ma guidando in una danza lenta e sensuale. Piano gli passò le dita tra i capelli, liberandoli dall’elastico che li legava. La lieve pressione esercitata sulla sua spalla indusse Yuui a lasciarsi andare all’indietro, sdraiandosi sul prato.
«Questo non va bene. » mormorò quando Shaoron assecondò il suo movimento, trovandosi sopra di lui. «Se qualcuno ci vedesse…»
«Non preoccuparti. » rispose il ragazzo, chinandosi in avanti a baciargli la punta del naso. «È ora di lezione e non c’è nessuno in giro. Le siepi bloccano la vista dal piano terra e la chioma dell’albero quella dagli altri piani. Per questo mi piace questo posto. »
Yuui sospirò e gli circondò il collo con le braccia, attirandolo più vicino a sé.
«Vieni sempre qui quando fai fuga? » chiese languidamente.
In quel momento si sentiva stranamente bene, come se fosse stata la cosa più normale del mondo starsene sdraiato lì, con i capelli sparsi sull’erba, ad ammirare un suo studente che lo baciava.
«Già. » rispose Shaoron. «Qui potrei farti qualunque cosa e nessuno se ne accorgerebbe. »
In qualunque altra circostanza Yuui si sarebbe irrigidito ad una frase del genere, ma ora Shaoron stava sorridendo e non gli provocò alcuna inquietudine. Lo sguardo che gli rivolgeva sembrava tenero. Con una mano scese ad accarezzargli gentilmente il fianco, intrufolandola sotto la stoffa della maglia a contatto con la sua pelle. Yuui si sentì attraversare da un brivido al contatto con quelle dita fredde. Aveva sempre pensato che le mani di Shaoron fossero calde, probabilmente però dormire all’aperto in quella stagione non era d’aiuto e nemmeno starsene sdraiati sull’erba… ma, dopotutto, non gliene importava niente. Chiuse gli occhi mentre Shaoron si abbassava a baciargli la fronte, le palpebre e di nuovo le labbra.
«Farò il bravo per questa volta. » mormorò il ragazzo. «Se ti facessi qualcosa finiresti per scappare di nuovo. »
«Non scapperò più. » rispose Yuui stringendoselo addosso.
Shaoron lo baciò di nuovo. Sembrava che non ne fosse mai sazio e il calore che pervadeva Yuui in quei momenti era una vampa infuocata che gli faceva perdere la testa.
«Yuui Flourite-sensei, ripeto Yuui Flourite-sensei è atteso in sala professori da sua moglie! »
Le parole scandite dall’altoparlante della scuola ebbero l’effetto di una doccia ghiacciata. Shaoron si alzò a sedere di scatto, lo sguardo affilato come una lama. Yuui, privato all’improvviso di quel contatto confortevole, rimase per alcuni istanti immobile sull’erba.
«Moglie? » fece Shaoron. «Ero rimasto che eri ancora fidanzato, mi sono perso qualcosa? »
Quel tono pungente ebbe il potere di risvegliare Yuui da quella sorta di sogno.
«No, è così. » rispose rialzandosi a sua volta. «Sicuramente la preside Ichihara sta scherzando, non devi preoccuparti. »
Shaoron lo fissò con aria di sfida.
«Non mi preoccupo affatto. Basta guardarti per capire che non ho motivo di temere la tua preziosa Elizabeth. »
Sempre il solito arrogante e presuntuoso. Yuui tentò di mettere insieme una risposta piccata, ma venne interrotto nuovamente dalla voce della preside all’altoparlante.
«Yuui-sensei, vedi di venire qui subito! »
Doveva essere decisamente urgente.
Si rivolse a Shaoron titubante.
«Ehm… allora vado. »
«Sì. » si limitò a rispondere l’altro.
Aveva fatto solo due passi che Shaoron lo afferrò per un braccio, strattonandolo fino a farlo finire contro il tronco del ciliegio e lo baciò, togliendogli il fiato.
«Chiunque ci sia in quell’ufficio, ricordati che sei proprietà privata. » disse, dopodiché si allontanò, lasciandolo appoggiato al tronco con il respiro corto e le ginocchia che tremavano.

Quando vide chi lo aspettava in sala professori, Yuui rimase di sasso, non credendo ai propri occhi.
«Yuui! Ciao! Quanto tempo! » esclamò la ragazza, correndogli incontro e gettandogli le braccia al collo.
Era piuttosto alta e snella, con lunghi capelli castano lucidi e occhi nocciola. Decisamente affascinante.
«E-Eli… zabeth…» balbettò Yuui, rimanendo immobile e rigido mentre lei lo baciava sulle guance.
«Elizabeth-san ha chiesto di poterti incontrare. » spiegò la preside da dietro la sua scrivania. «E visto che avevi un’ora libera ho pensato che non ci fossero problemi. Tanto non avevi niente da fare, no?»
«Già, proprio niente…» rimuginò Yuui tra sé, ripensando al tempo trascorso all’ombra del ciliegio.
«Avanti! » continuò Yuuko. «Non rimanere lì impalato, portala a fare il giro della scuola. Mostra a questa deliziosa signorina le meraviglie del mio Horitsuba Gakuen! »
Assai poco coinvolto dall’entusiasmo della preside, Yuui condusse la ragazza fuori dalla sala professori e lungo i corridoi. Evidentemente la sfortuna cronica era insita nel suo DNA. Ogni qualvolta si augurava che qualcosa non accadesse, questa puntualmente si verificava e con il peggior tempismo possibile.
«Allora, non hai niente da dire alla tua fidanzata che non vedi da mesi? » chiese Elizabeth al suo fianco.
Yuui la scrutò sospettoso.
«Perché sei qui? » chiese.
«Uuh, che frasona romantica! » ironizzò la ragazza. «Sono qui perché francamente sono stanca di parlare con tuo fratello, che tra l’altro ha un inglese pessimo, e perché tua madre si sta preoccupando. Non ti fai mai sentire e la data si avvicina. »
La data. Yuui rabbrividì inconsciamente. Nonostante non facesse altro che ripeterlo, faticava ancora a considerare seriamente la cosa. In quel momento si rese conto che l’idea di una scelta così definitiva lo spaventava.
«Sono stato molto occupato. » tergiversò. «Il lavoro dell’insegnate non si limita alle sole ore di lezione. A proposito, non potrò stare con te ancora per molto, ho una classe la prossima ora. »
«Non c’è problema! » esclamò Elizabeth per niente scoraggiata. «Mi metterò in un angolino e ti ascolterò. Non ti sarò di disturbo, vedrai! »
Yuui sospirò. In quel momento il rumore di un’esplosione troncò ogni conversazione e una nuvola di fumo nero invase il corridoio.
«Fay! » esclamò Yuui preoccupato, correndo avanti verso il laboratorio di chimica, seguito a ruota dalla ragazza.
In effetti il fumo proveniva proprio da lì. Quando lo raggiunse scoprì che le ragazze avevano già provveduto a spalancare tutte le finestre, mentre Watanuki si stava occupando di raccogliere i cocci di un becher presumibilmente esploso. In un angolo Kamui si succhiava un dito scottato. Quando lo vide sulla porta, Fay gli si avvicinò ridendo.
«Oh, Yuui-chan, sei qui. Su, non fare quella faccia spaventata, non si è fatto male nessuno. Lo sai che sono il solito disastro! »
«Sì, sei il solito, Fay! » lo sgridò. «Dovresti fare più attenzione! »
Al suo fianco, Elizabeth aveva sgranato gli occhi. Era la prima volta che li vedeva insieme e doveva essere stupita dalla loro somiglianza.
«Abbiamo ospiti? » chiese Fay quando la notò.
«Sì. Ti presento Elizabeth. » disse Yuui. «A quanto pare è venuta a trovarmi perché era stanca di parlare con te. »
Fay fissò intensamente la ragazza prima di aprirsi in un sorriso solare. Si spazzolò la cenere dal camice e dai capelli biondi, poi tese una mano impolverata.
«Piacere, io sono Fay, il fratello scienziato! »
«Pazzo. » concluse Yuui.
«Cattivo! Non è affatto vero! »
«È quello che sembri guardandoti. »
Elizabeth rise e strinse la mano che le veniva offerta.
«Il piacere è tutto mio! »

Quella sera, al termine di tutte le lezioni e dopo aver pulito e risistemato l’aula di cucina, Yuui trovò Elizabeth ad aspettarlo in sala professori. Mentre firmava il registro, la ragazza lo abbracciò circondandogli la vita con le braccia sottili.
«Mi sei mancato, sai, Yuui? » mormorò.
Il giovane posò una mano sulle sue.
«Anche tu. »
Non era sicuro che fosse la verità, ma era la cosa giusta da dire in quel momento.
«Ne sei sicuro? » chiese Elizabeth.
Forse era il momento di riportare la sua vita sul binario giusto. Nonostante tutte le decisioni e i ripensamenti, questa poteva essere l’ultima occasione. Forse Elizabeth poteva essere davvero la persona giusta: che gli volesse bene era evidente e anche lui in fondo la ricambiava. Forse quella per Shaoron era solo una sbandata… Però… Possibile? Quelle sensazioni sconvolgenti non le aveva mai provate con nessuno. Aveva appena deciso che non sarebbe più scappato…
«Yuui…» lo chiamò Elizabeth.
No, non sarebbe più scappato. Era tempo di decisioni.
«Sì, ne sono sicuro. » rispose.
La abbracciò a sua volta spingendola verso la finestra. Non doveva pensare a cos’era successo davanti a quella finestra solo la sera prima. Allungando le mani verso lo stipite, la bloccò tra il vetro ed il suo corpo.
«Ne sono sicuro. » ripeté chinandosi a baciarla.
Le labbra di Elizabeth erano morbide, la sua bocca non lo aggrediva e i suoi denti non lo mordevano. Era solo un lento assaporare. Assaporare cosa? Yuui si chiese quale fosse il sapore di quel bacio.
Con la coda dell’occhio si accorse che gli studenti stavano uscendo dall’edificio, attraversando il cortile. Il suo sguardo cadde sulla chioma scura di un ragazzo che si stava voltando indietro in quel momento. Shaoron! No… era Shaoran, riconobbe, dopo un istante di panico.
Elizabeth gli accarezzò la schiena irrigidita continuando a baciarlo, ma Yuui ormai non sentiva più nessun sapore.

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