The Bet - La Scommessa (Prologo e Giorno 1)

Jul 30, 2009 19:23

Per iniziare a riempire un po' questo spazio ho pensato di iniziare a postare la mia ultima fic. E' una ShaoYuui il cui prologo e primo capitolo avevo già postato sul forum di Horitsuba Gakuen. Proseguirò la pubblicazione da entrambe le parti. Buona lettura! Anche se penso che ormai questa parte l'abbiano letta più o meno tutti! XD

Titolo:The Bet - la Scommessa
Fandom:Horitsuba Gakuen
Personaggi:Shaoron/Yuui + Fay +... Elizabeth!
Rating:giallo/arancio?
Riassunto:Yuui non aveva nessuna ragione apparente per accettare una scommessa del genere con un ragazzino, andava contro ogni suo principio o logica morale, eppure l'aveva fatto lo stesso.
Prologo: «Io non perdo la testa, Fay. »
Giorno 5: «Fay, sto perdendo la testa! »

Dedicata alle adorabili plagiatrici dell'Horitsuba Gakuen forum, a
neera_pendragon  e akitochiaki  con i loro splendidi Shaoron e Yuui, a Rika e Aster che hanno letto in antreprima e a tutte le ragazze!

PROLOGO

Yuui Flourite si era sempre considerato una persona pacata e tranquilla. Dei due fratelli Flourite lui era quello saggio, equilibrato e… sano di mente. Il suo carattere era raramente soggetto a sbalzi d’umore ed eccessi e in generale aveva sempre condotto una vita tranquilla. Almeno fino a quando non era entrato all’Horitsuba Gakuen. Da quel momento il suo concetto di tranquillità era stato completamente stravolto. Ora per lui tranquillo era un giorno in cui nell’aula di chimica non esplodeva nulla, oppure la preside non organizzava festini etilici clandestini in sala professori, o ancora il medico scolastico non minacciava di usare i suoi coltelli da cucina come armi da lancio. I suddetti giorni erano ulteriormente diminuiti drasticamente da quando aveva conosciuto lui. Ogni volta che ci pensava, Yuui sentiva lo stomaco attorcigliarsi. A prima vista Li Shaoron non era altro che un qualunque ragazzino appena trasferitosi in una nuova scuola, ma subito si erano diffuse le voci sulla sua grande intelligenza e la sua attitudine allo sport. Sembrava che i ragazzi facessero a gara per farselo amico e le ragazze avevano occhi solo per lui, eppure, a differenza del gemello Shaoran, Shaoron non appariva particolarmente interessato alla compagnia altrui. Probabilmente, si era detto Yuui, era dovuto al fatto che non aveva mai avuto la possibilità di stringere vere amicizie a causa dei continui viaggi con il padre archeologo. Oppure, come lui, era semplicemente disorientato da quel nuovo, bizzarro ambiente. Forse a causa di questa affinità, Yuui aveva avuto fin dall’inizio un occhio di riguardo nei confronto del nuovo arrivato, ma solo ultimamente si era reso conto che quelle attenzioni erano ricambiate. Durante le lezioni di cucina sentiva i suoi occhi scuri e attenti costantemente puntati addosso. Certo, anche gli altri studenti lo seguivano, ma non con la stessa fissità sulla sua persona. A volte percepiva il suo sguardo su di sé anche durante le pause, quando pranzava con suo fratello e l’insegnante di educazione fisica Kurogane Suwa. In quei momenti lo sguardo di Shaoron era affilato ed inquietante e quando era illuminato dal sole il suo occhio destro mandava uno strano riflesso azzurro. Gli dava i brividi e allo stesso tempo lo incuriosiva terribilmente. Cosa passava per la testa di quel ragazzo? Perché all’apparenza era gentile ma in realtà non permetteva che nessuno gli si avvicinasse? E soprattutto perché lo fissava con quell’intensità? A lungo andare era diventata un’ossessione.
«Magari me lo sto solo immaginando. » tentò di convincersi Yuui per l’ennesima volta chiudendo il registro.
Ormai si era fatta sera. Si era attardato a preparare la lezione per il giorno successivo e aveva finito per smarrirsi nei suoi pensieri perdendo il senso del tempo. Fay e ne era andato da un pezzo approfittando di una scusa per accompagnare Kurogane e a scuola non era rimasto più nessuno. Lanciando un’occhiata distratta fuori dalla finestra della sala professori si accorse che qualcuno si era attardato come lui. Nel cortile illuminato solo dai raggi sanguigni del sole al tramonto, una figura solitaria palleggiava passandosi con destrezza da una mano all’altra un pallone da basket. Yuui impiegò circa due secondi per riconoscerlo. Chissà perché Li Shaoron si trovava ancora a scuola? Certo che era proprio bravo, si disse notando con quanta fluidità la palla passava da una mano all’altra senza che il ragazzo ne perdesse il controllo neanche per un attimo. Era un movimento quasi ipnotico e solo dopo alcuni minuti Yuui si riscosse rendendosi conto di essere rimasto imbambolato davanti alla finestra con la sua borsa in una mano e la giacca nell’altra. Cosa stava combinando? Invece di stare lì a perdere tempo avrebbe fatto bene ad andare a casa a preparare la cena. Prima però doveva assicurarsi che anche Li Shaoron tornasse a casa, non era bene che un ragazzo rimanesse fuori così a lungo.
Quando raggiunse il cortile, si guardò attorno ma non vide nessuno. Avanzò di alcuni passi lungo la parete dell’edificio pensando che forse il ragazzo poteva essersi spinto un po’ più in là palleggiando, ma tutto attorno sembrava deserto. Magari era tornato a casa. Dicendosi che era meglio così, si voltò con l’intenzione di rientrare a sua volta. Improvvisamente qualcosa sfrecciò a pochi centimetri dal suo naso colpendo violentemente la parete con uno schianto e rimbalzando indietro. Yuui rimase immobile, shockato, osando appena respirare per lo spavento.
«Buonasera. »
Al suono di quella voce, si voltò lentamente e vide Li Shaoron fermo a pochi metri da lui con il pallone da basket in mano e un sorrisetto strafottente stampato sul volto.
«Li-kun! » esclamò Yuui ritrovando la voce. «Sei impazzito? Cosa stavi facendo? »
«Ti stavo aspettando. » rispose il ragazzo senza staccare gli occhi dai suoi.
Yuui sentì un brivido involontario scendergli lungo la schiena.
«Perché? Hai bisogno di qualcosa? È tardi, dovresti essere a casa già da un bel po’. »
In realtà di fronte a quello sguardo serio che non cedeva di un millimetro, non era più sicuro di volere una risposta.
«Anche tu. » rispose Shaoron. «Invece eri alla finestra a guardarmi. »
Yuui si sentì improvvisamente arrossire. Allora se ne era accorto. E se anche fosse, cosa c’era di male? Niente. Allora perché stava andando nel panico come un criminale colto sul fatto? Non si era nemmeno accorto che il ragazzo si rivolgeva a lui con il “tu” e non con il “lei” che di solito si dava agli insegnati.
«Io… mi chiedevo solo cosa ci facessi ancora qui. » tentò di giustificarsi, ma suonò spaventosamente come una scusa anche se era la verità.
«A raccontare bugie fai schifo. » ribatté infatti Shaoron. «Io ti guardo sempre quindi so che anche tu fai lo stesso. »
Si avvicinò pericolosamente e prima di riuscire a scansarsi, Yuui si ritrovò con le spalle al muro. Shaoron era alto quasi quanto lui quindi riusciva a sostenere il suo sguardo senza alzare la testa. I suoi occhi scuri in quel momento lo fissavano con un’intensità tale che i pensieri di Yuui si confusero. Cosa stava succedendo esattamente? Come avrebbe dovuto reagire? Per qualche motivo non riusciva a pensare lucidamente.
Shaoron lasciò cadere il pallone che rotolò a qualche metro da loro e appoggiò la mano destra al muro a lato della sua testa. Lo sguardo di Yuui saettò per un istante su quel movimento poi tornò a fissarlo. Doveva avere paura? Quella era un’aggressione a un insegnante? Perché?
Shaoron si chinò in avanti fino ad essere a pochi centimetri dal suo viso.
«Sapere che ti interessi a me mi rende felice. » gli soffiò a un orecchio.
Yuui sgranò gli occhi e arrossì di nuovo. Cosa significava? Cosa?
Davanti ai suoi occhi sbarrati e all’espressione spaventata, il ragazzo si tirò indietro.
«Ti faccio così paura? » chiese con un ghigno sarcastico ritirando la mano. «Stai tranquillo, non ho intenzione di aggredirti. Non così allo scoperto, almeno. »
Detto questo, recuperò il pallone, si sistemò la propria borsa sulla spalla e si allontanò verso il cancello della scuola.
«Allora a domani… Yuui. »
Solo quando il ragazzo era ormai fuori dalla sua portata, il giovane insegnante, rimasto paralizzato contro la parete, realizzò come era stato chiamato.
«Ehi! Sono Fluorite-sensei! Sensei, hai capito? » esclamò nel silenzio del cortile deserto.

Yuui salì di corsa le scale che portavano al pianerottolo del suo appartamento, aprì la porta e se la richiuse alle spalle quasi sbattendola.
«Cosa sto combinando? » si chiese appoggiandosi al muro per riprendere fiato. «Così sembra che stia scappando. »
Dalla cucina si affacciò il volto sorridente di suo fratello.
«Bentornato, Yuui-chan! » esclamò Fay. «Hai fatto tardi, iniziavo a preoccuparmi. »
«Sì, sono tornato…» rispose Yuui ancora leggermente affannato. «Scusami, ho avuto un contrattempo. »
Fay lo seguì mentre posava la borsa e la giacca ed entrava in cucina per preparare la cena.
«Di’ la verità, ti sei perso di nuovo. » lo stuzzicò. «Anche se sei arrivato da poco, la strada da scuola a casa dovresti averla imparata. È vero che hai un pessimo senso dell’orientamento…»
«Non mi sono perso! » esclamò Yuui arrossendo.
I primi giorni dopo il suo rientro a Tokyo sbagliava strada in continuazione e a Fay era toccato andare a recuperarlo nei luoghi più improbabili. Del resto non era colpa sua se quelle vie sembravano tutte uguali.
«Ho passato un po’ di tempo a preparare la lezione di domani. » continuò.
Fay gli rivolse uno sguardo ammirato.
«Come sei diligente, Yuui-chan. Io la maggior parte delle volte improvviso. »
«Infatti il laboratorio di chimica è quello che più spesso necessita di riparazioni. »
Quando finalmente riuscirono a mettersi a tavola, Yuui diede voce al dubbio che lo tormentava da quando era rientrato.
«Senti, Fay, all’Horitsuba Gakuen si sono mai verificati episodi di violenza? »
Fay lasciò cadere il cucchiaio nel piatto allibito.
«Violenza? »
«Sì, cioè… aggressioni, risse, cose del genere. Nelle scuole capitano. »
Fay era sempre più stupito.
«Non che mi risulti. I nostri sono tutti bravi ragazzi che vengono da buone famiglie e comunque si divertono troppo per pensare a litigare con qualcuno. Perché, qualcuno ti ha aggredito, Yuui-chan?»
«Ma certo che no! » rispose Yuui d’istinto davanti ala preoccupazione del fratello. «Era solo per sapere… ehm… un dubbio che avevo. »
Improvvisamente gli era sembrata una pessima idea mettere Fay al corrente di quello che era successo. Dopotutto Li Shaoron non gli aveva fatto niente, pallonata e spavento a parte, quindi era inutile mettere in allarme il fratello. Nonostante questo, non riusciva a togliersi dalla testa lo sguardo magnetico che il ragazzo rivolgeva solo a lui e che, in un modo molto anomalo, gli provocava il batticuore.
«A proposito, Yuui-chan, mentre non c’eri ha chiamato Elizabeth. » disse Fay. «Ha detto di richiamarla quando potevi ma ad un orario decente. »
La sua espressione allegra non riusciva a mascherare minimamente agli occhi del fratello la riluttanza che provava nel riportare quel messaggio. A Fay Elizabeth non era mai piaciuta e il motivo era molto semplice: era la sua fidanzata.
La storia di Yuui con Elizabeth Brown era qualcosa di molto strano. La ragazza era figlia di un socio in affari inglese del suo padre adottivo italiano e l’aveva incontrata in occasione di una sua visita al ristorante. I suoi genitori l’avevano trovata adorabile e in men che non si dica era nato un accordo tra le due famiglie volto a tramandare l’attività di chef e la proprietà del ristorante in modo sicuro. Detto in modo più semplice, Yuui si era trovato incastrato in qualcosa a metà tra un fidanzamento in casa e una storia a distanza senza avere la possibilità di obiettare. All’inizio la cosa non lo toccava più di tanto: Elizabeth era carina, simpatica e inglese, fattore non trascurabile in quanto gli permetteva di non vederla praticamente mai. I suoi amici italiani la chiamavano “la ragazza fantasma” e Yuui la usava spudoratamente come scusa quando voleva sfuggire ad appuntamenti sgraditi. Era fidanzato, diceva, non poteva uscire con altre donne. Purtroppo però poi era cresciuto a sufficienza perché quel matrimonio venisse combinato per davvero e mentre lui era impegnato ad organizzare il rientro in Giappone dopo anni di assenza, sua madre organizzava cerimonie alle sue spalle. La data era stata fissata in primavera e Yuui non aveva potuto fare niente se non convincersi che dopotutto ne era felice. Fay non era d’accordo ma era uno scoglio superabile.
«La chiamerò appena possibile. » rispose al fratello. «Facendo attenzione all’orario. »
Il fuso orario tra Tokyo e Londra era diventato la sua spina nel fianco: Elizabeth odiava essere svegliata nel bel mezzo della notte, in compenso una sua chiamata poteva arrivare a qualunque ora.
Fay sospirò appena.
«Quella ragazza ti fa male alla salute. » borbottò finendo di mangiare. «Tu avresti bisogno di qualcuno che ti facesse perdere la testa, non di una finta fidanzata. »
Yuui si bloccò con il braccio disteso mentre raccoglieva i piatti. A quelle parole la sua mente era stata attraversata dall’immagine di Li Shaoron che lo fissava dritto negli occhi. Si sforzò di scacciarla ma non ci fu verso.
«Io non perdo la testa, Fay, » disse tentando quasi di convincere sé stesso. «e Beth non è affatto finta. »
Non aveva voglia di discuterne proprio ora, non con il pensiero di Shaoron che lo faceva dubitare della sua prima affermazione.
«Se lo dici tu…» capitolò Fay lasciando cadere l’argomento e alzandosi per aiutarlo a sparecchiare.
Per tutta la sera, nonostante tentasse di concentrarsi su cosa dire ad Elizabeth, Yuui non riuscì a togliersi dalla testa lo sguardo intenso di Shaoron e la telefonata della ragazza finì inevitabilmente per essere dimenticata.

Un enorme grazie a
neera_pendragon  per il betaggio!

GIORNO 1
L’indomani Yuui arrivò a scuola molto presto. Quella notte non aveva quasi chiuso occhio, tormentato da pensieri a cui ora non osava nemmeno dare un nome. Alla fine, resosi conto che provare a dormire era inutile,aveva deciso di alzarsi ed uscire, almeno sarebbe stato certo di avere un margine di tempo nel caso avesse di nuovo sbagliato strada. Fortunatamente aveva raggiunto i cancelli dell’Horitsuba senza danni. In sala professori recuperò il registro, poi si diresse alla propria aula di economia domestica per prepararsi un caffè. Non appena aprì la porta, per poco non lasciò cadere tutto quello che aveva in mano: Li Shaoron era seduto sul bancone della sua cucina, dondolando i piedi con aria annoiata.
«C… Cosa ci fai tu qui? » esclamò Yuui accorgendosi con orrore di aver balbettato.
Il ragazzo si voltò verso di lui mostrandogli il consueto sorrisino.
«Ti aspettavo. »
Di nuovo una risposta spiazzante. Yuui decise di ignorarla nonostante il suo cuore avesse preso a battere più velocemente.
«Non dovresti essere qui. » disse tentando di mantenere la voce ferma.
Posò il registro e cominciò a preparare il caffè. Forse avrebbe dovuto farlo corretto, aveva bisogno di qualcosa di forte.
Improvvisamente si sentì afferrare per la vita e sobbalzò rischiando di mandare in mille pezzi la tazza che aveva in mano. Shaoron era alle sue spalle.
Quando si era spostato? Che stava facendo? Lo stava abbracciando?
Poteva sentire il calore del suo corpo sulla schiena e per un attimo gli mancò il respiro. Poi la percezione cambiò. Qualcosa di bollente stava toccando il suo collo. La sua… bocca?
Attraversato da un brivido, per poco Yuui non si sentì cedere le ginocchia.
«Che… cosa stai…» riuscì appena a dire con voce spezzata.
In quel mentre si rese conto di aver chiuso gli occhi e di essersi leggermente abbandonato all’indietro. Inorridito, recuperò l’equilibrio e tentò di allontanarsi, ma Shaoron lo tenne stretto, affondando il volto nei suoi capelli.
«Hai un buon profumo, Yuui. » mormorò.
«S-Sono sensei…» disse assurdamente Yuui.
Invece di ribellarsi, riusciva solo a dire una sciocchezza simile.
«Come vuoi. »
Yuui iniziava a non capire più niente. La sua mente turbinava. Non gli era mai capitata una situazione del genere.
Cosa stava facendo quel ragazzo? Era… una molestia? Una dichiarazione? Cosa? E soprattutto, perché lui non riusciva a reagire? Al contrario, la sensazione di quelle braccia che lo circondavano… gli piaceva.
Non appena realizzò questo, si liberò con uno scatto lasciando cadere la tazza che ovviamente finì in frantumi. Il rumore sembrò riscuotere anche Shaoron, che si allontanò di un passo. Yuui rimase per un attimo con lo sguardo fisso sui cocci poi lo alzò sullo studente, rosso in viso per l’irritazione e l’imbarazzo.
«Cosa credevi di fare? »
«Volevo capire cosa si prova a toccare la persona che si ama. »
Yuui riuscì solo a sgranare gli occhi, troppo sconvolto da quelle parole per trovare una risposta sensata.
«Che…»
«Hai capito bene. » disse Shaoron tranquillamente.
«… cosa…»
Il ragazzo non sembrava per nulla turbato e Yuui si chiese da dove riuscisse a tirar fuori tutta quella sfacciataggine. Dopotutto aveva appena molestato un professore se n’era uscito con una specie di dichiarazione. Era qualcosa di fuori dal mondo. La cosa peggiore, da parte sua, era che non riusciva a decidere come reagire. Avrebbe dovuto arrabbiarsi? Forse quella sarebbe stata la scelta più sensata ma, chissà come, la sua irritazione si era volatilizzata lasciando spazio alla confusione e ad uno strano battito accelerato.
«È stato una specie di esperimento. » continuò Shaoron. «Volevo capire se anche tu provavi la stessa attrazione e a quanto pare è così. »
«Ma che…» tentò di protestare Yuui.
Ormai non si sentiva nemmeno più in grado di mettere insieme due parole di senso compiuto e sapeva di essere arrossito in modo a dir poco sconveniente.
«Puoi anche negarlo, se vuoi, ma il tuo corpo non sembra d’accordo. »
Shaoron si avvicinò pericolosamente e Yuui, allontanandosi d’istinto, si trovò di nuovo con le spalle al muro. La mano del ragazzo si alzò ad accarezzargli una guancia, lentamente scese sul collo scostando i ciuffi biondi, sfuggiti all’elastico che gli legava i capelli.
«Sì, così… chiudi gli occhi… non pensare…»
La voce suadente del ragazzo mandò in tilt completo i sensi di Yuui che abbassò le palpebre con un sospiro, in un disperato tentativo di resistenza.
Stava uscendo di testa? Possibile che desiderasse a tal punto quel contatto da accettare tutto questo?
Inconsciamente dischiuse le labbra per prendere fiato e subito percepì un nuovo calore. Era… un bacio?
Le labbra di Shaoron stuzzicarono le sue per poi scendere lungo la mascella e sul collo. Totalmente in estasi e dimentico del senso reale della situazione, Yuui gettò indietro la testa con un sospiro. Una frazione di secondo dopo, si rese conto che avrebbe dovuto sbattere contro il muro ma non era successo. Aprendo gli occhi scoprì che la mano di Shaoron aveva attutito l’impatto e affondava ora le dita nei suoi capelli fino a liberarli dell’elastico. I ciuffi biondi gli ricaddero sulle spalle mentre con la mano libera il ragazzo gli accarezzava un fianco scendendo poi lungo la gamba.
Un nuovo brivido gli corse lungo la schiena.
«Ormoni in subbuglio… sensei? » mormorò Shaoron.
Quel tono ironico riscosse Yuui, che allontanò il ragazzo con un gesto deciso. Che gli era preso? Si era lasciato andare troppo. Avrebbe dovuto opporre un rifiuto netto fin da subito.
«Questo comportamento è intollerabile. » affermò tentando di suonare minaccioso anche se non lo era. Non lo era assolutamente. Stava tremando.
«Forse, » rispose Shaoron. «ma non cambia il fatto che entrambi lo vogliamo. Entrambi. » sottolineò bloccando una protesta di Yuui. «Altrimenti mi avresti allontanato molto prima. »
«È un’assurdità. Non… non ha senso. » disse Yuui aggrappandosi all’ultimo brandello di razionalità che gli era rimasto. «Io sono fidanzato. Mi sposerò presto. Non ti desidero affatto! » Aveva il respiro affannoso e le guance in fiamme. Si stava inoltre affacciando alla sua mente il senso di colpa verso Elizabeth.
«Ah, sì? » fece Shaoron stupito. «Povera ragazza, allora. Non sembra che tu abbia fatto molta esperienza con lei. »
A quel punto Yuui desiderò davvero lanciargli qualcosa tipo… il bollitore pieno d’acqua bollente. Shaoron dovette notare il suo repentino cambiamento d’umore, perché si affrettò a tornare serio.
«Questo non cambia quello che provo per te. »
Quell’espressione decisa rendeva Yuui insicuro e l’unico modo che aveva per proteggersi era mostrarsi irritato.
«Non prendermi in giro! » esclamò. «Tu non provi proprio niente per me, è solo una provocazione!»
Cos’era adesso quell’espressione ferita sul volto dell’altro? Forse aveva esagerato? No, era lui la vittima.
«Non ridurre a uno scherzo i miei sentimenti. » mormorò Shaoron con espressione cupa, poi ritrovò il consueto sorriso strafottente. «Se la metti così, facciamo una scommessa. »
«Non intendo fare nessun patto con te. » obiettò Yuui, ma l’altro ignorò la sua protesta.
«Scommettiamo che in una settimana saprò farti cadere ai miei piedi. Farò in modo che tu non possa più fare a meno di me. »
«Non succederà mai! » esclamò Yuui, ma una mano alzata di Shaoron lo interruppe per l’ennesima volta.
«Se vinci tu, allora sparirò dalla tua vista. Non sentirai più parlare di me. »
«E se vinci tu? » osò chiedere Yuui, inalberando un’espressione scettica.
«Beh, se vinco io, quello che avrò ottenuto sarà migliore di qualunque premio. »
Pronunciò quelle parole lasciando scorrere lo sguardo lungo tutto il suo corpo e Yuui sentì di essere arrossito di nuovo. Compiaciuto da quella vista, il ragazzo si allontanò in direzione della porta voltandosi un’ultima volta prima di uscire.
«Una settimana. Oh… direi che sono già a buon punto… sensei. »
Rimasto solo, Yuui provò l’istinto di sbattere la testa contro il muro.
Che cosa diavolo gli era successo? Reagire, o meglio, non reagire in quel modo non era da lui. Altro che caffè, se avesse potuto in quel momento avrebbe dato fondo alla scorta segreta di saké della preside!

Fare lezione quel giorno fu un incubo. Yuui non riusciva a concentrarsi su niente e più di una volta rischiò di commettere errori stupidi nelle ricette, come scambiare lo zucchero con il sale o sbagliare i tempi di cottura. Quando, prima di pranzo, gli toccò l’ora con la 3°B era ormai totalmente nel pallone. Non aveva idea di come sarebbe riuscito ad affrontare una lezione, con Shaoron che lo fissava. Quando giunse alla spiegazione di come affettare le verdure per il soffritto, brandì il coltello senza prestare la minima attenzione a quello che stava facendo. Come poteva concentrarsi con quello sguardo perennemente puntato addosso? Non poteva fare a meno di chiedersi cosa passasse per la testa del ragazzo e la sua dichiarazione di quella mattina, unita alle sue carezze, lo confondevano. Perché quando Shaoron lo toccava non capiva più niente? Aveva il potere di mandarlo in tilt con un semplice gesto.
Perso nei suoi pensieri, abbassò il coltello senza guardare ed un dolore pungente gli attraversò la mano sinistra. La sua esclamazione di disappunto attirò l’attenzione di tutta la classe e quando abbassò gli occhi si accorse di un taglio sull’indice che aveva iniziato a sanguinare.
«Si è fatto male, Flourite-sensei? » chiese Sakura, preoccupata dal primo banco.
Accanto a lei Himawari si stava già alzando per essergli d’aiuto, ma Yuui non riuscì a rispondere a nessuna delle due, perché Shaoron lo aveva raggiunto in due falcate e gli aveva preso la mano tra le sue per esaminare la ferita.
«Non sembra niente di grave, » sentenziò. «però è meglio disinfettarla per evitare che faccia infezione. L’accompagno da Sakurazuka-sensei. »
Yuui stava per protestare che non ne aveva bisogno, ma la mano del ragazzo sul suo braccio lo zittì. Solo quando si trovò sulla porta dell’aula si ricordò del resto della classe.
«Continuate pure da soli seguendo la ricetta sulle fotocopie che vi ho dato. Watanuki-kun, fai da supervisore ai tuoi compagni. »
Non riuscì ad aggiungere altro, perché Shaoron lo stava letteralmente trascinando in corridoio. Quando si trovarono da soli, cosa che Yuui temeva sopra ogni altra, il giovane insegnante accelerò il passo superandolo in direzione dell’infermeria.
«Stai scappando? » gli giunse la voce di Shaoron alle spalle.
«Non sto affatto scappando. » rispose senza rallentare l’andatura. «Il dito sanguina, non voglio sporcare il grembiule e il pavimento. »
«Stai scappando. » concluse Shaoron.
Yuui sentì i suoi passi raggiungerlo e le sue mani prendere delicatamente la sua ferita. Senza una parola, Shaoron se la portò alle labbra e leccò le gocce di sangue. Le guance di Yuui si fecero bollenti mentre ritirava la mano di scatto.
«Che… che stai facendo? Siamo nel corridoio, potrebbe vederci chiunque! » esclamò al limite dell’imbarazzo.
«La saliva è un disinfettante naturale. » rispose il ragazzo. «Comunque mi fa piacere che tu voglia tenere questi momenti solo per noi. »
«Non è…» tentò di protestare Yuui, ma Shaoron lo interruppe per l’ennesima volta.
Stava diventando un’abitudine, una pessima abitudine.
«Sbrighiamoci, voglio curare quella ferita il prima possibile. »
Quando raggiunsero l’infermeria bussarono, ma non rispose nessuno.
«Sakurazuka-sensei starà facendo la sua solita pausa sigaretta. » ipotizzò Shaoron gettando uno sguardo fuori dalla finestra, dove campeggiava il ciliegio sotto il quale il medico era solito sedersi a fumare.
Spinse Yuui su una sedia poi cominciò ad aprire gli armadietti alle pareti.
«Tu resta lì e non muoverti. » disse. «Nello stato in cui sei potresti farti di nuovo male. »
«Non sono così disperato. » rispose Yuui, punto sul vivo.
«No, sei nel panico, il che è peggio. Ma si può sapere dove la nasconde l’acqua ossigenata?! »
Sembrava che anche Shaoron stesse perdendo il suo leggendario self-control. Che fosse preoccupato per lui?
«Forse nel flacone con l’etichetta “acqua ossigenata” lì sulla destra. » suggerì Yuui reprimendo un sorriso.
Il ragazzo recuperò il disinfettante e i cerotti inginocchiandosi accanto alla sedia dov’era seduto per medicare il taglio.
«Ma… prendi una sedia, Shaoron-kun, non stare sul pavimento! » protestò Yuui imbarazzato.
Il ragazzo non rispose, limitandosi a rimanere dove stava e a tenere delicatamente la mano del giovane professore tra le sue mentre lo medicava. Solo a lavoro concluso parlò di nuovo.
«Mi piaci quando sorridi. Mi piaci quando arrossisci e adoro come pronunci il mio nome. »
In quel momento Yuui si rese conto di aver usato il nome proprio del ragazzo e non il cognome come era solito e avrebbe dovuto fare. A disagio, tentò di ritirare la mano ma Shaoron la strinse tra le sue.
«Non scappare. » mormorò, sempre in ginocchio davanti a lui. «Non voglio farti del male, non potrei mai. Te l’ho detto, sei la persona che amo. Voglio proteggerti, non hai motivo di avere paura di me. »
Yuui era sempre più confuso. Cosa significava quell’atteggiamento? Si era quasi aspettato che Shaoron tentasse di saltargli addosso come quella mattina, per questo lo mandava in crisi l’idea di restare da solo con lui. Invece ora il ragazzo si comportava in quel modo rivolgendogli parole dolci che lo spiazzavano. Qual’era la verità?
«Mi hai coinvolto in una scommessa di cattivo gusto solo questa mattina. » obiettò senza tuttavia sottrarsi alla stretta delle sue mani.
«Quello è perché ti ostini a non voler prendere sul serio i miei sentimenti. »
«Siamo professore e allievo. »
«Siamo due persone che vogliono stare insieme. »
Yuui avrebbe voluto protestare dicendo che lui non si era mai dichiarato d’accordo a una cosa del genere, ma rispondere alle affermazioni così dirette del ragazzo stava diventando sempre più difficile. Quando lo aveva vicino faticava a riflettere e a pensare lucidamente.
«Posso baciarti? » chiese Shaoron a bruciapelo, sporgendosi verso di lui.
Yuui arrossì ancora di più, non riuscendo ad articolare una risposta soddisfacente.
«Non pensarci troppo. Chiudi gli occhi e lasciati andare. » mormorò il ragazzo.
E Yuui lo fece senza opporre resistenza.
Le labbra di Shaoron erano morbide e non lo forzavano minimamente. Fu lui stesso a dischiudere le sue per lasciare all’altro campo libero. Il suo corpo stava andando a fuoco. Non capiva più niente e si ritrovò avvinghiato al collo di Shaoron, preso dalla foga di approfondire quel bacio. Desiderava quel contatto, lo temeva, ne aveva paura, ma voleva di più. La sua parte razionale aveva lasciato il posto a un turbinio di emozioni sconvolgenti e si sentiva girare la testa.
Improvvisamente, una voce sovrastò il caos dei suoi pensieri.
«Oh, la pausa pranzo è finita! Sarà meglio che torni al lavoro! »
Yuui ritornò bruscamente alla realtà, staccandosi dal ragazzo e tentando di recuperare un minimo di contegno. Doveva essere in uno stato pietoso, rosso in volto e, realizzò con orrore, con i capelli di nuovo sciolti e spettinati.
Seishiro stava scavalcando in quel momento il davanzale per rientrare in infermeria e li fissò con l’espressione più innocente del mondo. Evidentemente era rimasto seduto nel cortile sotto la finestra fino a un attimo prima. Yuui desiderò che la terra si spalancasse sotto i suoi piedi e lo inghiottisse in quel preciso istante. Shaoron, invece, non sembrava per niente turbato.
«C’è stato un piccolo incidente in aula di economia domestica. » spiegò. «Visto che adesso è tutto a posto, ce ne andiamo. »
Si avviò verso la porta e Yuui lo seguì meccanicamente. Qualunque cosa pur di uscire di lì al più presto e andare a nascondersi da qualche parte per il resto della sua vita. Aveva già fatto un passo nel corridoio quando Seishiro lo richiamò, con il tono di chi ha appena ricordato di dover dire qualcosa.
«Ah, Yuui-sensei, ricordati che il cervello ha bisogno di ossigeno. Se non ne riceve, è normale che ti giri la testa. Se vuoi posso insegnarti qualche esercizio di respirazione. »
Yuui impiegò un istante a realizzare il significato di quelle parole e del ghigno ironico di Seishiro, ma quando lo fece desiderò ardentemente di non aver capito. Prima di riuscire a replicare con un qualunque suono sensato, vide lo sguardo di Shaoron fulminare il medico e si sentì trascinare in corridoio.
Camminarono fianco a fianco in silenzio per qualche istante, senza che il ragazzo lasciasse la sua mano, poi Shaoron parlò di nuovo.
«Stai bene? »
«Sto bene. » rispose Yuui, augurandosi di suonare anche solo un po’ convincente.
Shaoron lo scrutò, con quegli occhi scuri che sembravano saper leggere i più reconditi recessi della sua anima.
«Non è vero. » sentenziò.
Lo fissava dritto negli occhi senza un minimo di imbarazzo e Yuui sentì che stava per arrossire di nuovo.
«Se torni in classe in questo stato, come minimo ti taglierai una mano. »
«Trovi così divertente prenderti gioco del tuo sensei? » chiese Yuui leggermente risentito.
«Prenderti in giro è divertente perché sei così ingenuo. » rispose Shaoron sfoderando il suo sorrisetto. «Ma in questo caso semplicemente non voglio che la persona che amo si faccia male. »
Lanciò una rapida occhiata all’orologio.
«La pausa pranzo non è affatto finita. » aggiunse. «Vieni. »
Yuui si lasciò guidare verso i bagni, fortunatamente deserti, chiedendosi se tutto quello che stava succedendo avesse un senso. Ogni volta partiva con l’idea di mettere un freno a quella follia e puntualmente si lasciava trascinare, perdendo completamente il senso di ciò che era giusto e ciò che era sbagliato. Quello era l’effetto che Shaoron gli faceva, riassumibile nelle semplici parole “perdere la testa”. Ripensò di sfuggita alla conversazione avuta con Fay solo la sera prima, in cui aveva asserito convinto che a lui quelle cose non succedevano. Era il peggior bugiardo del mondo, persino Fay era più credibile di lui. Quel pensiero si ricollegò inevitabilmente a quello di Elizabeth e della telefonata non ancora fatta. Quella sera. Quella sera l’avrebbe richiamata di sicuro. Così forse l’avrebbe aiutato a vedere le cose dalla giusta prospettiva.
«Cosa stai rimuginando? » lo interruppe Shaoron, spezzando il filo dei suoi pensieri.
Sarebbe stata l’occasione giusta per chiarire la situazione, ma per qualche ragione Yuui non se la sentì, non dopo che il ragazzo si era mostrato così premuroso con lui.
«Questa situazione… mi confonde. » si limitò a rispondere.
«È perché pensi troppo. » rispose Shaoron. «Ti soffermi ad analizzare razionalmente ogni gesto senza lasciare spazio ai sentimenti. Va bene riflettere prima di agire, ma tu non perdi mai il controllo. Salvo in certe situazioni. » aggiunse ammiccando.
Yuui distolse lo sguardo ripensando al bacio di poco prima. Se non fosse tornato Seishiro, come sarebbe finita? Non doveva chiederselo. Non doveva cedere a quella provocazione.
«Sai com’è, è la pecca di essere il gemello saggio. A volte Fay non pensa affatto quindi io devo farlo per due. » rispose, tentando di cambiare argomento.
«Conosco il problema. » ribatté Shaoron con un ghigno. «Comunque se è Sakurazuka-sensei che ti preoccupa, puoi stare tranquillo. Non agisce mai se non ha un tornaconto e raccontare di noi non gliene porterebbe nessuno. Inoltre so per certo che in quell’infermeria succede ben di peggio, quindi l’episodio di oggi non è stato nulla di particolarmente scandaloso. »
«Niente di scandaloso?! » esclamò Yuui. «Per te molestare un insegnate sotto gli occhi del medico scolastico è normale? »
«È inutile arrabbiarsi adesso. Mi sembravi più che consenziente mentre mi stringevi in quel modo. »
Yuui arrossì di botto e si chiuse in un mutismo seccato. Quell’allucinante ragazzino aveva sempre l’ultima parola.
Shaoron ridacchiò, palesemente divertito dalla sua irritazione.
«Sei adorabile, sembri una ragazzina. »
«Non aspettarti che lo prenda come un complimento! » sbottò indignato.
Questa volta Shaoron scoppiò a ridere apertamente e Yuui s’imbronciò ancora di più. Se si metteva a riflettere sulle circostanze in cui si trovava gli sembrava di impazzire, da quanto erano assurde. Possibile che per un istante, solo per un istante, fosse stato al gioco?
«Ok, ok, scusa. » disse il ragazzo rendendosi conto di aver esagerato. «Vieni qui che ti sistemo. Non puoi tornare in classe in questo stato. »
Si mise alle sue spalle e cominciò a passare delicatamente le dita tra i capelli biondi per pettinarli. Yuui avvertì una scossa elettrica lungo la schiena, quando le labbra di Shaoron si posarono sul suo collo.
«Questo… non è di grande aiuto. » tentò di protestare.
«Lo so. » rispose Shaoron baciandolo ancora. «Ma sei troppo invitante. »
Chiudendo gli occhi, il giovane si abbandonò contro di lui. Più ci pensava e meno ne veniva a capo, inoltre quei gesti gli rendevano difficile ragionare.
Shaoron finì di pettinargli i capelli e li raccolse con il consueto elastico, lasciando cadere il codino un po’ più morbido del solito su una spalla.
«Così ti sta meglio. » spiegò.
In quel momento suonò la campanella che indicava la fine effettiva della pausa pranzo e Yuui, con le guance color peperone, si chiese in quale recondito anfratto del suo essere avrebbe trovato la forza di fare lezione per tutto il pomeriggio.

CONTINUA...

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