Happy Halloween. Non essendo una festa della nostra tradizione, lo festeggio in maniera perfettamente consumistica, con un bel bento in tema.
Eppure il mio retaggio familiare è abbastanza rurale per ricordare le piccole tradizioni autoctone legate alla festa dei Santi e dei morti. Quando si cucinavano piatti che ricordavano la ventura macellazione del maiale o la raccolta appena finita o da cominciare (per esempio nel caso delle olive il giorno dei morti era il segnale dell’inizio del periodo di raccolta). E anche il ricordo dei defunti non era solo un coreografico e forzato raduno al cimitero, ma un momento per ricordare i legami familiari e il patrimonio trascendente lasciato alle nuove generazioni. Per ricordare che quello che noi siamo, altri erano stati. E allora si raccontavano le storie dei nonni, dei bisnonni, degli antenati di cui rimaneva solo un ricordo e magari il lascito del colore degli occhi,dell’ovale di un volto, di un carattere un po’ bellicoso…e si coloriva tutto con racconti di spiriti, eventi misteriosi, miracoli dei santi, il tutto accompagnato da una generosa profusione di dolci che solo in quel periodo si confezionavano (Non avete mai mangiato il pan dei morti? O i dolcetti chiamati ossa dei morti?) In alcune zone d’Italia, a quanto mi risulta, i morti (o meglio gli antenati) erano una sorta di Babbo Natale che portavano doni e dolci ai bambini.
Non mi dispiace Halloween, con la sua ambigua mescolanza di tradizioni pagane e cristiane. Peccato che da noi il celtico sia una sorta di tendenza e il cristiano sia diventato una sorta di devianza, quindi rimane il coreografico che ha trovato terreno fertile soprattutto in discoteca o nei locali. Quindi l’Halloween italiano è diventato una sorta di carnevalata autunnale che precede un lungo ponte vacanziero.
Oh beh! Comunque sia, per chi ci crede e per chi no, Happy Halloween!!!