Be My Guest

Feb 14, 2017 22:42

Storia partecipante al COW-T 7  - Prompt "Sensory Deprivation", Missione 3
Storia partecipante al P0RN! Fest 10 - Prompt: "Del bondage cominciato per gioco si trasforma in qualcosa di più"

Be My Guest

L'aeroporto era affollato come al solito, e la fila allo sportello per il controllo passaporti più lunga del Rio delle Amazzoni e intricata quanto il labirinto del Minotauro.

Kanda sospirò. Non era da lui sentirsi in ansia, eppure non gli riusciva di scacciare la sensazione. Il tornare in patria dopo tanto tempo, chissà... oppure il fatto che ci fosse Lavi ad aspettarlo nella hall dell'hotel dove aveva prenotato la stanza. Tutta quella situazione aveva dell'incredibile, ma lui era famoso per trovarsi in mezzo a quel genere di cose. Spesso pensava che chi scriveva trame per le fiction non sarebbe riuscito a tirar fuori un intreccio assurdo abbastanza da essere paragonabile alla sua vita. A partire dal 'come' avesse incontrato Lavi la prima volta.

Ripensarci lo fece sorridere; un comune amico li aveva messi in contatto per partecipare a un evento a Parigi e da quel momento non era più riuscito a liberarsi di lui. Lavi gli mandava SMS a ciclo continuo, anche usando il telefono dei suoi amici invece del proprio; lo aveva anche trovato e aggiunto su Facebook. Da quel momento non aveva potuto esimersi dal parlare con lui via computer ogni maledetta sera e come se non bastasse il giovane gli raccontava cose della propria vita che lui avrebbe preferito non sapere.

Anzitutto l'amica che li aveva presentati a un certo punto era andata a piangere da lui (virtualmente, visto che anche quello si era svolto via chat), perché Lavi la aveva lasciata per un'altra ragazza (che lui aveva incontrato insieme a Lavi allo stesso evento).

Ovviamente, non aveva saputo cosa dirle, perché: uno, non sapeva nulla dell'intera faccenda; due, le sue capacità di gestione dei sentimenti erano praticamente nulle. Non riusciva ad aiutare sé stesso, come poteva consolare lei?

E poi c'era Lavi. Lavi, che continuava a flirtare virtualmente con lui ogni sera (e ogni minuto del giorno, visto che gli mandava una valanga di SMS cui lui non rispondeva mai), anche se era impegnato. E gli raccontava delle sue inclinazioni sessuali. Perversioni, lui le avrebbe definite, per essere precisi, ma tant'era. Dai e dai, si era innamorato di Lavi.

Così, quando il nonno di lui si era trasferito temporaneamente in Giappone, la prospettiva di farvi ritorno anche lui per qualche tempo aveva iniziato a non sembrargli una idea tanto malvagia.

Inutile dire che il suo padre adottivo era stato più che felice di assecondarlo, visto che erano anni che lo incoraggiava a visitare la sua madre patria.

Eccolo lì, dunque, appena atterrato, dopo mesi che con Lavi pianificava il loro incontro, deciso a tentare il tutto per tutto per sedurlo a discapito della cosiddetta 'fidanzata' del giovane. Lei era rimasta in Francia, per lavoro e non voleva trasferirsi, la loro relazione era in crisi, lui lo sapeva e si sentiva un verme per aver deciso di approfittarne.

Cosa gli faceva credere di avere una possibilità? Una delle cose che Lavi gli aveva rivelato su di sé era appunto la sua bisessualità. Era certo di piacergli, doveva solo provocarlo abbastanza... Già, se solo avesse saputo come fare.

Questa era la cosa che maggiormente lo turbava. Darsi da solo la zappa sui piedi perché non era capace nemmeno di sorridere, ne fosse andato della sua vita.

Seduto sul treno che dall'aeroporto lo stava portando nella zona dove era l'hotel, si domandava se Lavi fosse già arrivato. Non essendo un tipo 'socievole' non si era mai dato pena di comprare uno smartphone, quindi non lo aveva più sentito dalla sera della partenza; del resto, Lavi nemmeno ce lo aveva più, un telefono. Si era rotto, gli aveva detto, e non aveva soldi per comperarne uno nuovo.

Quando entrò nella hall dell'hotel, il cuore gli batteva forte: nessuna chioma rossa in vista, tuttavia. Decise di non chiedere alla reception se fosse venuto qualcuno per lui, fece il check-in, lasciò il bagaglio in custodia e poi si infilò subito nel bagno per rinfrescarsi un poco. Soprattutto per darsi una sistematina, ci teneva a essere piacente per Lavi.

Ripettinò per bene la lunga chioma corvina, legandola in una coda bassa, si sciacquò la faccia e mise anche due gocce di collirio negli occhi scuri.

Quando uscì, lo vide seduto a uno dei tavoli e il suo cuore saltò un battito. Anche Lavi lo vide. Si alzò di scatto e, le braccia alzate protese verso di lui, gli corse incontro.

- Yuuuuuuuu! - gridò forte, buttandogli le suddette braccia al collo e stringendolo con tanta forza che quasi caddero a terra. - Ho avuto tanta paura sai? Sono entrato nell'hotel qui di fronte per sbaglio e c'era questo tizio che da dietro pareva te, però era tipo largo il doppio, e io l'ho chiamato e... insomma, un orrore.

Kanda sollevò un sopracciglio in modo molto eloquente. Gli aveva mostrato foto recenti prima di partire, come cazzo aveva fatto a pensare che potesse essere ingrassato tanto in due settimane!

- Sei un coglione - rispose, laconico - con tutte le fotografie che hai visto di me sei riuscito a scambiarmi con qualcun altro.

Lavi assunse un'aria molto imbarazzata e iniziò a ridere, come un coglione, appunto. Si grattò nervosamente la nuca, spostando il peso da una gamba all'altra. Indossava una benda medica sull'occhio destro, notò Kanda, osservandolo per bene solo allora, dopo essersi liberato dal suo abbraccio. Forse aveva subito quel piccolo intervento di cui gli parlava, per sistemare l'occhio. Erano così incredibilmente verdi, i suoi occhi...

- Andiamo? - propose Lavi. - Ti aiuto a portare le valige in camera.

Kanda era piuttosto sicuro che andasse contro le regole dell'albergo il far salire qualcuno che non vi alloggiava in camera, ma fece finta di niente. Era pur sempre una occasione, no? Lavi in camera da letto, solo soletto con lui.

Lavi continuava a parlare a ruota libera di tutto quello che aveva fatto mentre era in Giappone, di quanto si sentisse solo senza gli amici che aveva lasciato a casa... Anche degli esami di giapponese che aveva sostenuto. Quella era una cosa che un pochino lo feriva. Kanda, nonostante giapponese, era stato adottato da un artista francese quando aveva solo otto anni e da allora aveva vissuto prima in Francia e poi in Gran Bretagna. Della sua lingua natale non ricordava praticamente nulla, quindi provava una certa dose di invidia verso Lavi, che la sapeva parlare quasi alla perfezione dopo solo sei mesi che era lì a studiare.

Il giovane sedette sul grande letto che occupava praticamente l'intera stanza, continuando a parlare mentre osservava lui che sistemava le valige. Fu allora che si sentì afferrare per i fianchi e tirare a sedere sul letto; si irrigidì, non era preparato a una cosa del genere.

Il suo cervello stava ancora cercando di processare quell'evento, che Lavi cambiò presa, premendo il viso contro il suo torace. Era estremamente imbarazzante e Kanda non aveva la più pallida idea di come dovesse reagire a un simile comportamento.

- Ti dà fastidio se restiamo un po' così, Yuu? - gli chiese a bruciapelo, rompendo il silenzio che era caduto fra loro quando lo aveva afferrato poco prima.

La mente di Kanda cadde nel panico più totale. Cosa dovrei rispondere? Cosa si aspetta che io risponda? Non lo sapeva.

- No. - si sentì rispondere, prima che la sua razionalità potesse intervenire a impedirlo.

Lavi inclinò il viso per poterlo guardare e gli sorrise con aria immensamente felice.

- Bene. Sono contento, perché avevo paura che tu reagissi male e non sapevo se abbracciandoti ti avrei spaventato. - confessò. - Qui sono sempre solo, mi manca il contatto umano.

Kanda capiva e allo stesso tempo non capiva. Sbuffò appena, ricambiando lo sguardo e non sapendo assolutamente cosa dire a riguardo.

- Io... be' - iniziò, esitante - no, non mi dà fastidio.

Per tutta risposta, Lavi aggiustò la presa e ruotò il corpo, facendolo cadere con la schiena sul letto e lui sopra, il viso sempre premuto sul suo petto. Kanda si irrigidì del tutto: e adesso?

- Mi piace il tuo profumo, Yuu. - mormorò Lavi contro di lui.

Okay, che aveva in mente? Usarlo come sostituto della fidanzata perché, hey, si stavano lasciando e lui era in astinenza? Doveva cogliere l'occasione e sostituirsi a lei? E poi dopo? Sarebbe riuscito a tenerselo?

- Io... non sono abituato a... - iniziò, ma Lavi gli posò un dito sulle labbra, risparmiandogli lo strazio di continuare quel discorso.

- Lo so, per questo sono partito piano - ammise con un sorriso - volevo abituarti al contatto fisico con me, prima di osare di più.

Osare di più, diceva. Che progetti aveva fatto?

- Tch. - gli sfuggì dalle labbra, e Lavi emise una risatina imbarazzata.

- Lo so, sono un tipo strano, ma te lo avevo detto, no? - mormorò contro di lui. - Ho un debole per il sesso sadomaso e il bondage e ultimamente sono in astinenza per ovvi motivi.

Kanda trattenne il fiato: stava forse per chiedergli di...

- Sì, me lo avevi detto. - rispose, cercando di non far trasparire dal suo tono di voce quanto quella dichiarazione avesse colpito a fondo.

Lavi lo fissava in un modo che non sapeva interpretare e la cosa lo faceva sentire indifeso, fragile e impreparato. Serrò le labbra, maledicendo la propria debolezza.

- Ecco, è difficile farlo da soli, così... - cercò di spiegargli il giovane, ma lui lo interruppe, in un modo che questi davvero non si aspettava.

- Vuoi che ti leghi? - chiese Kanda, pentendosene immediatamente dopo, perché Lavi scoppiò a ridere e lo abbracciò più stretto.

- Se vuoi, sì - ammise, sollevandosi sui gomiti per incontrarne meglio lo sguardo - ma solo se ti va davvero di farlo.

Kanda mantenne la sua espressione imperturbabile. Non era certo nel suo elemento e il sadomaso o il bondage non facevano parte dei suoi interessi, ma se piacevano a Lavi, poteva ben imparare. Il ruolo del dominatore non gli dispiaceva, dopo tutto.

- Nessun problema - ribadì - ho sempre pensato che stessi bene legato; e imbavagliato.

Lavi gli rivolse un sorriso malizioso e si allentò il nodo della cravatta, togliendosela.

- Possiamo usare questa - disse - il nodo non verrà strettissimo, ma servirà allo scopo e tu imparerai a legarmi senza farmi male.

Kanda annuì, seguendo con attenzione i movimenti di Lavi mentre gli mostrava come intrecciare la povera cravatta di seta nera. Si sentiva come un ricercatore che assiste a un esperimento bizzarro e non era certo di quali fossero le sue vere emozioni in quel momento.

Poi Lavi gli chiese di legarglieli dietro la schiena, i polsi, e lui sbatté le palpebre un paio di volte.

- Okay - consentì - dimmi quando sei pronto.

- Ti spiace se mi slaccio la camicia prima? - gli chiese, e si portò in ginocchio sul letto.

Kanda scosse la testa. No, non gli importava. Non ne capiva la ragione, ma di certo non gli sarebbe dispiaciuto vedere Lavi mezzo spogliato. Il giovane non se lo fece ripetere due volte e si tolse la camicia, al diavolo il 'posso slacciarla' e basta, quindi si stese prono sopra le coperte.

Kanda eseguì esattamente le istruzioni ricevute, confezionando un meraviglioso nodo a scorrimento che bloccava i polsi di Lavi alla perfezione.

- Fatto - avvisò - adesso?

- Stringi di più. - chiese Lavi, emettendo un lungo gemito appena lui lo fece.

- Troppo? - chiese Kanda di rimando, ma i capelli rossi del giovane si mossero a segnalare che stava scuotendo la testa. - Di più, allora?

- Sì, Yuu, stringi ancora. - gli giunse in risposta fra un gemito ansante e il successivo.

Kanda sospirò mentalmente. Mai avrebbe immaginato che sarebbe andata a finire così, con lui in una camera d'albergo che giocava al dominatore con Lavi. Strinse e fu ricompensato con un altro sonoro gemito.

- Adesso? - chiese, a metà fra curioso e annoiato; non lo trovava né divertente (del resto, che cosa trovava divertente?), né stimolante.

- Graffiami - si sentì chiedere; fosse stato chiunque altro, sarebbe rimasto a bocca aperta, ma lui si limitò a sollevare un sopracciglio.

- Sei sicuro? - chiese. - Ti lascerei sicuramente dei segni.

- Non ti preoccupare, Yuu - ansimò Lavi - va bene così. Stringi ancora, monta a cavalcioni su di me e graffiami senza pietà. Io cercherò di liberarmi, tu devi mantenere il controllo e farmi star giù, è questo il gioco. Non preoccuparti di farmi male, tienimi fermo sul letto con tutta la tua forza.

Okay. Nessun problema, poteva farlo. Kanda non era un estimatore di quel genere di cose, d'accordo, a dire il vero erano davvero poche le cose che apprezzava... Tuttavia, fintanto che restava lui in controllo ed era sempre lui a infliggere dolore, gli stava più che bene di sacrificarsi per il piacere di Lavi... a patto che lui poi si sacrificasse per il suo. Avrebbero raggiunto un accordo, ne era certo.

Non si fece pregare e graffiò la schiena del giovane con molto impegno, partendo da sotto le ascelle fino alla linea della vita. Lavi si contorceva e scalciava come un puledro impazzito, gemendo e invocando il suo nome. Kanda invece si sentiva sempre come lo scienziato dell'esperimento di cui sopra, che testava la resistenza del soggetto. Non comprendeva come qualcuno potesse eccitarsi a quel modo provando dolore; ma Lavi continuava a supplicarlo di graffiare più forte. Amen, avrebbe lasciato marchi profondi, si disse Kanda, e un ghigno gli si formò sul viso: sì, lo avrebbe marchiato come suo.

E poi Lavi si rammaricò di non avere nulla per farsi legare anche i piedi. Kanda sbuffò. Incredibile.

Però, forse poteva offrire aiuto in quel senso.

- Se proprio ci tieni a essere incaprettato - disse in tono leggermente sarcastico - ho un paio di cinture intrecciate di corda in valigia, che uso per trasportare la custodia che contiene la mia spada.

- Oh! - esclamò Lavi, voltando la testa da un lato. - Davvero?

- Aspetta, ti faccio vedere. - Kanda prese le due cinture e chiuse la prima intorno alle caviglie del giovane, stringendola con la fibbia di metallo, poi ci intrecciò la seconda e glie la legò ai polsi, tirando anche la fibbia di quella.

- Ahi! Wow, Yuu - commentò Lavi, estasiato - come ti è venuta in mente una cosa del genere? Ah! È meraviglioso! Graffiami di nuovo, ora!

Kanda aggrottò la fronte. Non poteva certo dirgli che aveva visto usarlo in un telefilm poliziesco dai terroristi per legare gli ostaggi...

- Oh, non so, mi è venuto spontaneo quando hai chiesto che ti legassi i piedi. - mentì, salendogli di nuovo sulla schiena e riprendendo a graffiarlo.

Lavi ricominciò a gemere senza ritegno.

- Ah, Yuu, Yuuuu! Più forte! Ah, ancora... - Kanda eseguì. Iniziava a provarci gusto, per quanto il rendersi conto di ciò lo sorprendesse. Poi, d'improvviso, lo pregò di sciogliere le caviglie. - Yuu, ehm, non sento più le mani, le tue cinture sono troppo rigide. Scioglimi i piedi, ti prego.

Be', si stava giusto domandando come potesse resistere tanto in quella posizione. Armeggiò con le cinture qualche momento, i nodi si erano stretti un bel po', e finalmente Lavi fu in grado di girarsi sulla schiena. Si puntellò con le mani legate, tirandosi sui gomiti, l'aria estremamente soddisfatta.

Kanda non poté evitare di notare il rigonfiamento dei suoi pantaloni; a giudicare dalle dimensioni, il giovane doveva essere eccitato come non mai. Peccato che lui non potesse usufruirne dal momento che aveva partecipato attivamente e con impegno per contribuirvi.

Doveva avere sul viso una espressione quantomeno irritata, se non addirittura delusa, perché Lavi d'un tratto iniziò a ridere sommessamente.

- Che c'è ora? - chiese di rimando, sentendosi preso in giro.

- Coraggio, avvicinati, non mordo - disse Lavi - so che tutto questo ti è parso terribilmente strano, se non addirittura malato. Mi dispiace di costringerti. - Kanda scosse lentamente la testa, come a dire non mi importa di quel che fai.

- Se non avessi voluto - rispose - tu ora non saresti qui.

Lavi continuò a fissarlo, come se stesse considerando qualcosa, poi gli sorrise di nuovo.

- Se ti chiedessi di sciogliermi le mani e di sdraiarti sopra di me? - azzardò. Kanda sollevò un sopracciglio in maniera molto eloquente, ma non commentò la richiesta, si limitò a slegarlo, tornando a sedersi nel punto in cui era prima. Lavi si massaggiò brevemente i polsi, poi lo attirò a sé, baciandolo alla francese. Quella mossa in effetti fu uno shock per Kanda, pensava che il giovane volesse soltanto giocare con lui, che non avesse in programma di tradire la fidanzata, anche se avevano litigato. Si separarono e Lavi lo fissò negli occhi con... dolcezza? Non era in grado di discernere le emozioni e in quel momento lo percepiva come un grave handicap. - Ti dispiace se... - iniziò a dire Lavi, dopo un po' che si guardavano, ma non completò la frase.

- No - si affrettò a rispondere Kanda, forse con più enfasi di quello che avrebbe voluto - No, io...

Stava iniziando a sentire anche lui l'eccitazione che la situazione non poteva non portare, persino a lui. Il respiro gli si era accelerato, il cuore gli batteva all'impazzata e fra le gambe la sua virilità iniziava a pulsare con preoccupante intensità.

Lavi lo baciò ancora, a fondo, esplorandogli ogni angolo della bocca che poteva raggiungere con la lingua; cercò di seguirne i movimenti e in un attimo furono avvinghiati, impegnati a divorarsi a vicenda. E poi, poi Lavi gli chiese un'altra cosa che non si aspettava.

- Bendami, Yuu - ansimò, tastando le lenzuola alla ricerca della cravatta - ti prego, bendami e graffiami di nuovo.

Kanda immaginò che la propria faccia avesse assunto un'espressione estremamente incredula, da come si sentiva serrare involontariamente la mascella. Considerò di strangolare il giovane, ma poi ebbe una brillante idea.

- No, voglio legarti le mani di nuovo - rispose, un ghigno diabolico che gli incurvava gli angoli della bocca - ti bendo con la mascherina per dormire.

Lavi emise un gemito estasiato e il suo viso s'illuminò tutto. Annuì subito con impazienza e Kanda procedette con il legargli i polsi di nuovo, ben stretti dietro la schiena. Poi scese rapidamente dal letto e si avvicinò alla valigia, estraendo da un astuccio la maschera di stoffa e anche un'altra cosa, che però non mostrò a Lavi.

Lo bendò come gli aveva chiesto e poi gli piazzo un cuscino dietro la schiena, in modo che il suo peso su di lui non gli slogasse le braccia, e risalì a cavalcioni su di lui. Gli pizzicò i capezzoli e lo graffiò con estrema dedizione sul torace, scendendo fino al ventre, indugiandovi finché il giovane non iniziò a inarcare il bacino.

Continuando nella sua opera con una sola mano, Kanda slacciò con l'altra prima i pantaloni di Lavi e poi i suoi, cercando di tirarli giù insieme ai boxer. Tentò a più riprese, finché il tutto non gli scese fino alle ginocchia e a quel punto poté, alternandone la pressione sul corpo del giovane, sfilare prima una gamba e poi l'altra.

Lavi gemette, completamente perso nel piacere che gli procuravano le unghie di Kanda mentre si piantavano nella sua carne. Quando la mano fuggitiva del giovane gli afferrò la virilità e la liberò dalla costrizione dei boxer nemmeno protestò, si limitò a emettere un lamento più lungo e sonoro.

Kanda non esitò: ormai era in ballo, sarebbe andato fino in fondo. Stappò con i denti la boccetta che aveva recuperato nella valigia e la rovesciò sul palmo della mano, poi sul membro di Lavi, avendo cura di massaggiarlo con una e con l'altra di preparare il proprio corpo ad accoglierlo.

Peccato che fosse bendato, avrebbe voluto vedere la sua espressione mentre affondava in lui. Si consolò con l'esclamazione di sorpresa che gli uscì di gola nel momento in cui spinse con decisione per farlo entrare tutto dentro di sé.

- Yuu!? - gridò Lavi, a metà fra estremo stupore e grande godimento.

Kanda non rispose, iniziò piuttosto a pompare su di lui, spingendolo al contempo contro il cuscino con entrambe le braccia, per evitare che potesse fermarlo - non che paresse volerlo fare, ma meglio premunirsi.

Cavalcò Lavi con foga, il ritmo febbrile, muovendo le mani dalla loro posizione di blocco per graffiarlo di quando in quando. I continui gemiti che il giovane emetteva erano come musica per le orecchie di Kanda, spingeva più forte a ognuno di essi.

Lavi gli venne dentro come un fiume in piena e poco dopo anche Kanda raggiunse l'orgasmo, con tanta intensità che gli si annebbiò la vista. Si accasciò sul torace di Lavi, incurante del proprio seme sparso sul giovane.

Lavi gemette, ansimante, e iniziò a divincolarsi debolmente. Kanda sbuffò, all'apparenza irritato.

- Non muoverti, sono comodo così. - ordinò lapidario.

Lavi rise piano, cercando di posargli un bacio sui capelli a dispetto della propria temporanea cecità.

- La prossima volta voglio vederti in viso mentre ti vengo dentro, 'kay? - si lamentò in tono molto deluso. - Deve essere stato un vero spettacolo.

Sospirò, cercando di nuovo di toccare Kanda con le labbra.

- Che accidenti vuoi adesso? - sbottò il giovane, chiaramente seccato.

- Toglimi questa benda e slegami, così te lo mostro, Yuu. - ribatté Lavi in un sussurro provocante.

Kanda eseguì subito la prima parte della richiesta, incrociando lo sguardo carico di desiderio del giovane sotto di lui. Sentì dentro di sé la virilità di lui ricominciare a pulsare e la fece scivolare fuori, giusto per non dargli la soddisfazione, poi lo slegò.

Lavi gli si avvinghiò addosso come una piovra, iniziando a baciarlo.

- Mi ricarico e poi ricominciamo, 'kay? - promise.

Kanda lo fissò con aria incredula, sollevando un sopracciglio. Il sesso non gli bastava mai, dunque?

Unica nota positiva, ora Lavi era definitivamente, indiscutibilmente suo. Avrebbe avuto cura di farlo sapere a chi di dovere con dovizia di dettagli quanto prima.

- Come ti pare - rispose, ricambiando il bacio appena ricevuto - non devo andare da nessuna parte.

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