Fanfic Last minute!

Jun 30, 2010 23:46

Pochi preamboli che scade il concorso.

Fanfic originale (per così dire) tratta dalla canzone "i'll make a man out of you"

In realtà credo sia più una subversion, ma a me ha ispirato così.



Scarlet

Joshua Anderson, 37 anni, comandante di un gruppo di incursione sotto il controllo delle nazioni unite. Gli piaceva pensare di essere dalla parte dei “buoni”, ma anche oggi aveva avuto la riprova che “buoni” era un termine molto soggettivo.

Poche ore prima il suo team aveva ricevuto una richiesta d'intervento. “Neutralizzate i rivoltosi e mettere in sicurezza la zona.” sembrava semplice, troppo semplice; conosceva il genere, gruppi poco organizzati e con armi comprate al mercato nero, niente protezioni avanzate ne addestramento tattico, loro erano armati meglio, addestrati meglio e coordinati meglio, sarebbe finita presto.
“Ci sono ostaggi?” aveva chiesto Joshua al cotrollo missione.
“Negativo, non ci risultano ostaggi.”
Il che voleva dire “non c'è nessun ostaggio di cui ci interessa qualcosa.”

Joshua osservava il gruppo di ragazze che avevano trovato rinchiuse in quel magazzino. Sospirò, Dio solo poteva immaginare come quei cani le avessero trattate. Erano malnutrite e ferite, ma nonostante questo non erano particolarmente spaventate dalla sua presenza, forse si erano già rassegnate al loro destino o forse speravano che il loro nuovo “padrone” fosse migliore del precedente.
“Comandante, la zona è sicura” disse un uomo avvicinandosi.
“Avverti il comando centrale, che mandino una squadra di soccorso, abbiamo dei feriti di cui devono prendersi cura.”
“Ma avevano detto che non c'erano ostaggi.”
“Come nelle ultime due operazioni.” rispose Joshua cinico. “Puoi occupartene tu, io devo controllare cosa combinano gli altri.”
“Si certo.”
Joshua non era mai stato un sognatore, erano quindici anni ormai che era nella squadra di incursione e aveva visto cose che non avrebbe voluto vedere, ma continuava sempre a stupirsi di come si potesse facilmente classificare una vita umana “una perdita accettabile”. Lui non ci riusciva e probabilmente era la ragione che missione dopo missione lo riportava sul campo di battaglia invece che trovare un lavoro sicuro dietro una scrivania, gli piaceva pensare che le persone coinvolte nella guerra potessero avere un alleato. Sorrise, forse era un sognatore alla fine.

Tornato al campo base doveva fare la cosa che più odiava dal punto di vista pratico, fare rapporto. Era sicuro che probabilmente tutta la carta che gli facevano riempire a fine operazione era utile a qualcosa, o almeno lo sperava, ma continuava a non piacergli. Fu quindi contento quando sentì bussare alla porta, prendeva sempre volentieri una pausa dalla burocrazia.
“Avanti è aperto.”
Un ragazzo sui venticinque anni entro nell'ufficio “Comandate abbiamo un problema.”
Sospirò, c'erano sempre problemi.
“Quale problema Lock-on?”
L'altro sospirò, dare sopranomi era tipico di Joshua e il giovane cecchino Loki era diventato abbastanza presto Lock-on, tanto che ormai tutti lo chiamavano così.
“Una delle ragazze che abbiamo salvato, pare i suoi genitori siano stati uccisi tre anni fa, abbiamo cercato dei parenti, ma per adesso non siamo stati fortunati.”
“Dovrebbe essere un problema della sezione informativa.”
“Ecco, lei ha chiesto di entrare nella nostra unità.”
L'espressione di Joshua si acciglio “Se è uno scherzo non è divertente.”
“Non scherzo su queste cose.”
“Quanti anni ha?”
“Diciassette, pare ne compia diciotto tra due mesi.”
“Pare?”
“Non aveva documenti, stiamo verificando la sua identità con un controllo incrociato.”
“D'accordo, fammi parlare con lei.”
“E fuori che la aspetta signore.”

La ragazza entro nel suo ufficio, anche se aveva solo diciassette anni sembrava averne passate di tutti i colori, si era sicuramente rimessa in sesto da quando l'avevano trovata, ma il periodo di prigionia continuavano a farsi notare, c'erano due cose che però attiravano l'attenzione di Joshua, la prima erano i capelli della ragazza, adesso che erano puliti li vedeva risplendere sotto la luce della lampada dell'ufficio, erano di un rosso intenso, quasi scarlatto come il colore del sangue. Un brivido di freddo scorse lungo la schiena del comndante, perché la seconda cosa che aveva notato era l'odio che divampava dagli occhi della ragazza. Qualsiasi cosa gli fosse successa adesso sapeva bene cosa le aveva permesso di sopravvivere, il pensiero di vendicarsi dei suoi aguzzini.

“Mi hanno detto che vorresti unirti a noi.” esordì Joshua.
“Si.”
“Perché?”
“C'è bisogno di un motivo per arruolarsi?”
“Dovrebbe esserci.” Ma pensava di aver capito quale potesse essere il motivo “Unirti a noi non ti farà stare meglio.”
La ragazza abbasso lo sguardo restando in silenzio per qualche minuto, poi torno a guardare Joshua ”Posso farcela.”
“Non è un discorso di farcela.” si intromise Lock-on.
“D'accordo.” taglio corto il comandante. “Mi hanno detto che ti mancano due mesi per avere diciotto anni. Facciamo un patto, se riesci a sopportare l'addestramento della base per questi due mesi ne potremo riparlare.”
“Benissim...” iniziò la ragazza.
“Ma.” la interruppe Joshua “Se molli anche solo una volta durante l'addestramento ti rispediamo dai civili prima che tu possa dire “fatemi riprovare”, sono stato chiaro Scarlet?”
“Io non mi chiamo Scarlet, sono...” iniziò a correggerlo la ragazza.
“Sopravvivi due mesi e potrò prendermi la briga di memorizzare come ti chiami, ora vai a farti assegnare un'uniforme, Scarlet.” la interruppe di nuovo Joshua.
Scarlet lo osservo interdetta, poi uscì dalla stanza.
“E' sicuro di quello che sta facendo comandante?”
“No, ma quella ragazza ha un sacco di rabbia repressa, spero di riuscire a farla calmare un po'.”
“Non riuscirà mai a reggere un addestramento, è troppo debilitata.”
“La riabilitazione farà parte dell'addestramento, quello che serve a lei è un obbiettivo in cui concentrare le forze.”
“Pensa che rinuncerà?”
“Spero di si.”

Passarono le settimane, Scarlet riuscì a rimettersi in sesto abbastanza presto ansiosa di iniziare il vero addestramento e Joshua l'accontentò. L'addestramento militare si rivelò pesante per una ragazza non abituata come lei, tanto che più volte gli eccessivi sforzi richiesero l'interruzione degli allenamenti, ma fu sempre Joshua a deciderlo, non importa quanto fossero severi o quanto Scarlet si dimostrasse inadatta, lei continuava ad impegnarsi senza lamentarsi.
Joshua aveva dato ordine a tutti i suoi uomini di cercare di legare con Scarlet durante i periodi di pausa, ma di essere spietati durante l'addestramento.
Alla fine del primo mese e mezzo la ragazza era riuscita a legare un po' col gruppo di soldati e a ottenere risultati apprezzabili negli addestramenti, se non altro mostrava tenacia.

Joshua trovò Scarlet in una parte isolata dell'accampamento intenta ad osservare il cielo stellato, nel sentirlo avvicinare la ragazza sobbalzò sul posto.
“Sempre all'erta vedo.” disse Joshua.
“E' normale per lei avvicinarsi così di soppiatto comandante?” rispose lei irritata.
“Si, chiamala deformazione personale.” rispose Joshua sedendosi accanto a lei e poggiando a terra due lattine di birra.
“Capisco, immagino che dovrò farci l'abitudine.”
“Parli come se facessi già parte dell'esercito.”
Scarlet lo osservo critica “Non sto andando bene?” chiese.
“Dunque per essere un soldato della mia unità i tuoi risultati sono da schifo.”
“E per essere una ragazza che ha cominciato l'addestramento da meno di due mesi?”
“Oh, in quel caso vai benissimo, peccato che mi servono soldati da mandare in guerra, non ragazzine.”
Scarlet lo osservò sconsolata, aveva ragione, sospirò “Se avessi più tempo potrei farcela.”
“Forse.”
“Comandante posso farle una domanda?”
“Puoi chiamarmi Joshua, il mio vecchio istruttore mi diceva sempre che davanti a Dio e a una birra gli uomini sono tutti uguali, comandanti o reclute che siano.” poi prese una delle lattine e la offrì a Scarlet “Non so se c'è Dio, ma la birra l'abbiamo.”
Scarlet osservò la lattina dubbiosa “Sono ancora minorenne.” disse.
“E ne hai passate di più di tante maggiorenni, tela meriti fidati, e se ti ubriachi ci penso io a difenderti dagli altri.”
“E chi mi difenderà da lei” disse Scarlet aprendo la lattina e assaggiandone il contenuto.
Joshua scoppio a ridere “I tuoi voti non saranno granché, ma la lingua tagliente da soldato la hai, dunque che mi volevi chiedere.”
“Com'è finito qui? Intendo nell'esercito.”
“In realtà non è una storia particolarmente interessante, ho ottenuto un buon punteggio duranti i test pratici e attitudinali fatti nel periodi di servizio obbligatorio, così mi hanno detto che potevo fare carriera nell'esercito, non avevo alternative sicure da civile e decisi di arrolarmi.”
“Se n'è mai pentito?“
“Ogni missione scopro qualcosa che mi fa pentire di non essere un pony exspress o un piazzaiolo, ho pensato spesso di mollare, ma alla fine resto sempre, l'esercito è qualcosa che ti entra nel sangue, può non piacerti, ma è dura cambiare vita, tu però sei ancora in tempo.”
“Non vuole saperlo?”
“Cosa?”
“Perché voglio entrare nell'esercito.”
“Oh sì, anche se mi sono fatto un'idea.”
“Perché non melo hai mai chiesto allora?”
“Non è il genere di cose che si chiedono.”
“Pensavo che fossero domanda da questionario standard.”
“Non nel tuo caso.”
Scarlet sospirò ancora “Io, volevo vendicarmi.” Joshua rimase in silenzio ad ascoltare “I miei genitori erano degli archeologi che stavano facendo delle ricerche su delle rovine, io viaggiavo con loro, non avevo bisogno di andare a scuola, loro erano entrambi professori, mi piaceva come vita viaggiavamo un sacco, a volte era dura, ma ero felice.” Scarlet fece una pausa prima di riprendere, i ricordi dolorosi iniziavano da allora “Poi arrivarono loro, erano dei predoni credo, accadde tre anni fa, uccisero i miei genitori e rapirono me, finì in celle con altre ragazze, e ogni giorno era peggiore del precedente, la sera speravo di addormentarmi senza più risvegliarmi, perché la realtà era peggiore di qualsiasi incubo. Io...io dovevo odiarlo, solo il pensiero che un giorno mi sarei vendicata su di loro mi permetteva di andare avanti!” Scarlet si fermo, aveva alzato la voce senza volere, Joshua la guardo con uno sguardo indecifrabile “Hai fatto bene.” disse alla fine “Probabilmente è stato grazie a quell'odio che hai avuto la forza per continuare a lottare...e a vivere, ma ora dovresti cercare di guardare avanti, le persone che odi non faranno più del male a nessuno, anche i tuoi genitori avrebbero preferito che tu tornassi a vivere una vita normale per quanto possibile.”
“Lo pensavo anch'io, in questi giorni ho pensato spesso a come sarebbe tornare tra la gente comune.”
“E allora perché sei rimasta?”
“Ho pensato anche a come sarebbe stata la mia vita se durante l'assalto voi foste stati lì.”
Joshua torno ad osservarla mentre lei beveva un altro sorso dalla lattina, nella sua voce non c'erano segni di rabbia, la sua non era un'accusa ma una semplice constatazione e Joshua poteva capirla, se solo fossimo arrivati prima/se ci fossimo stati quando/se fossimo riusciti a, erano pensieri che fin troppo spesso invadevano la mente del comandante.
“Mio padre diceva spesso una cosa.” riprese Scarlet “Una sola persona non fa la differenza, ma è comunque qualcosa in più.” Joshua la osservava in silenzio mentre la ragazza lo guardava meglio occhi. “Io voglio essere qual qualcosa in più, e se questo qualcosa un giorno riuscirà a salvare anche solo la vita di una ragazza come me, allora sarà valsa la pena.”
“Anche se significa rinunciare a una vita normale?”
“Si.” negli occhi di Scarlet c'era una certa paura, paura dell'ignoto, ma dietro quella paura Joshua vide anche tanta determinazione.
“Mancano due settimane, come ti ho detto se riesci ad arrivare i fondo possiamo parlarne.” disse Joshua alzandosi da terra e bevendo l'ultimo sorso della lattina.
“Posso farcela.” disse semplicemente Scarlet.
“lo so.” rispose Joshua mentre schiacciala la lattina “E non so se la cosa mi iaccia o meno.” concluse allontanandosi, lasciando la giovane ragazza da sola con suoi pensieri, una lattina di birra semivuota e con un Dio che sperava avrebbe compreso la sua scelta.

Due settimane dopo Joshua era nel suo ufficio alla sua scrivania, di fronte a se era seduta Scarlet.
“E' il tuo compleanno, e io ti regalo una lettera di raccomandazione per l'accademia militare, deve essere il peggior regalo che ti abbiano mai fatto.”
“Jeremy mi ha regalato una granata disarmata e Lock-on un proiettile portafortuna.” rispose Scarlet.
Joshua sospirò “Farai un addestramento di sei mesi, dopodiché se sarai ritenuta idonea sarai dinuovo rispedita qui e assegnata a questa squadra, ma con l'addestramento base che hai fatto da noi non dovrebbe essere troppo difficile.”
“Grazie.”
"Per cosa?"
"Per aver fatto di me un soldato."
"Non lo sei ancora, ti mancano almeno sei mesi di addestramento."
"Ma ho già la lingua abbastanza tagliente." disse Scarlet afferrando la busta con la lettera, ma Joshua strinse la presa impedendo alla ragazza di prendergliela di mano.
“Sei ancora in tempo per ripensarci.” disse.
Lei gli strappo la busta di mano dicendo ”Sono ancora in tempo a salvare qualcuno.”
Joshua allargò le braccia in segno di resa mentre la ragazza si allontana dall'ufficio. “Ehi.” la chiamo prima che uscisse dalla porta “Non mi hai detto come ti chiami.”, La ragazza lo osservo un attimo ”Mi chiamo...” ci fu un secondo di pausa mentre sulle sue labbra si formava un sorriso”...Scarlet, Scarlet va benissimo.”
“Benvenuta all'inferno, Scarlet.” disse Joshua
“Grazie comandante.” rispose lei uscendo dalla porta, lasciando il suo comandante nel dubbio se quella decisione avesse salvato la vita alla ragazza o glie l'avesse rovinata per sempre, o forse entrambe le cose.

Fine

PS: Un giorno riuscirò a farmi venire l'ispirazione prima del giorno della scadenza.

fanfic, contest

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