traduzione: La stanza vuota [J2] - 4/9

Dec 27, 2011 20:22

Titolo: The Empty Room - La stanza vuota 
Autore: germanjj
Genere: RPS, Angst (tanto, tantissimo angst), Drama, hurt/comfort
Pairing e personaggi: Jensen/Jared (J2), Misha Collins e altri in questo capitolo.
Rating: NC17
Warning: slash, bottom!Jared.


     parte uno, capitolo tre   

~ Canto di cose che sono ~
- capitolo uno -

È tardi dopo una lunga ed estenuante giornata di riprese e corse ovunque gridando. Siamo nel guardaroba, soli, dal momento che le ragazze devono fare ancora una chiacchierata con Eric riguardo ad alcuni piccoli cambiamenti, e lui ed io ci stiamo cambiando.
Non so perché non portiamo i nostri vestiti di scena a casa, ‘prendendoli in prestito’ come facciamo così tante volte, ma oggi non sembra quel tipo di giornata quindi ci stiamo cambiando con i nostri soliti indumenti, facendo un favore alle ragazze mettendo i costumi sulle grucce.
Non siamo pudici su questo: lo facciamo comunque sempre, ma ho la schiena girata verso di lui mentre mi cambio dai pantaloni di Sam ai miei jeans. Finché non sento il rumore metallico di qualcosa colpire il pavimento, mi volto e lo vedo.
Indossando solo i jeans, si china a raccogliere il suo orologio. Quando si tira su, mi regala un sorriso e improvvisamente, non riesco a levargli gli occhi di dosso.
L’ho visto senza maglietta - o con pochi vestiti - migliaia di volte; devo averlo visto, perché la visuale non è nulla di nuovo per me. Conosco la lieve abbronzatura della sua pelle, le lentiggini che vanno dalla sua spalla verso la schiena e conosco i muscoli sotto la pelle e come si tendono e rilassano ad ogni movimento. L’ho già visto.
Ma ora voglio toccarlo.
Deglutisco forte e i suoi occhi sono immediatamente su di me. Devono aver capito tutto quello che è scritto sul mio viso perché la sua espressione cambia e lui resta immobile.
So che la mia prossima mossa cambierà tutto. Posso vedere l’espressione sul suo viso, posso decifrarla come se conoscessi ogni cosa di lui, come se lo conoscessi come non conosco nemmeno me stesso.
Lui non farà niente prima di me, prima che io gli dia una ragione per farlo. Ma lo vuole. Dio, lo vuole quanto lo voglio io e la consapevolezza mi colpisce come un treno con la sua forza.
Potrei rigirarmi e niente cambierebbe tra noi.
Ma forse voglio che le cose cambino.
Non forse. Assolutamente.
Prendo un respiro e faccio un passo e riesco a vedere come un brivido gli attraversi il corpo, le sue labbra semiaperte e gli occhi più grandi. E più scuri.
Come potrei pensare di non volerlo?
Accorcio la distanza fra noi con altri tre passi finché lo sto quasi toccando, posso già sentire il calore del suo corpo entrare nella mia pelle.
E quello che veramente fa la differenza, quello che realmente cambia tutto, è che lui non indietreggia neanche di un passo. Sta lì dov’è, i suoi occhi che incontrano i miei.
«Ho una confessione da fare.» sussurro e abbasso la testa.
«Sì?» Il suo respiro è contro la mia bocca e il mio sguardo sulle sue labbra. Le sue labbra stupende.
«Penso che forse…non sono proprio così…etero.»
Lui ridacchia e il suo petto tocca il mio e per un secondo rimpiango di non essere senza maglietta anche io. Di non poter sentire la sua pelle sulla mia, ora.
«Oh, davvero?»
«Sì.» annuisco.
«Perché il mio migliore amico non dovrebbe rendermi così nervoso, giusto?» continuo, già senza fiato.
«Non dovrebbe farmi pensare a tutte queste…cose. Non dovrebbe farmi chiedere come ci si sentirebbe…»
«Jay?» chiede e i suoi occhi sono quasi chiusi, concentrati sulla mia bocca.
«Sì?»
Le sue labbra stanno toccando le mie, è un solo movimento, quando sussurra «Solo…» e mi bacia nello stesso momento.
Comincia gentilmente ma le sue mani mi stringono la maglietta e mi tirano più vicino, le sue labbra aprono la mia bocca e spinge la lingua dentro facendomi gemere non appena sento il suo sapore.
È incredibile.
Così delicato con le sue labbra che si muovono piano contro le mie e così avventato con le sue mani nascoste sotto la mia maglietta. Fa danzare le nostre lingue insieme, cominciando lento e diventando ancora e ancora più affannato ad ogni secondo. Allora cattura il mio labbro inferiore e lo morde delicatamente e dopo è tutto annebbiato.
~

«Perché mi sto innamorando di una persona che nemmeno esiste!»
Jared guardò la dottoressa Moira, finalmente rispondendo alla domanda che aleggiava nell’aria da così tanto tempo.
‘Perché sei così spaventato?’
Jared si era rifiutato di rispondere, aveva rifiutato di fronteggiare la sua paura e invece aveva guardato intorno alla stanza. Aveva visto il diploma della dottoressa sul muro, pensato a quanto crudeli le persone possono essere nel chiamare la propria figlia ‘Decima’ e poi aveva provato ad evitare gli occhi della dottoressa che aspettava pazientemente una risposta.
«È questo che mi manca, vero?» chiese, la sua voce piena di emozione. «Questa persona perfetta nella mia vita.» Tirò un sospiro tremante e annuì a se stesso. «E non avrò mai questo, no? Perché lui è solo un sogno. Una persona ideale che la mia mente ha costruito.»
Jared smise di parlare, coprendosi il viso con le mani. Non voleva piangere. Non voleva perdere il controllo di nuovo, non voleva più sentire questo ticchettio, come di una bomba; una bomba che aspettava solo di esplodere.
«Perché pensi che non potrai mai averlo?» La voce della dott.ssa Moira entrò gentilmente fra i pensieri di Jared, tirandolo fuori, facendolo concentrare.
«Io…Come posso sperare di incontrare una persona come lui?» Jared incontrò gli occhi della dottoressa, sfidandola a rispondere.
«Non pensi ci sia una persona come lui là fuori? Nel mondo reale?» La dottoressa rispose con un’altra domanda. Tranquilla, sempre così dannatamente tranquilla.
Come se non fosse niente. Come se la sanità di Jared, come se la sua intera vita non fosse in gioco lì.
Jared sapeva la risposta a quella domanda. La verità che continuava a urlargli in testa.
«Per favore dimmelo.» La dottoressa Moira lo guardo aspettando. Come se stesse leggendogli la mente.
«Anche se…» iniziò Jared, la lingua pesante in bocca come se non volesse dirlo, come se non volesse tirarlo fuori, quel pensiero. «Anche se ci fosse qualcuno come lui, non vorrei nessun altro che lui.»
Ecco. L’aveva detto.
E ora era perso, distrutto, per sempre. Perché l’uomo nei suoi sogni era solo quello, un sogno.
Nessuno che avrebbe mai potuto avere.

«Voglio che provi a fare una cosa.» disse la dottoressa Moira, la sua faccia seria, cambiando argomento così velocemente che Jared ebbe difficoltà a seguirla. Non commentò quello che aveva detto Jared. Scarabocchiò solo qualche appunto, regalando a Jared un’occhiata indifferente.
«Okay» annuì Jared.
«Voglio che impari ad essere cosciente dei tuoi sogni.»
Jared si accigliò.
«C’è un metodo che ti aiuterà a capire che stai sognando. Se impari quello, puoi fare quello che vuoi nei tuoi sogni. Puoi prendere decisioni e agire di tuo libero arbitrio. Non dovrai fare e sentire quello che fa il Jared dei sogni.»
Jared si accigliò anche di più. «Dice sul serio?»
Lei sorrise lievemente e annuì. «Credimi Jared, non è magia. È qualcosa che chiunque può imparare. E una volta che sei in grado di plasmare i tuoi sogni nel modo che ti piace, voglio che ti metti in azione. Voglio che indaghi su chi sia l’uomo nei tuoi sogni. Voglio che tu faccia le giuste domande.»
Jared esitò per un bel po’, pensando alla libertà che sentiva nei suoi sogni, il semplice amore che lo circondava. Non era sicuro di voler cambiare niente di tutto quello. Se era pronto a lasciarlo andare. Ma poi pensò alle opportunità che poteva avere, pensò a partecipare realmente in quei sogni, e annuì lentamente.
«Okay, cosa devo fare?»

~

L’aria è calda e profuma un po’ di dolce quando scendiamo dalla macchina sul set.
Salutando Clif prima che se ne vada, ci scambiamo uno sguardo mentre ci spostiamo dal parcheggio. Sorridiamo quando i nostri occhi si incontrano, incerti e timidi e stupidi, ed è come se avessimo quattordici anni di nuovo, sentire qualcosa per qualcuno e non sapere ancora cos’è.
Ma ovviamente noi lo sappiamo.
In ogni movimento, in ogni sguardo, in ogni occhiata rubata, sappiamo cosa c’è fra di noi. Ma è qualcosa di così nuovo per entrambi che non siamo pronti ad ammetterlo ancora.
Il viaggio è stato strano. Non imbarazzante, ma strano, con noi così vicini e incapaci di evitarci, ma anche incapaci di parlare…o di toccarci. È stato strano ed eccitante e tanto quanto avevo paura del cambiamento della nostra relazione in un primo momento, ora le stupide farfalle nel mio stomaco mi fanno sorridere di gioia tutte le volte.
Mi sento stupido e amo questa cosa.

«Hey ragazzi.»
«Misha!» urla lui, felice, e lo incontra a metà strada, abbracciandolo e battendogli una mano sulla schiena.
«Come te la passi, amico?»
«Alla grande» Misha ride quando lo abbraccio anche io, forse con un po’ troppa forza, ma sono felice di rivederlo.
«Quindi voi ragazzi cosa avete combinato, eh?» chiede e fa l’occhiolino come se sapesse qualcosa.
So che sono diventato rosso fuoco e posso vedere la stessa tonalità sul suo viso e ci giriamo imbarazzati in direzioni opposte.
Misha ci lancia un’occhiata strana e poi semplicemente comincia a ridere. «Okay, andiamo a cambiarci. Non vedo l’ora di indossare di nuovo il mio trench.» dice sorridente e si gira verso il trailer per primo.

~

Imparare la tecnica fu difficile, non perché fosse davvero complicato o cosa, ma perché Jared continuava a dimenticare.
La chiave era continuare a chiedere a se stesso, ogni tanto, se fosse sveglio o se stesse sognando in quel preciso istante. Doveva prendere quel momento, quello che c’era intorno e cercare di capire cos’era che lo rendeva certo che quello che vedeva era realtà e non solo un sogno. Se Jared l’avesse fatto spesso, il suo cervello si sarebbe allenato a ripetere la domanda e alla fine l’avrebbe fatto diventare cosciente di quando era proprio in mezzo ad un sogno.
Finché era solo teoria, sembrava abbastanza facile. Ma la pratica non lo era per niente.
Con tutto quello che c’era nella mente di Jared e tutte le cose con cui aveva a che fare nella sua vita, con le riprese giorno dopo giorno, semplicemente se ne dimenticava il più delle volte.
E poi c’era questo piccolo dubbio che continuava a girargli in testa. Che gli faceva chiedere se davvero avesse dovuto farlo, se davvero avesse voluto. Se questo non gli avrebbe fatto perdere per sempre ciò che aveva con l’uomo nei suoi sogni.

«Hey Jared!»
Clif era appena ripartito, per portare i cani di Jared dal veterinario, e Jared si stava dirigendo al set quando sentì la voce familiare che lo stava chiamando.
Si girò e trovò Misha e la ragazza assistente di produzione - Nona, ricordò a se stesso - che camminavano verso di lui.
Jared sentì un brivido strano guardando Misha quando lo aveva appena sognato. Non era una sorpresa. Il giorno prima aveva appena avuto la notizia che Misha sarebbe finalmente arrivato sul set, ma era strano vederlo ora dal momento che l’ultima volta che l’aveva visto era con lui.
«Hey amico.» Jared sorrise all’amico e sentì il sorriso tirarlo su di morale. Era bella avere un viso familiare lì con lui. Di sicuro si sentiva solo qualche volta.
«Hey, come stai?»
Il più basso sorrise con sincera felicità nel vederlo e Jared lo strinse in un abbraccio.
Avevano iniziato a lavorare insieme durante l’ultima stagione e ora lui stava diventando un series regular.
Jared non poteva esserne più felice.
«Ho parlato con Eric» gli disse Misha. «Ha davvero intenzione di andare a fondo con la cosa dei fratelli, vero?» Jared annuì «Sì, ma fino ad ora, non ha avuto per niente fortuna nel trovare quello giusto.» Jared cercò di seppellire il pensiero che lui lo conosceva, quello giusto. Se solo non fosse stato un uomo in un sogno.
«Mi dispiace interrompervi ragazzi, ma possiamo andare? Al guardaroba vi vogliono in tipo due minuti» si intromise Nora, un po’ intimidita vicino ai due attori.
Entrambi annuirono. «Sì, certo.»
Entrando nel guardaroba, Misha fu il primo ad essere afferrato da Becky con un sorriso di scuse e un ‘Devo rubarvelo per alcuni cambi’, e poi i due se n’erano andati e Nona e Jared furono lasciati a guardarsi l’un l’altro, con espressioni divertite.
«Hey, Lucy.» Jared andò verso l’altra addetta al guardaroba e sorrise alla piccola donna, che sedeva su una sedia, tenendo il suo pancione in un gesto affettuoso.
«Hey Jared.» sorrise, gli occhi che brillavano.
«Quindi, quand’è il grande giorno?»
Lucy sbuffò: «Un altro mese, ci credi? Penso che la mia pancia sia grande abbastanza ora.»
Si scambiarono un sorriso prima che continuasse.
«Il dottore ha detto che potrebbe essere un parto difficile, con il bambino così grosso e tutto.» La sua voce era cauta ora, un po’ scossa, ma prima che Jared potesse rispondere, Nona era dietro di loro, la sua mano appoggiata sulla pancia di Lucy.
«Non sarà difficile. Ci vorrà un po’ di tempo, ma il parto non sarà difficile.» disse all’altra donna con un tono delicato e un sorriso e Lucy sbattè le palpebre, gli occhi che le si riempivano di lacrime.
«Pensi?» sussurrò.
«Oh, ne sono sicura. Sarà difficile da trattare finché sarà piccola. Ma varrà ogni capello grigio che ti verrà.» promise Nona e Lucy continuava a fissarla, la bocca aperta per la sorpresa.
«Come hai…? Sai, mio marito mi prende sempre in giro quando gli dico che posso sentire che il bambino sarà una femmina! Ho ragione, vero?» Lacrime di gioia le scesero sul viso quando Nona annuì.
«Dio, mi…dispiace. Devono essere gli ormoni o qualcosa del genere,» Lucy rise e si asciugò le lacrime dal viso.
«Va tutto bene» risposero Jared e Nona, all’unisono, anche se Jared iniziò a sentirsi un po’ a disagio.
«Il tuo nome è Nona, giusto? Nuova assistente di produzione?»
Nona annuì «Sì, ho appena iniziato. Faccio un po’ di tutto finché il bambino arriva e allora farò del mio meglio per rimpiazzarti finché non ci sarai» spiegò a Lucy.
Jared lasciò le due donne sole quando la loro conversazione entrò in problemi più specifici come tessuti e giusti aghi e Nona condivise la storia di come le fu mostrato come si filava quando era piccola.
Camminò lungo l’appendiabiti, guardando set infiniti di camicie e pantaloni di Sam finché proprio l’ultimo appendiabiti catturò la sua attenzione.
Trattenne il respiro mentre una sensazione familiare si faceva strada in lui. Come un coltello, che gli tagliava una parte di lui, lasciandolo a metà e perso e…solo.
I suoi occhi erano incollati al capo d’abbigliamento davanti a lui, le sue dita fremevano per toccarlo.
«Oh Dio» Jared combattè la voglia di piangere mentre la sensazione di perdita bruciava più in profondità, schiacciandogli i polmoni e portandogli le lacrime agli occhi.
«Becky ha iniziato a giocare con quell’idea.» disse una voce delicata all’improvviso accanto a lui.
Cercando di contenersi, si voltò e vide Lucy e Nona in piedi accanto a lui.
«Sarà per il fratello di Sam» disse Lucy, indicando la giacca di pelle che Jared stava fissando. «Ha pensato che avrebbe potuto indossare questa giacca, tipo … un passamano da suo padre e l’unica cosa che lo collegasse all’uomo che non era mai stato lì per lui nella sua vita. Sai, qualcosa del genere.»
Jared annuì, mostrandole che stava ascoltando, perché non poteva fidarsi della sua voce, stava ancora combattendo con il dolore dentro al petto.
«Stai bene?» sussurrò Lucy e sorrise «Giuro, mio marito mi dice sempre che il mio umore è contagioso. Mi dispiace.»
«È tutto a posto.» le sussurrò Jared. Si sentiva stupido e imbarazzato, ma soprattutto, continuava a chiedersi come era finito a piangere su una stupida giacca di pelle.
Sapeva che era a causa sua, a causa dell’uomo nei suoi sogni. Eric doveva aver parlato dell’opzione di un fratello per Sam molto prima che Jared potesse ricordare.
Ma il fatto era che la mente di Jared aveva preso questa informazione e l’aveva resa parte del suo sogno. Aveva dato il ruolo del fratello di Sam all’uomo nei suoi sogni, dandogli significato nel suo mondo.
Jared chiuse gli occhi lentamente desiderando, non per la prima volta, che i suoi sogni finissero e basta. In momenti come questo, diventavano più vicini alla realtà, incasinando il suo mondo reale più di quanto lui potesse sopportare.
A volte era troppo e basta.

~

«Non posso credere che lo sto facendo davvero.» lo sento lagnarsi e devo mordermi le labbra per non scoppiare a ridere.
«Aww, hai troppa paura per combattere come un vero uomo?» lo stuzzico.
«Vero uomo? Mi prendi in giro?» la sua voce mi arriva da dietro l’angolo «Siamo fermi in piedi qui con dei cazzo di cuscini e aspettiamo che l’altro faccia la prima mossa. Jared! Sono troppo vecchio per le lotte di cuscini!»
«Oh, smetti di piagnucolare vecchio e prendi questo!» Con questo inizio a correre, corro verso di lui e lo colpisco col cuscino proprio su quella faccia sorpresa.
«Oh, questa è guerra!» brontola, e un secondo dopo ci ritroviamo in una seia lotta coi cuscini.
Ci inseguiamo a vicenda attraverso l’intera casa, attraverso la cucina, sulle scale e lungo il corridoio. Non realizzo nemmeno che siamo di nuovo al piano di sotto e nella sua camera, finché non atterro di schiena sul suo letto dopo aver inciampato su qualsiasi cosa ci sia sul pavimento. Probabilmente qualcuno dei giochi di Harley o Sadie.
Sto ridendo e scalciando coi piedi, ma in qualche modo riesce ad oltrepassare la mia barriera e atterra proprio su di me, senza fiato e ridendo come un pazzo.
Non noto nemmeno lo spostamento, non sento il momento in cui tutto cambia.
Ma all’improvviso, le sue labbra sono sulle mie e senza neanche il tempo di pensare a qualcosa lo tiro giù, lo tiro più vicino con un ringhio e ricambio il bacio.
Non c’è niente di delicato in tutto questo. Non ora, non quando lo desideriamo entrambi così tanto. Lo stringo contro di me, posso sentire il suo peso su di me, mentre divora la mia bocca come se fosse l’unica cosa di cui ha bisogno per vivere.
D’istinto spingo i fianchi verso l’alto, ottenendo un ruggito da entrambi, e le mie mani sono fra i suoi capelli, muovono la sua testa come voglio.
Sta lottando. Non per farmi indietreggiare ma per prendere il controllo. Ringhia nella mia bocca, inizia a tirarmi su la maglietta finché non sento le sue mani percorrere il mio corpo.
Cambio posizione per mettermi sopra e mi stacco solo quanto basta per liberarmi della mia maglietta prima di rituffarmi su di lui, catturando la sua bocca, mordendogli le labbra e lui geme, forte e disperato e penso che sto per morire adesso.
I miei fianchi continuano il ritmo, sfregando le nostre erezioni, solo il tessuto dei nostri jeans a dividerle.
Stacca la sua bocca da me. Ansimando, lottando per un po’ d’aria, respira affannosamente ogni volta che i nostri inguini s’incontrano e posso sentire che è già vicino, posso sentirlo che trema sotto di me e il bisogno mi da le vertigini.
Bastano altre due spinte e sta venendo. Tirando indietro la testa con un ringhio profondo viene nei pantaloni come un ragazzino e non avrei mai potuto pensare a immagine più eccitante.
«Cazzo, cazzo, oddio» impreca, roteando gli occhi e premendosi più forte contro di me, mentre le sue mani mi graffiano la schiena.
Nascondo il viso nel suo collo, mantenendo il ritmo, sentendomi vicino all’orgasmo anch’io.
«Jared» ansima, «Jared, fermo per un secondo.»
Ci vuole un grande sforzo per alzare la testa e guardarlo, fermando i fianchi mentre lo faccio.
«Dio, ti prego.» sento me stesso implorare.
«Lascia che ti tocchi.» sussurra, i suoi occhi verdi e scuri che cercano una risposta nei miei.
«Oh, sì cazzo.» gemo e i miei occhi si chiudono, completamente fuori controllo.
Non esita. Semplicemente raggiunge i miei jeans e li apre.
Ringhio quando la sua mano tira fuori la mia erezione, la circonda e quello che provo è quasi troppo.
Non mi stuzzica. Comincia ad accarezzare forte e veloce, quasi violentemente, raccogliendo il liquido, e il rumore da solo basterebbe a farmi impazzire. Con l’altra mano mi spinge giù, mi bacia goffamente e sono troppo andato per ricambiare ma ringhio appena sento il suo sapore, già dipendente dalle sue labbra sulle mie.
Non ci vuole molto prima che l’orgasmo travolga anche me.

«Cazzo, sei pesante.» è la prima cosa che dice senza fiato, e ridacchia e sembra così fottutamente felice che sono orgoglioso del fatto che è grazie a me che è così.
«Mi sto per spostare, lo giuro.» dico debolmente, troppo stanco, troppo pieno di quella meravigliosa, perfetta sensazione e l’ultima cosa che voglio fare è muovermi e lasciare il calore del suo corpo sotto di me.
E poi lui fa la cosa più bella di sempre, perché mi accarezza il collo e sussurra: «Rimani. Non importa.»

Jared era sporco di sperma quando si alzò e ormai non ne era nemmeno più imbarazzato. Allontanando i ricordi di lui, di come si sentiva contro di lui, del sapore che aveva, Jared si diresse verso il bagno e si pulì. Non voleva ricordare. Non voleva che quelle immagini gli facessero male anche di più ora che era sveglio. Ora che sapeva che non poteva avere niente di tutto ciò.
Tornato in camera, Sadie zampettò verso di lui, la testa abbassata come se sentisse la tristezza del suo papà.
«Hey signorina». Jared si chinò e mandò giù il groppo che aveva in gola. L’accarezzò e rise quando Harley venne a chiedere la sua parte d’amore.
Guardando l’orologio sul comodino, si realizzò che erano solo le cinque del mattino. Di un sabato mattina.
Era ancora stanco e distrutto dalla lunga settimana alle spalle. Ma per nessuna ragione sarebbe tornato in quel letto vuoto. Freddo senza la sua presenza di fianco a lui.

Dieci minuti dopo, la stanza al piano di sotto non era più vuota. Un materasso era al centro della stanza, Jared era rannicchiato nelle lenzuola, i suoi cani di fianco a lui, e stava dormendo di nuovo.
Sognando di nuovo.
E questa volta, la tecnica che aveva provato ad apprendere cominciò a funzionare.

( successivo)

pairing: jared/jensen, actor: misha collins, actor: jared padalecki, traduzione, actor: jensen ackles, fic: la stanza vuota

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