Titolo:Sventoleremo le nostre radiografie per non fraintenderci.
Paring: Mario Gomez/Thomas Muller
Prompt: "Che se piangi ti si arrugginiscono le guance."
Rating: Arancio.
Ok. Non so perchè obbiettivamente stia cagando una specie di introduzione. Non ho molto da dire se non che è una delle prime cose di questo tipo che scrivo e quindi sono ancora leggermente impacciata -un conto è pensarle certe cose un conto è metterle per iscritto (ti senti una pervy paura)-. Ma ormai l'ho fatto e quindi boh, grazie Thom per esserti prestato ad essere un passivo perfetto, tvb e scusami Lisa, lo sai che ti amo ma il tuo uomo doveva consolarne un altro.
Pace&Bene.
“Non penso che questo sia giu…” mi zittii poggiando il dito sulla bocca.
“Sono stanco Mario. Ok? Sono stanco di doverti sentire lamentare continuamente di lei. Di come non ti tratti come meriti. Delle tue continue concezioni, dei tuoi continui doverla perdonare. Non ti rendi conto di aver perso tutta la tua dignità a causa sua? Non ti meriti questo. Non ti meriti di essere trattato come una pezza da piedi, non ti meriti di intercettare le sue occhiatine languide ad altri uomini, di entrare in casa col cuore in gola per la paura di trovare il tuo letto sporco del seme di qualcun altro. Dio, Mario ma non ti fa schifo questa situazione? Vieni qua una sera sì e l’altra pure. Bevi fino a dimenticarti pure come ti chiami, vomiti il cuore e la mattina dopo ti ritrovi a tornare da lei con la colazione in mano e un sorriso forzato.”
“Ma è che…” di nuovo non mi lasciò concludere. Tenevo gli occhi bassi mentre quelli accusatori di Thom mi si piantavano addosso. Sentivo il suo sguardo camminarmi sulla pelle e mi pareva di essere così spoglio di ogni sicurezza.
“Niente ma. Tu domani non torni da lei. Tu domani non ti presenti in quella cazzo di casa. Tu da stasera stai qua. E non ti sto dando possibilità di replicare. Guardati! - mi alzò dal divano dove stavo seduto con l’ennesima birra in mano e mi trascinò davanti allo specchio nella sua stanza da letto.- Guardati. Cosa sono questi occhi spenti, dov’è finito il loro solito bagliore? Mario, sei meraviglioso. Sei al culmine della carriera, hai una squadra che conta su di te e sulle tue reti, un posto in nazionale, tifosi che ti osannano come un dio, amici fidati. Sei giovane, hai una vita davanti. Come puoi pensare di passarla con una del genere? Ti sta succhiando le forze, hai la speranza che la situazione migliori poggiata sul fondo delle iridi, come una scopa dimenticata in uno sgabuzzino. Lei puntualmente la ignora e tu glielo permetti. Bene, sarò io a non concederglielo più.” Io mi guardavo allo specchio. La luce della lampada si infrangeva sui capelli facendoli luccicare a causa del gel, illuminava il mio viso, le piccole rughe che si stavano formando ai bordi della bocca, faceva splendere Thomas il quale teneva le mani sulla mia vita ed aveva appoggiato il mento nell’incavo tra la scapola e la clavicola. Per un istante ebbi la sensazione che non fosse la luce ad illuminarlo ma che lui brillasse di luce propria. Il riflesso del suo corpo si vedeva appena coperto com’era dal mio, si potevano appena intravedere le gambe infinitamente magre per il suo lavoro.
“Io vorrei solo trovare qualcuno a cui raccontare tutta la mia giornata, quello che faccio quando mi annoio, qualcuno che aspetti il mio buongiorno con ansia, che senza me proprio non riesca a vivere. Vorrei solo trovare qualcuno che abbia più bisogno di me di quanto io ne abbia di lui.” dissi con un filo di voce.
Lui senza parlare mi voltò. Eravamo uno di fronte all’altro a scambiarci vita, dispiaceri, promesse, rimpianti. Eravamo uno di fronte all’altro a conoscerci come non era mai successo, come non avevamo mai osato fare, come non credevamo potesse accadere.
“Vorresti solo essere la persona che manca, quella che riceve telefonate, quella che si sente dire: -ti stavo pensando. Vorresti solo non muovere un dito, aspettare seduto che il mondo si prenda la briga di venire da te.” Sussurrò mentre sfiorava appena con le labbra il mio collo.
E poi quelle labbra appena appoggiate si fecero più languide, si imposero di marcare a fuoco ogni centimetro del mio corpo e per una stranissima ragione io non ebbi la forza di fermare quell’impeto. Mi lasciai leccare, baciare, permisi alla mia pelle di prendere sapore di birra ed avventura. Niente amore con le sue magliette colorate, gli occhi dolci e quel modo strano di sorridere. Niente amore con i suoi ghiaccioli, le sue penne colorate, i suoi soprannomi. Adesso preferivo star bene e vivere di niente, accontentarmi di un respiro e dire “Non è nulla, è solo Vita”.
Cercai i lembi della maglietta e la sollevai scoprendo il suo fisico. Con il dito tracciai il perimetro degli addominali e dei pettorali appena accentuati, soffermandomi su tutti i nei e accarezzando dolcemente i contorni dei capezzoli.
Mi slacciò i pantaloni e io feci lo stesso con i suoi. Per qualche istante non parlammo. Il silenzio diceva tutto quello di cui avevamo bisogno. Mentre gli occhi mettevano i puntini sulle i e le h davanti alle a di avere.
“Perchè deve essere così difficile? l’amore intendo.” aggiunsi con le labbra appoggiate al suo orecchio.
Ci adagiammo nel letto.
Passò il dito attorno all’ombelico e tra i riccioletti più in basso mentre le bocche si mischiavano in un bacio alcolico “perchè si deve arrivare al punto in cui ci si stanca perfino di star male per capire che quello non è amore ma semplice sadismo, bisogno di avere qualcuno nella propria vita.”
Thom cominciò a scendere verso il basso, tracciando col la lingua disegni fantasiosi.
“viene quasi da dire: - Quando arriva il mio turno di sedermi comodamente, leggere la pagina sportiva e aspettare che il mondo giri intorno a me come una trottola per accontentarmi?” spirai.
Mi tirò su di sè per poter sentire la mia erezione premere contro il suo corpo: “Non parliamo di questo adesso”.
“Tecnicamente non stiamo parlando, stiamo semplicemente pensando ad alta voce.” Sorrisi beffardo.
“Tecnicamente penso tu abbia un erezione- mi zittì- però forse è meglio che vada giù a fare un’ispezione accurata.” Ammiccò.
Scivolò sotto le lenzuola mentre le nostre mani ancora si toccavano e si palpavano facendo crescere l’eccitazione.
Sentii un caldo improvviso, un piacere incontrollabile e le nostre vite esplodere in un unico monosillabico coordinato: “Oh sì.”
per struccarti useranno delle nuvole cariche di piogge
adesso che sei forte che se piangi ti si arrugginiscono le guance
“Hey Mario?!”
“mmh” mugugnai in uno stato di dormiveglia.
“L’amore è qui, davanti ai tuoi occhi.”