BDSM info Project: SSC e Safeword

Dec 08, 2011 22:30


Chiedo scusa per l’assurdo ritardo dei miei post, l’università non mi da tregua .-.

SSC E SAFEWORD

In ogni relazione BDSM che si rispetti non possono assolutamente mancare due cose: SSC (o RACK, che verrà trattato in un post successivo) e safeword.

Sono entrambi metodi di protezione fisica e psicologica dei partecipanti alle scene, percui non è accettabile la mancanza del rispetto di anche uno solo dei punti che li riguarda.

SSC

Come ho anticipato nel post sul linguaggio, SSC è l’acronimo per “Safe, Sane & Consensual”, cioè “Sicuro, Sano e Consensuale”. Ma cosa significa esattamente?

Sicuro: ogni possibile rischio collegato alla scena è annullato o eventualmente ridotto al minimo. Ad esempio, se vengono utilizzate delle corde ci si assicura che siano state trattate in modo da non lasciare segni per lo sfregamento (le si può bollire per ammorbidirle) e si controlla che i nodi siano saldi e non troppo stretti perché potrebbero bloccare la circolazione.

Se compare un rischio imprevisto durante lo svolgimento, è consigliabile fermare tutto ed eliminarlo prima di poter continuare in sicurezza;

Sano: tutti i partecipanti iniziano e finiscono nella più completa sanità fisica e mentale. Questo non è un controsenso, perché l’utilizzo di fruste, pinze e tutti gli oggetti possibili e immaginabili è limitato a certi metodi e con molte precauzioni. Tenendo ad esempio le fruste, quelle lunghe di cuoio alla Indiana Jones possono essere utilizzate solo sulla zona delle natiche (rigorosamente sotto la zona dei reni e fino ad un massimo di metà coscia), dove non c’è pericolo di lesionare organi o tessuti delicati: infatti, le natiche sono tutto muscolo e per questo resistono meglio ai colpi della potenza delle fruste. Se si parla di un gatto a nove code, invece, la sua zona d’azione può comprendere anche la schiena e, moderando la forza, al busto e ai genitali.

Se per errore qualcuno viene ferito, anche lievemente, la scena si blocca per prestare le dovute cure.

La sanità mentale è più difficile da controllare perché non è semplice captare i segnali di un malessere psicologico. Generalmente però, se vengono rispettati i limiti imposti dai vari partecipanti, il problema non si pone. Eventualmente c’è sempre una safeword concordata prima di iniziare per fermare una scena e tirarsene fuori;

Consensuale: ognuno è stato informato preventivamente su ogni dettaglio della scena e ha dato il suo consenso a partecipare. Si è liberi di rifiutarsi o di imporre alcuni paletti invalicabili perché il consenso dev’essere dato senza paura di ritorsioni e senza dubbi di alcun genere. È necessario che tutti siano a proprio agio soprattutto per minimizzare il rischio di danni psicologici.

Safeword

La Safeword, o parola di sicurezza, è una parola o un gesto concordato per fermare, temporaneamente o definitivamente, una scena in corso. Può essere pronunciata da chiunque dei partecipanti, senza limiti e per qualsiasi motivo. Non ci deve essere la paura di ritorsioni per il suo utilizzo perché esiste apposta per evitare situazioni spiacevoli.

Secondo alcuni (e anche secondo me), durante scene di gruppo o nei locali o nei ritrovi la Safeword ideale sarebbe proprio “Safeword” perché non ci sono possibilità di sbagliare ed è facilissima da ricordare, inoltre non c’è rischio che venga ignorata.

Ovviamente, se ci sono persone imbavagliate o che non possono parlare per un qualsiasi motivo, è sempre meglio avere anche una safeword composta da un gesto specifico: ad esempio, si può dare in mano alla persona un oggetto che può far cadere per comunicare il superamento di un suo limite.

Avere una safeword però non significa che si può fare qualsiasi cosa perché “tanto al massimo dice la safeword”. È un concetto tremendamente sbagliato, poiché non è raro che una persona durante la scena raggiunga uno stato mentale alterato (chiamato subspace) che non gli consente di valutare correttamente quello che sta succedendo: è compito degli altri partecipanti stare attenti che tutti gli altri stiano bene anche se magari al momento gli interessati possono non rendersene conto.

Una safeword però è anche un’arma a doppio taglio: un sub cerca di non pronunciarla per non deludere la fiducia e le aspettative del Dom; se il Dom crede che possa sopportare quella cosa programmata, ma il sub non ne fosse in grado, il primo sarebbe deluso quasi quanto il secondo, che sente il peso del non aver soddisfatto le aspettative del Dom.

Un sostituto della safeword può essere l’utilizzo del nome proprio del proprio partner quando durante un roleplay o un qualsiasi gioco viene utilizzato un altro nome. Ad esempio, se Davide e Maria stanno interpretando il Marchese de Sade e Justine e Maria chiama Davide per nome, è come se avesse pronunciato una safeword. Questo sostituto è piuttosto comodo perchè è molto più difficile dimenticare il nome della persona con cui si interagisce che una parola che non ha relazione con la scena.

C’è un altro codice, chiesto principalmente dal Top/Dom/Master al bottom/sub/slave, che consiste in tre colori: verde, giallo e rosso. Il verde sta ad indicare che va tutto bene; il giallo che bisogna interrompere o sospendere la pratica in corso o fermare momentaneamente la scena; il rosso che va interrotta la scena. Serve anche per verificare la presenza mentale del sub: se non risponde è perché è in subspace e bisogna usare ancora più cautela.

In ogni caso è necessario fare molta attenzione se si decide di superare i propri limiti per compiacere l’altro, perché andando troppo oltre si potrebbero rendere le cose spiacevoli per tutti.

theme: bdsm, fandom: multifandom

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