[fan fiction] La teoria di Mirtilla Malcontenta

Feb 04, 2011 20:43


Titolo: La teoria di Mirtilla Malcontenta
Autore: beesp
Genere: Angst
Livello: 10
Prompt: #6 Aula di Trasfigurazione
Personaggi/Paring: Remus Lupin, (POV) Sirius Black
Rating: Verde
Avvisi: Missing Moments, One-shot, Spoiler!Saga
Ho usato l'aiuto: //
Numero di parole: 949
Riassunto: Sirius Black e quattordici giorni di sopportazione, silenzio. Remus Lupin e un tragitto illuminato da una bacchetta, nel castello di Hogwarts: L'aula di Trasfigurazione. Segreti.
Note: La fic non mi piace per niente.
Link alla scalata: Quiii.

Sirius se ne era accorto due settimane prima. Fino ad allora aveva deciso di non impicciarsi, di starsene buono; non doveva infilare le ciabatte e avviarsi lungo i corridoi di Hogwarts, ecco tutto. Doveva evitare di poggiare lo sguardo sul mantello di James, non doveva cercare con gli occhi la bacchetta magica posata sul comodino accanto al baldacchino. Non era poi così tanto complicato: qualsiasi ragazzo della sua età avrebbe desiderato rimanere a dormire, in particolare in un periodo tanto denso di studio - almeno per gli altri, impegnati nelle ripetizioni pre-M.A.G.O. - durante la notte. Era così pesante e faticoso starsene immobile, aspettare che il sonno sopraggiungesse fino a chiudergli le palpebre?
A quanto pareva, sì. Sirius non era riuscito a lasciar perdere per oltre due settimane. Il quindicesimo giorno era scattato a sedere tra le coperte, in un tombale silenzio - era sin da principio che architettava il suo piano -
[dei maghi oscuri davano la caccia ai mezzosangue; e Remus era un mezzosangue. E un licantropo. Snivellus lo sapeva e Snivellus aveva a che fare con quel gruppo di maghi oscuri. Non poteva starsene buono a non preoccuparsi di Remus … Remus era Remus! E un Remus colpito da una maledizione senza perdono non sarebbe stato lo stesso Remus! Di cicatrici ne aveva abbastanza; “quindi, grazie ma no non intendo comportarmi da persona ragionevole, l’istinto è molto più affidabile”]
: si era allungato ad impugnare la bacchetta
[si trattava di maghi oscuri o no?!]
e aveva “preso in prestito” il mantello di James
[non se ne sarebbe accorto. E anche se l’avesse rovinato, avrebbe mentito raccontando qualche balla inventata al momento].
Doveva rendersi conto che se fino ad allora non era capitato nulla e Remus era ritornato all’alba sano e salvo nel dormitorio significava che di maghi oscuri tra le mura di pietra non ne giravano. Gli venne in mente proprio quando ormai era troppo tardi, era arrivato a seguire per l’intero tragitto il flebile luccichio della bacchetta di Remus; impugnava qualcosa tra le braccia, un qualcosa di voluminoso, ingombrante: era ancora più vulnerabile, qualcuno avrebbe potuto colpirlo alle spalle, oppure urtarlo, Remus si sarebbe chinato a raccogliere quello che gli era caduto e … AVADA KEDAVRA! Inaspettatamente, invece, almeno per Sirius, si ritrovarono nell’aula di Trasfigurazione. Integri.
Era evidente che Sirius si fosse invischiato in qualcosa che, assolutamente, non lo riguardava. Ma tanto valeva.
Si sistemò alle spalle dell’amico, lo osservò lentamente mentre si sedeva con le gambe incrociate su uno dei banchi e si poggiava un libro - doveva prevederlo - sulle gambe, spalancandolo. Pagine bianche. Se era un libro, perché era vuoto?
Alle narici gli arrivava l’odore di Remus. Si era abituato all’idea, da un po’, che per lui Remus non fosse un vero e proprio amico. Non un fratello, come James. Qualcosa di più complesso. E aveva anche fatto il callo a quella morsa allo stomaco - malinconia - mentre era al suo fianco. Prima era semplice passargli un braccio attorno alle spalle, o cercare di prenderlo in braccio cadendo entrambi per terra e rotolando: non ne aveva più il coraggio, sarebbe stato disonesto nei confronti di Remus.
Era certo che Remus l’avrebbe scoperto, sentendo il respiro o qualcosa del genere. E invece l’amico era concentrato a fissare un punto preciso di fronte a lui - che evidentemente poi si spostò su quel foglio bianco.
“La leggenda dei Malandrini - Capitolo Quattordicesimo: la teoria di Mirtilla Malcontenta”.
Subito dopo comparivano i nomi di Sirius e di James, dopo un paio di frasi quelli di Peter e Remus. Era un racconto. E anche molto piacevole.
Remus stava scrivendo delle loro avventure: i suoi pensieri, in parte, venivano trasposti sul foglio. Era un intrusione di proporzioni abnormi, più le parole aumentavano, più Sirius si sentiva incredibilmente in colpa e aveva voglia di fuggire.
« Tanto lo so che sei lì ». Disse all’improvviso Remus. Sirius non era sicuro stesse parlando con lui, si rannicchiò in un angolo dell’aula deserta. « Sirius, non sono arrabbiato ».
Voltò una nuova pagina, lasciando scorrere lo sguardo lungo i muri.
« Ero certo che te ne saresti accorto, prima o poi. Mi sono sorpreso che tu ci abbia messo tanto, a dire il vero. Però alla fine sei arrivato. Va bene così, sarebbe stato molto più difficile parlarvene ».
Sirius aveva quasi voglia di uscire da sotto il mantello, cingergli le spalle.
Il tempo aveva cambiato tutto, non erano gli stessi Malandrini. Sirius stava nascondendo qualcosa a Remus come Remus aveva fatto fino a quella notte nell’aula di Trasfigurazione.
« Io so anche qualcos’altro, Sirius. Riguarda te, riguarda i tuoi sentimenti. Però io non dirò nulla, non aprirò bocca, né qui né altrove, né con te né con altri. In realtà non ne sono sicuro, ma è un sospetto molto forte, va bene così … se te ne vuoi andare adesso, per me va bene lo stesso ».
Sirius era indeciso. Non era nemmeno sicuro d’aver capito di quale argomento stesse parlando Remus. Però pensò che la scelta migliore fosse fingere di andarsene - aprì la porta, sempre sotto il mantello, e la richiuse, per poi sedersi proprio in quel punto, contro lo stipite, per non far alcun rumore.
Remus sospirò.
E a Sirius sembrò di udire una frase, una frase immaginaria che l’avrebbe tormentato per anni, ma a cui non osò replicare.
Posò le mani sulle coscie e ascoltò il rumore dell’aria respirata da Remus. Era completamente diverso tutto quello; se pure se ne vergognava, era quasi più felice che durante le notti di luna piena. La mattina dopo si sarebbe mosso come uno zombie all’interno del castello, e non sarebbe stato il solito vecchio Paddy … però Moony era indicibilmente inquietante e- con quella luce argentea proiettata sulla vestaglia marrone, proiettata negli occhi bassi e concentrati sul suo romanzo.
… travolgente.

la scalata, autore: beesp, fanfic, periodo: pre-azkaban, rating: g-pg

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