Autrice:
VahlyTitolo: Free to be us
Capitolo: 1 - parte 2 (in prosecuzione)
Fandom: Supernatural
Personaggi: Dean, Sam
Pairing: Dean/Sam
Raiting: Nc17
Genere: angst, introspettivo, sentimentale/romantico, erotico
Avvertimenti: slash , incesto, lemon, spoiler della 5 stagione.
Note dell’autrice: Alla fine è venuto meno p0rn e più melenso di quel che avevo previsto... Ah, è la seconda lemon in 5 anni che scrivo fanfic, per cui criticate tutto quel che c’è da criticare, ma fatelo con garbo per favore XD
Ambientata dopo la 5x03, non tiene conto di tutto ciò che avverrà dopo.
Disclaimer: I personaggi sono di Kripke, della CW, della Mediaset e di tutti gli aventi diritto. Io mi diverto solo a divertirmi con Dean, Sammy e co. <3
Scrivendo su di loro, ovviamente io non ci guadagno nulla, altrimenti sarei in una spiaggia tropicale a prendere il sole e a bere cocktail U_U
Capitoli precedenti:
QUI Free to be us
[After “Free to be you and me” - 5x03]
Capitolo 1: Sam
Parte 2
«Allora, dove stiamo andando?» Domandò Sam, mentre saliva a bordo dell’Impala.
«All’hotel più vicino, così ne approfitterò per prendere una stanza.»
«Sai, se vuoi... Dove alloggio, c’è un posto letto in più e...»
«Non disturbarti,» lo bloccò Dean, «non voglio intromettermi nella tua nuova vita. Domani mattina toglierò il disturbo, per cui non c’è nessun bisogno che venga da te.»
Sam abbassò lo sguardo, ferito da quel comportamento. Aveva sbagliato e lo sapeva benissimo, ma ogni volta che udiva quelle parole d’astio da parte del fratello era come ricevere una pugnalata al cuore.
«Allora...» continuò Dean, senza staccare gli occhi dalla strada, «ora vuoi dirmi che cos’è successo?»
Sam abbassò lo sguardo sulle proprie mani, in cerca delle parole giuste da dire.
L’altro si voltò per un attimo verso di lui, prima di proseguire.
«C’entra il sangue di demone? Non sei riuscito a resistere?»
Sam sbiancò.
«Cosa? No!»
Dean si fece più sospettoso.
«Dal tuo tono direi invece di sì.»
«No, non è quello il problema! Cioè, ho avuto a che fare anche con quello, ma davvero è stata meno dura di quel che credessi, io... Ce la posso fare, sono in grado di resistere molto più di quanto pensi.»
«Quindi, ti sei trovato davanti un demone sanguinante e non hai avuto la tentazione di ciucciartelo? È questo che mi stai dicendo?»
Sam sospirò. Capiva che il fratello fosse ancora arrabbiato, e non poteva biasimarlo per questo: l’aveva tradito e deluso, era ovvio che ora non credesse più in lui. Ma il fatto che dubitasse di ogni sua parola era difficilissimo da sopportare, e gli faceva più male di quanto non avrebbe mai creduto possibile.
“Ma me lo merito, e chissà se riusciremo mai a tornare affiatati come un tempo.”
Non aveva mai considerato quali potevano essere le conseguenze delle sue azioni: aveva sempre dato per scontato l’amore che Dean provava nei suoi confronti. Solo ora si rendeva conto di quanto era stato fortunato ad averlo.
«Allora, vuoi rispondermi?» Domandò ancora il maggiore, interrompendo il corso dei suoi pensieri.
«Non c’entra il sangue di demone, te l’ho già detto. È un problema che... non mi aspettavo. O forse in parte sì, con il senno di poi era così dannatamente ovvio…»
«Vuoi essere più chiaro?»
«Sì, scusa. È solo che io...» Sam si voltò verso il fratello, come se cercasse un appiglio. Non ne trovò. «Il fatto che io sia così, insomma, il sangue, la mamma, il demone dagli occhi gialli e tutto il resto… non era solo una coincidenza. Cioè, era ovvio che non lo fosse, ma c’era un motivo per tutto questo.»
«Ah sì?» Domandò un apparentemente incurante Dean, voltandosi finalmente a guardarlo, mentre faceva manovra per parcheggiare.
Sam aveva continuato a girare intorno all’argomento senza sapere come affrontarlo, e solo quando aveva visto il fratello rallentare e tirare il freno a mano si era reso conto di quanto tempo aveva passato a tergiversare, incapace ancora una volta di essere sincero con l’unica persona al mondo a cui doveva la verità.
«Vuoi... Che ti aspetti qui?» Chiese timidamente quando il fratello spense la macchina, senza sapere bene come comportarsi. Era la prima volta che tra loro c’era una tale tensione, e per un attimo ebbe voglia di scappar via.
«Certo, così fai la muffa mentre sistemo le mie cose nella stanza.»
«…scusa?»
«Dicasi ironia, Sam,» sbuffò Dean, mentre prendeva il borsone con le proprie cose e faceva cenno all’altro di scendere, «Non ti si può lasciare solo per qualche giorno che torni ad essere il tipo noioso e serioso di un tempo.»
Sam uscì dall’auto, e alzò leggermente il sopracciglio mentre guardava l’altro allontanarsi verso l’ingresso dell’hotel, stupito da quel cambio di atteggiamento. Probabilmente stava solo cercando di sdrammatizzare, senza riuscirci troppo bene in realtà. Si fermò al parcheggio, cercando di riordinare le idee; e quando varcò all’ingresso, trovò Dean ad aspettarlo davanti l’ascensore con le chiavi della stanza già in mano.
«Allora,» iniziò il fratello maggiore, mentre girava la chiave fino a far scattare la serratura, «sei pronto a finire il discorso di prima?»
Sam si limitò ad annuire, per poi voltargli le spalle e rivolgere il proprio sguardo alla finestra, da cui si scorgeva la fine del paese e l’inizio della campagna che lo circondava. Il cielo cominciava ad imbrunire, e le tenui luci dei lampioni erano la sola guida dei passanti che rincasavano.
«Quello che stavo cercando di dirti in macchina è che… quello che è successo fin ora, era preparato per uno scopo, fin da quando il demone dagli occhi gialli mi ha fatto bere il suo sangue.» Iniziò Sam con tono incerto. «Il motivo di tutto questo era per preparare me… o meglio, il mio corpo, all’ospite che lo attende.»
Sentì la presenza di Dean più vicina, ma non si voltò a guardarlo. Sentiva che se l’avesse fatto, non sarebbe riuscito a pronunciare le parole successive:
«Io sono il vessel di Lucifero.»
«Tu cosa?!»
«Io… ho ricevuto una sua visita, ieri sera. Per questo ti ho chiamato. Io… io non cederò, lo giuro. In realtà non so nemmeno perché sto qui a parlarne… non può far nulla senza il mio consenso, quindi non accadrà nulla, no?»
Non si accorse di star tremando finché Dean non lo afferrò per un braccio e lo costrinse a voltarsi. Solo allora, guardando la propria mano in quella del fratello, si rese conto dell’impercettibile movimento che la scuoteva.
«No, non accadrà nulla, se tu non vuoi che accada…» confermò Dean, «non siamo obbligati ad accettare i nostri ruoli. Troveremo un modo.»
Poi si sedette sul letto, e fece un cenno con la testa per indicare a Sam di fare altrettanto.
«Quindi, hai ricevuto una visita dal grande capo, eh?»
«A quanto pare. Sai, si è lamentato di quanto è difficile trovarmi. Dovrei ringraziare Castiel per il lavoretto svolto sulle mie costole…»
«Riferirò la prossima volta che lo vedo.»
«…Ed è convinto che gli dirò di sì.»
Dean sospirò.
«È quello che hai intenzione di fare?»
«Come? Ovviamente no! Come ti viene in mente una cosa del genere?»
«Beh, non saprei. Ma per essersi disturbato a presentarsi di persona, deve essere molto soddisfatto dei tuoi progressi.»
Sam strinse i pugni per la rabbia. E lui che per un attimo aveva pensato che Dean avesse sotterrato l’ascia di guerra!
«Cosa vuoi dire? Credi che io non sia in grado di controllare il mio “lato oscuro”, se così vogliamo chiamarlo?»
«È quello che sto chiedendo a te.»
«Ebbene, sono perfettamente in grado di farlo, ok? Controllarmi, intendo. Non sono uno stupido, so quanto sono caduto in basso. Pensi davvero che commetterei due volte lo stesso errore?»
Il fratello non rispose, e Sam si sentì sprofondare.
«Pensi che riuscirai a credermi, prima o poi? O anche solo che riuscirai a provare a farlo?»
Dean evitò il suo sguardo, quando rispose:
«Ci sto provando. Davvero. Non mi piace questa situazione, lo sai. Ma… non è semplice.»
«Non lo è nemmeno per me, sai.»
«Lo so,» sospirò Dean, «ma cosa vuoi che faccia? Te l’ho già detto, non può tornare come prima, tra noi.»
Sam esitò per un istante. Sapeva bene che Dean non gli avrebbe più permesso di avvicinarsi tanto da ferirlo ancora, e ne aveva tutti i diritti, ma per un attimo si domandò se era quello che l’altro voleva davvero: era ovvio che avesse paura di soffrire ancora per causa di suo fratello, ma era altrettanto ovvio che neppure lui fosse felice di come stavano andando le cose tra loro. E all’improvviso si rese conto che la cosa che davvero voleva in quel momento, che davvero avrebbe potuto farlo star meglio, era abbracciare Dean, stringerlo a sé e fargli capire che nonostante gli sbagli, nonostante Ruby, nonostante tutto, aveva continuato ad amarlo sopra ogni altra cosa e se lo aveva ferito non era affatto perché non gli importava nulla di lui, anzi. Lo aveva amato e continuava ad amarlo più di qualsiasi altra persona al mondo, e se anche l’altro avesse continuato ad odiarlo in eterno questo non sarebbe cambiato. Aveva ricevuto così tanto amore da Dean, che neppure un’intera vita di odio avrebbe mai potuto cancellarlo.
Realizzò solo in quel momento che era ciò che avrebbe voluto fare fin dall’inizio, che era ciò che avrebbe voluto fare quando aveva accarezzato l’Impala non potendo sfiorare Dean - quando non aveva osato tentare un contatto fisico sia per paura che l’altro lo respingesse, sia per paura che non sarebbe più riuscito a tener fede ai suoi propositi di andarsene e cercare la propria strada.
Sapeva quanto fosse sbagliato provare certe cose, ma la lontananza e le forti emozioni di quei giorni avevano fatto risvegliare sentimenti che aveva cercato a tutti i costi di dimenticare, fin da quando Dean aveva stabilito che due fratelli non potevano avere un certo tipo di rapporto, che non avrebbe mai potuto funzionare. In realtà, nonostante tutte le intenzioni di non cedere mai, mai più, era accaduto più di una volta che le emozioni prendessero il sopravvento - quando Dean stava per morire, quando è tornato dall’aldilà… - ma tutte le volte era palpabile il desiderio di entrambi di essere più vicini, di dimostrarsi quanto realmente si amavano, in barba a tutte le stramaledette regole e convenzioni stabilite da stati e religioni.
Sam si domandò cosa sarebbe accaduto, se avesse provato a stabilire un contatto simile con Dean adesso.
«Forse non può tornare come prima… ma possiamo sempre provare a ricostruire qualcosa, no?»
Dean non rispose e Sam, senza neppure sapere da dove gli arrivava quell’improvviso coraggio, decise di avvicinarsi. Ma forse non era coraggio: era solo la forza della disperazione, o il terrore di aver perso tutto, a spingerlo.
Percepì la sorpresa del fratello, quando posò le proprie labbra sulle sue, e per un attimo ebbe paura di essere spintonato via e allontanato per sempre. Ma quando invece Dean si aggrappò alla sua maglietta ed approfondì il bacio, trasse dentro di sé un sospiro di sollievo, sentendosi immediatamente meglio.
Non smise di baciare l’altro mentre lo prendeva per le spalle e lo spingeva leggermente sul letto, né quando si spostarono per distendersi completamente. Accarezzò la pelle di Dean come se fosse la prima volta che la sfiorava, come se gli fosse stato concesso il permesso di toccare la cosa più preziosa che esistesse sulla Terra.
Dean avvolse le braccia attorno al collo di Sam, stringendolo ancora maggiormente a sé e facendo aderire perfettamente i loro corpi.
Sam si stupì dell’arrendevolezza del fratello, che di solito era sempre irruento e deciso, come un fiume in piena che non può controllare la sua potenza, mentre questa volta era… diverso. Si domandò se fosse il caso di chiedergli se ne era sicuro, se lo voleva anche lui, ma quando si staccò da lui e ne incrociò lo sguardo, che sembrava emanare tutta l’insicurezza e la paura che lui stesso provava, si rese conto che forse era davvero questo ciò di cui Dean aveva bisogno: sapere di essere amato, sapere che Sam non l’avrebbe abbandonato di nuovo, che non era davvero tutto finito. Sapere che Sam teneva a lui, nonostante le sue azioni avessero spesso dimostrato il contrario.
Si diede dello stupido per aver sempre dato per scontato quello che avevano, per aver creduto che Dean sapesse quanto Sam tenesse a lui senza bisogno di conferme o dimostrazioni.
Gli baciò l’incavo della spalla, risalendo lungo il collo fino al mento, mentre con le mani gli slacciava la cintura e gli abbassava i pantaloni.
«Dean…» mormorò, mentre si alzava leggermente per sfilargli la maglia ed ammirare i muscoli modellati da anni di caccia senza tregua. Era davvero bellissimo, per quanto potesse essere strano dire una cosa del genere di un altro uomo, di suo fratello. Si chinò nuovamente per posargli un bacio su quel torace così perfetto, mentre Dean gli sfilava i vestiti così come Sam aveva fatto con lui. Gli sfuggì un mugolio quando Sam cominciò a tormentargli i capezzoli, e nonostante avesse mantenuto un religioso silenzio fino a quel momento, quando le loro erezioni cominciarono a sfiorarsi non riuscì a trattenersi dal mormorare «Oddio, Sam…»
Il fratello minore sorrise, mentre si stringeva sempre di più all’altro, il viso affondato nel suo petto. «Dean…» sussurrò in risposta sulla sua pelle, mentre quest’ultimo gli stringeva la schiena con un braccio e avvicinava la mano libera al suo inguine, «Dean, prendimi ti prego…»
Il fratello maggiore gli diede un veloce bacio sulle labbra, prima di mormorare: «No.»
Sam si allontanò leggermente, incerto. Stava per domandare se aveva cambiato idea, se non si sentiva sicuro di ciò che stavano facendo, quando Dean aggiunse con un sorriso incerto: «Voglio che sia tu a farlo, Sammy.»
Sam annuì, poi lasciò che Dean si voltasse. Continuò a baciarlo sulle spalle e sul collo mentre con le dita lo preparava alla penetrazione, e prima di entrare domandò un «Sei sicuro?» appena percettibile.
Dean annuì, e con una mano andò a cercare con quella di Sam, per stringerla non appena l’ebbe trovata.
«Sì.» Aggiunse, mentre portò la sua mano e quella del compagno all’altezza del cuore. «Sì, fallo.»
Sam non disse altro e lo penetrò delicatamente, come Dean usava fare le prime volte per farlo abituare. Era strano trovarsi dall’altra parte della barricata, essere per la prima volta lui a guidare la situazione. Era come se all’improvviso si ritrovasse caricato parte della responsabilità che gli era sempre stata negata, come se per la prima volta dovesse essere lui quello attento che Dean non si facesse male. E non avrebbe saputo dire se era maggiore l’ansia da prestazione, la paura di sbagliare qualcosa, o il calore per la sensazione di poter finalmente essere lui a prendersi cura di Dean, di poterlo far sentire importante per lui. All’inizio si mosse lentamente, per far sì che Dean si abituasse a lui, poi aumentò sempre maggiormente il ritmo, mentre muoveva la mano destra ad accarezzare l’erezione dell’altro, la sinistra ancora stretta in quella di Dean.
«Sam…»
«Dean… se ti fa male… o vuoi che rallenti, devi solo…» Iniziò preoccupato il fratello minore, ma l’altro gli impedì di continuare la frase.
«Vai benissimo così… sì…» Rispose con voce roca.
Le spinte si fecero sempre più veloci e decise, fino a che Sam venne, stretto ancora a Dean, al quale bastarono un paio di carezze per raggiungere a sua volta l’orgasmo.
Sam aspettò qualche minuto prima di uscire dall’altro, che non aveva comunque manifestato nessun fastidio nel restare fermo con il compagno che lo stringeva da dietro: voleva godersi ancora un po’ quegli attimi di pace prima che la realtà li sopraffacesse nuovamente, prima di scoprire se le cose erano ancora allo stato di tensione di poche ore prima, tra lui e Dean.
Quando quest’ultimo si voltò, Sam si rese conto del fatto che era mezzanotte passata e che avrebbe fatto meglio a tornare alla sua stanza di hotel. Con un senso di vuoto e di pesantezza si allontanò leggermente dal fratello, ma non appena fece capire la propria intenzione di alzarsi, Dean lo afferrò per il braccio, facendolo ricadere su di sé.
Sam si sentì confuso, avrebbe voluto riuscire a vedere il volto dell’altro, ma da quella posizione era impossibile e Dean aveva subito cinto la sua vita con il braccio libero, il braccio ancora nella sua stretta.
«Resta.» Mormorò così piano che Sam non fu sicuro di aver capito bene. Ma poi lo disse di nuovo, stavolta con maggior sicurezza. «Ti prego, resta.»
E Sam non avrebbe saputo dire con sicurezza se Dean intendesse di restare in quel momento, o di restare accanto a lui durante quell’ultima avventura che era l’apocalisse. Così, tutto ciò che fece fu sussurrare un sincero: «Sì, per tutto il tempo che vorrai…» e stringersi maggiormente a lui, finché il sonno non ebbe il sopravvento su entrambi.
[continua]