Autrice:
VahlyTitolo: Free to be us
Capitolo: 1 - parte 1 (in prosecuzione)
Fandom: Supernatural
Personaggi: Dean, Sam, Lindsey (in questo capitolo)
Pairing: Dean/Sam
Raiting: Pg13 in questo capitolo, ma più avanti sarà Nc17
Genere: angst, introspettivo, sentimentale/romantico
Avvertimenti: slash, incesto, SPOILER della 5 stagione.
Riassunto della storia: Dopo aver saputo la verità, Sam decide di parlarne con Dean. Peccato che non sia così facile...
Note dell‘autrice: Ambientata dopo la 5x03, non tiene conto di tutto ciò che avverrà dopo. È solo la mia versione angst/fluffosa (il fluff p0rn nel prossimo capitolo U_U) per tirarmi su il morale, visto che questo telefilm mi sta uccidendo.
Dovrei scrivere altre mille fanfic per le challenge a cui sono segnata, ma questa sta venendo giù da sola...
Note dell‘autrice parte 2: Ehm, ciao a tutti, sono nuova in questa community. In realtà lurko da un po’ e giuro che prima o poi commenterò anche... Btw, spero di aver postato in modo corretto e di non aver fatto casini ^^’’’
Disclaimer: I personaggi sono di Kripke, della CW, della Mediaset e di tutti gli aventi diritto. Io mi diverto solo a divertirmi con Dean, Sammy e co. <3
Scrivendo su di loro, ovviamente io non ci guadagno nulla, altrimenti sarei in una spiaggia tropicale a prendere il sole e a bere cocktail U_U
Free to be us
[After “Free to be you and me” - 5x03]
Capitolo 1: Sam
Parte 1
Anche dopo che Lucifero ebbe lasciato la stanza, Sam continuò a sentire una morsa stringerlo al petto fin quasi a soffocarlo. Nella sua mente, le parole di quell’angelo caduto continuavano a riecheggiare sovrapponendosi l’un l’altra, senza sosta.
Lui era il prescelto.
E in realtà, era perfino meno sorpreso di quanto avrebbe dovuto esserlo - forse perché Dean era il vessel di Michael, e gli sembrava quasi che fosse scritto nel destino che i loro dissapori non potessero finire con una semplice separazione, o forse perché sapeva che doveva esserci un motivo per cui il demone Occhi Gialli aveva mandato al massacro tutte le sue creaturine per far sì che rimanesse in vita solo il migliore, l’abito di carne adatto per il suo messia infernale - ma ugualmente non riusciva ad accettarlo. Era stato così dannatamente difficile scegliere la cosa giusta da fare, allontanarsi da Dean, dalla caccia, dal potere che gli veniva donato dal sangue... A cosa erano serviti tutti i suoi sacrifici, se era quello il suo destino? Per un attimo fu quasi tentato di uccidersi per davvero e porre fine a tutto. Nessun tramite per Lucifero doveva equivalere a nessuna stramaledetta apocalisse, no?
Purtroppo era troppo intelligente per illudersi che potesse essere davvero così facile.
Si lasciò cadere sul letto, sconfortato. Per quale motivo ogni volta che voleva provare ad avere una vita normale doveva esserci qualcosa ad impedirlo? Jessica, suo padre... Ed ora questo.
Sospirò, e prese il cellulare in mano, facendo scorrere la rubrica fino a raggiungere il nome dell’unica persona con cui avrebbe voluto davvero parlare in quel momento.
Dean.
Premette il pulsante verde, ma qualcosa lo frenò, e lo spinse a riattaccare prima che il fratello rispondesse.
Cosa avrebbe potuto dirgli, dopotutto? Non c’era niente che Dean potesse fare per lui, in quel momento, se non preoccuparsi ancora. O incazzarsi ancora di più, in alternativa.
Inoltre, Sam se n’era andato per dimostrare a se stesso e a suo fratello che era in grado di cavarsela da solo, perché sapeva che Dean non avrebbe più potuto appoggiarlo come faceva un tempo. Con che coraggio quindi poteva cercarlo alla prima difficoltà?
... Ma d’altra parte, come poteva tenergli nascosta una cosa del genere?
Riselezionò l’ultima chiamata effettuata, e tergiversò un po’ prima di decidersi a premere.
Verde.
Rosso.
Verde.
“Ce la puoi fare, Sam, è solo una dannatissima telefonata a tuo fratello!”
Rosso.
“Merda.”
Una risata isterica risuonò nella stanza. Il suo rapporto con Dean era davvero così compromesso da non riuscire a fare una stupida chiamata?
Non ebbe il tempo di rispondersi, perché il cellulare gli vibrò nella mano. Gli ci vollero diversi secondi prima di riuscire a rispondere.
«Pronto?»
«Sam?»
Sam si sentì particolarmente stupido, quando gli sfuggì un sorriso per il semplice sentire la voce preoccupata del fratello.
«Sam... Sam, ci sei?»
Continuò Dean, non sentendo alcuna risposta.
«Sì, scusa...»
«È successo qualcosa?»
«Sì, ma non importa, davvero. Non è nulla.»
«Quindi è per nulla che hai provato a chiamarmi tre volte senza avere il coraggio di aspettare che rispondessi, a quest’ora di notte tra l’altro.»
«Scusami.»
Dean sbuffò.
«Smettila di chiedere scusa per tutto, Sam, e dimmi cos’è successo.»
Sam sospirò. Una parte di lui continuava a ripetergli “sono i segreti che hanno rovinato il vostro rapporto, quindi smettila di fare lo stupido e diglielo!” ma un’altra parte, ben più decisa, ribatteva “seriamente, a che servirebbe? È un TUO problema, quindi smettila di fare il cretino e digli che è tutto ok.”
Vinse la seconda.
«Niente, davvero. È tutto ok.»
Mormorò Sam, per poi riattaccare senza neppure aver salutato il fratello.
Spense il telefono prima di lasciarlo cadere sul comodino, dopodiché si buttò sul letto e si costrinse a dormire, cadendo in un lungo sonno senza sogni.
La mattina dopo fu più difficile di quanto non avrebbe mai immaginato. Lindsey era, se possibile, ancora più appiccicosa e decisa a sapere che cos’era accaduto la notte precedente. A nulla valsero gli sforzi di Sam per convincerla che davvero, non voleva saperlo: più il ragazzo si dimostrava schivo e misterioso e più lei si sentiva incredibilmente attratta da lui. Così, per il resto della giornata aveva passato il tempo ad evitarla e a cercare ogni modo possibile per tenersi occupato, defilandosi ogni volta che la ragazza tentava di braccarlo: non che lei gli desse sul serio così fastidio, ma proprio non ce la faceva a confrontarsi con una ragazza che per lui era praticamente un estranea. Non quel giorno. Fu per questo che quella sera, quando lo cercò per avvisarlo che c’era fuori un uomo che chiedeva di lui, le fu incredibilmente arduo riuscire ad avvicinarlo.
«Ehi Keith!» Si sentì chiamare il ragazzo.
Alzando gli occhi al cielo, si voltò verso di lei.
«Sì?»
«C’è un agente dell’FBI che ti cerca... È fuori dalla porta che aspetta.»
Sam rimase interdetto. Un agente dell’FBI? Che fosse...? Ma no, non poteva averlo trovato... Aveva dato un nome mai usato prima, come aveva potuto riuscirci?
Non sapeva se fosse più il timore o la speranza che fosse davvero Dean quello fuori da quel bar; eppure, quando uscendo vide il fratello con lo sguardo perso nel vuoto rivolto alla strada di fronte a loro, non ebbe più dubbi su ciò che provava in quel momento. Sorridendo senza nessun buon motivo al mondo, gli si avvicinò velocemente.
«Salve agente, desidera?» Domandò a Dean, che si voltò di scatto.
Il fratello maggiore lo squadrò dalla testa ai piedi, e gli ci volle un attimo prima di dire alcunché.
«Allora, cos’hai combinato?»
Sam si accigliò.
«Cos’è, pensi che non sappia badare a me stesso?» Si bloccò, notando Dean fare spallucce e alzare un sopracciglio, poi riprese: «Non ho combinato niente, ok? So sopravvivere per qualche giorno da solo!»
«E allora cosa? Sai, ieri mi hai fatto prendere un bello spavento con quelle chiamate, per cui gradirei sapere che cosa sta succedendo, se non ti dispiace!»
Sam sospirò. Come poteva comunicargli una cosa del genere senza perdere definitivamente la sua fiducia? “Come se non l’avesse già fatto... E se non glielo dico, si fiderà ancora di meno, se possibile...”
«Senti, possiamo parlarne in un luogo più tranquillo? Sai, stare in mezzo alla strada non è proprio il massimo per affrontare certi discorsi.»
Dean annuì, con aria leggermente preoccupata, mentre Sam andava a comunicare a Lindsay che l’agente gli aveva chiesto di seguirlo per degli accertamenti - nulla di grave, ma si sa, certe cose richiedono tempo e l’FBI non accetta un no come risposta - e senza dare ulteriori spiegazioni raggiunse nuovamente Dean.