Autore: weeping_ice
Rating: Pg-13
Genere: drammatico, generale
Avvertimenti: raccolta
Personaggi: Kumi Akiyama, OC
Claim: Kumi Akiyama
Tema: #65-Chirurgia
Breve riassunto: A volte è fin troppo rapido il passaggio dall'idillio alla rovina, e non sempre una dea merita d'essere felice.
Disclaimer: i personaggi, i nomi e i luoghi qui riportati non mi appartengono, piuttosto sono da attribuirsi alla loro creatrice Yuu Watase e a chiunque ne detenga i diritti legali.
Quest'opera non ha scopo di lucro alcuno, ma vorrebbe essere forma una mera forma di intrattenimento per voi e, soprattutto, per me.
Note dell'autrice: un anno, un anno per concepire un progetto e ragionare sulla mia idiozia galoppante, altro che "lente, lente currite noctis equi".
Comunque, dicevamo? Ah, sì. Un anno per concepire un progetto di sei flash fiction (non oso pensare ai tempi per progetti maggiori) e abbozzare idee, cestinarle, sbattere la testa al muro, cercare inutilmente un beta-reader, sbattere la testa sulla scrivania e decidere che chi fa da sé avrà crampi alla mano destra, ma sicuramente meno emicranie.
Ultima nota poi smetto di rompere, in questa raccolta termini cardine saranno i prompt della sfida "Quella sporca mezza dozzina" (vedi pagina challenge per chiarimenti), ma soprattutto saranno determinanti i significati dei fiori citati nel titolo.
Questo capitolo prende il nome dall'erica, una pianta molto diffusa in Europa, anche allo stato selvatico. Viene coltivata come pianta da giardino, ma il suo utilizzo principale si ha nelle composizioni da esterno e nei mazzi di fiori, soprattutto se essicati, grazie alle piccole spighe di campanule e alle foglie lineari dai colori brillanti.
Se di colore bianco ha il significato di protezione, ammirazione e speranza che sogni e desideri si avverino, se di colore rosa-lilla assume il significato di solitudine.
Kumi tese la veste sul ventre e si specchio ancora una volta confermando l'inutilità dei suoi sforzi. Gli esami di quella mattina non lasciavano addito a dubbi, ma non poteva certo girare per i corridoi con un monitor per far vedere il proprio stato privilegiato, e la sua pancia si ostinava a rimanere piatta.
Sospirando, si ripeté che quelli erano, sicuramente, i mesi peggiori dell'intero processo. Era stata sottoposta giornalmente ad iniezioni e terapie e costretta a confrontarsi con cambi d'umore e crisi di pianto, poi c'era stata la paura per l'intervento, necessario, a sentire i medici, per prelevarle gli ovuli e fecondarli senza che dovesse intaccare la sua persona con atti squallidi.
Tutta quella tensione e lo stress l'avevano portata ancora una volta a ragionamenti sciocchi ed insensati, e più volte si era chiesta se sua madre continuasse a considerare la nascita di una creatura come prova d'amore. I dottori, che queste cose le vedono tutti i giorni e le conoscono, avevano parlato solo di sporco e squallido, non c'era l'amore nelle loro parole. Perfino quando si era svegliata aveva visto il bianco delle pareti e il sorriso del dottore, niente che potesse giustificare l'amore come causa.
Due giorni di stanchezza, un ulteriore intervento e il mese d'ansia seguenti l'avevano messa a dura prova, ma finalmente le avevano dato la notizia tanto attesa: aspettava un bambino, avrebbe contribuito alla nascita della nuova società e presto sarebbe stata invitata a trasferirsi nell'ala sud dello stabile con le compagne del suo stesso stato.
Purtroppo ora erano arrivati i ricordi di sua madre e Akio e dei i mesi prima della nascita di Emi con la voglia di condividere con qualcuno tutto quello che le stava succedendo.
Ogni tanto le capitava di svegliarsi nel cuore della notte e pensare che tra qualche mese non ci sarebbe stato nessuno ad accarezzare la sua pancia per sentire il suo bambino scalciare, nessuno che percorresse l'intera città per trovarle fragole fuori stagione o un supermercato aperto per comprare una vaschetta di gelato. Quelle notti erano veramente difficili e rimaneva sveglia a piangere.
Aveva chiesto alle infermiere di poter vedere il padre del bambino. Le sarebbe bastata una foto, solo per confrontarli e per poter dire da chi avesse ereditato gli occhi o la forma della bocca, ma, come prevedibile, le ragazze le avevano sorriso pazienti e l'avevano accompagnata dalla dottoressa Gladis.
Era stata la prima volta, da quando era bambina, che qualcuno si prendeva il disturbo di ascoltarla e lasciarla sfogare, mentre la cullava e le spiegava chiaramente quale fosse il suo posto nel mondo. Era una dea, non doveva permettere che gli uomini la contaminassero, doveva fidarsi dei Mikage e dell'uomo che avevano scelto e pensare solo ad un bel nome per il suo bambino.
Non esisteva un “loro”, solo un “suo”, il figlio di una dea.
La tentazione di chiedere un paio di forbici e modificare la scollatura per mettere in evidenza la targhetta era grande, ma certamente la dottoressa Gladis non avrebbe approvato un comportamento tanto infantile e frivolo da parte sua. Tuttavia... Forse un mazzolino di erica lilla fissato all'altezza del seno non sarebbe stata una cattiva idea.