Titolo: “Kanjiru mama ni you and I”
Fandom: Hey! Say! JUMP
Personaggi: Takaki Yuya, Chinen Yuri
Pairing: Takachii
Warning: One shot, Slash, Fluff
Word count: 7.167
fiumidiparoleRating: NC-17
Prompt: 54. Atto di fede; Mobile; “And you see that I can’t stop shaking.”; Camino
NdA: Storia scritta per il COW-T3 di
maridichallenge, per la tabella wTunes Dancing di
diecielode, per la tabella Inverno della
think_fluff e per la
500themes_ita. Il titolo omonimo della canzone dei J.J. Express.
Parte 2 ~ Kanjiru mama ni you and I ~
Chinen si guardava intorno, notando sempre dettagli che prima gli erano sfuggiti, cercando di notarli tutti, di farsi un’idea ben precisa.
Raggiunse il corridoio che dall’ingresso dava sul salotto e osservò la stanza nella sua interezza, camminando poi rasente il muro, passando la mano sugli scaffali ricavati nella parete più grande e sorridendo, passando poi davanti al camino, studiandolo accuratamente. Da ché ricordasse, non era mai stato in una casa con il camino.
Gli piaceva quel posto.
La casa era luminosa e spaziosa, proprio quello che compensava l’essere decentrata.
Si spostò nella cucina, mentre il suo sorriso andava allargandosi, e poi attraversò nuovamente la stanza principale per dirigersi in camera da letto, trovando Yuya affacciato alla finestra, come se stesse controllando che vista ci fosse da lì.
“Yu?” lo chiamò per attirare la sua attenzione, e il fidanzato si voltò, sorridendogli.
Tese le braccia in avanti, poggiando la schiena contro il davanzale, e Yuri colse il suo invito e andò verso di lui, lasciandosi abbracciare mentre insieme guardavano intenti la stanza.
“Ti piace?” gli chiese il più grande, poggiandogli il mento sulla spalla ed intrecciando le dita per tenerlo stretto contro di sé.
Yuri annuì, voltandosi verso di lui e baciandolo velocemente.
“Sì. Di tutte quelle che abbiamo visto fino adesso è quella che mi piace di più.”
Ne avevano visti tanti di appartamenti nelle ultime settimane.
Alcuni erano troppo piccoli ed altri in zone della città che non piacevano a nessuno dei due, alcuni troppo lontani da Tokyo e in altri le pareti sembravano pronte a sgretolarsi al primo tocco.
Quel posto invece, a parere di Yuri, era assolutamente perfetto.
“Anche a me.” concordò Yuya, mordendosi poi un labbro, emozionato. “Quindi...” chiese poi, lasciando in sospeso la frase.
In quel momento l’agente immobiliare entrò nella stanza, sfogliando una cartella che aveva in mano. I due velocemente si separarono, imbarazzati, ma la donna parve non aver nemmeno fatto caso a loro.
“Allora, abbiamo ancora un altro paio di posti da vedere. Uno è più centrale, vicino alla zona commerciale, e l’altro...”
“Non ce n’è bisogno.” la fermò Yuya, chiedendo velocemente conferma a Yuri con lo sguardo. “Abbiamo deciso, prendiamo questa.”
La donna alzò lo sguardo dai propri fogli, con espressione soddisfatta per aver concluso l’affare, e lei e Takaki si misero a discutere di dettagli pratici quali la firma del contratto e beghe condominiali.
Yuri non li stava più a sentire.
Si era fatto da parte, andando alla finestra per osservare lo stesso panorama che poco prima stava guardando il fidanzato.
Provava una miriade di sensazioni contrastanti, ma quello poteva attendere, e ci sarebbe stato tutto il tempo del mondo per districare quella miriade di pensieri.
In quel momento l’unica cosa che riusciva a pensare e che sovrastava tutto il resto, era che quella sarebbe stata casa loro.
Sua e di Yuya.
Smettere di sorridere non sarebbe stato così semplice.
~~o~~
Yuri sapeva che quella sera c’era qualcosa di diverso.
Yuya aveva insistito per portarlo fuori a cena nel suo ristorante preferito, poi aveva insistito per offrirgli lui la cena, e anche adesso che erano a casa del più grande lo vedeva aggirarsi nervosamente per il salotto, sistemando qualsiasi cosa che fosse fuori posto, o che lui immaginava lo fosse, torturandosi le mani con le unghie.
Come risultato, Chinen era nervoso quasi quanto lui. Non gli piaceva il modo di fare accondiscendente che aveva mantenuto per tutta la sera, e non sopportava nemmeno quell’attesa mentre l’altro racimolava il coraggio per dirgli qualsiasi cosa di cui gli volesse parlare.
Nella sua mente si era subito profilato lo scenario peggiore, e aveva iniziato a chiedersi che cosa fosse potuto accadere fra di loro di tanto sbagliato, se Yuya davvero lo volesse lasciare, se...
Quando i suoi pensieri presero quella direzione si irritò, incrociando le braccia sul petto e alzando lo sguardo sul più grande.
“Hai ventidue anni suonati, Yuya, potresti anche cercare di essere abbastanza uomo per dirmi le cose come stanno.” inveì contro di lui, senza nemmeno soffermarsi a pensare al fatto di poter aver frainteso le sue intenzioni.
“Eh?”
Il più grande aveva spalancato gli occhi, fermandosi in mezzo alla stanza e guardandolo confuso, come se non avesse la minima idea di che cosa Chinen stesse parlando.
“Oh andiamo, pensi davvero che non mi sia accorto del modo in cui ti sei comportato stasera? La cena, e tutto il resto? Non c’è bisogno che tu ti senta in colpa per niente Yuya, basta solo che tu mi dica che mi vuoi lasciare così che...” gli tremò la voce, e prese fiato prima di continuare, ma il più grande non gliene diede il tempo.
“No!” disse, raggiungendolo sul divano e sedendoglisi accanto, prendendogli una mano fra le sue. “No, Yuri, hai capito male. Non ho la minima intenzione di lasciarti, io...” sospirò, mordendosi il labbro inferiore, in palese difficoltà. “Mi dispiace, avrei dovuto dirti subito cosa mi stesse passando per la testa e non lasciarti fare congetture.” gli strinse più forte le mani, prendendo un respiro profondo. “È... è da tanto ormai che stiamo insieme, no? E pensavo che ogni volta stiamo o a casa mia o a casa tua, che tu hai molte delle tue cose qui e io molte delle mie nel tuo appartamento. E... non è una cosa molto pratica.”
Yuri spalancò gli occhi, questa volta certo di dove andasse a parare il discorso del più grande.
“E quindi?” chiese, con tono emozionato, rifiutandosi di rendergli le cose più facili e volendoselo sentire chiedere.
“Piccolo...” mormorò Yuya. “Ti andrebbe di venire a vivere con me?”
Ci fu un minuto di silenzio, che Takaki parve reputare troppo lungo perché i suoi nervi riuscissero a sopportarlo.
“Yuri ti prego, di’ qualcosa. Lo vedi che non riesco a smettere di tremare? Mi dispiace, davvero, se ti ho lasciato pensare la cosa sbagliata. Ma è da settimane che penso di chiedertelo, e non è arrivato mai il momento giusto, quindi ho pensato di crearmelo io. Avevo... avevo paura che mi dicessi di no, quindi sarebbe davvero apprezzabile che tu mi dicessi qualcosa, e...”
Yuri non lo lasciò finire.
Velocemente si protese verso di lui, mettendogli le mani intorno al viso e baciandolo, interrompendo quel delirio in cui il più grande si era lanciato.
Dopo un primo momento di sorpresa Yuya si lasciò andare a quel bacio, prendendolo come la risposta che cercava, abbracciando Yuri, stringendolo forte contro di sé, come se non fosse intenzionato a lasciarlo andare mai più.
Quando Yuri si separò gli sorrise, gli occhi lucidi.
“Sì.” mormorò, la voce roca. “Sì che voglio venire a vivere con te, stupido. Non c’è niente di meglio che possa chiedere.”
Takaki gli sorrise, accarezzandogli il viso e chinandosi nuovamente su di lui, poggiando la fronte contro la sua.
“Davvero? Quindi per tutto questo tempo mi sono preoccupato per niente?”
Yuri ridacchiò, annuendo.
“Come sempre, Yuu. Ma ti amo anche per questo, no?”
~~o~~
Yuya stava avendo non poche difficoltà con quella parete.
Era in piedi sulla scala, con il rullo sospeso a mezz’aria, ma per qualche ragione sembrava non riuscire a pitturare come si doveva quel maledetto angolo.
Yuri dal canto suo sembrava non accorgersi dei suoi problemi. Era inginocchiato ad occuparsi della parte inferiore della parete, cosa che era sembrata logica ad entrambi essendo nettamente più basso.
Non sembrava avere nessun problema di sorta, mentre Yuya cominciava seriamente ad innervosirsi.
Sentendolo sbuffare Yuri alzò lo sguardo, sorridendogli.
“Qualcosa non va?” gli chiese, intingendo il rullo nella vernice chiara e togliendo quella in eccesso prima di continuare a lavorare sulla parete.
“No.” rispose in modo istintivo, salvo poi sospirare. “Ok, va bene. Non mi riesce di fare quest’angolo.” ammise, scuro in volto.
Yuri scoppiò a ridere, smettendo di fare quello che stava facendo e alzandosi in piedi, afferrando un pennello abbastanza piccolo.
“Meno male che tu sapevi tutto su come si pittura, signor tinteggiatore professionista.” lo prese in giro; Yuya allungò una mano per farsi porgere il pennello, ma Yuri la ignorò e salì invece sulla scala, posandolo sul piano e poi alzando lo sguardo sul fidanzato, allungandosi a baciarlo.
Cercò di stare fermo il più possibile per non sbilanciare la scala, separandosi non appena la voglia di approfondire il bacio divenne troppa.
Sorridendo al più grande, intinse un dito nella vernice, passandoglielo sul naso e lasciandovi sopra una striscia bianca.
“Yuri!” si lamentò Yuya, strofinandosi il viso e così non facendo altro che peggiorare la cosa. Lo guardò storto, mettendo a sua volta la mano nella vernice, ma il più piccolo iniziò a scendere velocemente la scala, ridacchiando.
“È pericoloso Yuya, sta’ attento.” lo riprese, senza tuttavia riuscire a smettere di ridere.
Corse fino al centro della stanza prima che l’altro lo raggiungesse, afferrandolo per la vita e attirandolo contro di sé, passandogli la mano su tutto un lato del viso, mentre Yuri gridava e rideva contemporaneamente.
“Yuya, maledizione! Io ti ho fatto solo una macchiolina, non ti sembra di...” non fece in tempo a protestare che il più grande lo aveva girato, e spinto fino a costringerlo con la schiena contro i giornali sparsi sul pavimento, montandogli addosso.
“Allora...” disse con un sorriso quasi maligno, mostrandogli la mano ancora sporca. “Che cosa dovrei fare con te?”
Yuri alzò le spalle, rialzandosi con il busto e cercando di fermare le mani del più grande. Yuya tuttavia fu più veloce, gli afferrò i polsi e lo mandò di nuovo per terra, adesso completamente chino su di lui, i loro visi a pochi centimetri di distanza.
Chinen chiuse quello spazio con un movimento repentino, posando le labbra sulle sue e concedendosi quanto prima sulla scala si era negato, schiudendole e cercando la lingua del più grande, mordendogli un labbro mentre quegli ancora lo teneva fermo contro il pavimento.
Quando Yuya lasciò andare la sua bocca per scendere invece sul collo e sulla clavicola ridacchiò, cercando di scostarsi.
“Yuu, amore, dai! Dobbiamo finire di dipingere quella parete. Sai che se la vernice si asciuga poi è un problema...”
Takaki alzò lo sguardo solo per zittirlo, sorridendogli.
“Dovevamo inaugurarla prima o poi, no?” mormorò, cominciando a slacciargli la cintura, liberandolo poco dopo dei pantaloni e della biancheria, scendendo con la bocca sul suo sesso, veloce, come se fosse incapace di resistere.
“Sì, ma...” mormorò il più piccolo, la voce intramezzata da gemiti mentre la lingua dell’altro si divertiva a stuzzicarlo. “Quando me lo sono immaginato io c’erano i mobili e non era sul pavimento, e...” gridò, smettendo di parlare, quando Yuya contemporaneamente lo prese del tutto in bocca e cominciò a prepararlo con le dita, senza il minimo preavviso.
Se a Yuri non fosse piaciuto così tanto, probabilmente l’avrebbe rimproverato, ma adesso prese soltanto nota mentale di farlo e si spinse contro di lui, lasciandosi andare a quelle cure.
Apparentemente Yuya non aveva la minima voglia di tergiversare, e non impiegò troppo tempo prima di smettere di prepararlo, convinto che fosse pronto, risollevandosi e sorridendogli, chinandosi a baciarlo prima di fare presa sui suoi fianchi, costringendolo a girarsi.
Si mise dietro di lui, sollevandolo contro di sé fino a che il proprio petto non aderì contro la sua schiena, mordendogli il lobo dell’orecchio e sorridendo, mentre con una mano si liberava alla svelta dell’impedimento dei vestiti.
“Così, Yu.” mormorò, lasciando scivolare le mani dai suoi fianchi verso il basso fino alle natiche, penetrandolo poi con una spinta decisa che mandò il più piccolo in avanti, costringendolo a fare perno sulle braccia per tenersi su.
“Yu... Yuya...” mormorò, spingendosi da subito contro il corpo dell’altro in un gesto istintivo, sentendosi per un momento senza fiato.
Strinse gli occhi, sentendo le mani del più grande tenerlo fermo per i fianchi, forte, sfilandosi leggermente da lui e riaffondando con un movimento secco, costringendolo a gemere di nuovo a voce alta, sentendo la forza nelle braccia mancargli, sforzandosi per rimanere su mentre l’altro si muoveva dentro di lui senza dargli alcuna tregua.
Cercò di portare la mano al proprio sesso, sentendo che non sarebbe riuscito a resistere ancora a lungo, ma il più grande gli afferrò velocemente il polso, tirandogli il braccio dietro la schiena, facendolo penare per qualche secondo in più del necessario prima di portare la mano intorno alla sua erezione, toccandolo velocemente, chinandosi su di lui e baciandogli le spalle, leccando lungo la spina dorsale, sentendolo fremere sotto di sé e lasciarsi andare del tutto contro di lui mentre raggiungeva l’orgasmo, accasciandosi per terra quando le braccia alla fine cedettero, lasciando che Yuya continuasse a muoversi dentro di lui sempre più veloce, fino a quando non venne a sua volta, svuotandosi dentro di lui e usando le poche energie che gli erano rimase per spostarsi, stendendoglisi di fianco sul pavimento e portandosi una mano sul viso, il respiro corto e l’aria distrutta.
Yuri rotolò su di un fianco, poggiando il gomito sul pavimento e facendo perno su di esso per posare la testa sulla mano.
Sorrise al fidanzato, allungando un braccio per accarezzargli lentamente il petto, ancora coperto dalla maglietta.
“Adesso però non è il momento di riposare, lo sai?” gli disse, ridacchiando alle lamentele del più grande. “Te l’avevo detto Yuu che dovevamo ancora finire la parete, e tu hai insistito lo stesso.” si mise a sedere, trattenendo a stento una smorfia di fastidio e tirandolo per un braccio affinché si risollevasse anche lui.
“Andiamo Yuri, altri dieci minuti!” si lamentò Takaki, afferrandolo per la vita e facendo forza, tirandolo giù con sé sul pavimento e stringendoselo contro.
“Ma Yuya, la vernice...”
“La vernice aspetterà. Lasciami...” chiuse gli occhi, posandogli il viso nell’incavo del collo. “Lasciami stare un momento così.” mormorò.
Yuri si sarebbe lamentato, davvero l’avrebbe fatto, se solo non fosse stato investito da quella sensazione di calore data dall’abbraccio di Yuya, se solo lo stare lì con lui in quel momento non gli avesse fatto dimenticare tutto il resto.
Aveva ragione lui, in fondo.
Pochi minuti in più che male potevano mai fare?
~~o~~
“Yuya, non crederai davvero che io ti lasci prendere una cosa così kitsch da mettere in casa nostra, vero?”
Yuri alzò un sopracciglio, tirando via il fidanzato da un braccio, costringendolo ad abbandonare la presa dalle tende colorate che stava guardando fin troppo affascinato.
Non era realmente irritato, fingeva solo di esserlo per il puro gusto di prenderlo un po’ in giro.
E per avere anche una buona scusa per continuare a ripetere quelle parole.
‘Casa nostra’.
Ancora ogni tanto non gli sembrava vero poterlo dire.
Gli piaceva come suonava, gli piacevano le sensazioni che gli dava, gli piaceva il pensiero di essere solo alle battute finali, e che una volta finito di comprare i mobili e tutto il resto che occorreva finalmente si sarebbero trasferiti, e...
E non c’era altro che Chinen potesse desiderare per essere davvero felice che condividere un posto con la persona che amava, e se ne rendeva conto solo adesso che la cosa cominciava a divenire più reale che mai, adesso che si aggiravano per quel negozio guardando tende e divani, e mobili per la cucina e per la stanza da letto, cercando non senza difficoltà di far andare d’accordo i rispettivi gusti, perché tutte quelle cose sarebbero diventate di entrambi, e ad entrambi dovevano andare bene.
Tirò Yuya in direzione dei divani, indicandogliene uno bianco con fare cospiratorio.
“Vedi? Quello ti piace? Secondo me nel salotto ci starebbe proprio bene.” gli disse, e senza dargli il tempo di ribattere andò a sedercisi sopra, passando la mano sulla seduta e molleggiandosi leggermente sulle gambe. “È anche comodo!” lo informò, mentre il più grande si avvicinava con espressione dubbiosa.
“Sì, ma con le pareti bianche se ci mettiamo anche questo poi dovremmo essere costretti ad entrare in salotto con gli occhiali da sole.” gli fece notare. “E poi un divano bianco si sporcherebbe in un niente. Non è più elegante se mettiamo in contrasto con la vernice un divano nero?” propose invece, indicandone uno poco più avanti.
“Nero?” ripeté Yuri, senza fare niente per nascondere una smorfia. “Andiamo, il divano nero di pelle è un cliché, Yuya. Non stai arredando l’appartamento di uno scapolo, stai...” s’interruppe, imbarazzato, e Takaki gli sorrise.
“Cosa?” domandò, andandosi a sedere di fianco a lui, chinando lo sguardo per portarlo all’altezza del suo. “Sto arredando la casa in cui abiterò con il mio fidanzato?” mormorò, guardandosi velocemente per controllare la presenza di occhi indiscreti, prima di baciarlo brevemente sulle labbra.
Yuri non rispose, ma si limitò ad annuire, e Yuya di contro gli sorrise.
“Va bene. Allora cerchiamo un compromesso, ti va?”
Chinen scrollò le spalle, alzandosi in piedi e lanciando un ultimo sguardo al divano bianco, prima di continuare lungo il corridoio, seguito dal più grande.
Scelsero un divano che andasse bene a tutti e due, segnandone il codice per andarlo poi a ritirare, e proseguirono scegliendo il rimanente arredo per il salotto, prima di passare alla cucina.
Yuya si aggirava dentro una delle combinazioni delle stanze, aprendo il frigorifero e provando a sedersi sulle sedie intorno al tavolo, prima di passare al piano di lavoro e fare cenno a Yuri di raggiungerlo.
“Piccolo, ti piace questa?” gli chiese, continuando a guardarsi intorno.
“Sì. Ho anche preso le misure, secondo me ci sta nella nostra cucina. Mi piace, mi piace tanto.” gli disse, riponendo il foglio in cui aveva appuntato le dimensioni, e facendo a malapena in tempo ad alzare lo sguardo sull’altro prima che questi lo prendesse di peso dai fianchi, lasciandolo poi a sedere sul bancone.
“Yuya, che diamine...” imprecò a mezza bocca, mentre il più grande gli sorrideva malizioso.
“Dovevo solo controllare una cosa prima di decidere se mi piacesse davvero.” gli spiegò, costringendolo poi a schiudere le gambe e sistemandovisi in mezzo, continuando nonostante quell’attimo di spavalderia a sperare che non entrasse nessuno proprio in quel momento.
Lasciò che il proprio corpo aderisse del tutto a quello del più piccolo, passandogli le mani sotto le gambe e lasciando che gliele allacciasse dietro la schiena, prima di annuire con aria soddisfatta e chinarsi per un altro bacio veloce, allontanandosi poi fino al centro della stanza.
“Anche fare misurazioni del genere può avere la sua importanza, no Yu?” gli chiese, ridacchiando. “Mi piace. Questa è davvero perfetta.”
Chinen, scuro in volto, gli si avvicinò e gli diede un colpo sulla testa, prima di andare a segnare i codici dei mobili come se niente fosse successo.
Si concesse un sorriso soltanto quando fu certo che l’altro non potesse in alcun modo vederlo.
Quando dalla cucina passarono alle camere da letto prese per primo la parola, voltandosi verso il fidanzato con aria sarcastica.
“Spero che per verificare se i mobili vadano bene o meno tu non mi costringa a fare sesso su tutti i letti che vediamo, Yuu.” gli disse, ma se aveva sperato di vederlo imbarazzarsi, l’altro invece non fece altro che scrollare le spalle, ridacchiando brevemente.
Era allegro, Yuya, e Yuri si sentiva contagiato da quel suo umore in un modo che gli piaceva davvero.
Non che si aspettasse diversamente, perché d’altro canto quella di andare a vivere insieme era stata prima di tutto una sua idea, ma era da quando gliel’aveva chiesto che giorno dopo giorno viveva con il lieve timore che ad un certo punto, per un motivo qualsiasi, lui potesse ritrovarsi a pensare che quello che stavano facendo era troppo, e tirarsene improvvisamente indietro.
Cercò di scacciare via dalla propria mente quel genere di pensieri, soprattutto durante una giornata che si stava godendo così tanto, e si aggrappò al braccio del più grande, tirandolo in giro per le varie combinazioni di mobili nelle camere da letto.
“Quell’armadio mi piace, sembra spazioso.” disse Yuya, aprendo le ante di un armadio a vetri. “Ci entreresti dentro anche tu!” commentò, e nel vedere l’espressione di Yuri si affrettò a precisare: “Prima che me lo chieda, non ho alcuna intenzione di fare sesso qui dentro per controllare quanto sia spazioso. Che tu ci creda o meno, ho i miei limiti anch’io.”
Yuri ridacchiò, alzando le spalle con espressione innocente.
“Io non ho detto nulla.” si giustificò, mettendosi poi di fronte all’armadio e lasciandosi ricadere sul letto, guardando verso l’alto. “Ah, è comodo!” disse, chiudendo gli occhi, sentendo dopo pochi secondi il materasso infossarsi accanto a lui, e Yuya cominciare a punzecchiarlo su di un fianco.
“Va bene, va bene, ma cerca di non addormentarti qui. Devi ancora aiutarmi a portare tutta questa mole di roba fino alla macchina, sai?”
Yuri scoppiò a ridere, voltandosi poi su di un lato e fingendo di dormire per davvero, sentendo poi Takaki tirarlo di forza verso di sé, posandogli le labbra sul collo.
“Amore...” lo chiamò, con tono di voce basso. “Sveglia, ti ho portato la colazione...” lo prese ancora in giro, mentre Yuri lo sentiva sorridere contro la propria pelle.
Aprì gli occhi, voltandosi verso di lui.
“Sappiamo tutti che le cose andranno esattamente al contrario, Yuuyan.
Takaki sollevò le spalle, con aria che voleva palesemente risultare misteriosa, ma che Chinen trovava perlopiù buffa.
“Chi lo sa. Sapendo quanto dormi di solito quando non abbiamo impegni la mattina ti sembrerebbe così sbagliato che io ti portassi la colazione a letto?”
“Lo faresti una volta sola, massimo due, dopodiché potrò benissimo arrangiarmi da solo.” gli fece notare il più piccolo, e Yuya in quel momento divenne improvvisamente serio.
“Ti prometto, Chinen Yuri, che farò tutto quello che posso per continuare a viziarti in ogni modo possibile, d’ora in avanti.” gli sorrise, arrossendo leggermente. “Sempre.”
Yuri si morse un labbro, cercando di controllare le proprie reazioni, e alla fine si rimise a sedere, imbarazzato.
“Andiamo, forza, prima che ci buttino fuori di qui.” disse velocemente, a disagio, sentendo il fidanzato seguirlo e ridacchiare.
Quando finirono di scegliere tutto quello che serviva loro e si furono finalmente rimessi in macchina per portarle a casa, Yuri si sentiva davvero bene.
Quella solita blanda paura era ancora da qualche parte dentro di lui, eppure riusciva a sentirsi in modo tale da ignorarla, da pensare che tutto sarebbe andato per il meglio, che stava accadendo davvero, che niente avrebbe rovinato che lui e Yuya sarebbero andati a vivere insieme, perché ormai non erano più parole, ma erano fatti.
Voltandosi verso il fidanzato gli sorrise, guardandolo mentre canticchiava la canzone che davano in quel momento alla radio.
Quando si accorse di avere gli occhi puntati addosso si girò a sua volta, alzando un sopracciglio.
“Cosa?”
“Niente.” rispose Yuri scrollando le spalle. “Sono felice, tutto qui.”
Yuya rise, per qualche ragione chiara solo a lui, prima di annuire.
“Sono felice anch’io.” disse, prima di assumere un’espressione un po’ più svagata. “Che cosa ne pensi se stasera ordiniamo qualcosa da mangiare e rimaniamo a casa a mettere in ordine e a montare le cose che abbiamo comprato per adesso? Così quando ci spediranno tutto il resto non ci sarà più molto da sistemare.” gli propose, continuando a tenere gli occhi fissi sulla strada.
Yuri fece un cenno di assenso, lasciandosi poi andare pesantemente contro il sedile.
Era stanco dopo quella giornata, ma era convinto che gli bastasse semplicemente rilassarsi un po’ lungo il tragitto verso casa per riprendersi del tutto.
Aveva ancora voglia di stare con Yuya, aveva voglia di lavorare insieme sui mobili e sugli accessori che avevano comprato, di scegliere insieme a lui dove e come andassero sistemati, e non si sarebbe lasciato frenare da quel senso di spossatezza.
Erano vicini al traguardo, in fondo.
Quando riaprì gli occhi erano quasi arrivati, e si rese conto con sommo disappunto di essersi addormentato.
Si rialzò di scatto, aggrottando le sopracciglia con espressione confusa e voltandosi verso il più grande.
“Mi dispiace! Non volevo addormentarmi, ti avrei dovuto fare compagnia, io... perché non mi hai svegliato?” gli chiese, la voce ancora lievemente impastata dal sonno.
“Dormivi così bene ed eri così carino che non ho davvero avuto il cuore di svegliarti.” spiegò Yuya, alzando le spalle, poi sorrise. “Mi sono anche fermato a prendere la cena ad un ristorante cinese lungo la strada e non hai fatto una piega.” lo prese velatamente in giro, mentre parcheggiava la macchina.
Chinen fu sul punto di lamentarsi per l’infelice idea di lasciarlo dormire in auto in mezzo alla strada, per non parlare del non averlo consultato su cosa volesse per cena, ma alla fine decise di lasciar perdere.
Era ancora in quella fase di cattivo umore post-risveglio, e sapeva che al massimo in qualche minuto gli sarebbe passata qualsiasi forma di irritazione.
Persero parecchio tempo per portare al loro piano tutto quello che avevano acquistato, e quando finalmente ebbero svuotato la macchina si accasciarono entrambi nel salotto pieno di scatole, alcune di quelle del negozio ed altre invece delle loro cose che avevano già portato dai rispettivi appartamenti.
Yuya prese le cose da mangiare e le sistemò ordinatamente sul pavimento, invitando Yuri a prendere qualsiasi cosa volesse.
“Questa sì che è una cena.” ironizzò il più piccolo con un sorriso, afferrando degli spaghetti con le bacchette. “Forse avremmo potuto cominciare con il montare il tavolo e sistemare le sedie.
“Impossibile.” rispose Yuya a bocca piena. “Stavo morendo di fame, non sarei arrivato vivo altrimenti.”
d anche lui non ci vedeva più dalla fame.
Quando ebbero finito ed ebbero messo da parte quello che avevano usato per la cena, si misero finalmente a lavoro.
Yuri sistemava le cose più piccole, fermandosi di tanto in tanto a chiedere il parere di Yuya su dove andassero messe, mentre il più grande rimaneva per terra nel salotto, circondato da cacciaviti e chiavi inglesi, e parti non meglio precisate di mobili o scaffali.
Non era perfettamente a suo agio in quella situazione, ma per quanto Chinen potesse offrirsi di dargli una mano l’altro continuava ad incaponirsi nel rifiutare.
Fu solo quando lo sentì imprecare contro una mensola che Yuri smise di sistemare i cassetti del mobile in camera da letto, raggiungendolo nuovamente e trovando il fidanzato in piedi in mezzo alla stanza, tenendosi una mano stretta contro il petto, l’espressione dolorante.
Sapeva che probabilmente avrebbe dovuto almeno sincerarsi di come stesse, ma non riuscì a farlo prima di scoppiare a ridere per l’aria irritata di Yuya mentre dava un calcio ad una parte in legno.
“Non vedo che cosa ci trovi di così divertente!” lo riprese il più grande, tornando seduto per terra e facendo come per rimettersi a lavoro, prima che Yuri si mettesse in ginocchio di fronte a lui e gli prendesse i polsi, ancora ridacchiando.
“Mi dispiace, Yuu, davvero. Però... non pensi che sia il caso che certe cose le facciamo insieme? Quattro braccia sono meglio di due, no?” propose, guardandolo con espressione che sperava risultare il più seria possibile, mentre ancora aveva voglia di ridere.
“Lo so.” bofonchiò Takaki. “È solo che... ecco... dovrei occuparmi io di questo genere di cose, no?”
Yuri alzò un sopracciglio, perplesso, valutando se fosse o meno il caso di offendersi per quanto l’altro aveva voluto implicare con quella frase.
“Perché? Perché sei l’uomo di casa?” domandò, sarcastico. Vide Yuya in difficoltà, mentre apparentemente pensava a come rispondergli senza così andare a peggiorare le cose, e Chinen allora decise di toglierlo da qualsiasi imbarazzo. “Allora, visto che sei l’uomo di casa, renditi utile e monta le tende. A questo mobile ci penso io, sono certo di potercela fare senza amputarmi per sbaglio nessun dito.” gli disse, sorridendogli con aria soddisfatta e ammiccando alla mano che il più grande ancora teneva il più ferma possibile, probabilmente perché ancora dolorante.
Limitandosi a fare cenno di sì con il capo e con espressione sconfitta, si alzò in piedi e andò a prendere la scala e le tende, facendo come l’altro gli aveva chiesto.
Yuri sorrise mentre lo guardava litigare contro la stoffa e gli anelli, ma non disse più niente e si mise a lavoro, riuscendo non senza difficoltà a montare quel maledetto mobile.
Quando ebbero fatto tutto quello che potevano rimasero per qualche minuto fermi al limitare della stanza, il più piccolo abbandonato con l’aria stanca contro il corpo di Yuya, gli occhi che gli si chiudevano da soli ma sentendosi ancora più felice di quanto non lo fosse quel pomeriggio stesso.
C’erano quasi, erano così vicini alla fine che poteva già riuscire a sentire la vittoria, che riusciva già a sentire quel posto come unicamente loro.
Voltò lo sguardo, facendo come per mettersi in punta di piedi e baciare il fidanzato quando venne interrotto da uno sbadiglio.
Yuya ridacchiò, scompigliandogli dolcemente i capelli.
“Vieni a dormire da me?” propose, e il più piccolo si limitò ad annuire, raccogliendo le proprie cose ed avviandosi verso l’ingresso.
Pensare che quella era probabilmente una delle ultime volte in cui sentiva una frase del genere, nonostante la stanchezza lo rendeva più euforico che mai.
Parte 2