[Hey! Say! JUMP] Kumo no Ito - Epilogo

Nov 24, 2012 11:32

Titolo: “Kumo no ito” (La tela del ragno)
Fandom: Hey! Say! JUMP
Personaggi: Yabu Kota, Inoo Kei, Takaki Yuya, Chinen Yuri, Yaotome Hikaru, Yamada Ryosuke, Arioka Daiki
Pairing: Inoobu, Takachii, Ariyama, slight!Yamabu, slight!Takanoo
Warnings: Slash, Non-con, Death!Fic, AU, Minor abuse, Violence
Word Count: 23.862 fiumidiparole
Rating: NC-17
NdA: Storia scritta per la challenge bigbangitalia e per la 500themes_ita. Il titolo è tratto dall’omonima canzone di Takaki Yuya.
Questa storia ha ricevuto la bellezza di (s’inchina) due gift, rispettivamente da el_defe (che potete vedere Qui, e da simph8 (che potete scaricare invece Qui. Sono entrambi bellissimi e ad entrambi va la mia gratitudine *__*

~ Kumo no ito ~





Epilogo - Hakanai Yubisaki

“Se per caso dovessimo rinascere in un mondo diverso
Ci incontreremmo ancora così
E ancora così t’amerei.”
[Eternal, Akanishi Jin]

S’incamminavano sulla salita ripida, con passo strascicato.
Yuri teneva lo sguardo chino, incurante degli altri due che lo seguivano, come se non ci fossero, come se non esistessero.
Avrebbe voluto piangere, perché ora era arrivato il momento giusto per farlo, ma ancora sentiva di non riuscirci.
Quando arrivarono a destinazione, Yaotome e Arioka si fermarono poco prima rispetto a lui.
Chinen invece cominciò a camminare, superando blocchi di marmo su blocchi di marmo, nomi su nomi che ormai aveva imparato quasi a riconoscere.
Era passato un mese, e lui andava in quel luogo ogni volta che poteva.
Si fermò, inginocchiandosi di fronte alla lapide che portava inciso il nome di Yuya.
Accese dell’incenso, vedendo con la coda dell’occhio gli altri due fare lo stesso di fronte alla tomba di Yamada.
Rimase fermo a fissarla a lungo, accarezzando la pietra fredda e gli intagli dei kanji, chiudendo brevemente gli occhi e immaginando che l’altro potesse ancora essere lì accanto a lui.
Era sorprendente quanto gli potesse mancare una persona con la quale aveva così pochi ricordi.
Avrebbe voluto avere più tempo, non chiedeva altro.
Più tempo per amarlo e farsi amare, più tempo perché potesse dirgli tutto di lui, più tempo perché potessero conoscersi, impararsi.
Più tempo perché non dovesse temere ogni giorno di dimenticare la sensazione della sua pelle contro la propria.
Rimase fermo ancora per svariati minuti, senza pensare a niente, solo fissando quella lapide e quel nome.
Poi, tentennando, si spostò leggermente sulla destra, accendendo dell’altro incenso.
Lo faceva, di tanto in tanto.
Accendeva dell’incenso sulla tomba di Kota, e non perché provasse pietà per la sua morte, ma solo perché un po’ era stato una vittima anche lui, e perché sapeva che se fosse stato ancora in vita Yuya l’avrebbe fatto.
Era come se gli potesse rendere un favore, in un certo senso, e lo faceva di buon grado.
Non l’aveva perdonato e non l’avrebbe fatto mai. Non cercava di capire che cosa l’avesse spinto a diventare ciò che era diventato, non voleva farlo; però andava lì, accendeva l’incenso e si diceva comunque grato, perché il suo tormento aveva finalmente trovato fine.
Non si pentiva di non essere riuscito ad essere lui ad ucciderlo.
Alzandosi in piedi e facendo per raggiungere Hikaru e Daiki, il suo sguardo fu colto, come spesso accadeva, da un’anonima lapide sita pochi metri più avanti.
Sospirò, lasciandosi prendere da una tristezza del tutto ingiustificata.
Davanti alla tomba di Inoo Kei, come sempre, non c’era nessuno.

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