[KAT-TUN/Kis-my-ft2] Don't you ever stop 04 - Red Strings

Aug 21, 2012 14:17

Titolo: “Don’t you ever stop” 04 - Red Strings
Fandom: KAT-TUN/Kis-My-Ft2
Personaggi: Tamamori Yuta, Kamenashi Kazuya
Pairing: Katama
Warnings: Slash, Chaptered
Word Count: 1.266 fiumidiparole
Rating: PG
Prompt: “I don’t want you to hide.”
NdA: Storia scritta per la challenge diecielode per la tabella wTunes Desires.



~ Don’t you ever stop ~

04 - Red Strings

Erano passati due giorni.

Kame non gli parlava da quando gli aveva detto di essere stato con Akanishi.

O forse era lui a non parlargli, Tamamori non lo sapeva bene.

Sapeva solo che era da quarantotto ore che la sua mente veniva tartassata da immagini di loro due insieme, e che credeva di stare per impazzire.

Avrebbe preferito che Kazuya gli avesse mentito, ma ora era troppo tardi per tentare di recriminare.

Quella sera era ritornato a casa più stanco del solito; aveva dormito poco e niente, e la mancanza di sonno si era fatta sentire durante il corso di tutta la giornata.

Ora voleva solo farsi una doccia e mettersi a letto, pregando di riuscire se non altro a riposare.

Quando invece, direttosi verso la stanza da letto, sentì suonare il campanello, fu quasi tentato di non rispondere.

Alla fine tuttavia, al terzo squillo, decise di andare all’ingresso per vedere chi fosse.

Quando vide Kazuya dallo spioncino, si morse un labbro.

Non che non l’avesse immaginato, tutt’altro.

Sapeva quanto il più grande reagisse male sotto pressione, e sapeva che mantenere il silenzio troppo a lungo non era qualcosa che facesse per lui.

Sospirando, tolse il chiavistello e aprì la porta.

“Yuta” gli disse Kame, con un sorriso forzato. “Ce ne hai messo di tempo ad aprire” commentò poi, mantenendosi sul vago.

L’altro scosse le spalle, scostandosi lievemente dall’ingresso per farlo entrare.

“Mi dispiace, ma ero nell’altra stanza. Non... non devo aver sentito suonare” mentì, chiudendo poi la porta alle spalle del più grande e precedendolo in salotto. “Come mai sei venuto?”

Kamenashi tentennava, lo vedeva.

Spostava il peso da un piede all’altro, come cercando di decidersi a fare qualcosa senza riuscirci.

“Yuta, io...” cominciò a parlare, poi s’interruppe di nuovo, sospirando.

“Non è necessario” intervenne allora il più piccolo, incrociando le braccia sul petto e aggrottando le sopracciglia. “Non è necessario che tu dica niente, perché niente che tu possa dire cambierebbe le cose. Io... lo sapevo quello che provavi per Jin, e ho accettato comunque di stare con te perché era quello che volevo. Non m’importa che tu ci sia andato a letto e non m’importa che tu ami lui e non me” prese fiato, passandosi una mano sul volto e poi, contro ogni previsione, sorridendo. “Non voglio che tu ti nasconda, Kazu. Non voglio che finga dei sensi di colpa che non hai, perché sono certo che tu possa capire come io mi senta in questo momento. Perché è come ti sei sentito tu durante tutti questi anni ogni volta che Akanishi ti ha fatto qualcosa, ogni volta in cui è andato a letto con qualcuno che non fossi tu. E come ti fa sentire anche adesso. Eppure...” tentennò, mordendosi un labbro. “Eppure tu ancora corri da lui non appena ti chiama. E così io sono ancora qui a dirti che non m’importa che tu ci sia stato a letto insieme” concluse, scrollando le spalle.

Non aveva più una dignità da difendere, Tamamori.

Non c’era più niente che potesse dire o fare che gliela ridesse indietro, ma andava bene così.

Aveva rinunciato alla propria dignità mesi prima, aveva rinunciato ogni notte passata accanto a Kame senza mai sentirsi desiderato, eppure rimanendo lì e fingendo di credere in quell’amore così poco plausibile.

L’aveva fatto perché ne aveva bisogno, tutto qui.

Era inutile che gli continuassero a ripetere che c’era di meglio per lui che lasciarsi calpestare da Kazuya.

Non lo voleva lui, quel meglio.

Voleva farsi calpestare, farsi ferire, tradire, voleva piangere e domandarsi ogni santo giorno perché l’altro non riuscisse ad amarlo, e voleva tutto questo perché Kame era ciò che aveva sempre desiderato, e aveva deciso che avrebbe sacrificato qualsiasi cosa pur di averlo.

Erano uguali, loro due.

Yuta guardava Kazuya così come questi guardava Jin, e sapeva che in qualche modo riuscivano a capirsi proprio per questo.

Non era sua reale intenzione ferirlo, forse era solo bisogno di non rimanere da solo, perché non ne era in grado.

Tamamori sapeva anche questo, e rientrava nel novero delle cose che aveva accettato senza battere ciglio.

Il più grande lo guardava con un po’ più di sicurezza adesso, ma come se non tutti i suoi dubbi fossero ancora stati risolti.

“Non ti può andare davvero bene” mormorò allora, con poca convinzione, quasi avesse timore che Tamamori da un momento all’altro potesse dirgli che non era vero, che doveva andarsene, che non lo voleva vedere mai più.

Paura, stimò Yuta, di rimanere da solo.

“Rimarresti accanto a lui se te ne desse la possibilità, anche sapendo che non ti ama?”

Kame arrossì, assottigliando le labbra.

“Non lo puoi sapere questo, non puoi sapere che non...” cominciò a rispondere, ma poi parve cambiare idea. Chinò lo sguardo sul pavimento, annuendo brevemente. “Sì. Rimarrei.” mormorò, senza tornare a guardarlo.

Tamamori sospirò, poi indicò con un cenno del capo la camera da letto.

“Rimani qui, stanotte?” chiese, intenzionato a non discutere oltre.

Kame annuì brevemente, ancora apparentemente pensieroso, ma anche lui privo di voglia di continuare quella conversazione.

In fondo, pensò Yuta, gli era andata meglio di quanto non si potesse aspettare.

Lasciò il più grande nella stanza, andando in bagno e aprendo l’acqua calda, ancora intenzionato a godersi la sua doccia.

Sotto il getto, si passò più e più volte le mani davanti al viso, riflettendo forse per la prima volta su quello che gli riservava il futuro.

Non avrebbe mai amato nessuno come amava lui, per cui non aveva niente da perdere.

Avrebbe continuato a soffrire ogni qualvolta in cui il più grande si fosse visto con Jin, ma lo prese come un giusto prezzo per continuare ad averlo accanto.

Ad avere accanto le sue briciole, ad avere accanto quella piccola parte di sé che aveva scelto di concedergli, ma era pur sempre qualcosa, e lui non avrebbe fatto lo schizzinoso su questo, così come non era mai accaduto.

Yuta pensava davvero di potercela fare.

Eppure, nonostante la sua determinazione, non poté fare a meno di scoppiare in lacrime.

***

Kame si rigirava fra le coperte, senza riuscire a prendere sonno.

Quando Tamamori era uscito dal bagno, si era accorto che aveva pianto, ma non aveva commentato.

Poi, senza preavviso, l’aveva tirato sul materasso e aveva cominciato a baciarlo, quasi famelico, come se non potesse fare a meno del suo corpo.

Che poi in realtà cercasse solo di soffocare il proprio senso di colpa, non importava.

L’aveva preso una volta, due, fino a quando non l’aveva visto cedere alla stanchezza e addormentarsi, e ora lui cercava di fare altrettanto.

Era stato tutto come sempre, come se niente fosse cambiato, come se non avessero entrambi messo a nudo le proprie debolezze e la propria mancanza di orgoglio, dimostrato di essere ugualmente privi di una dignità da difendere.

Anzi no.

Qualcosa di differente c’era stato.

Quando aveva raggiunto l’orgasmo, Kazuya aveva cercato di trattenersi il più possibile.

E per la prima volta da mesi, sulle sue labbra non era nemmeno passato il nome di Jin.

Aveva visto il più piccolo guardarlo in modo strano, ma non se n’era curato.

Non se lo sarebbe più permesso.

Poteva dire quante volte preferiva che non voleva che si nascondesse, ma Kame non poteva al contempo fare a meno di mascherare quella parte di sé, ancor più ora che l’altro ne era così consapevole.

Si vergognava, Kazuya.

E quella sua vergogna compiaceva Tamamori, ne era certo.

Erano uguali ma, forse, il più piccolo in quel gioco di colpe aveva ottenuto la parte migliore.

Perché lo aveva come lui non avrebbe mai avuto Jin.

Fra i tre, concluse Kazuya, l’unico ad aver realmente perso era lui.

group: kat-tun, group: kis-my-ft2, pairing: katama, kis-my-ft2: tamamori yuta, challenge: diecielode [wtunes desires], kat-tun: kamenashi kazuya

Previous post Next post
Up