CRONACA DI UN PERFETTO EQUINOZIO DI PRIMAVERA
Titolo: Cronaca di un perfetto equinozio di primavera.
Fandom: Inuyasha.
Introduzione: […]Comincio a raccontare questa mia giornata con un paio di nozioni.
Definizione di equinozio: giorno in cui in qualsiasi parte della superficie terrestre si hanno dodici ore di luce e dodici ore di buio.
Definizione di equinozio tradotta in termini profani da me e da Bankotsu: giorno in cui in qualsiasi parte della superficie terrestre, e quindi anche qui da noi, si hanno dodici ore per coccolarsi da vestiti e dodici ore per coccolarsi da nudi.
Non ci crederai, ma è esattamente così che abbiamo passato il 21 marzo di quest’anno.[…]
Personaggi: Bankotsu, Jakotsu.
Rating: Arancione/16+.
Generi: Fluff, Romantico, a brevi tratti Erotico.
Avvertimenti: AU, Lime, One-shot, Yaoi.
Pairing: Bankotsu/Jakotsu.
Numero parole (Contatore Word): 2.984.
Disclaimer: i personaggi non sono miei, ma dell’autrice del manga Rumiko Takahashi. Non scrivo a scopo di lucro, ma per puro divertimento personale. Occorre il mio permesso per citare pezzi della storia, tradurla, riprodurla altrove o trarne ispirazione.
Note: questa storia è stata scritta per la community
think_fluff (Tabella Primavera / Prompt: 08. Equinozio), per la
One Hundred Prompts Challenge indetta da BlackIceCrystal sul forum di Efp (20° Argomento: Tema libero / Prompt: 96. Tema libero) e per la
Challenge: Fluff - Angst - Missing Moment - AU indetta dal forum
Contest & Challenge Mania (Tabella Fluff / Prompt: 02. Coccole). Lo stile diario che ho utilizzato è un esperimento, spero che sia riuscito bene. Buona lettura ^^
Caro diario,
sono spiacente di averti lasciato ad ammuffire per più di un mese nel cassetto della mia scrivania. Non tenermi il broncio, per favore: ormai dovresti aver capito che non ti uso se non in casi di grande necessità, quindi vedi di non offenderti.
Bene, chiusa questa parentesi, ora sarebbe opportuno che tu mi chiedessi: “Allora, quale grande necessità ti spinge a scrivere stavolta?”. E io ti rispondo: ho passato l’equinozio di primavera migliore di tutta la mia vita. Dubito che me ne dimenticherò mai, ma voglio raccontarti ogni cosa e trasportare tutti i (dannatamente meravigliosi) momenti che ho vissuto su queste pagine per essere sicuro di non perderli mai, neppure quando sarò un vecchietto rimbambito e pieno di reumatismi.
Comincio a raccontare questa mia giornata con un paio di nozioni.
Definizione di equinozio: giorno in cui in qualsiasi parte della superficie terrestre si hanno dodici ore di luce e dodici ore di buio.
Definizione di equinozio tradotta in termini profani da me e da Bankotsu: giorno in cui in qualsiasi parte della superficie terrestre, e quindi anche qui da noi, si hanno dodici ore per coccolarsi da vestiti e dodici ore per coccolarsi da nudi.
Non ci crederai, ma è esattamente così che abbiamo passato il 21 marzo di quest’anno.
La parte più difficile da attuare del nostro piano è stata l’inizio.
Finché si è trattato di andare in macchina fino alla casa in montagna di Bankotsu, arrivarci alle sette di sera, disfare un po’ le valigie, puntare la sveglia a mezzanotte e metterci a dormire nudi nel letto matrimoniale che durante le normali vacanze è occupato dai genitori di Bankotsu, è andato tutto bene. Ok, abbiamo incontrato una leggera difficoltà a trattenerci dal saltarci addosso sotto le coperte, ma tutto bene. Il vero problema, e mi viene da ridere a scriverlo, è stato svegliarci. Per fortuna io e Ban siamo dei geni alquanto geniali e siamo stati abbastanza astuti da non cenare, altrimenti quasi di sicuro tutto il nostro progetto sarebbe andato in fumo!
Ci siamo svegliati a mezzanotte in punto: l’equinozio cominciava. In un primo momento non eravamo così entusiasti, come avrai intuito, ed avevamo più che altro voglia di continuare a ronfare beati; peccato solo che avessimo fame e che questo ci abbia permesso di seguire la nostra tabella di marcia. C’è stato un ritardo di una mezz’ora circa, a dire la verità: l’abbiamo passata a fare gli zombie. Non gli zombie in modo divertente, gli zombie nel vero senso della parola: personalmente continuavo ad aprire gli occhi, guardarmi per un attimo intorno alzando la testa da cuscino, richiuderli un paio di secondi dopo più sicuro che mai del fatto che quella fosse la decisione migliore. Anche Bankotsu faceva così, e forse mi sono svegliato completamente anche grazie al fatto che mi faceva ridere un sacco: penso che non lo rivedrò mai così assonnato in vita mia. Era dolcissimo, oltretutto… si stropicciava gli occhi come un bambino. Poi ha iniziato a tirarsi schiaffi da solo in maniera esilarante e l’atmosfera si è un po’ dispersa, ma sono dettagli.
Comunque, dicevo, avevamo fame. In quanto geni geniali dotati di un intuito oserei dire impressionante, l’avevamo previsto: lì ad aspettarci appoggiati sul comodino avevamo sistemato due piatti pieni di onigiri. Mai scelta è stata più azzeccata di questa! Mi sentivo in paradiso mentre me ne stavo steso sopra Bankotsu (ricordiamocelo: completamente nudo) mangiando quegli involtini squisiti preparati da mia madre. Lui si è quasi strozzato un paio di volte, visto che non era proprio nella posizione più giusta per mangiare, ma tutto si è risolto in una gran quantità di risate. Abbiamo fatto un po’ un disastro, c’erano chicchi di riso dappertutto alla fine, ma ci siamo dati da fare per raccoglierli tutti: Bankotsu si è occupato di quelli sparsi sulle lenzuola, io di quelli (la maggior parte) che erano sopra di lui. Mi sono divertito così tanto a pulirlo usando solo la mia bocca che anche quando il riso è finito non ho smesso di leccargli i capezzoli e l’ombelico. D’altronde, lui continuava a lasciarsi sfuggire mugolii soddisfatti, al punto che siamo finiti per eccitarci sul serio. E… beh, insomma, avevo già fatto il “riscaldamento” baciando tutto il petto e l’addome di Bankotsu… non ce l’ho fatta ad ignorare la sua erezione. In sostanza, gli ho fatto un pompino (perdona il termine), e modestia a parte penso che gli sia piaciuto parecchio. Sentirlo venire è stato appagante quasi quanto lo sarebbe stato venire a mia volta, ma forse la parte migliore è stata coccolarlo mentre si riprendeva dall’orgasmo. Aveva gli occhi lucidi, ansimava, cercava le mie labbra: era uno spettacolo, mi faceva una tenerezza incredibile. Io gli accarezzavo i capelli e la fronte, gli davo un sacco di piccoli baci, lo abbracciavo. A dirla tutta, ho continuato a farlo per ben più tempo del necessario, anche perché lui di certo non mi fermava. Ad un certo punto credevo che si fosse addormentato, accoccolato sul mio petto con un’espressione beata sulla faccia; poi ho scoperto che in realtà era ben sveglio e che sarebbe stato capace di farsi fare grattini tutta la notte. Poi dice che io sono tale e quale una ragazzina, mah…
Le ore seguenti sono state di cazzeggio puro. Ci siamo messi ad ascoltare musica dal mio Ipod, una cuffia per ciascuno, per avere una possibilità in più di rimanere svegli. In realtà mi è capitato più di una volta di addormentarmi, magari mentre viaggiavo in aereo, con canzoni rock che mi risuonavano nelle orecchie, quindi non è che avessimo particolari garanzie, però in fondo ha funzionato. Non pensare che siamo stati lì a vegetare per ore fino all’arrivo dell’alba, eh! Abbiamo chiacchierato. Commentavamo le canzoni, o meglio, Bankotsu le prendeva in giro e io lo rimproveravo. E poi gli traducevo i testi, che malgrado tutto a volte nel metal/rock sono romantici, e parecchio anche. Lui ne è rimasto stupito, però coglieva tutte le palle al balzo, su questo non c’è dubbio: ad ogni bella frase dolce, diceva cose come “Ecco, io provo questo per te” oppure “Caspita, hanno ragione questi tizi, è proprio come mi sento io quando sono con te”. E via di questo passo, e io non potevo non avere un tuffo al cuore ogni volta. Gli avrò dato un miliardo di baci, arrotondando il numero per difetto. È tanto stupido e tanto idiota, però lo so che mi ama. Non può essere altrimenti, è troppo tenero con me. A un certo punto mi ha pure detto: “I tuoi occhi sono comodi. Si vedono al buio perché brillano e sono bellissimi, così capisco dov’è la tua bocca e posso baciarti”. Della serie, da collasso immediato. Mi dispiace se ti sta venendo il diabete, da’ la colpa a lui, io non c’entro. Gliel’ho pure detto, che una volta o l’altra mi metto a frignare come una ragazzina dopo uno di questi suoi complimenti; stanotte comunque non l’ho fatto. Abbiamo giocato un po’ con il cellulare insieme, chiacchierato ancora e ancora di argomenti vari (tipo i nostri film preferiti), riepilogato il programma della nostra giornata… e poi beh, è spuntato un raggio di sole tra le imposte della finestra.
Non abbiamo fatto nemmeno tanta fatica a trovare la voglia di rivestirci, sai? Avevamo decisamente più energia rispetto a quando ci eravamo svegliati, siamo balzati subito in piedi. E poi eravamo di nuovo affamati. A volte penso che stare troppo tempo insieme ad una persona sia pericoloso: io non mangiavo mica così tanto quando Bankotsu non era il mio fidanzato. Ma in fondo sono disposto a passarci sopra, non basta un problema così piccolo a farmi allontanare dal mio amato, figuriamoci. È mio e me lo tengo ben stretto, guai a chi me lo tocca. Piuttosto che separarmi da lui, ingrasso fino ad avere la stazza di un lottatore di sumo.
Abbiamo guardato l’alba dalle finestre della camera. Non so se mi piaccia di più l’alba o il tramonto. Forse proprio l’alba, perché preferisco che le cose belle (come un equinozio di primavera perfetto) inizino piuttosto che finiscano. Insomma, è più allegro, no? E mentre guardavo il cielo che si dipingeva di rosa insieme a Bankotsu ho provato una sensazione strana: pura voglia di essere felice. Cioè, tutti vogliamo essere felici, ma è una cosa inconscia, un po’ ovvia, e quando emerge con forza ne si è sempre stupiti. O almeno io lo sono, voglio dire, ma penso sia una cosa che capita un po’ a tutti. Ho sentito il cuore che batteva più forte del normale, ho stretto la mano di Bankotsu e… e niente, sono rimasto in silenzio sorridendo. Non me ne frega niente se sembravo un idiota, ero davvero felice e mi piaceva un sacco esserlo. Mi è quasi dispiaciuto quando il sole è comparso del tutto nel cielo, ma diciamo pure che mi sarebbe piaciuto ancora di meno se Bankotsu non mi avesse abbracciato stretto dandomi un bacio di quelli che ti fanno andare direttamente in paradiso. Poi mi ha sorriso e mi ha detto: “Fase diurna: iniziata!”. In un’altra situazione gli avrei risposto volentieri con un bel “Fuck yeah, baby!”, ma stavolta ho pensato fosse meglio trattenermi.
Dopo la colazione abbiamo aspettato che arrivasse un’ora decente per uscire, quindi siamo andati a fare una passeggiata. Camminare mano nella mano è stato più bello del solito, per svariate ragioni: primo, lui non ha esitato a prendermi per mano come fa di solito (devo riuscire ad uccidere quella paura dei pregiudizi che è dentro di lui, e sono a buon punto); secondo, il panorama era bellissimo e l’aria più respirabile che in città; terzo, eravamo euforici perché la giornata si prospettava davvero perfetta, come volevamo noi. Tra l’altro in cielo non c’era una nuvola che fosse una, ma non faceva nemmeno troppo caldo.
Siamo andati al parco giochi dei bambini. Se te lo stai chiedendo, sì, avevamo davvero l’intenzione di andare in altalena e sugli scivoli e tutto il resto, ma ci siamo accorti di essere un po’ troppo cresciuti, in effetti. Solo per quel parco giochi, eh, che ha delle altalene così fragili che avevamo paura di romperle! Se fossero state migliori non avremmo avuto esitazioni. Sconfitti dalla scadente qualità delle giostrine, abbiamo continuato la nostra passeggiata senza preoccuparcene più di tanto; ci siamo divertiti lo stesso, guardando i negozi pieni di articoli sportivi e chiacchierando, quindi l’imprevisto non è stato affatto un problema. Eravamo troppo di buonumore per lasciare che lo fosse.
Siamo tornati a casa abbastanza presto, per cambiarci. Avevamo deciso di andare in bicicletta fino ad un certo laghetto che Bankotsu conosceva, e ci avremmo messo un po’. A casa ci siamo preparati dei panini, le borracce e tutto il resto, e poi via, partiti. Per arrivare alla nostra meta abbiamo impiegato un’oretta e mezza di tempo o poco più, e non è stato neanche tanto faticoso: un pochino sì, certo, anche perché la strada era in salita, ma niente di sfiancante. Su questo ero stato chiarissimo: niente roba estrema, altrimenti come facevo a godermi il mio equinozio perfetto con le gambe a pezzi e venti tonnellate di stanchezza addosso? Comunque il panorama, come dicevo prima, era splendido, e tra una pedalata e l’altra ci siamo fatti anche qualche risata. Tutti e due volevamo stare dietro all’altro, mentre salivamo: io volevo godermi il sedere di Bankotsu, e lui la stessa cosa con il mio. Alla fine ci siamo stufati di battibeccare (anche se lo facevamo scherzosamente) e abbiamo optato per la sana formazione “fianco a fianco”.
Arrivati al laghetto… ah, arrivati al laghetto abbiamo raggiunto il nirvana. Preparati, perché qui comincia la parte tutta a fiori, unicorni, arcobaleni e amore, tipo come negli shojo. E no, non era ancora iniziata, non seriamente, e non hai nemmeno il mio permesso di suicidarti.
Immaginati la scena (fallo, che tu lo voglia davvero o no): un prato verdissimo con qualche roccia qua e là, un laghetto limpido, due bici parcheggiate a caso che deturpano un po’ l’ambiente ma che si possono ignorare, una coperta stesa sull’erba e due ragazzi sopra la coperta insieme ai loro zaini e a nessun altro. Due soli esseri umani in paradiso. Sembra il titolo di una squallida commediola d’amore, ora che l’ho scritto.
Cos’hanno fatto questi due esseri umani? Limonato e pomiciato come mai avevano fatto in vita loro fino a quando non hanno dovuto pranzare. Hanno pranzato, e poi indovina? Hanno di nuovo limonato e pomiciato. Cazzo, non capisco nemmeno io come diavolo sia possibile non essere mai sazi di una persona, ma è esattamente quello che provo. Appena mi stacco da Bankotsu ho una voglia assurda di tornare a baciarlo, sempre, sempre, sempre. E’ così dolce… e bello, bisogna aggiungerlo, bello da far paura. Discutiamo spesso perché lui dice che io sono il più bello dei due, e io non sono d’accordo; a volte mi preoccupo per la sua vista. Bankotsu è la fottutissima apoteosi della perfezione maschile, come fa a non rendersene conto? Mah, mi fa davvero innervosire a volte. Sono contento di sembrargli bello, alla fine io stesso mi piaccio, ma tra me e lui non c’è confronto, dai. Però non pare proprio volerlo capire.
Tornando al nostro equinozio… stavamo per trasgredire alle nostre stesse regole, che, ti ricordo, imponevano di rimanere vestiti durante il giorno. Siamo stati bravi e non abbiamo ceduto alla tentazione, ma è stato difficilissimo. La prima idea era stata quella di farsi un bagno nel laghetto, ma quando ho provato a metterci solo i piedi dentro per sentirne la temperatura sono rimasto sconvolto da quanto fredda fosse l’acqua. Faceva male tanto era gelida, e per quanto l’idea di fare l’amore immersi lì dentro fosse molto interessante, era proprio irrealizzabile, a meno che non volessimo morire d’ipotermia. In ogni caso avremmo anche potuto farlo (l’amore, intendo) semplicemente sul prato, ma ogni volta che stavamo per lasciarci andare uno dei due riprendeva il controllo ed impediva ai nostri vestiti di abbandonarci. È stato divertente, sai. Mi sentivo sempre in bilico, avevo voglia di Bankotsu ma non troppo, e per quanto la sensazione fosse strana alla fine è stato meglio così: mi sono goduto appieno tutte le coccole e le carezze del mio fidanzato.
Ricordo tutti i particolari, potrei ripeterti ogni singola parola che ci siamo detti, ma non lo faccio sia perché la mano comincia a farmi male, sia perché mi basterà questa descrizione sommaria a farmi tornare in mente tutto quando in futuro rileggerò queste pagine. Passo oltre, quindi. Siamo tornati a casa verso le cinque del pomeriggio e abbiamo atteso il tramonto leggendo insieme un giallo. Ci ha preso molto, tanto che per poco non ci siamo scordati della nostra tabella di marcia. Per fortuna non è successo: appena il sole è calato dietro alle montagne, siamo corsi verso la doccia. Eh sì, si rimane pure puzzolenti per un po’ pur di rispettare le regole. Che poi neanche puzzavamo davvero, avevamo un po’ sudato come era ovvio che fosse, ma la doccia mica potevamo farla vestiti.
Ci siamo lavati a vicenda, ovviamente. A dirla tutta, laverei il corpo di Bankotsu di continuo, perché è favoloso massaggiare quei muscoli e soprattutto quel suo sedere da statua. Lui ha provato ad iniziare a masturbarmi, ma con uno sforzo di volontà che non mi sarei mai aspettato da me stesso l’ho fermato: volevo tenermi tutto il divertimento per quando saremmo stati sotto le lenzuola, quindi gli ho concesso solo di baciarmi in quel modo dolce e sensuale che appartiene solo a lui e a nessun altro.
La cena è stata veloce; per inciso no, non eravamo nudi mentre mangiavamo, ci siamo messi le mutande. Ma le abbiamo tenute addosso molto poco… ce le eravamo già tolte prima di arrivare al letto. Finalmente, era arrivato il momento di fare le nostre acrobazie migliori.
Ci siamo, in pratica, saltati addosso. Ero eccitato da morire e lui pure, ma è successa una cosa un po’ strana: dopo un inizio passionale al massimo (ovvero, con baci in cui non capivo più quale lingua fosse la mia, mani che sbucavano da tutte le parti, fiatone e gridolini), ci siamo “calmati”. Nel senso che quando è arrivato per me il momento di aprire le gambe, Ban è diventato molto più cauto, più gentile, più (perdona l’abuso che faccio di questo termine) dolce. È stata una cosa molto naturale, comunque, sul momento non me ne sono nemmeno reso conto, però in effetti i suoi baci sul collo sono diventati delicatissimi, quasi avesse paura di farmi male. Beh, l’unico momento in cui mi ha fatto male è stato quando è entrato in me, ma per tutto il resto non c’è stato neanche un briciolo di dolore. Solo piacere, come puoi immaginarti. È stato stupendo, come al solito: appagante, romantico, costellato di gemiti e baci. Abbiamo cambiato posizione qualche volta, ma non abbiamo fatto nulla di particolarmente audace: l’importante era abbracciarsi stretti e godersi la conclusione perfetta della nostra giornata.
In realtà, il vero finale sono state le coccole post-amplesso. Siamo venuti insieme, e anche quando ci siamo ripresi la stanchezza ci è rimasta addosso. Non era abbastanza per impedirci di abbracciarci e accarezzarci la schiena e baciarci senza sosta, però ci ha costretti ad addormentarci prima della mezzanotte. Non che ciò abbia importanza, in fondo: la quantità di coccole distribuite lungo tutta la giornata era più che soddisfacente, e andare nel mondo dei sogni con la testa appoggiata sul petto di Bankotsu, ascoltando il suo respiro e il battito del suo cuore, è stata la cosa più bella in assoluto.
Ebbene, caro diario, ho concluso il mio racconto e fra poco ti rispedirò nel cassetto, come in principio. Grazie per avermi ascoltato, prometto che non ti lascerò solo molto a lungo. D’altronde, Bankotsu è talmente adorabile che d’ora in poi penso che avrò bisogno in continuazione di raccontarti i nostri momenti insieme. Preparati, bello mio.
Il tuo amato e odiato Jakotsu.