All the things he said

Dec 26, 2012 10:54

ALL THE THINGS HE SAID

Titolo: All the things he said.
Fandom: ... fandom? LOL
Introduzione: - Vattene via - mugolò, seppellendo il viso nel cuscino ormai fradicio di lacrime del suo letto, che in realtà era un materasso appoggiato per terra - Ti avevo detto di non tornare mai più.
- Non dire stupidaggini, piccolo - rispose la voce allegra e rassicurante del giovane che era entrato nella camera - Non dirmi che ti sei dimenticato che alla fine ero riuscito a convincerti a lasciarmi tornare dopo una settimana.
Cosa succederebbe se l’Angst e il Fluff si ritrovassero a convivere?
Personaggi/Pairing: Angst/Fluff.
Rating: Rosso/18+.
Generi: Fluff, Introspettivo, Romantico.
Avvertimenti: Lemon, One-shot, Yaoi.
Numero di parole (Contatore Word): 2.541.
Disclaimer: i fatti descritti in questa storia sono di mia pura invenzione. Il titolo è palesemente ispirato a quello della canzone “All the things she said” delle Tatu (qui per ascoltarla). Occorre il mio permesso per citare pezzi della storia, tradurla, riprodurla altrove o trarne ispirazione.
Note: Angst/Fluff è il bene, ecco, sapevatelo. Questa è la prima fic di quest’anno per il P0rn Fest di fanfic_italia e mi auguro che siano una lunga serie *w* Spero che i due vi piacciano tanto quanto li ho adorati io mentre li “dipingevo”. Attendo i vostri pareri, anche solo per sapere quanto mi ritenete matta da 1 a 10. *tanto amore*

Chiuso nella sua stanza, Angst piangeva.
Si sentiva solo, immerso nel buio di quella camera senza finestre, ma allo stesso tempo sapeva che in compagnia di altri avrebbe solo sofferto di più. Le persone lo ferivano, erano crudeli, a volte persino lo picchiavano. Tutti lo illudevano e poi lo abbandonavano, andandosene via per sempre. A volte morivano, a volte erano costrette dai genitori che volevano trasferirsi altrove, qualsiasi fosse il motivo la conclusione era sempre la stessa: Angst rimaneva spezzato, immerso nel suo dolore al punto da domandarsi per cosa davvero valesse la pena vivere.
Terribili ricordi e pensieri angoscianti vorticavano senza sosta nella sua testa anche quel giorno; a un certo punto, però, la porta della camera fu aperta lentamente e un fascio di calda luce color oro illuminò l’ambiente spoglio in cui Angst era rintanato ormai da mesi.
- Ehi, cucciolo.
Il ragazzo si morse il labbro inferiore con un piccolo singhiozzo.
- Vattene via - mugolò, seppellendo il viso nel cuscino ormai fradicio di lacrime del suo letto, che in realtà era un materasso appoggiato per terra - Ti avevo detto di non tornare mai più.
- Non dire stupidaggini, piccolo - rispose la voce allegra e rassicurante del giovane che era entrato nella camera - Non dirmi che ti sei dimenticato che alla fine ero riuscito a convincerti a lasciarmi tornare dopo una settimana.
Fluff accese un paio di lampade, rendendo l’atmosfera decisamente meno cupa, prima di andare a sedersi di fronte ad Angst, sul pavimento. Aveva portato con sé un vassoio pieno di biscotti e cioccolatini. Sorrise.
- Sei proprio un bel tipino - disse disinvolto, accarezzando i capelli neri dell’altro - Mi dispiace vederti dormire su questa roba, vorrei che tu ti trasferissi nell’altra camera, sai che lì c’è un bel lettone matrimoniale con coperte soffici e lenzuola profumate. Hai scelto proprio la stanza peggiore di casa mia.
Angst emise un piccolo sbuffo. Quello stesso identico discorso Fluff gliel’aveva fatto altre nove volte, con quella erano arrivati a dieci, ma no, Angst non aveva proprio intenzione di muoversi da lì. Era un atteggiamento maleducato, dopo che Fluff era stato l’unico ad accettare di ospitarlo nella propria villetta e si era dimostrato così gentile e disponibile nei suoi confronti, ma Angst non voleva illudersi: la felicità non esisteva, un letto morbido non era diverso da uno col materasso che sembrava fatto in legno, alla fine erano solo un posto dove piangere.
- Vattene via! - ripeté con forza, alzandosi a sedere e cercando di guardare con aria minacciosa il suo coinquilino. L’effetto fu l’opposto di quello desiderato: lo sguardo di Fluff si riempì di tenerezza e compassione.
- Smettila di fare così - sussurrò dolcemente - Ti prego.
- Perché dovrei? - ribatté scontroso Angst - Alla fine tu mi tradirai, lo so.
- Sciocchino, come potrei? E poi, se ti comporti così con tutti, è chiaro che non riusciranno mai a volerti bene, anche se sei un ragazzo adorabile.
Era impossibile ferire Fluff. Non si era minimamente alterato per il fare scostante dell’altro, non l’aveva mai fatto: si limitava sempre e solo a sorridere e a pronunciare quelle frasi fin troppi gentili con un tono carico d’affetto. Era perfetto, era lui quello davvero adorabile, e poi era anche bello, con la sua pelle rosea, morbida e profumata, i capelli biondi corti e arruffati e gli occhioni azzurri e scintillanti. Era talmente dolce da risultare crudele: come avrebbe potuto Angst non innamorarsi di lui? E l’amore, si sapeva, era la causa delle più atroci e terrificanti sofferenze: più era intenso peggio andavano le cose.
Angst rimase in silenzio, senza neppure cercare di spiegare per l’ennesima volta le sue ragioni a Fluff. Lui non avrebbe mai capito: era troppo romantico, troppo ottimista, troppo infantile. In quel momento si concesse un sorriso ancora più largo degli altri, poi salì sul letto e si sedette dietro all’altro. Questi nemmeno se ne rese conto fino a quando le calde braccia di Fluff non lo avvolsero in un tenero abbraccio: sentì il petto del ragazzo biondo premere contro la propria schiena, il suo respiro sul proprio collo. Cercò di divincolarsi, ma debolmente: non poteva nascondere a se stesso quanto in realtà quelle attenzioni gli facessero piacere, quanto in fondo al proprio cuore desiderasse finalmente un amore sereno e duraturo. Se solo non avesse saputo che tutto ciò non era che un’illusione destinata a spezzarsi se non in pochi giorni, al massimo in pochi anni, sarebbe stato felice.
- Tutto ciò di cui hai bisogno, piccolo, sono un po’ di coccole - gli sussurrò Fluff all’orecchio. Posò un delicato bacio sulla sua guancia, poi prese a strusciare la punta del proprio naso contro la sua pelle. Non sarebbe stato tanto strano sentirlo fare le fusa.
Angst chiuse gli occhi, senza riuscire a non abbandonarsi a quell’insieme di tocchi gentili -labbra che lo sfioravano, mani che lo accarezzavano, grattini-, profumi e suoni vellutati. Non poté resistere, la sua volontà era debole e provata e il desiderio troppo forte: girò la testa e incontrò con le proprie labbra quelle di Fluff, che sapevano di zucchero e menta. Non era la prima che si baciavano, ma la tenerezza e la passione che Fluff sapeva trasmettergli erano sempre sconcertanti.
Quando si divisero si guardarono negli occhi per qualche istante prima che, con l’ennesimo dolce sorriso, Fluff tendesse un braccio verso il vassoio e ne prendesse un biscotto.
- Tieni, mangialo. Li ho fatti per te - mormorò all’orecchio di Angst, che arrossì un po’ mentre si lasciava imboccare dell’altro, dando piccoli morsi a quel dolcetto delizioso. Le coccole poi ripresero: carezze, sospiri, lievi morsi che non avevano nulla di doloroso e che al massimo trasmettevano una leggera sensazione di solletico. Angst stava lì, inerte, a lasciarsi cullare, ingoiando di tanto in tanto un cioccolatino; si sentiva come dentro una bolla ed era sicuro che sarebbe scoppiata da un momento all’altro. Difatti, a un certo punto, Fluff gli passò una mano tra i capelli, lo strinse più forte e sussurrò:
- Ti amo.
Angst sussultò. Quelle parole gli causavano sempre una terribile fitta di dolore al cuore e una gran rabbia.
- Non è vero. E se lo è prima o poi ti stuferai di me. Lo so - esclamò contrariato, cercando di liberarsi dell’abbraccio dell’altro, che tuttavia lo teneva ben stretto. Avrebbe dovuto mangiare di più di ciò che Fluff gli aveva passato per pranzo attraverso la gattaiola che aveva voluto installare nella porta.
- No, perché dovrei?
Detestava quel suo lato così ingenuo.
- Perché la convivenza stanca, perché tutti abbiamo dei difetti e per quanto si possa voler bene a qualcuno quei difetti rimangono sempre e sono fastidiosi, perché il sesso alla fine annoia…
Già si stava pentendo di aver pronunciato ad alta voce quelle ultime parole, quando Fluff scoppiò in un’allegra risata.
- Hai ragione! Fare l’amore invece non annoia mai, perché non c’è limite a quanto forte possa battere il tuo cuore quando sei felice con qualcuno. Vuoi provare? O continuiamo con le coccole?
Non una traccia di malizia nella voce, non uno scintillio perverso nello sguardo, nulla di ciò che Angst era abituato a vedere quando qualcuno voleva andare a letto con lui: nell’espressione di Fluff c’era solo un affetto infinito, una sorta di quieto, casto desiderio, per quanto ciò potesse sembrare impossibile, un paradosso assurdo. Angst ne rimase senza fiato: il suo cuore iniziò davvero a tambureggiare nel suo petto a un ritmo vertiginoso, le sue labbra presero a tremare. Non riuscì a rispondere alle domande che gli erano state poste: gradiva entrambe le opzioni o forse soprattutto la prima, ma questo non avrebbe mai avuto il coraggio di dirlo. Sarebbe significato ammettere l’evidenza del fatto che ormai non c’era più scampo, che un nuovo dolore si profilava all’orizzonte, che in lui era fiorito un perfetto, inequivocabile amore. Tuttavia tutto ciò dovette leggersi nei suoi occhi, neri e sgranati, perché Fluff si concesse un altro sorriso dolcissimo prima di trascinarlo in un bacio tenero quanto il precedente, anche se più passionale: Angst dischiuse le labbra e Fluff accolse quell’invito, portando la propria lingua a sfiorare quella dell’altro. Si muoveva lentamente, senza fretta -non ne aveva mai, di fretta- ed era più sensuale di qualsiasi altra persona Angst avesse mai baciato, più di tutti gli spacconi che si credevano degli dei scesi in terra quando si trattava di limonare.
Angst voleva girarsi per poter abbracciare l’altro, per poter rispondere meglio a quel bacio fantastico, per intrecciare le gambe dietro alla sua schiena e tenerlo stretto a sé senza più lasciarlo; ma era solo a metà strada quando Fluff, lento ma deciso, iniziò a spingerlo verso il basso. Angst si ritrovo steso supino sul materasso senza ben capire come fosse arrivato in quella posizione: sapeva solo che Fluff era sopra di lui e che il sapore zuccheroso delle sue labbra lo stava facendo impazzire.
- Ascolta, piccolo - mormorò Fluff poco dopo, un po’ ansimante ma non privo del suo sorriso - Chiudi gli occhi.
Angst obbedì senza riflettere.
Un’ondata di puro terrore lo invase quando sentì Fluff sollevarsi da lui; la parola “Abbandono” attraversò il suo cervello in un lampo, dolorosa e improvvisa come una scarica elettrica. L’istante dopo, però, prima ancora che Angst aprisse gli occhi, una mano morbida gli accarezzò una guancia.
- Sono qui. Non me ne sto andando. Aspetta.
Rimase immobile, rigido come un blocco di marmo tanto forte era la paura che fosse stata tutta una presa in giro. Ascoltò fruscii come di abiti che scivolavano sul pavimento, le molle del materasso cigolare un po’, sempre tenendo le palpebre serrate. Si rese conto di quanto freddo facesse in quella stanza senza il corpo caldo di Fluff che premesse contro il suo, al punto che rabbrividì. Ma ecco il corpo caldo -caldo? Era bollente- tornare a stendersi sopra di lui, che d’istinto lo abbracciò. Le sue mani non incontrarono la stoffa del leggero maglione rosa che prima Fluff indossava, ma pelle liscia e morbida; si azzardarono a scendere più in basso e poterono così accarezzare due natiche sode senza che nessun pezzo di tessuto lo impedisse loro. Fluff rise piano e posò un lieve bacio sulle sue labbra.
- Ora posso pensare solo a te - spiegò in un sussurro, iniziando ad accarezzargli un fianco languidamente. Angst socchiuse gli occhi e così poté incrociare quelli del suo amante: brillavano. Le sue guance erano color porpora e arrossirono ancor più, se possibile, quando lo sguardo di Angst scivolò lungo tutto il suo corpo nudo.
- Spero di piacerti - mormorò, mostrando la prima traccia di imbarazzo da quando Angst l’aveva conosciuto. Questi riuscì a sussurrare un roco “Certo”, e solo allora Fluff tornò a sorridere sereno. Iniziò a baciare il collo dell’altro, che stavolta non ebbe bisogno di ordini per chiudere gli occhi e abbandonarsi al tocco delicato e piacevole di quella lingua mai troppo impetuosa o timida. Si inarcò con un gemito e in risposta Fluff infilò le proprie mani sotto la sua maglietta. Gliela sfilò lentamente, scoprendo un centimetro di pelle alla volta, esasperante. Quando l’indumento finì per terra Fluff prese a leccare i capezzoli già turgidi di Angst, che gemette di nuovo. Iniziava a rendersi conto della follia che stava commettendo, ma ormai era troppo tardi: poco dopo con un mugolio spinse il proprio bacino contro quello dell’amante, invitandolo a finire di spogliarlo -non che quei baci disseminati sul suo petto magro, sulla sua gola e sul suo addome gli risultassero sgraditi, ma cominciava ad essere impaziente. Stava sbagliando, questo era certo, tanto valeva quindi sbagliare bene, a dispetto di tutta la sofferenza che avrebbe dovuto patire in futuro.
Guardò Fluff avvicinare sempre più la propria testa al cavallo dei suoi pantaloni, slacciare la cintura e il bottone, abbassare la cerniera, sfilargli i jeans e poi i boxer, il tutto con calma. Ad ogni gesto Angst ansimava più forte e quando fu nudo scoprì di avere il viso madido di sudore e il corpo teso come la corda di un violino. Fluff lasciò soltanto un umido bacio sulla punta della sua eccitazione prima di tornare alle labbra dell’amante. Un giorno gli avrebbe spiegato che riteneva i preliminari poco romantici.
Si fissarono negli occhi.
- Adesso forse ti farò male. Scusami. Non voglio ferirti, ma è necessario per renderti felice, poi.
Angst non era vergine, sapeva perfettamente tutto ciò, ma non gli dispiacque ascoltare comunque quelle parole pronunciate con dolcezza infinita. Fluff teneva davvero a lui, forse…
Allargò le gambe in silenzio, mordendosi le labbra e serrando di nuovo le palpebre. Si irrigidì e graffiò la schiena dell’amante quando questi entrò piano in lui con un sospiro.
- Sei stretto, amore - si sentì sussurrare all’orecchio. Un’esplosione di eccitazione si mescolò al dolore che stava provando, al punto che due lacrime sgorgarono dai suoi occhi mentre il suo petto veniva scosso da un singhiozzo. La lingua di Fluff raccolse quelle due piccole gocce scivolate sulle sue guance e poi si portò sulle sue labbra, mentre il ragazzo dai capelli biondi iniziava a spingere.
Quando il piacere cominciò a invadere quei due corpi fusi insieme, l’aria si riempì di ansiti e gemiti umidi. Angst infilò le dita tra i capelli di Fluff, tirandoli, aggrappandosi a lui, forse causandogli dolore senza volerlo; le carezze di Fluff rimasero invece gentili, i suoi movimenti non erano né troppo cauti né troppo violenti: ad Angst non rimaneva che intrecciare le gambe attorno alla sua vita e accompagnarlo, seguendone il ritmo perfetto, godendosi quei minuti di pura gioia.
Fluff gli sussurrava di amarlo e il suo cuore, già in subbuglio, mancava un battito ogni volta; non riusciva a rispondergli, tanto era senza fiato, ma aveva la sensazione che Fluff lo capisse lo stesso, quasi gli leggesse i pensieri nella mente. E allora, nello stesso momento, ciascuno dei due abbracciava più stretto l’altro, fino a quando Fluff non venne nel corpo dell’amante chiamando il suo nome tra gemiti sempre più intensi. Ad Angst mancò il respiro quando raggiunse l’orgasmo, pochi istanti dopo, mentre il suo corpo si dimenava travolto dagli spasimi.
Seguì qualche istante di silenzio. Fluff si lasciò cadere al suo fianco, stremato ma immancabilmente sorridente.
Il piacere era finito e i pensieri -quelli coerenti- ricominciarono ad affollarsi nel cervello di Angst, che fu travolto dall’angoscia.
Era stato meraviglioso, troppo. Un sogno che non sarebbe mai dovuto finire e che invece scivolava via insieme agli strascichi dell’apice del piacere.
Scoppiò a piangere senza riuscire a trattenersi: la sofferenza era arrivata prima del previsto.
Si gettò tra le braccia di Fluff, disperato.
- Non voglio - singhiozzò prima che l’altro potesse chiedere anche solo una spiegazione - Non voglio che finisca, non voglio che con te finisca! Non abbandonarmi, dimmi che non mi lascerai mai, morirei, ti prego, non uccidermi! Io… io… io ti amo…
Rapido com’era iniziato, il pianto cessò: Fluff lo baciò, trasmettendogli così tanto sentimento e amore da farlo tremare.
- Ti amo, Angst. Giuro sulla mia vita che non ti lascerò mai.
A dispetto di ogni sua convinzione, promessa o proposito, incontrando lo sguardo determinato e sincero di Fluff, Angst non poté impedire che nel suo cuore si accendesse un piccolo lume ormai dimenticato: una scintilla di speranza.

!lemon, genere: introspettivo, fandom: fandom, iniziativa: p0rn fest #6, genere: fluff, community: fanfic_italia, !yaoi, genere: romantico, !one-shot, pairing: angst/fluff, rating: rosso

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