Ok, direi che per questi due giorni vi ho tediato abbastanza. XD
Mi rimetto in pari con gli aggiornamenti settimanali, visto che questo l'avevo praticamente già scritto più di metà tempo fa.
Ho aggiunto un midi per ogni episodio con la canzone che ascolto mentre scrivo. Se volete aacoltare la colonna sonora mentre leggete basta premere Play... XD
Va bene, basta, essere a casa mezzi malati fa malissimo... ._."
Buona lettura!
"Mr. Self Destruct" NIN
Durante le vacanze non nevicò e ne sentii la nostalgia, era bello perdersi ad ascoltare il silenzio prodotto da quel morbido manto bianco, ma sopravvivemmo tutti a quella mancanza.
Pochi giorni dopo che le vacanze finirono incontrai Jack, se possibile ancora più bello del solito, e mi resi conto di quanto mi piacesse, di quanto mi attraesse e che iniziavo a provare molto molto di più per lui. Ore e ore a cercare di prepararsi al meglio, le mani sudaticce e lo stomaco in subbuglio, quasi peggio delle prime volte che lo avevo visto.
Uscimmo a berci un caffè e mi raccontò tutto ciò che aveva combinato. Sembrava che si fosse divertito moltissimo anche senza di me. Non sembrava particolarmente dispiaciuto che non fossi stata con lui, ma mi promise che la prossima volta sarei potuta venire se volevo. In fondo, pensai, stavamo insieme talmente da poco che era normale non passare ancora le vacanze insieme, che fosse solo una mia impressione. Evidentemente mi bruciava solo un pò che avesse fatto tutte quelle cose senza di me. Cercai di far finta di niente e farmi passare le paranoie. Mi sarei mostrata troppo pesante se mi fossi lamentata troppo e non avevo voglia di stupide discussioni, andavamo così d'accordo. Mi trattava bene, era dolce, brillante e credo non solo ai miei occhi. Era pieno di amici, era un ragazzo popolare e il fatto di essere la sua ragazza mi rendeva orgogliosa come nessuno. Una regina, mi faceva sentire come una regina.
Tornai a casa con la testa completamente nel pallone, l’effetto che jack faceva su di me era simile all’effetto di una droga: non solo dava dipendenza, ma gli effetti erano, nel vero senso della parola, stupefacenti.
Trovia Jamie che con aria annoiata girava i canali televisivi che come al solito non offrivano nulla di buono.
“Che pomeriggio noioso, non trovi, Jamie?” lo salutai.
“Hei, ciao, Lu! Già, decisamente deprimente...” mi sistemai a fianco a lui sul divano “Sei uscita con Jack oggi pomeriggio?”
“Si, certo...”
“Si vede!” non trattenne una risatina, notare la mia faccia persa nel vuoto era evidentemente più facile di quel che pensassi.
“Si, me ne rendo conto...” arrossii violentemente prima di cambiare discorso “Elvira dov’é?” chiesi, non vedendola correre come un tornado per il dormitorio.
“E’ uscita con quel biondino della festa, ricordi?”
“Wow!” esclamia stupita, Elvira che usciva con un ragazzo per così tanto tempo? Era una novità assoluta.
“Sembra una storia seria, eh?”
No, Elvira non era il tipo. Sopratutto non mi aveva mai detto nulla di particolare su questo tizio, se fosse stata una cosa rilevante ne avrebbe parlato come un evento eccezionale. Elly non faceva mai nulla per nulla, nascondeva qualcosa.
“Cosa seria? Stai scherzando? Elvira? Naaa, non credo. Non mi sembra particolarmente presa. Non so, ma c'è qualcosa sotto.”
Jamie scosse la testa sorridendo “Strano, quando Elvira fa qualcosa c’è sempre qualcosa, è inquietante, ma ormai inizio ad abituarmici.”
Aspettando che Elvira ci sottoponesse alle sue scoperte iniziammo a parlare del più e del meno. Era sempre bello parlare con Jamie. Era estremamente rilassante, con lui si poteva parlare davvero di tutto senza problemi. Un ottimo ascoltatore che però lasciava sempre poco trasparire i suoi stati d’animo. Solo se lo si guardava bene negli occhi si poteva scorgere se era allegro, triste, turbato. Non voleva mai nulla in cambio Jamie. Era una sorta di angelo custode.
“Allora, piccolo Jamie? Come va con la Cheer?!” mi sistemai di lato del divano per averlo perfettamente davanti a me, mentre lui mi fissava con gli occhi sbarrati e sul punto di diventare rosso in viso. Mi piaceva anche metterlo in imbarazzo, era risaputo che parlare di ragazze non era il suo forte.
“Mary...?” domandò e fu a quel punto che qualcosa cambiò nel sul suo sguardo. Un misto di amarezza e sconforto. Forse era solo una mia impressione.
“Si, Mary... Hai una ragazza che si chiama così.” Cercai di scherzare abbadonando la posizione assunto poco prima, visto che non mi sembrava il caso di non mettere il dito nella piaga se mai le cose non fossero andate al meglio fra di loro. “E’ successo qualcosa?” chiesi preoccupata.
Ridacchio senza divertimento, passandosi una mano sul viso “No, niente di particolare. Mi sembra solo... Fredda nei miei confronti.”
“Fredda?”
“Si, quando le parlo sembra sempre che stia fra le nuvole. A volte si dimentica di chiamarmi... Sembra meno presa, ecco.”
“Hai provato a parlarle?” non conoscevo per niente Mary, non aveva fatto molto per diventare nostra amica, anzi... Sembrava che ci evitasse perciò non potevo sapere se quello fosse il comportamente tipico di Mary oppure, effettivamente, ci fosse qualcosa che non andava.
"Si... Ho provato. Mi ha risposto che sono paranoico quindi ho dovuto mollare la spugna, che dovevo fare?" alzò le spalle.
“Sei tanto buono, Jamie.” Sorrisi.
“Già, lo credo anche io... Il fatto è che ci tengo a lei, mi fa sentire davvero paranoico forse...” sospirò “spero solo sia un periodo.”
“Certo, vedrai che tutto si rimetterà a posto.” Gli posai una mano sulla spalla “sarai sicuramente paranoico.” Scherzai e lui ricambiò ridendo timidamente. Lo speravo davvero per lui, non si meritava di soffrire.
Restammo un secondo in silenzio, lui immerso nei suoi mille pensieri, prima che lo spezzasse di nuovo.
“E tu, Lù? Che mi dici di Jack?” sempre con quel suo sorriso dolce che infondeva calore e serenità.
“A parte che sono cotta persa? Nulla direi!” risi quasi isterica. Ripensai al pomeriggio appena trascorso e mi sentii invadere dalla felicità.
“Sai, quando vi si siete messi insieme mi sono stupito molto.” Sempre il tono dolce e quasi fraterno.
“Davvero? Come mai?!”
“Sembra davvero cambiato il caro Jack.”
“Cambiato?”
“Si... Al liceo era tremendo!!”
Ero veramente curiosa, non ero mai andata a frugare nel passato di Jack. Non più di tanto, insomma. Un pò perchè non volevo sembrare troppo pressante, un pò perchè pensavo di rimanerci male in qualche modo, ma ora ero maledettamente curiosa.
“Davvero?? Raccontami!!” non mi trattenni, la mia richiesta fuoriuscì dalle mie labbra alla velocità della luce. Non mi preoccupai neppure di parlarne così con Jamie, in fondo era un amico, non avrebbe mai detto nulla a Jack. Si divertiva anche lui a spettegolare, per quanto non lo desse a vedere.
Il viso di Jamie si aprì in un ampio sorriso.
“Be', era uno dei classici tipi che non voleva una storia seria. Usava un pò le donne.”
“Ok, andiamoci con calma. Era un donnaiolo?” le mie reazione sfioravano lo psicopatico e il maniaco compulsivo, ma quando si parlava di Jack...
Mi posizionai incrociando le gambe di fronte a Jamie, non doveva scapparmi neppure una parola.
“Be', non per agitarti, ma... Si. Aveva un sacco di ragazze. E lui ovviamente ci calcava la mano. Usciva la sera e se ne portava a casa almeno una. Tutte le ragazze gli sbavavano dietro al liceo, te l’ho detto che era molto popolare. Ha del fascino. Aveva successo anche più dei giocari della squadra di football. Davvero...” ribadì vedendomi con gli occhi sgranati e increduli. “E quando ho saputo che... Avevate...” breve pausa, schioccava le dita come se non gli arrivasse la parola giusta da usare “Eravate...” avevo capito tutto. Il solito timido Jamie, lui e i discorsi sul sesso non andavano molto d’accordo.
“Dai, Jamie, dillo...” sospirai trattenendo le risate.
“Avevate... Be', insomma hai capito...”
“Come sei signore, Jamie...”
“Insomma...” il suo viso era completamente rosso ormai e tremendamente buffo “E in seguito quando mi hai detto che non ti aveva richiamata... Mi sono sentito in colpa, avrei dovuto dirtelo. Ma eri così presa che non volevo smontarti...”
“Jamie” lo bloccai “che importa? E' andata bene, no?”
“Infatti!! Ero veramente felice quando vi ho visti insieme. Sembra cambiato, come ti dicevo. Si vede che si è proprio invaghito, Lù!”
“E' caduto nella mia trappola!!” scherzai assumento un ghigno malefico, simulando Elvira più che altro.
“Si, vede che sei proprio il suo tipo, no?” disse con dolcezza.
“Lo spero... Insomma, ora come ora se facesse lo stronzo in qualche modo mi si spezzerebbe il cuore.” Sospirai, ora la solita espressione persa nel vuoto.
“Già... A quel punto Elvira lo ucciderebbe... Io mi limiterei a riempirlo di botte.”
“Non ti immagino così violento” risi cristallina, più per la felicità che altro.
“Che cosa ridi?! Non ci credi?! Guarda solo come pesto la batteria.”
“Hai ragione... Non c'è alcun dubbio.”
“E chiunque faccia del male alla mia piccola Lù è destinato a prendersi una bacchettata di batteria in testa. Compreso Jack!” ridemmo entrambi e poi mi avvolse le spalle con un braccio.Mi venne un brivido lungo la schiena. Mi sentii come se nulla mi potesse fare del male.
In quel momento arrivò correndo a perdi fiato Elvira. Sembrava che avesse percorso dieci kilometri tutti di corsa, probabilmente era salita tre gradini alla volte le scale.
“Che cosa c'è?!” urlammo in coro io e Jamie.
Provò a parlare, ma non ne uscii più di grande sospiro interrotto da vocali e consonanti, la lingua quasi le si stava annodando.
“Elly, che diavolo di lingua stai parlando?!” Jamie non trattenne più le risate.
“Jamie, ha il fiatone!!” gli feci notare, se non si fosse ancora capito.
“Siediti, Elly, e riprenditi!" le feci posto vicino a me e lei si sistemò tenendosi una mano sul petto per far cessare il battito impazzito del cuore. Cosa mai poteva avere di così urgente da correre in quel modo?
Passarono dieci minuti buoni e tre bicchieri d’acqua poi le passò l'affanno.
“Allora... Oddio, mi sta per venire un infarto. Cavolo. Allora, dicevo... Sapete il biondino della festa? Paolo? Pier? PierPaolo?” Si portò una mano al mento “Boh... Va be'...” continuò a gesticolare, non era un particolare importante evidentemente.
“E meno male che lo frequenti!!” dissi ridacchiando.
“Insomma...” sbuffò “Hai capito... Ci ha trovato un ingaggio!! Nulla di che, eh... Ma... Suoneremo in locale vero!!” urlò.
Socchiusi leggermente le labbra con un espressione fra il sorpreso e al settimo cielo. C'era davvero la possibilità di esibirci in qualcosa che non fosse una stanzetta stretta e polverosa?!
“Forza, spara tutto!! Voglio i particolari!" esclamò Jamie, stupito quanto me.
“Allora... Il signor Biondononmiricordobenecometichiami conosce molto bene il proprietario di un locale appena fuori città. E' un locale piccino nel quale si esisbiscono gruppetti locali. Con un pò di fortuna e talento alcuni di questi stanno piano piano emergendo nella scena underground. Ora, il signor biondinoblabla mi aveva promesso che avrebbe chiesto a questo tizio, parlando molto bene di noi, se era possibile farci suonare lì. Non ho vi ho detto nulla prima per il semplice fatto che non era niente di sicuro. Ma ora sembra proprio che il tipo abbia accettato e quindi sabato prossimo si suona live!!!!”
“Elly, io ti adooooooroooooo!!!!" le saltai al collo senza preoccuparmi di non soffocarla.
“Grandissima!!! Ecco spiegato tutto quell'interessamento per Pier.” Anche Jamie era il ritratto della felictà “Perchè si chiama Pier.”
“Wow! Ci sono andata vicino, Jamie, eh!!!” sorrise serafica, quasi fosse normale non ricordare il nome del ragazzo con cui si esce.
“Ah, stavo dimenticando... Servono delle foto.” disse con non curanza, lo stesso sorriso serafico.
“Che foto? Del tipo?” ero abbastanza sorpresa.
“Una sorta di servizio fotografico. Il tizio del locale non credo sia del tutto normale: vuole una foto di ogni gruppo che suona lì. Rockettaro esaltato!” scosse la testa “Credo che lo faccia solo per avere delle rarità in caso che il gruppo abbia successo. Malato! In ogni modo basterà solo una foto con il nostro nome. Un foto di gruppo con un logo, insomma.”
“Un logo?!" dissi io preoccupata. "Dove diavolo lo trovia... Aspetta... Lo farò Jamie. E’ bravo col computer.” Certo che era bravo, ero il suo campo.
“Ok, ragazze, perfetto, posso pensarci io... Ma le foto vere e proprie?”
“Io potrei cambiare il colore di capelli." Sembrava realmente pensierosa.
“Molto interessante. Sempre la solita. Intendo il posto. Lo sfondo. Le pose!!”
“Jamie, niente paura. Faremo una cosa semplice. Vedrete, ho alcune idee.” E quando mai Elvira non aveva già calcolato tutto?
“Dobbiamo fare velocemente però. Sabato prossimo è fra... 10 giorni!!” Jamie ritornò serio e veramente preoccupato.
“Tu, Jamie, mi metti ansia, lo sai?!” agitò le mani sui fianchi.
“Sono agitato, Elly!!” sgranò gli occhi.
“Ti devo schiaffeggiare?!” alzò una mano “Fidati e basta.” E gli puntò il dito sul petto.
Il giorno seguente, dopo lezione, Elvira ci portò nel parco del campus e lì ci scattammo moltissime foto con la macchina automatica di Jamie.
Dopo mille foto e mille prove di logo il risultato fu una simpatica foto di noi contro un muro scrostato in pose da rock star improvvisate e una scritta col nostro nome in caratteri squadrati e dal profilo frastagliato color rosso fuoco con una stellina al centro. Non un gran che, ma era comunque accettabile. Quella che si sentiva sicuramente più a proprio agio era di sicuro Elvira che per l’occasione, non riuscendo a tingersi in tempo i capelli, indossò un completino con la gonna corta viola e nero di pezzo e gli anfibi che la faceva risultare quasi una componente di un gruppo serio. Neanche Jamie era male, anzi faceva molto indie rock, davvero carino con la sua cravatta allentata e la camicia sotto la giacca con le maniche rimboccate. Mentre io...
“Che faccia da idiota che ho.” Puntai il dito su di me, nel bel mezzo della foto che tenevo fra le mani.
“Non è vero, Lù. A me piace.” Esclamò Jamie al mio fianco, sempre troppo buono.
“Proprio in mezzo dovevo stare?!” mi lamentai.
“Fai la leader per una volta, bionda." mi passò dietro Elvira. "Comunque sei stato bravissimo! Il logo mi piace. Bella la trovata della stellina al centro.”
“Grazie, Elly! Sono felice che ti piaccia. Ora dovremo concentrarci molto su cosa suonare. Mi vengono i campri allo stomaco al solo pensiero. Respirazioneeee...” espirai ed inspirai fortissimo.
“Jamie, porta un cuscino alla nostra donna incinta!" rise Elvira, elettrizzata più che mai.
Mi sentii terribilmente agitata nei giorni seguenti. Avevo raccontato a Jack del nostro primo concerto con tanto entusiasmo che si era proposto di venire più spesso da me per aiutarmi a provare.
Un pomeriggio, mentre Jamie ed Elvira erano a lezione, ci ritrovammo da soli nella stanzetta.
Dopo aver provato un pò di accordi ci concedemmo una pausa.
Jack tirò fuori un pacchetto di sigarette e un accendino dal taschino della custiodia della chitarra. Lo aprì con curo e si poso la sigaretta sulle labbra e l’accesse. Non lo avevo mai visto fumare, ma gli dava un’aria alla James Dean che non era male affatto.
“Fumi?” chiesi stupita dal suo gesto inusuale.
“Oh, si, una ogni tanto... Per scaricare la tensione, sono un pò stanco e nervoso ultimalmente... Ti dà fastidio?” aspirò e buttò fuori il fumo denso.
“No, no, ci mancherebbe... Solo non ti avevo mai visto farlo...”
“Non mi verrà il cancro ai polmoni, credimi.” Sorrise ed andò ad aprire la finestra per gettare la cenere.
Si appoggiò all’implificatore del basso di Elvira, quello più vicino alla finestra, e continuò a fumare senza dire un parola.
Gettò la sigaretta quasi a metà dalla finestra con un gesto deciso ed estrasse dalla tasca dei pantaloni una piccola scatolina di metallo con all'interno tre o forse quattro piccole pastiglie di diversi colori con strani simboli sulla superficie. Ne prese una, quella azzurra con un lampo intagliato sopra.
"Mdma, tesoro, ne vuoi una?" ingiottì la sua chiudendo gli occhi per assaporarla meglio.
"Mdma? MetilDiossiMetaAnfetamina? Ma è il principio attivo dell'Ecstasy..." non riuscivo a capacitarmi di quello che potesse essere. La droga più sintetica e pericolosa che fosse in commercio.
"Ne sai un sacco, tesoro... Allora la vuoi o no?" il suo tono cambiò radicalmente, quasi scocciato.
"Non sapevo nemmeno che..." indicai la scatolina che rifletteva i raggi del sole che entravano dalla finestra, facendola sembrare un piccolo sgrigno dei tesori. Tesori che non mi piacevano e non bramavo affatto.
"Andiamo, non cadere dalle nuvole come al solito, la prendono tutti... Sopratutto prima di suonare, ma anche durante la giornata è uno sballo." le sue pupille si strinsero all'improvviso.
"Io non l'ho mai presa e ho sempre suonato benissimo" ribattei con tono fermo.
"Be', infatti non è che tu sia una gran chitarrista famosa."
Fu una pugnalata alla schiena, sgranai gli occhi incredula e iniziai ad alterarmi.
"Jack, mi stai dicendo che faccio schifo?"
"Ma non ti devi preoccupare per questo, tu e la tua amica siete fighe non avrete grossi problemi a suonare in giro. Continuate con le gonne corte e gli abitini attillati e andrete avanti. Jamie è un bravo chitarrista, lui vi salva musicalmente. Mi passi un’ altra sigaretta?" disse indicando il pacchetto che spuntava dal taschino della custodia della chitarra, senza minimamente rendersi conto delle meschinità che aveva appena proferito.
"Prenditela da solo! Hai appena detto che faccio schifo!!" alzai la voce senza paura, indignata da un simile comportamente che da lui non mi sarei mai aspettata.
"No, ti ho fatto un complimento... Ti ho detto che sei figa, che diavolo vuoi?" corrugò la fronte come se fosse la cosa più normale del mondo, come se non mi avesse comunque insultata "Dai, vieni qui!" riprese quando si accorse che avevo indietreggiato di un passo. Non lo riconoscevo più, quello davanti a me non era Jack. Il mio Jack non era così. Stavo negando a me stessa che quello fosse il mio ragazzo, quel ragazzo che mi faceva battere il cuore e che era sempre stato gentile con me.
Allungò una mano verso si me, ma ritrassi bruscamente.
"Non mi toccare, Jack, non mi va! Sei completamente fatto!! Quante pasticche ti sei fatto prima?" sbottai.
"Non farmi la ramanzina! Non sei mia madre, ok?" ringhiò. No, non era lui, continuavo a ripetere dentro la mia testa.
"Ma ti sei bevuto il cervello, è meglio che tu vada." Abbassai lo sguardo che avevo tenuto inchiodato al suo fino a quel momento. Non riuscivo più a guardalo.
"Dai, se vuoi che ti dica che sei brava a suonare te lo dico, va bene?” di nuovo quel tono che simulava la dolcezza, ma che di dolce non aveva nulla, era più un tono viscido che mi fece rabbrividire. Si avvicinò con le braccia protese verso di me per abbracciarmi “Anche se sei più brava a letto, ovviamente!" sogghignò.
"Ora basta, vattene! Ne ho sentite abbastanza..." indicai timidamente la porta senza guardalo.
"Nemmeno un bacetto?" mi prese per un polso spingendomi verso la parete quasi violentemente, le sue pupille quasi invisibili gli rendevano lo sguardo simile ad una belva feroce. Per la prima volta ebbi davvero paura di lui, era fatto... Strafatto. Deglutii forte. Cercai di divincolarmi, ma era inutile: era troppo forte.
Mi prese anche l'altro polso schiacciando anch'esso alla parete e si avvicinò al mio viso.
Lo baciai. Un bacio insensibile, labbra che si sfioravano senza emozione alcuna. Nulla, non sentii nulla, se non un senso di schifo. Lo odiavo, in quel momento lo odiavo da morire per quello che mi avevo detto, per quello che mi stava facendo, ma non potevo fare a meno di lui.
“Jack, non mi sento bene... E' meglio che vada nella mia stanza a riposare un pò." Riuscii a dire solo questo quando si staccò dalle mie labbra.
“Vengo anche io, no?"
“No... Cioè...” mi corressi, quasi tremavo, spaventata “preferirei rimanere da sola per un pò, ho bisogno di dormire. Chiamami stasera, va bene?" sussurrai piano, mi mancò la voce in gola.
Mi tratteneva ancora schiacciata contro il muro senza possibilità di scampo. Il suo profilo mi sfiorava il collo, respirava il mio profumo come un predatore con la sua vittima.
“Ho voglia di te..." mi bisbigliò all’orecchio.
“Davvero, Jack..." a stento trattenni le lacrime. Non era lui. Lui non era così, cercavo di ripertermelo in testa sempre più forte per annullare ogni altra emozione, ogni altro pensiero.
Lasciò la presa, guardandomi per un secondo.
“Uhm... Ok, me ne andrò da qualche altra parte. Ci si sente." ed uscì così, senza dire altro lasciandomi lì ancora spaventata ed incredula per ciò che avevo visto e per ciò che mi aveva detto. Non potevo credere che lui pensasse veramente questo di me: una stupida ragazzina incapace di suonare, che avrebbe avuto successo solo perchè aveva un bel visino.
Appena la sua ombra scomparve crollai sul pavimento.
Avrei votuto fermarlo nonostante ciò che provavo, ma era come se qualcosa mi tenesse inchiodata al suolo. Era come se qualcuno mi avesse cucito le labbra. Non una parola. Nulla.
Corsi nella mia stanza cercando di non farmi vedere da nessuno, ma quasi scontrai Jamie.
“Hei, Lu...”
Raggiunsi la maniglia della porta della mia camera che non accennava ad aprirsi, si impigliò lasciandomi in lacrimi davanti a Jamie.
“Hei, Lù!”
“Lasciami entrare per favore.” Spinsi con tutta la forza che avevo, ma quella maledetta porta era ancora bloccata.
“Stai piangendo??”
“No...” mi pulii il viso dalla lacrima che percorreva la mia guancia.
“Certo, come no... Che c'è?”
“Nulla... Davvero.” La porta finalmente si splancò e il colpo forte la fece sbattere contro la parete della stanza. Sobbalzai.
“Sicura?”
No, non ero sicura per niente. Titubai.
“Ho litigato con Jack.” Respirai per prendere fiato, averlo detto mi aveva quasi giovato “Se proprio vuoi saperlo... Vieni entramo in camera mia prima che arrivi Elvira e senta tutto. Lo andrebbe a pestare nel giro di cinque minuti...” lo avrei detto anche a lei, ma con la dovuta calma. Elvira era impulsiva lo sarebbe andato a cercare in capo al mondo.
Gli spiegai parte della storia, evitando alcuni particolari, come se non raccontandoli potessero venire cancellati. Evitai di dirgli ciò che mi aveva sbattuta al muro e che l'avevo baciato anche se non volevo. Non usai le sue stesse parole crude e offensive, quasi lo volessi difendere. O forse stavo solo difendendo me stessa dal giudizio di Jamie, sapevo bene che non avrei dovuto comportarmi così, ribellarmi, cacciarlo via, ma l'amore che provavo per Jack mi aveva trattenuta facendomi perdere la dignità. Mi sentii morire dentro.
“Non sapevo che si fosse messo anche ad impasticcarsi... Incredibile.” rispose Jamie al mio racconto omesso “E' famoso per essere lunatico, ma in questo modo... Pazzesco... Ti ha fatto del male?” chiede allarmato.
“No...” sussurrai asciugandomi una lacrima che fuggiva sulla mia guancia, sapevo di mentire. Mi aveva fatto del male, si, in tutti i modi possibili. Gli sorrisi per rassicurarlo che andava tutto ok, e mentii di nuovo, non andava bene nulla, lui mi abbracciò stretta.
Per un secondo infinito fu come se la mente si fosse liberata dei brutti pensieri. Ripromisi a me stessa di raccontagli tutta la storia senza omissioni appena mi fossi ripresa da quel colpo allo stomaco così forte.
“Perchè tutti i ragazzi non sono come te Jamie?! Tu sei il principe azzurro!” scherzai. Mi lasciai andare in un pianto silenzioso fra le braccia di Jamie, fu una benedizione trovarlo proprio in quel momento.
“Questa è nuova!” rise accarezzandomi i capelli “Lo prendo come un complimento.” Il suo respiro mi fece venire i brividi. Era l'amico più speciale del mondo e, sono convinta che, fu la provvidenza a far si che lui si trovasse lì proprio in quel momento.
Sarebbe passato tutto, era solo un momento, cercai di convincermi, c'era un concerto da preparare, le cose si sarebbero aggiustate. Non ne ero del tutto convinta, ma cercai lo stesso di crederci.