[HEROES] 6x6 ~ ZACH/CLAIRE

May 15, 2008 11:39

Autore: ValyChan
Fandom: Heroes
Raiting: PG-13
Genere: Malinconico
Parole: 1300 circa
Claim: Claire Bennet
Coppia: Zach/Claire
Tema: #85.telefono
Link: EFP
Avvertimenti: Spoiler prima stagione, scritta per mezzadozzinafic! <3
Riassunto: Sei one-shot, sei tematiche, sei personaggi e sei amori differenti per una ragazza: Claire Bennet. Accenni di spoiler sulla fine della prima stagione.

#61.esecuzione
#84.quadro
#69.ultimo
#35.perdita
#85.telefono
#44.prospettiva

TELEFONO - UNA GIORNATA QUASI UGUALE ALLE ALTRE
Zach

Era un giorno uguale ad altri.
Un pomeriggio, un mercoledì, mancavano dieci minuti alle sei ed era una di quelle giornate un po' nuvolose che però non minacciavano alcuna pioggia. Il cielo era pallido, le nuvole nascoste tra loro e l'annaffiatoio dei vicini Bingley spruzzava forti gocce d'acqua sul loro prato umido, come accadeva nelle giornate soleggiate. I Bingley avevano un certo raffinato sesto senso nel capire quando avrebbe piovuto o meno, ed era sempre azzeccato, per questo Zach si atteneva a quella loro specie di abilità innata per stabilire se uscire o meno da casa.
Faceva i compiti, in quel momento. Trigonometria. Non che li facesse d'avvero, non era seriamente concentrato: aveva il libro aperto davanti a sé, sopra la scrivania, un foglio ad anelli che quel giorno era stato usato quasi fino alla fine di una facciata, e con assente meticolosità scarabocchiava l'ultima parte dell'esercizio rimasto. Nel mentre, aveva la televisione accesa nell'angolo opposto della camera e un lettore CD che sentiva senza realmente ascoltarlo.
Come da prassi, in quell'ora, in cui realmente o meno venivano finiti i compiti per casa, accadeva di sentir squillare per tutto il corridoio, posato sopra un minuscolo comodino di mogano addossato al muro tra una pianta di petunie e l'altra, un telefono.
Zach passava di lì per caso, o forse vi ci si trovava con incosciente logica.
“Pronto?” chiese, anche se il tono di voce sbarazzino e gioviale sembrava dare già per scontato chi fosse dall'altra parte della cornetta.
L'aveva salutato con un “ehi” soffocato e un po' impacciato. Un po' crucciato, si sarebbe anche detto, ma non si sarebbe capito subito a primo impatto. Una vocina di ragazza, dolce, che si avvicinava ad essere ancora quella di una bambina. Era Claire. Lui lo sapeva perché a quell'ora uno dei telefoni dei due doveva squillare.
“Claire! Senti,” disse lui, “che ne dici di un'uscita? Ho finito per così dire i compiti e oggi i Bingley dicono che non pioverà, e i Bingley hanno sempre ragione.”
Claire rise sommessa, impercettibilmente per qualcuno che l'ascoltava dal telefono e non poteva vederle inarcare verso l'alto gli angoli della bocca. Commentò, divertita:
“Non pioverà se lo dicono i Bingley.”
E poi dal nulla, senza un reale senso logico, lei cominciò a piangere. Piangeva cercando di affogare i gemiti assieme al fiato, una mano davanti alla bocca per spingerli nella gola, in fondo, più in fondo. Ma si sa, questi sono come una pallina di gomma: più tu la lanci forte addosso a qualcosa più con altrettanta forza torna da te.
“Claire, cos'hai?” chiese infine Zach, serio e preoccupato.
“Sto per andarmene.”
Questo riuscì a dire, tra un affanno e l'altro, tra un bisbiglio e un mugolio che volevano enunciare qualcosa di più adatto, spiegato, sensato; ma che non riuscirono ad emettere nulla più che quelle semplici parole.
Il viso del ragazzo, lei non poté vederlo, divenne cupo e cereo, proprio come il cielo di quel pomeriggio - quasi - uguale ad altri.
“Che stai... dove stai andando?” domandò spaventato, la cornetta del telefono che sarebbe caduta da un momento all'altro a causa della forza della mano affievolita per colpa di un vigore che era sparito tutto d'un tratto.
Dopo vari attimi di esitazione lei rispose:
“Non posso, non posso dirtelo. Ti metterei in pericolo.”
Lui continuò come se non l'avesse ascoltata:
“Per una gita? un viaggio? un trasferimento?”
“Ti prego, ti prego, non chiedermi niente,” supplicò la ragazza, accigliata. “Ti prego-”
“Quando tornerai?” le domandò semplicemente, fermo e deciso.
“Noi... non ci vedremo più, Zach.”
Il telefono che lui aveva in mano non emise più nessun rumore e lei non udì altro che i suoi stessi singhiozzi attriti; tremolavano stonanti in quell'aria ancora densa di fumo e fuoco.
“Questa sarà un'ultima telefonata,” mormorò la ragazza. “Sono felice che tu abbia risposto,” disse poi, e sorrise - ma lui non poteva saperlo. Calmò l'affanno, si asciugò le lacrime, e meditabonda fece un lungo sospiro. Riuscì bene a pensare ciò che doveva dirgli, nonostante il paradossale stato d'animo.
“Volevo farti sapere che sei stato per me, più di Jackie, più delle cheerleader della nostra squadra e più di tutti, il mio migliore amico. Anche se ne abbiamo passate tante, non ti ho mai detto che ti voglio bene. Mi andava di dirtelo, prima di andare...”
“Claire...”
Lui, spossato com'era, non sapeva se esser grato o amareggiato, se doverla ringraziare o pregare di restare, dirle che la vita era sua e di nessun altro e che lei era l'unica che poteva decidere che cosa farne. Glielo disse. Lui era ottimista e lei era giovane e se lo potevano permettere. Trascorrevano le loro giornate sempre a parlarne:
“Non sei diversa dagli altri, sei solo speciale. E sarai solo tu a decidere cosa farne di questa tua abilità.”
E lei, timidamente, sorrideva. Parlarne con Zach era solo uno sfogo, una consolazione poco chiara, uno stimolo ad andare avanti. Così credeva, inizialmente, prima di scoprire che accettandosi reciprocamente non era necessario che fossero entrambi speciali per sentirsi a casa.
Questo era stato l'ultimo pensiero di Claire, che la fece nuovamente star male. Non aspettò neppure che lui dicesse qualcosa, non ne aveva più la forza.
“Devo andare,” disse soltanto, con voce acuta, quasi come se strozzata da un ulteriore pianto, e improvvisamente abbassò la cornetta del telefono. Zach restò basito, gli occhi più spalancati della bocca, le orecchie che erano ancora in ascolto, e che nient'altro sentivano a parte il suono ritmico e reiterato dei tu, tu, tu. Li sentiva cadenzati e veloci proprio come il suo cuore, che batteva furioso dentro il suo petto allo stesso identico, puntigliato - insopportabile - modo.
Lanciò la cornetta del telefono e corse forsennato fuori casa, sopra l'erba bagnata dei Bingley, per la strada, tra i selciati di altri giardini, il fiato sospeso tra la gola e la bocca, il cuore che tu, tu, tu aumentava, ancora e ancora, tu, tu, tu, e poi il battito si era spezzato nell'aria davanti la casa dei Bennet. Entrò per la porta d'ingresso che per la fretta era stata lasciata aperta, le pareti ancora imbrattate di macchie nere e bruciate, l'aria ancora calda e onerosa. La chiamò, tanto forte che i suoi polmoni parevano uscirgli dalla bocca.
“Claire!” una volta, “Claire!” due volte, e ancora, e ancora, e - tu, tu, tu - di nuovo udì quel suono e - tu, tu, tu - vi ci si appropinquò.
Lo identificò, sopra il comò di legno bruciato, la cornetta posizionata male, ancora alzata, ribaltata.
Staccò malamente il telefono dai fili e lo scaraventò a terra.
Corse verso il giardino ed esausto si inginocchiò, le punte dei piedi piegate sulla terra, le braccia abbandonate, il corpo stancamente flesso, il capo rilasciato all'indietro. Si resse il cuore che pareva volergli scivolare dal petto, e nel mentre lo trattenne con un forte pugno perché sembrava sbriciolarsi in mille pezzi quando ripensò a Claire la ragazza che lo salutava felice anche quando era con le altre cheerleader che poi la sfottevano, Claire la ragazza che lo guardava con gli occhi di ambra come la sua pelle, Claire la ragazza che si faceva filmare mentre veniva investita da una macchina e a cui diceva di inviare il video a Jackass e che rispondeva non voglio, non deve saperlo nessuno, a parte te, e poi, a quelle ultime tre parole, lei sorrideva timidamente come quando si sorride facendo una dolce confessione.
Il cuore di Zach (tu, tu, tu... tu.) smise di battere quando si accorse infine che non era a causa del suo potere rigenerativo che Claire Bennet era speciale. Forse per loro, ma non per lui.
Amore: una confessione che ormai non aveva più senso, ma lasciarla incastrata nella gola gli addolorava il cuore. Quindi la gridò al cielo, imperiosamente; i vicini udirono il ragazzo urlare come un forsennato, si affacciarono dalle finestre e lo videro piangere rivolto alle nuvole.
Un tuono squarciò il cielo e poi iniziò a piovere.

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Prima di sei one-shot, ognuna - come già detto - riferita a un personaggio e un amore diverso per Claire, scritte per mezzadozzinafic.
Se volete sapere le tematiche che seguiranno la prima, telefono, queste sono in ordine casuale esecuzione, quadro, ultimo, perdita e prospettiva (casuale perché non ho ancora deciso un loro ordine vero e proprio xD). I personaggi? Ghgh, lo scoprirete al momento! >D Comunque posso dirvi che alcuni saranno di molto, molto assurdi!
Questa one-shot è ambientata quasi alla fine della puntata 17 della prima serie "L'uomo dell'impresa".
Se qualcuno si chiedesse il motivo del titolo: 6x6 non è riferito a una sesta puntata di una sesta stagione (ma va? xD) ma a due numeri precisi: uno che è secondo un libro di numerologia letto di recente il numero dell'amore, l'altro perché sei sono le persone che provano il sentimento.
Sì, insomma, roba a cui alla fine non ci si scervella più di tanto. xD
Commenti e quant'altro sempre graditi :)

challenge: mezzadozzinafic, telefilm: heroes, pairing: zach/claire, fanfiction

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