Titolo: Quando lei si innamora di lui
Raccolta: Quando lui e lei
Fandom: My time at Portia
Coppia/Personaggio: Aadit/Female Builder
Rating: verde
Parole: 3588
Generi: Romantico, Sentimentale
Note dell'autore: Scritta per la decima edizione del COT-W, quinta settimana, M2: Indonesia. Fa parte di una raccolta di one-shot in cui vengono mostrati diversi momenti importanti della coppia.
Le sequoie alte e rigogliose fanno ombra su tutto il territorio boschivo, aiutando Eryn a sopportare meglio la calura del sole pomeridiano. Le grosse radici si aggrovigliano l'un l'altro in un meraviglioso gioco naturalistico, conficcandosi nella terra e scivolando lungo l'altissimo precipizio che porta al lago. Una serie di fiumiciattoli si fanno strada tra gli alberi, sfociando in tante cascate. Il terriccio è umido, a tratti alternato da zone paludose. Eryn sa che è proprio su quelle zolle che troverà le erbe che servono al Dottor Xu.
Nell'ultimo periodo è riuscita ad avere più lavori di carpenteria, sia dalla città che dagli abitanti, ma si è resa conto che per far sopravvivere l'attività, ancora ai primi mesi di produttività, è necessario guadagnare soldi extra. L'esperienza con Sam alle fogne le aveva in qualche modo dato il coraggio di accettare anche altri tipi di missioni più pericolose in zone selvagge. Il dottor Xu le aveva offerto una ricompensa generosa, con cui sarebbe finalmente riuscita ad avere i materiali per completare il nuovo forno industriale.
I capelli le sono cresciuti fin quasi alle spalle e le danno fastidio ogni volta che si china per raccogliere le erbe. Sbuffa e cerca tra le tasche uno straccio da lavoro, lo strappa in un lembo più sottile che usa per legarsi i ciuffi più lunghi. Ha costruito un cesto di vimini a mo di zaino da usare per tutto il raccolto. A una decina di metri dal precipizio, il flusso del fiume attutisce i rumori sospetti di un glorycloc che le si avvicina, un feroce e grosso coccodrillo sopravvissuto alle emissioni tossiche dei secoli nel quale l'umanità ha visto collassare il mondo. Eryn si volta di scatto, trovandosi a pochi metri la bestia. Prende al volo la spada alla cintura e si mette in posizione d'attacco.
Il mostro le si scaglia addosso. Eryn fa una capriola laterale, poi ferisce la bestia alla schiena, che fa un verso di dolore, Prova ad azzannarle il braccio, ma Eryn è più veloce: riesce a schivare e, trovandosi accovacciata sotto il collo, lo sgozza. Il glorycloc zampilla sangue e si accascia di lato della ragazza, che ansima mentre guarda gli ultimi spasmi contrargli la bocca. Ripone la spada, non accorgendosi di un altro glorycloc alle spalle. Quest'ultimo si avventa su Eryn, che cade all'indietro a pancia in giù. Rotola cercando di evitare il mostro, ma non riesce in tempo, ritrovandoselo sopra. La zampa inferiore della bestia cammina sopra il suo piede, mettendo una parte del suo peso sull'arto gracile della ragazza. Eryn urla di dolore, prova a sguainare la spada, ma deve difendersi dai morsi del coccodrillo. Quest'ultimo, cercando di azzannarle il collo, scivola lungo la discesa trascinando con sé la ragazza. Rotolano fino al margine del burrone e, per sua fortuna, Eryn riesce a trovare una grossa radice su cui reggersi. Il glorycloc ferma la sua scivolata e torna all'attacco; la ragazza usa la gamba sana per spingerlo sul fianco e farlo rotolare ulteriormente, facendolo cadere oltre il precipizio. L'adrenalina le fa fluire il sangue al cervello, aumentando il battito cardiaco. Col fiato rotto, cerca di fare lunghi respiri per calmarsi.
Dopo qualche minuto, cerca di alzarsi, ma non appena poggia il piede ferito un dolore lancinante la fa urlare e cadere nuovamente a terra.
Si trascina sul terreno con le braccia fino ad arrivare al tronco di una sequoia, su cui si aiuta ad alzarsi rimanendo con la caviglia ferita a mezz'aria. Prova a camminare con un piede solo, ma pochi metri dopo cade all'indietro. Si alza col busto e chiudi gli occhi per riflettere. Il sole sta calando, e a quella velocità e con quella camminata precaria non arriverà mai prima che la notte arrivi. Il viaggio è lungo e pericoloso. Eryn decide di approfittare degli ultimi raggi per trovare della legna e preparare un fuoco. A pochi metri da lei, in mezzo al terreno paludoso, ha visto un pezzetto di terra secca e sassosa, il luogo perfetto dove accendere un piccolo falò. Si trascina di peso appoggiandosi agli alberi e accatasta diversi legnetti e ciocchi, disponendoli all'interno di un cerchio di piccole rocce. Cerca nella tasca la pietra focaia che solitamente usa per accendere i macchinari dell'officina, e la strofina su un altro sasso per creare le scintille. Un filo di fumo comincia ad uscire tra alcune stecche e poco dopo il fuoco comincia ad alimentarsi. Questo non solo la scalderà, ma terrà a bada i mostri.
Eryn si appoggia con la schiena ad una sequoia e osserva il fuoco, attenta che non si affievolisca mai. Spera che Xu si renda conto il prima possibile della sua assenza - hanno appuntamento domattina nella clinica, e non vederla potrebbe destargli qualche preoccupazione. Spera che si rivolga al corpo civile, dicendo loro di cercarla; conosce la zona boschiva nel quale è andata a raccogliere le erbe, è stato lui stesso a riferirglielo. Per diverse ore, Eryn continua ad alimentare il fuoco, fin quando, sopraffatta dalla stanchezza, non si lascia andare in un profondo sonno.
Al risveglio, apre gli occhi. La vista, dapprima sfocata, mette a fuoco l'ambiente verdeggiante intorno. Ricordandosi quel che è successo, si sveglia di soprassalto. Mette d'istinto una mano sull'elsa della spada e si guarda attorno. Per fortuna non ci sono mostri. Il sole, piuttosto alto, le fa supporre che sia tarda mattina. Il falò che aveva allestito la notte precedente è diventato un cumulo di brace e carbone. Sente il proprio stomaco gorgogliare. Apre lo zaino, cacciando fuori della carne essiccata prendendone una fetta intera, poi beve un sorso dalla borraccia. Il sangue le si gela non appena sente il verso acuto di un altro glorycloc. Prende piano la pistola, cercando di fare meno rumore possibile e provando a fermare il tremolio delle mani. Guarda dentro il caricatore, trovandoci solo due proiettili. Eryn conosce le squame di quei tipi di mostri, e proiettili artigianali del genere possono solo fargli dei graffi. Ragionando a lungo comprende che quell'arma può essere usata per assicurarsi la salvezza e far conoscere la propria posizione al corpo civile - sperando sempre che la stiano cercando - ma al contempo può attirare i nemici. Il coccodrillo ormai è a pochi metri da lei, e anche se non l'ha vista succederà comunque nel giro di una decina di minuti.
Decide quindi di seguire l'istinto. Chiude gli occhi e spara verso l'alto, provocando un boato assordante e il garrito di diversi uccelli che si alzano in stormo.
Ad ogni minuti che passa, il fiato le diventa sempre più pesante. Sente uno scalpiccio che si avvicina. È un'andatura strusciata e lenta. Capisce che si tratta del coccodrillo.
Il fiato le si blocca in gola non appena, oltre un cespuglio, nota due occhi gialli guardarla intensamente. Eryn abbandona la mano con la pistola, rassegnata al destino ineluttabile che di lì a poco si sarebbe compiuto.
Un fischio inaspettato attira la sua attenzione. Cerca il punto in cui è arrivato, trovando Aadit a qualche metro dal coccodrillo. La bestia volge il suo interesse verso il nuovo arrivato. Fa un balzo per attaccarlo, ma Aadit si nasconde dietro a una sequoia, raggirandola fino a trovarsi dalla parte opposta; corre veloce in direzione di Eryn e sguaina la sua spada dalla fodera. Il mostro si guarda intorno dopo aver perso di vista la prenda, poi, ritrovandosela davanti, scatta nella sua direzione. Eryn non sa se è stato un caso o il fatto che il glorycloc abbia usato lo stesso attacco, ma ha l'impressione che Aadit sia riuscito ad evitarlo con una mossa studiata per ritrovarsi al suo fianco e conficcare la spada in mezzo agli occhi. L'animale rantola e dopo qualche secondo s'immobilizza, svuotandosi dell'ultimo respiro.
Aadit si tira all'indietro i capelli fuori posto e si volta a guardarla. Eryn, in principio, gli fa un sorriso, ma si spegne non appena nota lo sguardo infuriato di lui.
“Sei impazzita?!” le urla. Eryn si spaventa nel vedere i suoi occhi, così diversi da quelli pacati che ben conosce. “Per colpa della tua sconsideratezza stavi quasi per morire! Che ti è passato per la testa di venire qui da sola!”
Eryn non sa cosa dire, frastornata per il comportamento violento di Aadit. Distoglie lo sguardo in un moto di vergogna e offesa, ma riflettendo razionalmente sa anche che l'amico dice cose vere. Aggrotta le sopracciglia dispiaciuta, e, notando ciò, Aadit sospira mestamente. Si avvicina a lei e le si inginocchia davanti. Eryn nota le mani del ragazzo che tremano. Lo guarda rammaricata, capendo che l'eccesso precedente di rabbia era fomentato dalla preoccupazione.
“Mi dispiace di essermi arrabbiato,” dice Aadit. Ora Eryn lo riconosce, ritrovandogli il consueto sguardo dolce e tranquillo. Gli prende le mani tra le sue con l'intento di calmare i tremolii.
“Sono io che devo scusarmi,” mormora fissandolo negli occhi. “È stata davvero un'idea stupida e sconsiderata.”
In qualche modo quel gesto riesce davvero a calmarlo. Aadit la fissa a sua volta e le mette una mano sul viso. Eryn strabuzza gli occhi imbarazzata a quell'inaspettato slancio d'affetto, capendo poco dopo trattarsi d'altro: con il pollice le tira giù la palpebra bassa e le guarda le pupille, poi tasta la nuca. Guarda in giù, notando il gonfiore alla caviglia destra. Appena la lambisce con le dita sente Eryn fare un verso di dolore.
“Potrebbe essere una frattura,” le dice preoccupato. Le sfila piano i sandali, poi apre il suo zaino e caccia qualche straccio; bagna quello più grosso nel fiume e lo mette attorno alla caviglia facendo qualche giro, dopodiché raccoglie due legnetti da terra e li mette ai lati del piede, legandoli ben stretti coi brandelli di tessuto rimasti. “Così l'arto rimarrà fermo,” le spiega.
“Dove l'hai imparato?” chiede Eryn sorpresa. Aadit sorride e fa spallucce; non è la prima volta che il ragazzo non risponde alle sue domande, ed Eryn ha l'impressione che a volte eviti di dire qualsiasi cosa che possa riguardarlo personalmente.
“Hai altre ferite?” chiede Aadit. Eryn scuote la resta e il ragazzo sospira di sollievo. “Sono felice che non ti sia successo nulla di grave.”
Il calore con cui l'ha detto fa arrossire Eryn.
“Sali piano sulla mia schiena,” dice il ragazzo. La carpentiera obbedisce e non appena Aadit si alza in piedi nota quanto si trovi in alto rispetto a quanto è abituata. Eryn non raggiunge neppure il metro e sessanta, mentre lui supera ampiamente il metro e ottanta. “Tieniti stretta,” soggiunge, e lei unisce le proprie mani all'altezza della sua clavicola.
Aadit comincia a incamminarsi lungo la salita del bosco. A causa dell'andatura sicura e fluida, Eryn evince che è abituato a portarsi appresso carichi molto pesanti, tra cui i ciocchi e i tronchi del campo di Dawa.
“È venuto tutto il corpo civile a cercarti,” racconta Aadit per spezzare il silenzio. “Si sono offerti anche alcuni del paese.”
“Come avete fatto a trovarmi?”
“È stata Emily a notare la tua assenza.”
“Emily?”
“Già. La sera prima, tornando a casa, aveva notato che non avevi aggiunto la legna per alimentare i macchinari, e notando anche stamani la stessa cosa ha bussato alla tua porta. È entrata preoccupata a casa e non ti ha vista, così è andata prima ad avvisare il sindaco e poi il corpo civile. Quando il dottor Xu ci ha detto dove potevi essere finita, siamo partiti alla tua ricerca.”
“Le devo una marea di torte alla zucca. Lei le adora,” dice Eryn. “E devo tanto anche a te, mi hai salvato la vita.”
“Sono solo felice di essere arrivato al momento giusto,” replica Aadit.
Alcune voci in direzione della radura oltre gli ultimi alberi attirano la loro attenzione, riconoscendo i timbri di Sam e Remington. Eryn li chiama salutandoli energicamente con la mano. I due membri del corpo civile le corrono incontro felici e l'abbracciano.
Eryn è seduta sul lettino d'ospedale, con la gamba della caviglia ferita distesa. Il dottor Xu appoggia una lastra sul pannello luminoso del muro.
“A quanto pare non ci sono fratture,” dice ad Eryn che sorride sollevata. “Adesso ti farò dei bendaggi che dovrai cambiare una volta al giorno, e per due settimane dovrai stare in riposo assoluto.”
Xu le solleva delicatamente il piede e benda la caviglia. Eryn sente un po' di dolore, ma cerca di nasconderlo.
Il dottore la guarda desolato negli occhi. “Mi dispiace per ciò che è successo, mi sento un po' responsabile.”
“È stata una mia decisione quella di propormi per il tuo lavoro,” replica subito ed energicamente Eryn. “Da quando io e Sam ci siamo trovate intrappolate nelle industrie WOW e abbiamo vinto contro gli uomini ratto, ho immeritatamente creduto di essere diventata una guerriera capace di lavorare da sola. La verità è che ero riuscita nell'impresa perché c'era anche Sam, sopravvalutando le mie capacità...”
Xu le rivolge un sorriso dolce e fraterno. “Mi ricordo di quel giorno, sei tornata con un sacco di ferite, per fortuna tutte lievi.”
“Sono stata fortunata anche oggi,” ammette Eryn. “Aadit è arrivato in tempo e ha ucciso il glorycloc prima che potesse mangiarmi.”
“Sul serio?” chiede sorpreso il dottore. La ragazza non comprende come mai tanto stupore; captando lo sguardo confuso della sua paziente, Xu prende un paio di forbici e sorride.
“Aadit è quel che si definisce un pacifista puro, al punto che più di una volta è scappato piuttosto che affrontare un animale feroce,” racconta Xu mentre le taglia la benda. “Tempo fa Arlo mi ha raccontato di averlo trovato accucciato dietro a una roccia per nascondersi da alcuni pandapistrelli, non perché non sapesse difendersi, quanto più per seguire la sua rigida filosofia di vita. Hai presente il torneo di combattimento che si tiene fuori la porta di Piazza Centrale? Non solo non si è mai iscritto, ma non è mai venuto neppure a vedere le lotte sul ring. Ad Aadit non piace nessuna forma di violenza, anche se amichevole o simulata.”
Eryn ascolta meditabonda il dottore.
“È un tipo di persona che non cerca guai e vive una vita tranquilla,” dice Xu poggiando gli strumenti da lavoro sull'armadietto. “Si sveglia presto, mangia sano e fa esercizio mentre lavora con la legna. Insomma, è quel tipo di persona che per fortuna non è tanto comune trovare, altrimenti non avrei pazienti e fallirei dopo qualche settimana.”
Eryn ride. “Per fortuna ci sono persone incoscienti come me che ti fanno lavorare parecchio.”
“Per fortuna,” riflette Xu sorridendo grato. Eryn lo guarda stupita e divertita per lo slancio di sincerità senza filtri che ha avuto con lei.
“Non pensar male, non l'ho detto per un fatto di soldi,” si discolpa Xu gesticolando con le mani, “è che mi piace la tua compagnia. Ti trovo una ragazza meravigliosa con cui spero di poter avere un legame più profondo di una semplice amicizia.”
Eryn strabuzza gli occhi e arrossisce. Guarda il dottore avvicinarsi e portarle due stampelle sfoderando un sorriso contenuto e dolce.
“Scusami, non sono stato molto professionale,” ammette un po' dispiaciuto. “Ma penso davvero quel che ho detto. Conoscendoti, mi sono reso conto che sei una persona solare, intraprendente come pochi altri abbia mai trovato, una persona che da sola si è messa ad avviare un'attività nuova nonostante i tanti problemi tecnici e ostacoli che ha incontrato lungo la strada. Mi piaci perché sei una donna indipendente e piena di energie.”
Eryn boccheggia e sa bene che di sicuro sembrerà una stupida imbranata. Apre la bocca per dire qualcosa, e, proprio in quel momento, entra Aadit nella clinica.
“Ah... ehi, Aadit!” esclama la ragazza con voce innaturale e squillante.
Xu la solleva dal lettino e la mette in piedi. “Reggiti sulle spalle,” le dice, poi le mette le stampelle sotto le braccia. “Sono dell'altezza giusta?”
Eryn annuisce debolmente.
“Perfetto,” dice il dottore. “Dovrai tornare tra tre giorni, così vediamo se la caviglia è migliorata, va bene?”
La ragazza annuisce nuovamente, e in risposta Xu le fa uno dei suoi sorrisi misurati e professionali.
“Riguardati,” si raccomanda il dottore aprendole la porta per aiutarla ad uscire e chiudendola alle sue spalle.
“Per fortuna non mi sono fratturata la caviglia,” ragguaglia Eryn facendo un sorriso ad Aadit.
“Bene. Vuoi che ti prenda sulle spalle?”
“Non c'è bisogno. Anzi, ne approfitterò per imparare ad andare sulle stampelle.”
“Come una donna indipendente,” dice Aadit, e, intuendo l'antifona, Eryn abbassa lo sguardo imbarazzata. Avrà sentito tutto il discorso del dottore o solo una parte? Comunque sia andata, anche solo la frase di chiusura è abbastanza perché possa aver capito appieno il significato delle sue parole.
Il ragazzo le dà la schiena e comincia a camminare. Lei lo segue a ruota, incespicando ogni tanto sulle stampelle.
Evitano le scale e allungano il viaggio per forze maggiori prendendo la discesa a zig zag che porta a Piazza Peach. Eryn s'impegna in tutti i modi a velocizzare il passo, ma più ci prova e più si ritrova a perdere l'equilibrio. Guarda la schiena grande di Aadit, riflettendo che con le gambe lunghe che ha troverà di sicuro frustrante la sua andatura insopportabilmente lenta.
“Non è necessario che mi accompagni,” gli dice comprensiva. “Ce la faccio anche da sola, e poi casa mia è subito dopo la porta di Piazza Peach.”
Aadit si volta per rivolgerle un sorriso. “Lo faccio con piacere, non perché mi sento in dovere,” le dice, ed Eryn viene invasa da un batticuore inaspettato. Riflette sulla sua reazione, una gioia genuina ed istintiva, e su come poche parole, semplici e dirette, le abbiano arrecato più emozioni della confessione articolata e ricercata di Xu di qualche minuto prima. Rimane imbambolata a fissarlo, pensando che avrà di sicuro una faccia da ebete.
Aadit si avvicina e le posa la mano sulla guancia, scaturendole un rossore incontrollato. Col pollice tira giù la palpebra e osserva le pupille preoccupato. “Ti senti bene? Sembra che tu abbia un giramento di testa.”
“Sto bene, sto bene!” esclama meccanicamente Eryn. “Se mi vuoi accompagnare fa' pure, fa piacere anche a me!” soggiunge con un tono così squillante che suona più arrabbiato di quello che voleva uscire.
Aadit la guarda confuso mentre appoggia incerta le stampelle sul pavimento e saltella nervosamente lungo la discesa.
La Tavola Rotonda è arrivata all'ora di punta serale. Alle 21 in punto si trova sia chi deve ancora finire di cenare che chi comincia a passare una serata alcolica tra amici. Appena entrata, Eryn trova il salone principale pieno di gente. Si avvicina al bancone, saluta Django ed ordina un alcolico fruttato. Non appena sorseggia un po' la bevanda, vede arrivare Xu. Indossa ancora il camicie da dottore, la capigliatura sempre ordinata ha qualche ciuffo fuori posto - accade di rado, quando ha una giornata piena di pazienti e nel quale capita di dover effettuare operazioni chirurgiche.
Si strofina gli occhi da sotto le lenti degli occhiali, ordina da bere, nota Eryn e la saluta con un sorriso. La carpentiera gli fa spazio per farlo sedere sullo sgabello vicino.
“Come va con le stampelle?”
“Sto diventando piuttosto pratica. Ieri, ad esempio, ho trascorso tutto il giorno a fare le mie cose senza che nessuno mi aiutasse.”
“Bene.”
“E tu come stai? Ti vedo un po' stanco.”
“A volte, nel mio ambulatorio, ci sono giorni che sembrano non finire mai. Ma ne sono abituato, è più di dieci anni che esercito questa professione.”
Cala il silenzio tra i due. Eryn gioca con la cannuccia e guarda il fondo del bicchiere quasi vuoto.
“Volevo scusarmi per le cose imbarazzanti che ho detto l'altro giorno,” dice Xu dal nulla e prendendola alla sprovvista. “Se avessi saputo come stavano le cose, non l'avrei di certo fatto.”
Eryn lo guarda con aria interrogativa.
“Parlo di Aadit,” spiega fissandola dritto negli occhi. La vede arrossire e abbassare dispiaciuta lo sguardo.
“Stai tranquilla, non me la sono presa. Ho il mio giro di persone che sanno consolarmi. Phyllis, per esempio, che mi coccola sempre e mi dà tante attenzioni, per non parlare degli ammiratori segreti. In realtà, non così segreti,” spiega facendo una voluta pausa di sospensione. “Parlo di Antoine,” finisce di dire scaturendo le risate della ragazza.
“Per quanto riguarda quella cosa di Aadit,” aggiunge Xu, “non devi preoccuparti, non la racconterò a nessuno.”
“Ti ringrazio,” dice Eryn sinceramente grata. “Non so come tu abbia fatto a capirlo... è così evidente?”
“No, ma in quanto dottore ho imparato a cogliere certe reazioni fisiologiche.” Beve un po' del suo cocktail, poi rigira il bicchiere tra le dita. “So che può suonare assurdo o come una menzogna, visto che sono io a dirlo, ma spero davvero che le cose tra voi possano funzionare. Aadit se lo meriterebbe. Ha vissuto per quasi due anni in questa città, è gentile con tutti e qui a Portia gli vogliamo bene, ma sembra sempre che qualcosa lo blocchi dall'aprirsi completamente, come se ci fosse una barriera tra il vero lui e gli altri.”
Eryn riconosce molto di quello che il dottore le ha detto. Tira giù tutto quel che c'è nel bicchiere e si pulisce la bocca con la mano. In un'altra occasione Xu flirterebbe con lei dicendole che adora le ragazze che bevono come gli uomini, ma conoscendo le circostanze reprime tutto e le dà una pacca sulla spalla.
“Il prossimo giro te lo offro io,” le dice chiamando Django con la mano e chiedendo di preparare due birre. Xu e Eryn alzano i calici per brindare.
“Ai nuovi amori,” dice Xu.
“E a quelli non così segreti,” scherza Eryn, scaturendo le risate del dottore che rovescia la birra sul camicie dell'ospedale. Quella macchia, negli anni a venire, diverrà il ricordo dell'inizio di un'importante amicizia.