Titolo: Verità Nascoste
Autore:
vahlyFandom: White Collar
Personaggi: Neal Caffrey, Mozzie
Avvertimenti: Spoiler
Wordcount: 988 (
Fidipu)
Note: Ambientata dopo l’episodio 3x16. Scritta per la settima settimana del Cow-t
Verità Nascoste
«Vieni dentro, Neal,» la voce di Mozzie risuonò dall’interno della villa. «È pronto, e Lolana ha fame!»
Il truffatore sorrise amaramente, mentre si allontanava dalla veranda che dava sul mare.
Un tempo avrebbe dato qualunque cosa per poter avere questo - per poter avere tutto: soldi, opere d’arte, una vita agiata in una villa lussuosa e il suo nome pulito, sconosciuto alle autorità. Come Victor Moreau non aveva commesso alcun crimine. Avrebbe potuto ricominciare da capo, rifarsi una vita.
Allora perché non era felice?
Cercò di apparire sereno per non guastare la felicità di Moz, ma questi si accorse subito che c’era qualcosa che non andava.
«Cos’è quel muso lungo, Neal?» domandò infatti l’amico non appena si furono seduti a tavola; Lolana che troneggiava nel centro ad osservarli.
Neal fece spallucce. «Niente di che, devo solo abituarmi alla mia nuova vita, suppongo.»
Moz assottigliò lo sguardo. «O forse non la vuoi questa nuova vita,» disse, e fece un sospiro teatrale. «Lo so, ti mancano mister e miss FBI. E Sara. Ma guarda il lato positivo: ora abbiamo più di quanto non avremmo mai potuto immaginare. Questa è la vita che chiunque potrebbe ancora vivere.»
Neal sapeva che l’altro aveva ragione. Ma sapeva anche che chiunque avrebbe preferito la vita che stavano conducendo adesso, beh, evidentemente non aveva nulla da perdere. O almeno non aveva da perdere quanto aveva perso lui. D’altronde aveva sempre saputo che andarsene da New York non era ciò che voleva, e aveva già compiuto la scelta di restare lì, accanto a Peter, quando aveva avuto l’opportunità di andarsene tempo addietro. Ma il destino aveva deciso altrimenti, e come mille altre volte nella sua vita ora si ritrovava in una situazione che non aveva voluto, ma in cui si era trovato a causa di scelte obbligate.
«Sai,» cominciò a dire, giocando con il cibo nel piatto, «quando ero giovane avrei voluto diventare un poliziotto. Come mio padre.»
Moz rimase a bocca aperta. «Tuo padre era un poliziotto? Non l’avrei mai detto!»
Neal gli sorrise, questa volta con sentimento. «Già. Credevo fosse morto per salvare delle vite, in modo eroico. Ed io volevo essere come lui, coraggioso e utile per gli altri. Volevo combattere per la giustizia. Ma quando decisi di iscrivermi all’accademia scoprii la verità: mio padre non era morto per salvare delle vite: era un poliziotto corrotto, ed aveva ucciso molte persone. Aveva fatto del male a quella stessa gente che avrebbe dovuto proteggere. E quando la sua partner lo aveva scoperto e aveva tentato di farlo ragionare, aveva aggredito anche lei.» Strinse i pugni, pronunciando quelle parole. «Lei sopravvisse e fu inserita nel programma di protezione testimoni. Quello che non sapevo era che anche mia madre ed io vi fummo inseriti, dopo che lei testimoniò contro di lui, contro suo marito. Io ero troppo piccolo allora, e non avevo capito bene perché eravamo dovuti andarcene di casa, perché mia madre aveva dovuto cominciare a chiamarmi con il mio secondo nome. Presto rimossi tutto, e continuai a vivere la mia vita come se nulla di tutto questo fosse mai accaduto, ma quando Helen, la partner di mio padre, venne a sapere che volevo iscrivermi all’accademia di polizia, decise che era giusto che io sapessi. Se non me lo avesse detto lei, dopotutto, lo avrei saputo in altri modi, no?»
«Così decidesti di non iscriverti più all’accademia,» concluse Moz, pensieroso.
«Esatto,» rispose Neal. «Quando seppi tutta la verità, ne rimasi sconvolto. Scappai di casa, e cominciai a commettere piccole truffe e furti per sopravvivere. Quando mi beccarono non andai in prigione, avendo ancora sedici anni… ma la mia fedina penale non era più pulita, e così rovinai il mio futuro per aver dato di matto quando mi raccontarono il mio passato. Se solo fossi riuscito ad accettarlo, invece di prenderla così male… allora, forse avrei potuto davvero entrare nelle forze dell’ordine, riabilitare il mio nome. Invece questo non sarebbe mai potuto accadere.» Sospirò. «Capisci ora, perché era così importante per me restare alla White Collar? Perché volevo continuare a lavorare accanto a Peter, a risolvere casi? Certo, l’amicizia che ci lega… che ci legava» si corresse, e distolse lo sguardo, «beh, era una parte importante nella mia decisione. Ma soprattutto, volevo potermi riappropriare di ciò che mi era stato tolto. Volevo poter essere nelle forze dell’ordine, come sognavo da piccolo. Inseguire il sogno che mi è stato strappato via.» Guardò di nuovo Mozzie, e bevve un sorso d’acqua. «Ma suppongo che oramai non abbia più importanza,» concluse, ed iniziò a mangiare.
Moz non disse nulla, come a voler metabolizzare ciò che aveva appena saputo. Erano già arrivati al dolce, quando riprese la discussione come se non l’avessero mai interrotta.
«Sbaglio,» esordì Moz, «o hai detto che quando siete entrati nel programma di protezione testimoni avete dovuto cambiare nome?»
«Ovviamente,» rise Neal, «altrimenti sarebbe stato troppo facile trovarci e ucciderci, no?»
Mozzie sbuffò. «Certo, questo lo so. Quello che volevo chiederti era… il tuo vecchio nome, per caso, è uno dei tuoi alias? Perché ho sempre pensato che fossi troppo affezionato ad alcune tue identità. Soprattutto ad una.»
Neal fece un’alzatina di spalle. «Cosa devo irti? È evidente che tu mi conosci troppo bene,» concluse.
«Il tuo nome era forse Nick Halden?»
Neal annuì. «Beccato.»
«Mi dispiace,» concluse l’amico. «Mi dispiace per quello che è successo.»
Neal non disse nulla. Non ce n’era bisogno.
Dopo qualche istante di silenzio, Mozzie parlò di nuovo. «Mi domandavo, sai, se come Victor Moreau tu possa provare ad entrare nell’accademia. Dopotutto non hai la fedina penale sporca come Vic, no?»
«Non si era detto di tenere un basso profilo?» chiese Neal, scettico.
«Basta che tu non faccia troppo l’eroe. Insomma, questi sono alias costruiti a regola d’arte. Nessuno può provare che Victor non esiste, nemmeno con i più approfonditi controlli. Dunque, perché non provare?»
«Hai ragione,» rispose Neal, ora più convinto. Più ci pensava, e più l’idea aveva senso. Forse avrebbe potuto davvero riuscirci.
«Sarebbe la truffa più grande che abbiamo mai compiuto,» gli fece notare Moz, soddisfatto.
Nel annuì compiaciuto. «Sì. Sarebbe fantastico.»