In teoria questa casella era stata aperta con l'intento di provare a scrivere due righe sul film "Manolete. Fra mito e passione", film che non volevo vedere ma che alla fine ho visto per colpa di Silvia (e pure perché sono alla disperata ricerca di qualsiasi cosa mi possa stimolare a finire questo strazio di capitolo dodici).
Poi, però, andando a caccia di possibili immagini d'apertura mi sono imbattuta in una foto talmente bella da aver fatto finire in secondo piano tutto il resto:
Dominguin a sedici anni, davvero tutta un'altra cosa rispetto al bimbominkia che hanno messo nel film.
Non è difficile capire perché Manolete lo temesse tanto, e perché con tanta sicurezza, poco prima della corrida che gli sarebbe stata fatale, pronosticò che avrebbe ereditato tanto la sua fama quanto i suoi nemici.
Non è nemmeno difficile capire perché ne fossero affascinati Pere Pruna, Dalì e, ovviamente, Pablo Picasso.
A tutt'oggi, tuttavia, ancora non mi spiego perché stesse così tanto sul culo a Hemingway.
Davvero, a volte penso che fosse invidia, o qualcosa del genere, perché il suo essere spudoratamente dalla parte di Antonio, da solo, non basta.
Che poi la cosa bella è che, nonostante tutto, continuavano a stare tutti assieme, come una grande famiglia (che in un certo senso erano).
Sarà per questo che l'estate pericolosa ha fatto così tanta presa sul mio immaginario, tanto che sono due anni tondi tondi che le corro dietro... (mai festeggiato un anniversario di storia/blog, ma UEP è un'altra cosa. Nel bene, ma soprattutto nel male, come quando capitano questi periodi in cui non riesco ad aggiornare).