Titolo: A lezione di Rune
Fandom: Harry Potter
Personaggio/Coppia: Remus/Tonks
Prompt: 042. Triangolo
Rating: Verde
Conteggio parole: 1075
Riassunto:
“«Erano anni che non trovavo una monografia sul Triangolo di Thoot così accurata e approfondita»”.
Disclaimer: I personaggi della storia appartengono a J.K. Rowling.
Tonks sollevò gli occhi dalle pagine della Gazzetta del Profeta per scrutare di sottecchi Remus, seduto all'altro capo del tavolo e totalmente immerso nella lettura di un gigantesco tomo dalla copertina porpora.
Tonks adorava il modo in cui lui leggeva. Tendeva a sorreggere il capo con il braccio sinistro e a nascondere inconsciamente le labbra dietro alle dita, mentre i suoi occhi ambrati saettavano rapidamente da sinistra a destra e viceversa. Quando stava per terminare la lettura di una pagina, ne sfiorava distrattamente il bordo con il polpastrello dell'indice destro, prima di voltarla con estrema premura. Se incappava in qualcosa di particolarmente interessante le sue sopracciglia scattavano verso l'alto con educata perplessità - e Tonks sapeva che era sufficientemente colto da permettersi il lusso di condividere o meno le opinioni di tutti quei libri. Glielo aveva visto fare, qualche volta: sgranava gli occhi come se non potesse credere a quanto aveva appena letto, faceva un lieve sbuffo divertito e riprendeva la lettura scuotendo impercettibilmente la testa.
Tonks non aveva mai pensato che un uomo come Remus potesse attrarla tanto. Quando frequentava Hogwarts, la categoria dei bravi ragazzi studiosi e dei giudiziosi e incorrotti Prefetti era sicuramente quella a cui dedicava meno tempo. Aveva sempre preferito quello che lei chiamava “ragazzo da corridoio”: un tipo atletico, dall'aspetto un po' scanzonato e dal carattere esuberante e Remus, per quanto lei lo ritenesse estremamente affascinante, non era decisamente un tipo “da corridoio”.
La sola idea che lei - lei, miseria! - si fosse innamorata di qualcuno che era stato Prefetto bastava ad infiammare la sua ilarità. Probabilmente, pensava talvolta fra sé, il motivo di quell'incredibile attrazione era che lui non era stato né un bravo ragazzo né un giudizioso e incorrotto Prefetto. Rideva per ore quando lui e Sirius le raccontavano delle infinite bravate dei Malandrini e di tutti i guai nei quali si erano cacciati nel corso degli anni. Remus era stato un Prefetto, certo, ed era stato in grado di ottenere ben otto M.A.G.O. con risultati non inferiori a Eccezionale, ma aveva contribuito alla fama dei Malandrini esattamente quanto i propri amici.
Che fossero proprio quei guizzi maliziosi che lui si lasciava sfuggire fra un libro e l'altro ad intrigarla fino a quel punto?
Intenta com'era a soppesare la questione, Tonks non si rese conto che Remus aveva sollevato lo sguardo dal pesante tomo ed ora la osservava con un'espressione di educato divertimento.
«Ninfadora?» la chiamò con un sorriso storto, chinando appena il capo. «Va tutto bene?».
Lei sobbalzò sulla sedia, irrigidì automaticamente le spalle e sbatté sbigottita le palpebre.
«Cosa?».
Lui parve trattenere a stento una risata.
«Ti ho chiesto se stai bene» ripeté con tono cortese. «Mi sembravi un poco... perduta».
«Sì. Cioè, no. Voglio dire...» balbettò imbarazzata lei, mentre avvertiva uno spiacevole calore sulle gote. Fece uno sbuffo e arrangiò una smorfia divertita, cercando di riprendere il controllo della situazione. «La nostra conversazione era così elettrizzante, Remus. Un altro secondo e penso che mi sarei gettata dal ponte di Hammersmith per il troppo spasso».
Questa volta, Remus gettò il capo in avanti e scoppiò a ridere. Tonks sorrise sotto i baffi: adorava il suono sincero della sua risata.
«Perdonami» le disse Remus dopo qualche istante. «Ma erano anni che non trovavo una monografia sul Triangolo di Thoot così accurata e approfondita. Ci sono anche precise annotazioni su qualche raro caso di unioni effettuate fra rune appartenenti al medesimo Aett - l'antica legge di Ark, capisci? - ed è davvero stupefacente che sia così particolareggiata, perché le notizie, in merito, sono oltremodo povere».
Con un sospiro rassegnato, Tonks gli rivolse un'occhiata incredibilmente seria e intrecciò fra loro le dita sottili.
«Remus, credo che la biblioteca di questa casa stia cercando di ucciderti».
«Possibile» ridacchiò genuinamente lui. «C'è un'intera sezione dedicata all'imbalsamazione dei lupi mannari».
Tonks fece una smorfia di puro raccapriccio.
«Che schifo...».
«Ti ringrazio, Ninfadora. È indubbiamente la cosa più carina che una donna mi abbia mai detto».
Tonks sbuffò divertita e appoggiò il capo ad entrambe le mani, scrutandolo con allegria.
«Beh, perdonami se preferisco la versione “cravatta, camicia e tweed” a quella «zanne, artigli e bava» disse, facendo storcere il naso a Remus. «E non chiamarmi Ninfadora, Remus».
Lui la guardò intensamente per qualche istante, mentre un sorriso appena accennato gli increspava le labbra sottili. Tonks si perse nel riflesso ambrato dei suoi occhi. Erano così particolari - come tutto, in lui, del resto.
Durante l'addestramento per diventare un'Auror, le erano state mostrate centinaia di fotografie dei più pericolosi licantropi della Gran Bretagna. Nonostante sapesse che era praticamente impossibile distinguere un licantropo da un essere umano senza la luna piena, i tratti ferini e gli occhi gialli di quei volti scarni erano inconfondibili. Chi avesse guardato Remus, invece, non avrebbe potuto trovare nemmeno l'ombra della tremenda creatura che prendeva il sopravvento su di lui una volta al mese. Un acuto osservatore avrebbe potuto dedurre la sua natura dalle sottili cicatrici bianche che gli attraversavano la pelle o dalla peculiare tonalità ambrata delle sue iridi, magari, ma Tonks sapeva che si sarebbe potuto indovinare solo grazie alla fortuna.
Non c'era nessun mostro, in Remus.
«Ninfadora?» la risvegliò lui con espressione leggermente preoccupata.
Di nuovo, lei si fece cogliere impreparata dal suono improvviso della sua voce roca e sobbalzò sulla sedia.
«Uh?».
«Sembri così assorta, oggi» le spiegò con un sorriso gentile che le fece trattenere il fiato. «C'è qualcosa che non va?».
Lei si umettò nervosamente le labbra e scosse con decisione il capo.
«Puoi insegnarmelo?» domandò casualmente. «Quel coso triangolare, voglio dire».
Remus pareva oltremodo stupito.
«Vuoi che ti insegni il Triangolo di Thoot?».
Tonks annuì con convinzione.
«Ginny dice che sei un insegnante eccezionale» riprese con vivacità. «Ed io imparo in fretta».
«Oh, non metterei mai in dubbio nulla del genere. Solo... beh, per comprendere il funzionamento del Triangolo di Thoot dovresti conoscere le Antiche Rune».
Tonks si alzò, girò attorno al tavolo e andò a sedersi accanto a lui con un sorriso un po' birichino sulle labbra.
«Insegnami, professore» disse.
Scrutandolo in tralice, ebbe l'impressione che lui stesse cercando di celarle un sogghigno estremamente malandrino.