Autore: trembling_star
Titolo: Dickens ne sarebbe stato felice
Fandom: Full Metal Alchemist
Rating: Verde
Genere: Introspettivo, Malinconico
Avvertimenti: Nessuno
Note: FF partecipante alla IV Minisfida dei Criticoni. 625 parole, tema Cenone
Dickens ne sarebbe stato felice
- Domani è Natale- Commentò Hughes entusiasticamente, ma non ottenne alcuna partecipazione.
Riza sollevò appena lo sguardo dal suo caffè e Roy gli lanciò un'occhiata annoiata.
- Significa che oggi è la Vigilia...-
Maes era testardo, ma, in certi campi e soprattutto con certe persone, doveva imparare ad essere più diretto.
Il sole era appena spuntato all'orizzonte e loro provavano a godersi ogni momento di quella parvenza di normalità.
Le sentinelle rientravano ora dall'ultimo turno, avevano passato la notte indenni, nessuna sortita nemica; il gelo della notte stava mutando rapidamente verso una temperatura più mite.
Il tempo era quello: un susseguirsi di caldo e freddo, notte e giorno, con la sola concessione del tepore dell'alba.
Il calendario poteva segnare qualsiasi data: che importanza avevano le feste per chi può solo festeggiare di essere ancora vivo?
- La Vigilia è un giorno di attesa e di speranza... E poi la sera c'è il cenone!-
Roy si alzò ridendo, si scosse la sabbia di dosso e salutò gli altri due.
- Se riesci ad ottenere qualcosa di meglio dei soliti fagioli, allora per me sarà veramente festa! Vado al comando: sembra che oggi faremo un'altra incursione...-
Maes lo guardò allontanarsi, per poi voltarsi verso Riza, sperando di trovarvi sostegno, ma lei stava già mettendosi in spalla il fucile.
-Vado anch'io. A stasera, capitano.-
Maes sospirò sconfortato, prima di alzarsi ed allontanarsi anche lui, verso il suo dovere.
Voleva arrivare per primo, in modo da preparare tutto per tempo, ma li trovò già al solito posto.
Anche se non era molto “solito”.
Una coperta di lana pesante era stata disposta come tovaglia, mentre Riza stava affettando del pane.
Del pane straordinariamente bianco ed a guardarsi molto morbido... Come lo aveva?
Roy, invece, era intento a forzare un vasetto, il cui tappo si era incastrato; lo vide e spiegò - Maledetta marmellata!-, per poi riprendere il suo tentativo.
Quelli continuarono imperterriti, mentre li fissava a bocca aperta.
- Va a prenderlo lei il rancio, capitano?- Chiese Riza, passandogli le gavette, che prese meccanicamente, allontanandosi.
- Non sembra molto felice...-
- Lo è: deve solo riprendersi dalla sorpresa.-
- Spero solo che la tua sia stata una buona idea...-
- La mia? Mi pareva che lei avesse la mia stessa intenzione, signore, quando ha portato la sua fiaschetta “segreta”.-
Lui la ignorò, continuando la sua opera di scassinatore
Quando tornò, Maes non riusciva a smettere di sorridere.
Il rancio era al solito pessimo, ma il pane era veramente morbido come sembrava. Con la marmellata, poi: non credeva potesse esserci qualcosa di così dolce.
Quando Roy riempì i bicchieri, centellinando whiskey in modo da non sprecarne una goccia, si decise a tirare fuori l'involucro argentato.
Cioccolata.
Semplice cioccolata al latte, forse un po' invecchiata, ma ancora desiderabile.
- Buon Natale.-
Sussurrò, mentre ringraziava mentalmente di non aver rovinato quel momento, con l'unico commento che gli era venuto in mente all'inizio: “Pensavo non vi interessasse.”
L'avessero fatto per fargli piacere o perché lo desideravano anche loro, non era importante.
In fondo, il Natale era quello: per una volta, preoccuparsi della felicità dell'altro.
Per una volta, amare senza riserve.
Aveva appena alzato lo sguardo verso il cielo, trapuntato di stelle, e loro avevano risposto: -Buon Natale-
Anche loro un sussurro.
Non era una serata in cui si potesse parlare a voce alta: quella pace, quella serenità erano fragili.
Non sarebbero resistite al minimo rumore.
Ma era Natale.
Il tempo scorreva, nonostante loro non se ne accorgessero, e li portava con loro verso la fine.
Tutto finiva: sarebbe passata quella notte e sarebbe arrivato il Natale.
Anche quello sarebbe passato.
La guerra sarebbe passata.
Fissò gli amici, persi nei loro pensieri: anche loro sarebbero passati.
Lui sarebbe passato.
Il Natale sarebbe tornato, ma lui?
Poteva solo godersi quel momento, quel silenzio.
Poteva godersi i suoi amici.
I bicchieri di metallo si sfiorarono appena in un breve brindisi e si richiusero nel loro silenzio: le parole erano superflue.
Quello che bisognava dire, era stato detto.
“Buon Natale”
Vorrei aggiungere qualche nota, ma l'influenza mi uccide ed i miei neuroni sono bruciati... quindi semmai un'altra volta...