SPN fanfiction - NC-17 - Legacies

Nov 16, 2013 12:00




Autore: Thinias
Pairings: Dean/Sam, John/Mary, Crowley/Lilith, John/OFC e altri
Rating: NC-17 - rosso
Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester, John Winchester, Castiel, Anna, Crowley, Lilith, Alaster, Azazel, Mary Winchester, Bobby Singer, un po’ tutti nominati
Warning: slash, Wincest, AU - angst, drammatico, fantasy
Beta: Ele106
Spoiler: nessuno
Capitoli: 6/?

Capitolo V

Dean si teneva il braccio, aveva tirato con l’arco tutta il pomeriggio. Bobby gli aveva detto di allenarsi con quell’arma fintanto che non fosse tornato dall’incontro con il Re.
Si passò la mano sul gomito e sull’avambraccio, massaggiandosi brevemente, i nervi e i muscoli bruciavano per lo sforzo a cui li aveva sottoposti.
L’ultima freccia, delle decine che aveva tirato quel giorno, vibrava ancora lievemente, conficcata poco distante dal centro del bersaglio. C’era quasi, se lo sentiva.
Fece un sorrisetto soddisfatto. Non vedeva suo padre da alcune settimane ormai, ne sentiva tremendamente la mancanza, e come era solito fare, si era buttato a capofitto nell’addestramento, allenandosi e cercando di migliorarsi, per renderlo orgoglioso quando fosse tornato. Gli avrebbe fatto vedere quanto era diventato bravo con l’arco.

Fece un passo indietro e prese un'altra freccia dalla faretra che aveva assicurata alla schiena. Si era abituato abbastanza velocemente alla cinghia di pelle che gli passava in diagonale davanti al petto, quasi non se la sentiva nemmeno addosso.
Incoccata la freccia tese la corda e si morse il labbro per ricacciare indietro il dolore, quando il bruciore al braccio si accentuò.
Quando arrivò al massimo della tensione, irrigidì il gomito pronto a rilasciare il dardo. Strinse l’impugnatura e prese la mira, guardando fisso il bersaglio. Trattenne il fiato, concentrandosi; i rumori intorno a lui si affievolirono, il tempo parve rallentare, sentiva solo il battito del suo cuore nelle orecchie, lento e regolare.
Lasciò andare la freccia senza emettere un fiato, seguì la traiettoria e la vide colpire il centro del bersaglio, distante cinquanta passi.

Soffiò fuori l’aria che aveva trattenuto, ce l’aveva fatta. Le grida del suo fratellino lo fecero sorridere, si voltò e lo vide saltare di gioia.
“Centlo, centlo!!”
Ellen lo guardava compiaciuta dalla panca di pietra su cui era seduta. Sam era in piedi davanti a lei, i pupazzi di pezza con cui stava giocando erano abbandonati ai suoi piedi.
Erano stati suoi quando era più piccolo e li aveva ceduti volentieri a suo fratello minore. Quando glieli aveva dati, Sam l’aveva guardato sprizzando gioia da tutti i pori e aveva pronunciato un grazie che era suonato più come un ‘glazie’ nella lingua di suo fratello. Riusciva sempre a strappargli un sorriso per il modo buffo che aveva di parlare e quel momento non fece eccezione.

Dean rise. “Visto Sammy? Ce l’ho fatta!”
“Siii...!” Sam continuava a saltellare, ridendo contento. Poi corse verso di lui e gli saltò in braccio.
Dean fece appena in tempo a lasciar cadere l’arco, prima di afferrare suo fratello al volo e cercare di non far cadere entrambi in terra. Rise di nuovo, stringendo Sam, in qualche modo orgoglioso di averlo reso così contento.
“Baaaavo Deeeean!!!” Il più piccolo, con le braccia intorno al collo del maggiore, gli schioccò un sonoro bacio sulla guancia.
Ellen guardò quel quadretto e quasi si commosse.
Era così raro vedere l’erede al trono sorridere. Difficilmente si lasciava andare e la nutrice pensava che fosse una cosa profondamente sbagliata per un bambino di appena otto anni. Era stato un bimbo così solare, quando la Regina era ancora viva, poi la tragedia aveva toccato la sua famiglia e tutto era cambiato.

Sam sembrava l’unico in grado di far ridere suo fratello, l’unico che riuscisse a far riemergere il vero Dean.
I due erano inseparabili, nessuno poteva avvicinarsi al minore senza il benestare del più grande.
Il senso di protezione che Dean dimostrava verso Sam, era qualcosa che andava al di là del semplice essere fratelli. Dalla notte dell’incendio, da quando il Re gli aveva messo tra le braccia il fratellino dicendogli di portarlo in salvo, lui aveva preso quel compito come un dogma imprescindibile.
Non aveva mai smesso di occuparsi di Sam.

La sensazione che la nutrice aveva però, era che se l’erede al trono era protettivo con il fratello minore, il più piccolo sembrava esserlo ancora di più nei confronti del maggiore.
Ellen aveva colto spesso il modo in cui lo controllava, come se stesse continuamente valutando la situazione, come se volesse assicurarsi che fosse tutto a posto.
A volte il comportamento di Sam l’aveva perfino messa a disagio. Il modo in cui guardava suo fratello spesso era inquietante; sembrava lo sguardo di un adulto, e non quello di un bimbo che a malapena sapeva parlare in modo corretto. Sembrava lo sguardo di un essere antico, misterioso e inquietante, eppure, sempre protettivo ed interessato unicamente all’incolumità di Dean.

Succedevano cose strane a quei bambini, lei stessa aveva assistito ad eventi che non sapeva spiegarsi.
Quando Dean aveva cominciato il suo addestramento, aveva preteso che Sam restasse con lui, non aveva voluto sentire ragioni. Ellen si era quindi trovata ad assistere a tutte le sessioni di allenamento del principe, mentre si occupava del più piccolo dei Winchester.
Sembrava che Dean non fosse tranquillo se non aveva suo fratello sotto gli occhi e lo stesso valeva per il minore.

Ricordava un giorno particolare, l’anno precedente, in cui Dean si stava allenando nella lotta con il pugnale; a quel tempo non aveva ancora raggiunto le sette primavere.
Sir Robert stava mostrando al principe le tecniche di difesa; insisteva molto sul fatto che la difesa fosse la base dell’attacco, e che doveva padroneggiare quella prima di imparare qualsiasi altra cosa. Solo allora sarebbe stato in grado di imparare le diverse tecniche offensive, non prima.

Ellen ricordava che quel giorno il principe era molto concentrato, impugnava il suo pugnale e ripeteva i movimenti che gli venivano insegnati, cercando di memorizzarli e renderli il più naturali possibile.
“Altezza dovete impugnare il pugnale saldamente, con la lama parallela al braccio ed usarla come una sorta di scudo, per proteggere l’avambraccio e quindi anche il resto del corpo.” Sir Robert gli aveva fatto vedere come doveva fare.
“Il pugnale è pesante Bobby!” Dean strinse le dita intorno all’elsa, ma aveva la mano sudata e non sentiva la presa abbastanza salda. Non avrebbe mollato però, era testardo e quando si metteva in mente qualcosa doveva portarla fino in fondo.
“Non vi arrendete Altezza, sono sicuro che siete in grado di tenermi testa!”
L’uomo mimò un attacco, sollevando il suo pugnale per poi calarlo verso Dean.

L’erede al trono aveva usato la sua arma per deviare il colpo del consigliere, ma l’impatto tra le due lame gli aveva fatto perdere la presa sull’impugnatura.
La nutrice aveva visto il pugnale del bambino sfuggire di mano ed aveva avuto la certezza che si sarebbe conficcato nella gamba di Dean.
Sam in quel momento aveva urlato, ed Ellen poteva giurare di aver visto la lama inclinarsi mentre cadeva, come se qualcuno l’avesse spinta via giusto prima che mordesse la carne del Principe.
Dean era caduto a terra e Sir Robert si era subito inginocchiato vicino a lui per assicurarsi che stesse bene.

Ellen si era portata una mano alla bocca, gli occhi spalancati per la paura, si era voltata verso Sam e lo aveva visto con le braccia tese verso il fratello, le mani aperte e lo sguardo fisso su Dean.
In quel momento avrebbe giurato di stare guardando negli occhi di un adulto; la concentrazione sul viso del bambino era tale, da aver reso il suo corpicino quasi rigido. Poi, come se i suoi muscoli avessero ceduto tutti nello stesso istante, Sam si era quasi afflosciato su se stesso, finendo per sedersi in terra, con le braccia abbandonate lungo i fianchi e le mai appoggiate sul terreno sotto di sé.
Un attimo dopo, gli occhi di Sam si erano inondati di lacrime e lui aveva cominciato a singhiozzare.

La nutrice gli si era accucciata vicino e gli aveva posato una mano sulla schiena, carezzandolo e cercando di calmarlo. Il bambino era caldo sotto il suo tocco e lei si era spaventata.
Dean si era alzato da terra e si era precipitato verso Sam seguito da Sir Robert.
“Sto bene Sammy, non è successo nulla.”
Il Principe si era accovacciato vicino al fratello minore, e l’altro gli si era buttato addosso piangendo e gettandogli le braccia intorno al collo.
Il maggiore lo aveva sollevato, Sam gli aveva circondato i fianchi con le gambe, lasciando che lo prendesse in braccio.
“Scchhh. Va tutto bene Sammy, sono qui.” Dean gli aveva sussurrato quelle parole all’orecchio nel tentativo di calmarlo.

Non ci aveva messo molto, in breve il minore era tornato a sorridere e l’incidente ormai sembrava fosse stato superato.
Quando Ellen aveva posato nuovamente la mano sulla schiena di Sam, la sua temperatura pareva essere tornata normale. Non aveva saputo come spiegarlo e aveva pensato di essersi immaginata tutto.
Se non avesse visto accadere altri episodi simili nell’arco degli anni, episodi a cui non era mai riuscita a dare spiegazioni plausibili, avrebbe dimenticato tutto e non ci avrebbe più pensato.

Ma Ellen era una donna che credeva nelle forze arcane, nella natura e in quello che le leggende avevano tramandato della cultura del loro popolo. Madre natura era padrona di forze che difficilmente potevano essere comprese dagli uomini, ma era capitato che alcune persone, fossero in grado di governare una minuscola parte di quell’energia.
Ellen pensava che Sam, forse, potesse essere una di quelle persone.

Aveva però deciso che fosse meglio non parlarne, non le avrebbero creduto e lei non avrebbe saputo come spiegarlo. Dopotutto quello che il bimbo faceva, era proteggere Dean, non c’era nulla di male in questo, e le sue non erano che semplici congetture.
Le risate dei principi la riportarono al presente, Sam era ancora in braccio al maggiore e i due, in quel momento, sembravano felici e spensierati come tutti i bambini dovrebbero essere.

Dean fece il solletico a Sam e lo fece ridere ancora di più. Il minore si agitò per cercare di sfuggire a quella dolce tortura e finì per fare perdere l’equilibrio al fratello maggiore.
I due caddero a terra senza danni e Dean lasciò andare una risata cristallina che scaldò il cuore della nutrice.
Un falco lanciò il suo grido come in risposta a quella risata e, quando i bambini alzarono la testa, lo videro spiccare il volo dal muro di cinta che delimitava i confini del castello.

Dean lo guardò volare via.
Quell’uccello era una presenza in qualche modo rassicurante. Lo aveva visto diverse volte, avrebbe riconosciuto il suo piumaggio ovunque.
Sembrava che quel falco fosse legato a lui, ricordava di averlo visto anche al funerale di sua madre.
Dean si era sempre sentito libero, guardandolo. Aveva anche immaginato di trasformarsi in un falco lui stesso e di volare nel cielo, guardando il mondo dall’alto, sfrecciando sui campi di messi e sui dolci declivi delle colline che punteggiavano l’orizzonte verso Sud, per poi volare alto, inerpicandosi lungo i costoni delle montagne che svettavano a Nord, seguendo i confini del Regno.
Sognava di volare senza guardie intorno a lui, senza obblighi, né aspettative, solo assaporando la gioia di essere libero.

Sospirò e riportò l’attenzione sul fratello che gli stava a cavalcioni sulle gambe.
“Sammy, stai diventando pesante lo sai vero? Fra un po’ non riuscirò più a sollevarti!”
Rise quando il fratellino lo guardò male.
“Io non sono pesante.”
“Stai diventando grande, è una cosa buona.”
Sam lo guardò, ci pensò un attimo, poi sembrò convincersi che fosse una cosa buona.
“Divento folte come te?”
“Si Sammy, forte come me e anche di più!”
Il piccolo lo guardò e sorrise. “Come te!” Ripeté.

Dean gli sorrise e gli scompigliò i capelli. “Forza fratellino, scendi che devo finire l’allenamento!” E lo aiutò a rimettersi in piedi.
Poi si alzò a sua volta, raccogliendo l’arco.
“Altezza, forse è giunto il momento di smettere. Si è fatto tardi, il sole sta scendendo rapidamente oltre l’orizzonte, fra poco non ci sarà più luce sufficiente.”
Ellen aveva visto come il Principe si fosse sforzato di ricacciare il dolore. Aveva scoccato decine di frecce con la caparbietà che lo contraddistingueva, ma era pur sempre un bambino, non un uomo adulto, non poteva certo lasciare che finisse per perdere l’uso del braccio per i giorni successivi. Sapeva altrettanto bene che l’erede al trono non avrebbe ammesso i suoi limiti, se lei avesse accennato alla sofferenza che stava sopportando.

Dean provò a saggiare la resistenza della corda dell’arco, mettendola in tensione, ma il bruciore a tendini e muscoli si fece subito sentire, facendogli trattenere il respiro.
Guardò Ellen, lasciando andare la corda e poggiando l’arco sul suo supporto. “Forse hai ragione, per oggi può bastare, non c’è più molta luce.”
La nutrice sorrise.
“Bene mio Principe, allora credo che andrò a preparare il bagno per voi.”
Lasciarono il cortile tutti assieme. Due guardie seguirono i Principi all’interno, scomparendo alla vista.

****

Il falco continuò a volteggiare sopra il castello per alcuni minuti, poi virò verso Ovest, sfruttando le correnti ascensionali per prendere velocità, quasi senza battere le ali.
Rincorreva il sole, mentre questo si tuffava dietro l’orizzonte. Si lasciò portare dal vento, planando dolcemente fin quasi a toccare le cime degli alberi che stava sorvolando. L’aria passava attraverso le piume, solleticandole e sostenendo il suo peso. Raggiunse velocemente le fitte foreste che ammantavano le valli ad un giorno di cammino dal castello; per il falco le distanze erano molto meno significative.
Lanciò il suo grido verso il cielo e pochi istanti dopo, sentì un ululato in risposta.

I suoi occhi, forti della vista particolarmente acuta che caratterizzava tutti i falchi, individuarono una radura circondata da rocce, nascosta dagli alberi. Praticamente invisibile a causa della luce ormai scarsa.
Volteggiò sopra di essa alcuni istanti, poi sentì un nuovo ululato, più profondo e gutturale del precedente.
Scese in picchiata, allargando le ali un attimo prima di toccare terra. Diede un paio di battiti, creando una controspinta e arrestando di fatto la caduta, quindi atterrò senza alcuno sforzo sulle zampe.
Rimase un momento in attesa, scrutando tra gli alberi, poi un lupo e una volpe uscirono dalla protezione offerta dalla vegetazione, dai due lati opposti della radura.

La volpe era piccola, scattante ed estremamente agile, il suo colore castano chiaro catturò i riflessi della luce morente quando balzò sulle rocce. Si voltò e guardò il falco, reclinando il muso.
I suoi occhi avevano un colore molto particolare, simile a quello dell’ambra. Perfino nella sua forma animale, quegli occhi non riuscivano a celare l’estrema intelligenza che racchiudevano. Si accucciò in attesa.

Il lupo avanzò piano, il suo manto scuro, quasi nero, lo aveva celato alla vista fino a che non aveva lasciato il sottobosco. La penombra non avrebbe permesso ad un umano di vederlo bene, avrebbe potuto facilmente attaccare senza essere notato, se non quando ormai fosse stato troppo tardi. Il pelo lucido e folto lo rendeva ancora più grosso di quanto non fosse, ma i muscoli ben delineati delle zampe e delle spalle non lasciavano dubbio sulla sua forza e sulla sua agilità. Anche nel suo caso però, erano gli occhi a catalizzare l’attenzione.
Come le acque profonde dei laghi di montagna, le iridi del lupo erano blu.
Era una caratteristica che lo rendeva unico e in qualche modo fin troppo riconoscibile, ma la natura aveva voluto donargli quella combinazione di colori e quella forma e lui l’aveva accettata di buon grado.
Anche lui reclinò il capo in una sorta di saluto.

Il falco fu il primo a trasformarsi sotto lo sguardo attento degli altri due.
Al posto suo apparve una ragazza dai capelli ramati, della stessa tonalità delle piume del falco. Era accucciata a terra. Si alzò in piedi e si stiracchiò, cercando di riabituarsi al suo corpo umano.
“Buona sera, fratelli.”
Il lupo si trasformò in un giovane uomo dai capelli scuri; i suoi occhi blu erano l’unica cosa che lo legava inequivocabilmente al grosso animale che era stato fino ad un attimo prima.
“Buona sera, Anna.” La sua voce era bassa e graffiante.
“Buona sera a te Castiel.” Rispose lei.

La volpe fu l’ultima a trasformarsi. L’uomo dagli occhi color del miele rimase seduto sulle rocce e guardò il cielo, come in cerca di qualche segno.
“La luna sorgerà fra poco.” Disse. “Il nostro tempo è contato.”
“Diamo ad Anna qualche attimo per riprendersi, Gabriel, è stato un lungo volo dal castello per giungere fino a qui.”
“Vorrei avere più tempo da donarle Castiel, ma non ne abbiamo.” L’uomo saltò giù con agilità dalla roccia su cui si trovava e raggiunse gli altri due.
“Il Re del Nord è stato ferito.” Disse, in tono grave. “Azazel ha cercato di ucciderlo! Ma la fortuna ci ha assistito e sembra che il sovrano sia riuscito a difendersi. Non è incolume però.”

Castiel fece un passo verso di lui improvvisamente agitato. “Non è questo il tempo!” Lo guardava incredulo. “Crowley non può stravolgere la profezia fino a questo punto. I tempi non sono maturi.” Sembrava scioccato da quella notizia.
“Non hanno mai giocato in modo pulito, Castiel” Anna cercò di calmarlo. “Le loro azioni non dovrebbero stupirci, Michael ci aveva messo in guardia.” Gli posò una mano sul braccio con fare rassicurante.
“Siamo ancora in gioco, fratello. Il Portatore dell’Eredità sta bene, sta crescendo e si sta preparando per il suo destino. Il Custode lo protegge, che ne sia consapevole o meno. Nulla è ancora perduto.”

Gabriel chiuse il cerchio, posando le mani sulle braccia dei suoi fratelli.
“Il portatore dell’Eredità deve vivere, la profezia lo comanda e noi dobbiamo fare di tutto perché ciò accada.” Li guardò negli occhi, prima uno, poi l’altra.
“Mi occuperò della protezione del Sovrano e lo scorterò fino al suo castello, ma voi dovete occuparvi dell’incolumità dei bambini, fino a che non saranno abbastanza grandi dovremo proteggerli dagli oscuri.”

Castiel sospirò. “Il nostro popolo non è in grado di spiegare il legame che lega il Portatore dell’Eredità e il Custode. Sono forze che nessuno di noi ha mai sperimentato. Siamo certi di fare la cosa giusta, lasciando che crescano e divengano così forti?”
Anna gli strinse il braccio. “Ho visto negli occhi del Portatore dell’Eredità, ho visto il lascito di sua madre dentro di lui, ho visto il suo cuore puro…” cercava di trasmettergli la sua convinzione. Nel profondo sentiva che agivano per il giusto. “Racchiude in sé il potere! Il suo cuore si sta forgiando attraverso la sofferenza, così come è scritto nella profezia, ma resta puro!”
Castiel vide il trasporto con cui Anna parlava del bambino e si rese conto che il suo legame con il piccolo si stava facendo molto forte.
“Ti credo, sorella. Prego solo che resti così fino alla fine.”

Gabriel attirò nuovamente la loro attenzione.
“Il tempo dei dubbi è finito, fratelli miei. Le scelte sono già state prese e non da noi. Ora dobbiamo assolvere al compito che il destino ci ha affidato e fare in modo che tutti e tre i Winchester vivano, così come è scritto.”
Gli altri due annuirono.
“Andate! La notizia del ferimento del Re viaggia veloce di bocca in bocca, presto raggiungerà il castello di Lawrence, ma soprattutto raggiungerà le orecchie di Crowley e dei suoi tirapiedi, dobbiamo assicurarci che non ci siano ripercussioni sui bambini.”
“Anna, andrai dentro le mura e sarai la loro guardia. Castiel, tu ti occuperai del perimetro e ti assicurerai che nulla contro natura riesca a penetrare.”

Gabriel li guardò serio.
“Fino a che sarà possibile, nessuno di noi si dovrà avvicinare o dovrà interagire in forma umana con loro. Né con il Portatore dell’Eredità, né con il Custode. Dobbiamo proteggerli, ma non dobbiamo interferire.”
Gli altri due annuirono nuovamente. “Assolveremo il nostro compito, Gabriel!” disse Castiel per entrambi.
Si trasformarono di nuovo e, sotto forma di lupo e falco, lasciarono velocemente la radura.

Gabriel rimase ancora per un momento. Alzò gli occhi al cielo, la luna era sorta, doveva sbrigarsi.
Le cose si stavano muovendo in fretta, più di quanto avrebbe voluto. Michael l’aveva messo in guardia.
Doveva raggiungere il Sovrano del Nord; per poco non avevano permesso che la situazione precipitasse nel caos. Il fato era stato dalla loro parte, non avrebbe permesso di nuovo a Crowley di giocare con gli eventi.
Dopo un ultimo sguardo alla radura, si trasformò in volpe e cominciò a correre.

precedente / successivo

spn, sam, castiel, winchester, au, fanfiction, dean, nc-17, wincest, supernatural, john

Previous post Next post
Up