Mechanical Automatism (12/12)

Apr 19, 2011 22:30

Autore:queenseptienna  e livin_derevel
Titolo della serie: Mechanical Automatism
Editor:narcissa63
Genere: Storico, steampunk, romantico, comico, angst
Avvertenze: scene di sesso NON descrittive, slash, storico, tentacoli, robot
Indicazioni generali sulla trama: Billie è un automa piuttosto particolare, nel senso che non gli piace molto obbedire e quando lo fa, non è mai per caso. Il suo padrone, il Conte Pritch, chiederà consiglio al suo amico Edward per trovare un modo di dare una regolata ad un robot che non ne vuole saper di fare il maggiordomo come si deve. Peccato che sia così sexy, anche se è un automa...





Tanti anni erano passati e Londra era stata sempre più sommersa dall'acqua. Le notizie sulla Guerra arrivavano frammentate e giù, al Sud, si combatteva strenuamente, ma nelle campagne londinesi, dove si ergeva la residenza Pritch, le cose erano rimaste più o meno immutate e la vita scorreva relativamente tranquilla. 
In tutto quel tempo si erano susseguiti molti avvenimenti e, tra questi, c’era stata la chiamata alle armi di Michael ed Edward, che avevano militato per qualche tempo nei Dragoni di Sua Maestà, ma per fortuna non si erano mai spinti oltre il Galles, nelle loro missioni, e ben presto erano tornati a casa sani e salvi.
Pritch inoltre, dopo il breve periodo da ufficiale, aveva dovuto prendere moglie per obblighi di successione, cosa a cui aveva dovuto assoggettarsi anche Edward, che inoltre, per rimpinguare il patrimonio di famiglia da lui dilapidato,  aveva dovuto sposare una ricca ereditiera, che non poteva certo definirsi un campione di bellezza.
D’altronde quello era il costume dell'epoca, adottato da tutti i i blasonati un po’ per far fronte alle spese che l'amatissima sovrana imponeva per sostenere l'esercito, ed un po’ per mantenere quell’ipocrita patina di perbenismo, tanto cara agli inglesi.
La moglie di Lord Michael si chiamava Simone ed era una baronessa di origini francesi, dal carattere molto chiuso e con lo sguardo perennemente perduto oltre l’orizzonte, cosa che spesso rendeva difficile capire cosa realmente pensasse di ciò che la circondava, sempre ammesso che ne pensasse qualcosa.
Lord Pritch, a dire il vero, non si era mai interessato più di tanto alla questione. Era stato molto più preoccupato per Billie quando, la prima notte di nozze, si era dovuto chiudere nei propri appartamenti con la moglie per adempiere ai propri doveri coniugali. Proprio lui, che non aveva mai provato alcun interesse per il sesso femminile!
Con un insopprimibile senso di frustrazione, il conte aveva compiuto lo stretto necessario e poi era tornato dal suo amato robot, l'unica persona davvero importante, per lui.
Billie si era poi preso cura dei figli del proprio padrone, senza mai mostrare segni di disagio per quel compito, visto che si trattava del proprio lavoro, che ormai aveva imparato a svolgere alla perfezione e senza più incertezze. Il tempo scorreva, lento ed inesorabile, i bambini crescevano, diventando ragazzi, e Lord Pritch invecchiava, mentre l’aspetto di Billie rimaneva immutato, tale e quale al giorno in cui era stato costruito.
Sempre giovane, sempre perfetto, sempre il Billie strafottente di tanti anni prima.
Era una tortura, per lui, guardare Sua Grazia sfiorire ed incanutirsi, stancarsi con nulla, dimenticare cose appena dette e camminare aiutandosi con un bastone.
Ma Lord Michael non sembrava dargli peso, sorrideva sempre e comunque, facendo finta che nulla stesse accadendo, e lo trattava come un tempo, come se da un momento all’altro avesse potuto coinvolgerlo in un amplesso infuocato, come era solito fare in gioventù.
Era uno strazio per Billie, un autentico strazio.
Era orribile vederlo, ormai vecchio e malato, rannicchiato  in un letto troppo grande, in quella vasta stanza dove né sua moglie, né i suoi figli si recavano mai, fosse pure per una breve visita di cortesia.
Solo Billie era sempre lì con lui, giorno e notte, tenendogli la mano e baciandolo delicatamente, attento a non essere visto. Solo Billie ed un’anziana ed esausta Miss Tender passavano ore ed ore, a tentare di rendere più leggeri gli ultimi momenti della sua esistenza.
Avrebbero potuto chiacchierare ininterrottamente, fino a notte fonda, fino a fare mattina, e comunque Billie non si sarebbe mai stancato di sentire la voce di Lord Michael, seppur cambiata profondamente.
Il loro amore non si era mai spento in tutti quegli anni. Michael aveva imparato a considerare umano il proprio maggiordomo ed aveva imposto alla moglie ed ai figli di fare lo stesso, sebbene con scarsi risultati.
Nessuno di loro era particolarmente legato a quel marito ed a quel padre, che passava i propri giorni a parlare con un essere fatto di metallo.
Tra l’altro, i suoi congiunti, avevano capito perfettamente come quell’automa godesse, molto più di loro, della considerazione e dell’affetto di Michael.
Anche Billie l’aveva capito e questo lo rendeva felice.
Lord Pritch, il suo signore, lo trattava con garbo, con dolcezza, lo trattava come un fratello, come un figlio, come il marito che la società gli aveva proibito di avere, lo amava, e quello era un qualcosa che riempiva d’immensa gioia il suo nucleo positronico.
Il giorno in cui Lord Michael Pritch dovette abbandonare questa vita, lasciando andare per sempre la mano del suo Billie, una gelida nebbiolina invernale avvolgeva la residenza, e vicino a lui, oltre all’androide, vi erano solo l'immancabile Miss Tender e Lord Coole, ormai molto avanti negli anni.
Lady Simone era ad un’asta di beneficienza ed i suoi figli erano fuori, per una battuta di caccia alla volpe, totalmente indifferenti al drammatico stato di salute del padrone di casa.
Il conte si spense come una fiammella, senza scosse… un attimo prima c'era ed un secondo dopo, semplicemente, non c'era più.
Sulla stanza scese il più completo silenzio e Billie odiò il non poter piangere.
Si piegò su Michael, come Sua Grazia gli aveva permesso di chiamarlo, anche se lui non era mai riuscito a farlo, e gli posò un bacio sulla pelle che si andava via via freddando, sentendo qualcosa dentro di sé spezzarsi come un ramoscello secco.
- Cosa stai facendo? - sibilò Miss Tender, che vide quel gesto come una mancanza di rispetto.
Billie si voltò verso di lei con lo sguardo vacuo, sofferente - Io l'ho amato. E lo amo ancora, più di quanto voi, sciocchi umani, avreste potuto fare in una vita intera. E lui amava me, con dolorosa pazienza, nonostante fosse proibito. -
Edward distolse lo sguardo, puntandolo sui capelli, una volta biondissimi, del suo vecchio amico e non fece alcun commento. Lui sapeva tutto e non c’era niente che potesse dire.
- Tu stai farneticando. - biascicò la governante, con la voce rotta dal dolore - Non sai quello che dici. -
- Lo so benissimo, invece. - Billie sorrise debolmente, continuando a stare vicino al suo padrone - E se, dopo tutto il tempo che ci conosciamo, mi sei amica almeno un po’, non potrai rifiutarti di fare ciò che ti chiederò. -
Sia la mutante che Lord Coole si voltarono a fissarlo - Cosa intendi dire? -
L'automa rivolse loro uno sguardo d’infinita dolcezza - Spegnetemi. Disattivatemi. Strappate i miei fili. Non ha più senso che io esista, se lui non è più con me. -
Nella camera il silenzio si fece ancora più assoluto, sembrava che anche le altre due persone presenti avessero smesso di respirare, come la figura sdraiata nel letto.
- Billie, non dire queste sciocc... - esordì Edward, venendo subito interrotto da Billie che replicò - Non sono sciocchezze. Io sono niente, senza di lui. Ero il suo maggiordomo, non il vostro o delle persone che si definiscono parenti ed ora non sono neppure qui. Solo il suo. Ed ora, non ho più un senso. - ripeté come un disco rotto.
Dal piano di sotto giunse lo scalpiccio degli occupanti della casa che stavano rientrando, ignari di tutto.
- Vado io a comunicare loro che... che Mike ci ha lasciato. - mormorò Edward, alzandosi faticosamente in piedi - E, Billie, per quella tua…decisione, non vuoi aspettare almeno il funerale? -
- No. - mormorò il maggiordomo - Ho vissuto a lungo. Troppo a lungo. Più di colui che amavo. E’ giusto così… -
Coole annuì, accarezzandogli una guancia - Addio Billie. E' stato bellissimo averti conosciuto. -
- Grazie, signore. Addio. - rispose l’androide, con un lieve tremito nella voce metallica.
- Lascio a voi il compito, Miss Tender. Sarete sicuramente più brava di me, in questo. - Lord Edward Coole lasciò gli appartamenti del suo migliore amico per scendere dabbasso e dare la triste notizia ai suoi familiari.
Sempre che a loro importasse qualcos’altro che non fosse il testamento.
Nella stanza tornò il silenzio, rotto soltanto dal rumore di una pendola che batteva ogni inesorabile secondo.
- Billie... - sussurrò  Miss Tender - Volevo informarti che, secondo me, stai facendo una scelta sbagliata e davvero stupida. -
- Non c’era bisogno di specificarlo, lo avevo immagin... -
- Lasciami finire! - sbottò la donna con uno squittio stridulo - Dicevo… Stupida, ma anche molto, molto coraggiosa. -
- Ti ringrazio. - bisbigliò l’androide a fatica, veramente devastato dal dolore, anche se il suo aspetto fisico non lo lasciava trasparire. - Permettimi di stringerlo a me ancora una volta. -
- Fai in fretta. - lo esortò la donna - Presto saranno qui. -
Billie annuì, senza nemmeno sapere a cosa, tanto, anche se tutti i parenti e gli amici del conte fossero arrivati proprio in quell’istante, l'avrebbe fatto comunque.
Abbracciò il corpo ormai inerte del suo padrone, sussurrandogli dolci parole all’ orecchio, parole che a nessuno fu dato di udire, nemmeno a Miss Tender seppur vicinissima a lui.
Billie lo strinse forse, sospirando, e poi lo ridistese delicatamente sul letto.
Non sarebbero stati separati tanto a lungo…
Si sfilò la giacca e la lasciò cadere a terra, così come la camicia.
- Sei sempre stato bellissimo… - mormorò la mutante, arrivandogli davanti ed aspettando che Billie si aprisse il petto, rivelandola massa rossastra e pulsante del suo centro vitale - E tanto, tanto sciocco. -
- E' tardi, Mary. -le ricordò l'automa, che ormai desiderava solo essere spento, chiamandola per la prima volta per nome - Anche se non siamo mai andati d’accordo, è stato divertente averti vicino. -
Miss Tender si lasciò sfuggire una risatina appena accennata - Già… è stato davvero un piacere conoscerti e picchiarti. - 
L’altro riuscì  a regalarle un sorriso tirato, anche se quello non era certo un momento facile, per lui. Poi, fissandola negli occhi, bisbigliò - Mi mancherai, Mary. Addio. -
- Anche tu. Addio, piccolo Billie - fu la replica sommessa della governante.
Billie chiuse gli occhi e la donna affondò la mano nel suo torace, tirando con tutta la propria forza i circuiti luminosi, fino a staccarli dal nucleo positronico che smise di brillare.
L'automatismo meccanico si spense e Billie emise una specie di rantolo, prima di chinare la testa sul petto e cadere nell'oscurità, per sempre.
Gli unici rumori che rimasero in quella camera, a testimoniare che la vita, comunque, continuava, furono il ticchettio della pendola e gli ansiti spezzati di Miss Tender.

Lady Pritch spalancò la porta della stanza di suo marito  e subito il suo sguardo saettò dal  corpo immobile di quest’ultimo a quello del maggiordomo, anch’esso inerte, distesi entrambi sul letto padronale.
La nobildonna stirò la bocca in una smorfia amara e, dopo una rapida preghiera, mormorata a fior di labbra, si strinse nella propria pelliccia ed uscì, senza voltarsi indietro neppure una volta.
Il funerale fu organizzato in fretta, tutto era già stato predisposto da Michael stesso, poco prima di morire. Lady Simone pianse qualche lacrima di circostanza,  fingendo un dispiacere che in realtà non provava affatto, ed i figli stettero a testa china e con espressione tirata per tutto il tempo della cerimonia, soprattutto Alan, che forse era quello che più aveva amato il padre.
Alle esequie intervennero molte personalità illustri, parecchi appartenenti alla buona società londinese, qualche generale dell’Esercito di Sua Maestà, e tanti vecchi amici di Pritch, tra i quali Coole, che fissava quella bara di mogano senza battere ciglio, quasi non sapesse bene se ridere o piangere. Moore e Tristan avevano inviato un biglietto di condoglianze ed una corona di fiori, ma non erano intervenuti alla funzione.
Coole non se ne stupì, né li biasimò…un simile evento somigliava troppo a qualcosa che sarebbe potuto capitare anche a loro, di lì a breve, per riuscire ad assistervi di persona.
All'apertura del testamento la contessa non fu altrettanto discreta e controllata. Completamente fuori di sé, strepitò contro il notaio nel momento stesso in cui venne a sapere che tutti i beni pecuniari del marito sarebbero stati divisi in parti eguali tra i tre figli, che le proprietà immobiliari sarebbero andate ad Alan, il primogenito, così come i domestici, e che solo i gioielli e la casa nelle campagne gallesi, insieme ad un piccolo vitalizio, sarebbero spettati a lei.
Una miseria! si lamentò la nobildonna tra l'indignazione generale.
In ultimo il notaio, dopo aver congedato gli altri convenuti, rimase da solo con Lord Coole per parlargli della parte di eredità destinata solo e unicamente a lui.
Facendogli segno di accomodarsi, gli consegnò una lettera ed un cospicuo assegno.
Nella missiva, vergata con l’elegante grafia di Michael, c’era scritto d’interessarsi personalmente affinchè il proprio corpo fosse inumato nel mausoleo di famiglia e di prendersi cura di Billie.
Ah, Mike, amico mio, quale ingenuità… ponderò Coole sorridendo sotto i baffi, mentre lasciava lo studio notarile, incamminandosi sotto l’incessante pioggia di Londra. Credevi davvero che Billie avrebbe fatto come gli avevi ordinato? Che avrebbe continuato ad esistere anche dopo la tua scomparsa? Che stupido sei stato…

continua...

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