Autore:
queenseptienna e
LIVIN DEREVELTitolo della serie: Mechanical Automatism
Genere: Storico, steampunk, romantico, comico, angst
Avvertenze: scene di sesso NON descrittive, slash, storico, tentacoli, robot
Indicazioni generali sulla trama: Billie è un automa piuttosto particolare, nel senso che non gli piace molto obbedire e quando lo fa, non è mai per caso. Il suo padrone, il Conte Pritch, chiederà consiglio al suo amico Edward per trovare un modo di dare una regolata ad un robot che non ne vuole saper di fare il maggiordomo come si deve. Peccato che sia così sexy, anche se è un automa...
La mattina giunse fin troppo presto e con un sole acceso e nitido che gli ferì quasi gli occhi. Michael mosse la mano come se volesse spegnere l'astro celeste, ovviamente senza riuscirci.
Mugolò per la sveglia poco discreta e si rigirò tra le lenzuola alla ricerca di qualcosa da abbracciare, che però non trovò. Con uno sbuffo nervoso sollevò il capo, guardandosi in giro spaesato. Di Billie, ovviamente, nessuna traccia.
Con un gemito si mise seduto e si passò le mani sugli occhi, ripensando con un senso crescente di ansia a quello che era accaduto in quella stanza poche ore prima.
Sì, aveva intrattenuto il suo robot nelle sue stanze. Aveva copulato con un androide. Aggiungendoci l'atto di sodomia ce n'era abbastanza per andare dritto dritto alla forca.
Ma era davvero un reato avere un amplesso con un umanoide? In fondo non si poteva proprio considerare sodomia vera e propria, siccome non era un uomo, oppure era il gesto in sé che era da punire e non contava con chi?
Quindi poteva sodomizzare anche un coniglio, che il suo venerabile collo sarebbe stato comunque da stritolare?
Forse era il caso di smettere di porsi domande idiote.
Scosse la testa e realizzò che per vestirsi avrebbe necessitato del suo maggiordomo.
E il suo maggiordomo era Billie.
Suonò comunque il campanello, tanto valeva tagliare la testa al toro e affrontarlo direttamente. Attese qualche secondo, dopodiché Billie sbucò dalla porta nel suo solito sconclusionato modo di fare, perfetto nel suo maggiordomesco abito.
Era semplicemente quello che era, un robot.
Michael deglutì a vuoto e lo fissò negli occhi - Aiutami a vestirmi. -
- Sì, padrone. -
Milord si chiese se a Billie importasse qualcosa di quello che avevano fatto, o se nemmeno se lo ricordava. Avrebbe voluto chiederglielo, ma aveva il terrore della risposta.
Così, preso da tutte quelle paure, si lasciò vestire in silenzio. Comunque avvertiva una certa tensione, poiché Billie non era mai stato così perfetto e collaborante.
Proprio lui, il robot più scansafatiche del mondo!
Alla fine, quindi decise d'infilarsi le scarpe da solo, si decise.
- Billie. -
- Sì, padrone? -
- Billie... Tu... Ricordi qualcosa di ieri sera? -
L'androide arricciò la bocca morbida in quella che era palesemente una smorfia di fastidio - Signore, io mi ricordo qualunque cosa mi sia accaduta intorno, possiedo un disco rigido di memoria da... -
- Sì, Billie, ho compreso. -
- Allora cosa me lo chiedete a fare? -
- Perché sei un robot supponente! - sbottò Michael accigliandosi, a quanto pareva l'impertinenza non era stata intaccata nemmeno lontanamente - Bene, visto che ti ricordi, che impressioni hai? -
A quel punto l'altro lo fissò con un'espressione che si poteva definire solo stupita. E anche un po’ stupida.
- Signore, io... -
Ah ah! Sei in difficoltà adesso, bastardo!
- Signore, io non so cosa dire, solo che... Siete molto bravo, ecco. - mormorò cautamente. Quello era un discorso potenzialmente pericoloso, sia per l’integrità del suo involucro che per l’ego smisurato del suo padrone.
Michael alzò le sopracciglia.
- Bravo? - ripeté scettico - Come fai a dire che sono bravo? L'hai già fatto con qualcun altro? -
- No, assolutamente! - si affrettò a rispondere, agitando le mani - No no, è che... Insomma, a me... E' stato... Mi è piaciuto... Un sacco! -
Il conte piegò la testa di lato, assottigliando lo sguardo. Quel diavolo di affare non gliela raccontava giusta.
Billie riusciva a mantenere lo sguardo fisso solo perché non era programmato a fare altrimenti, in caso contrario, nel suo intimo, avrebbe davvero voluto sprofondare per la vergogna.
- Mi stai dicendo la verità? - domandò Mike.
- Assolutamente sì, signore. -
- Com'è stato? -
Billie fece una smorfia impercettibile, che durò solo un secondo, e deglutì, anche se non poteva realmente farlo.
- Me… meraviglioso, signore. Mai provato nulla del genere. -
Pritch lo fissò ancora di traverso, poi scosse la testa - Vieni, voglio fare colazione. -
Michael uscì dalla camera, seguito da un Billie a testa bassa, con due occhi che sembrava avessero visto cose che avrebbero imbarazzato anche il peggiore dei libertini.
Quegli stessi occhi in quel momento si erano fissati sul fondoschiena del suo padrone e non avevano nessunissima intenzione di schiodarsi da lì. Indubbiamente gli si era inchiodata una rotella...
- Billie! - Il suo nome, ruggito da Michael, lo risvegliò di colpo, alzò la testa, pronto a scappare via.
- Sì, signore? -
- La colazione. -
- Sì, signore. La colazione. -
- Vai in cucina a prendere la colazione. -
- Sì, signore. -
Mike si strinse forte la radice del naso - Mi sa che quello che è successo stanotte ti ha fatto diventare solo più stupido. -
Billie per poco non sbatté contro la porta che dava in cucina, per poco non investì la governante rischiando di trinciarle i tentacoli con i piedi, che ovviamente gli lanciò qualsiasi improperio conoscesse, e inventandone di nuovi, e per poco non si ammazzò per terra trascinando con sé la colazione.
Alla fine riuscì a portare tutto in tavola, forse solo un po' più strapazzato del solito.
Si sentiva strano, agitato, quasi come se qualcuno avesse infilato le mani nei suoi ingranaggi e rimescolato tutto quanto senza pietà alcuna.
Se fosse stato umano avrebbe potuto usare una vasta gamma di parole per descrivere le proprie sensazioni, cose molto romantiche tipo “farfalle nello stomaco” (ma lui non possedeva nemmeno un apparato digerente funzionante), ma dato che era fatto di ferro, l'unica cosa che rendesse bene l'idea era svalvolato.
Michael passò metà della mattinata a chiedersi se quello che aveva fatto non era stato un errore, nel senso che sembrava avesse mandato in tilt qualsiasi contatto di Billie.
Quando si ritirò nel suo studio a sbrigare alcune pratiche, rimase in perplesso ascolto dei rumori che indicavano Billie che inciampava, Billie che fracassava in terra un vaso Ming, Billie che passava senza accorgersene sopra i tentacoli di Miss Tender per l’ennesima volta, aggiungendo grida su grida al già forte rumore, Billie che vagava come un'anima in pena per tutta la casa.
Ci è sfuggito qualcosa... Meditò Lord Pritch, grattandosi la fronte, mentre si alzava e usciva dalla porta, ben deciso a cercarlo e tentare di sistemare la faccenda prima che quel robot confuso gli distruggesse la dimora con la sua sbadataggine.
- Billie. - Lo chiamò una, due, tre volte prima di trovarlo, e il maggiordomo lo colse mentre lucidava i vetri di una cassettiera con un panno smerigliato, con un risultato non esattamente straordinario - BILLIE! -
- EH! - esclamò lui, colto alla sprovvista, sbattendo l'anta e rischiando di incrinare tutto.
Il panno gli cadde in terra, lui vi mise un piede sopra e così Michael finì con il sedere a stretto contatto con il pavimento e il suo osso sacro non fu affatto felice della conoscenza.
- Padrone! -L’automa si gettò verso di lui, inciampando a sua volta e finendogli sopra come un sacco di patate.
Michael sospirò paziente, o almeno ci provò - Billie. Ti vedo molto distratto... -
- No! - replicò lui mettendosi in ginocchio con aria compita, ma imbarazzata - E' solo un caso! -
- Non prendermi in giro, sei peggio di prima ed è tutto dire! -
Lord Pritch si limitò a sfiorargli una guancia con la punta delle dita - Alzati. -
Billie miracolosamente ci riuscì senza fare eccessivi danni, se non sbattere a terra tre bicchieri di cristallo, appartenenti ad un servizio di una lontana ava di Lord Michael.
- Billie, tu sei turbato! - esclamò respirando forte.
- Cosa glielo fa pensare? -
- Prima distruggevi solo mezza casa. Ora sei passato a distruggerla del tutto. Cosa c'é, Billie? Non ti è piaciuto quello che abbiamo fatto? Sei così in ansia per questo? -
Il maggiordomo lo fissò con intensità, perché se avesse parlato avrebbe sicuramente balbettato.
- No. -
- Come no?! - sbottò Michael completamente spiazzato.
- No nel senso sì! - si affrettò lui a chiarire - Non perché non mi sia piaciuto, perché a me è piaciuto molto! -
- E quindi...? -
L'androide, a disagio, distolse lo sguardo - Io non posso provare quello che avete avvertito voi. Non so se quello che ho sentito io sia reale come quello che sentite voi. -
- Ma cosa te ne importa?! - replicò di getto, accorgendosi solo dopo che non era affatto cortese - No, scusa... Voglio dire, non importa, quello che hai provato non va paragonato a me, è una cosa solo tua, solo tu puoi dire quanto sia stato bello, nessuno può darne una misura. -
L'altro parve pensarci su un secondo, poi rispose piano - Allora è stata una cosa meravigliosa. -
Michael ghignò, posandogli un bacio lieve sulle labbra morbide - Allora va bene così. Smettila di essere agitato e vieni con me, andiamo da Lord Edward. -
- Da Lord Edward? - ripeté - Perché? -
- Sant'Iddio, Billie, è il mio più caro amico, è ovvio che voglia andare a trovarlo! -
Il robot annuì compito. In realtà non gli piaceva molto Lord Edward. Quel tizio non era né carne né pesce, né robot né umano, e soprattutto lo guardava come se fosse qualcosa di delizioso da gustare.
Ma naturalmente non si rifiutò, un po' perché il terrore di essere smontato, venduto o chissà cos'altro gli circolava ancora nei circuiti, un po' perché non voleva contraddire chi gli aveva fatto toccare il cielo solo alzando un braccio.
E poi, ragione un po’ più labile, il padrone gli aveva dato un ordine.
- Sì, padrone. - poté solo mormorare, mentre Michael annuiva serio ed usciva dalla stanza con passo cadenzato.
Billie scosse la testa, quasi a rimescolare le rotelle. Era pazzo, cos'era quell'emozione che sentiva? Possibile che gli battesse... Il cuore? O quell'ammasso di circuiti un po' deformati che aveva piantato nel petto aveva dei problemi?
- Billie! -
- Arrivo padrone! - rispose avviandosi a passo svelto.
Per una volta tanto si ricordò dei suoi compiti da maggiordomo e fece preparare la carrozza. Tanit, lo stalliere, lo fissò male, ma alla fine obbedì. Billie aveva sempre avuto il sospetto che quel tipo ce l'avesse a morte con lui, perché povero piccolo robottino, se ne stava in casa con una livrea indosso mentre lui infilava le braccia fino ai gomiti nello sterco di cavallo.
Billie non aveva nemmeno idea di che razza di lavoro fosse lo stalliere, quindi non capiva nemmeno perché fosse così tanto ostico nei suoi confronti, ma in quel momento gliene importò davvero poco.
Fece preparare tutto il necessario per l'uscita. Per la prima volta nella sua esistenza si preoccupò di disporre personalmente in carrozza una coperta per coprire le gambe di Lord Michael.
Miss Tender, la governante, lo vide e non poté esimersi dal punzecchiarlo - Ah, finalmente ti decidi a lavorare! -
Lui non rispose, non aveva voglia di cedere a delle stupide frecciate, e non aveva tempo.
- Certo, ieri notte hai fatto un chiasso immane, spero proprio che il Lord decida finalmente di spedirti a dormire nella rimessa. - riprese lei.
La schiena dell'automa si irrigidì di colpo. L'unico casino che aveva fatto quella notte era stato proprio con Lord Pritch, e di rumore ne aveva fatto parecchio anche lui.
Che li avesse sentiti insieme? Quello sarebbe stato terribile.
- Eh già, aspetterò. - rispose a disagio.
La governante lo squadrò sotto i baffi che, nonostante fosse una mutante tentacolata, aveva lo stesso. Una sforbiciata a quella barbetta da vichingo sotto il grosso naso non sarebbe stata una pessima idea e sicuramente la mutante ne avrebbe giovato parecchio sotto l’aspetto fisico.
Cosa gli stava nascondendo il bastardello metallico?
continua...