[Shame] Hold your breath and count to ten (then fall apart and start again)

Feb 22, 2020 21:29

Personaggi: Brandon Sullivan/Sissy Sullivan
Rating: NSFW
Genere/warning: het, omegaverse
Wordcount: 4050
In cosa questa fic consiste: Brandon va in calore e cerca disperatamente sua sorella.
Note: maronna, che infamia. M3, con omegaverse - teatro - ossessione. Cia'.


Oggi è un anno che Sissy è uscita dall'ospedale e Brandon si è svegliato con un'irrimediabile voglia di scoparla. Nei suoi sogni erano di nuovo nella casa in Irlanda - una canzone sull'IRA infiltrata tra le fughe delle mattonelle, un campanello che sua madre suonava quando era malata e voleva che suo marito facesse qualcosa per lei - e Sissy cantava in una lingua che non conosceva - greco? Russo? Qualcosa con un alfabeto a lui estraneo - e aveva i capelli lunghi, e lui se ne riempiva le narici e, appena se ne era ubriacato, gli entravano nei polmoni per soffocarlo; quando Sissy se n'è accorta, si è piegata su di lui col viso rilassato in un'espressione morbida e dolce, gli ha accarezzato la guancia dicendo che era la sua ricompensa. E lui si è svegliato col cazzo duro e la piena intenzione di fotterla il secondo dopo averla vista.

Ma Sissy non è in casa e il suo letto è intatto: Brandon si rende conto che non sa dove sia da ieri mattina, quando hanno fatto colazione insieme da Starbucks prima che lui andasse al lavoro e lei dovesse... lei dovesse cosa? Un palloncino gli scoppia in faccia, non ha idea di cosa faccia sua sorella tutto il giorno. Sa che non lavora, pensa che nemmeno lo stia cercando; sa che vede uno psichiatra pagato da lui una volta a settimana - ma sa solo che ci va, non sa se effettivamente parlino, se stia servendo. (l'ha incontrato due volte, il dottor Anderson, un uomo poco più vecchio di lui, seduto dietro una scrivania di mogano davanti alle mura spoglie fatta eccezione per le lauree e i certificati, voce pacata e una r che tradiva un'infanzia francese; immaginava Sissy cercare di connettersi a lui tramite quello, i primi anni di vita passati in Europa, nel verde, perché Sissy presuppone sempre il proprio vissuto sugli altri, e la campagna che circondava la loro casa è la stessa per tutti i bambini) Di cosa parlano per un'ora a settimana? Lui è mai il soggetto delle loro conversazioni? E di cosa lo accusano? Perché non riesce ad immaginare che Sissy non lo accusi di qualcosa, lei che è così brava a trovare le colpe negli altri e cieca, capricciosa davanti alle proprie. (“Mi hai lasciato da sola! Sapevi benissimo che non potevi lasciarmi da sola, eppure lo hai fatto! Non sono mai stata importante per te, o sarei stata il primo dei tuoi pensieri! Sono tua sorella, hai solo me, come puoi pensare ad altro? Come riesci a farlo?”) Cerca di ricordare se lei gli abbia parlato di amici, di passatempi, attività per riempirsi le giornate; ma ricorda cene mute, sottofondo di Sinatra o dei film di Fred Astaire e Ginger Rogers. (“Balla con me,” gli ha detto una volta, voce rosata di vino, labbra ancora scure di un rossetto che lo ha supplicato di comprarle, quaranta dollari che Brandon ha speso senza battere ciglio; “Balla con me,” gli ha ripetuto quando lui ha fatto finta di non sentirla, solo per avere la scusa per farsi toccare da lei, perché lo trascinasse per un braccio nel mezzo del salotto, Cheek to cheek nell'aria, e Sissy gli ha messo le braccia attorno al collo, lo ha fatto piegare alla sua altezza. “Scusa se sono così,” ha sussurrato con un piccolo singhiozzo, “scusa se sono nata storta, se sono marcia.” La lingua di Brandon bruciava per le parole che non riusciva a pronunciare.) In un anno Sissy ha imparato a cucinare, è diventata creativa, e molte sere c'era un esperimento ben riuscito in tavola; Brandon sta cercando di incastrarsi in questa imitazione di vita domestica, di zittire quella falla dentro di sé che continuava a rantolare Altro! Altro! Chiedile altro, pretendilo, prenditelo!. Ci sono state altre sere in cui non è tornata a casa senza un avviso, e il giorno dopo le urla non erano servite a niente, a niente le minacce di cacciarla di casa, di riprendersi ogni piccola concessione che le aveva fatto - strappare i vestiti nuovi, buttare il cellulare dalla finestra, ridurre in polvere la sua tazza preferita; ma lei lo aveva guardato con quei suoi occhi enormi, tristi, belli da piangere, e gli aveva mostrato un polso, la cicatrice di un rosa scuro, liscia come una caramella. No, non lo farai, sembrava dire. E lui non lo faceva.

Chiamarla al telefono è inutile; se non è tornata non vuole essere raggiunta. Ma con chi è? Con chi ha passato la serata? D'un tratto il pensiero che qualcuno condivida la sua aria e che quel qualcuno non sia lui gli fa pizzicare la pelle, scaglie di rabbia elettrica gli spuntano sulle braccia, isteriche. Dov'è? Dov'è? Dov'è? Perché non è qui, con le braccia e le gambe aperte, pronta per lui? Gli si rivolta lo stomaco; si piega sulla sedia, il respiro si fa pesante, rapido.

(un campanello comincia a squillare nella parte del cervello che cerca sempre di mettere a tacere: sei in calore, omega del cazzo, e hai bisogno di qualcosa che ti riempia, perché è la tua natura di merda.)

Prende comunque in mano il cellulare, cerca il suo numero, aspetta quattro squilli prima di lanciarlo contro il muro, spaccandolo. Stupidi cellulari del cazzo. Ci dovrebbe essere Sissy, contro quel muro.

(piccolo patetico omega del cazzo.)

Va in bagno, riempie il lavandino di acqua fredda e ci immerge completamente il viso, rimane per qualche secondo sott'acqua. Non si farà comandare dagli eventi, riprenderà le redini di se stesso, del suo corpo e del suo cervello.

(ma dov'è Sissy? Dov'è Sissy dov'è Sissy dov'è Sissy dov'è dov'è dov'è -)

Prende la borsa, prende le chiavi, prende la scheda del cellulare; ne comprerà uno per strada, fosse anche un vecchio Nokia 3310. (se la giornata continuerà così ha bisogno di qualcosa che non si rompa facilmente come gli smartphone moderni.) Sbatte la porta di casa così forte da far tremare il muro.

La corsa in metropolitana è lenta ed agonizzante, e si rende conto che la vocina nella sua testa aveva ragione; uomini e donne lo guardano più del solito, qualche coraggioso gli si è avvicinato per sentire il suo odore il più discretamente possibile, fallendo, e a scambiare qualche parola. A Brandon di solito basta alzare lo sguardo, benedetto com'è stato da una mascella ben disegnata e occhi duri, ma oggi qualcosa deve averli ammorbiditi, o forse il suo odore è troppo forte perché nessuno retrocede, cercano tutti di avere il suo numero o di toccargli un braccio, una mano, ed un uomo fa scivolare la mano tra le sue gambe distrattamente, come se non fosse sua intenzione. Quando Brandon gli tira un pugno sul naso e vengono separati dalla folla, l'uomo strilla che gli omega dovrebbero stare tutti a casa quando hanno le loro cose, che non possono andare in giro a tentare alfa onesti e meravigliarsi quando qualcuno cede. Brandon sputa nella sua direzione prima di uscire.

(dov'è Sissy? Dov'è Sissy dov'è Sissy dov'è Sissy dov'è dov'è dov'è -)

Al lavoro lo mandano a casa un'ora dopo il suo arrivo. Una donna (alta, cosce sode e tornite, carnagione di un delizioso caramello che Brandon ha sempre desiderato leccare, sguardo di chi è abituato ad essere sempre ascoltato quando impartisce un ordine) lo rimprovera velatamente di essere uscito senza niente che mascherasse il suo odore, che non ci si può presentare in un ambiente professionale in quella maniera. È un'alfa, e Brandon riconosce il liquido dentro i suoi occhi. Sta quasi per cedere, per offrirsi per una sveltina in bagno (non riesce a ricordare di essersi mai offerto come omega, come parte passiva, ma adesso non gli interessa non avere esperienza, vuole farsi sopraffare da qualcosa, da qualcuno, e una scopata senza significato per farsi usare sembra adatta allo scopo) ma il viso di sua sorella gli si apre davanti agli occhi come un virus, come una radice infetta, e allora prende la sua borsa in silenzio, si mette la giacca addosso e passa di fianco alla donna, che apre le narici per inalare il suo profumo.

Decide di camminare, di andare a comprare il cellulare. Dovrebbe comprare qualcosa che mascheri il suo odore, ma non gli interessa, irrazionalmente spera di arrivare a sua sorella in quel modo, tramite il vento, e che venga richiamata e lo raggiunga ovunque essa sia. Si chiede se sia ancora a New York, se non sia salita sul primo treno per Atlanta, se non abbia preso un traghetto; la immagina sul ponte, il vento tra i capelli adesso lunghi - e immagina scoparla piegata contro la ringhiera, umida e calda e morbida sotto le sue dita - e poi c'è lui in ginocchio, lei che lo lecca fino a fargli cedere le braccia, e tutti sul traghetto li guardano, chiedono a Sissy di avere il proprio turno con lui, scoparlo fino ad ingravidarlo come il piccolo inutile omega che è, ma lei ringhia come una tigre, lo porta via, lo -

“Il suo telefono, signore.”

Il ragazzo lo riporta a terra; giovane, dalla pelle fresca, il classico esempio di omega che utilizzano sui libri di biologia. Irrazionalmente lo irrita, perché odia che esista qualcuno la cui natura è così palese, scritta sul corpo, come se stesse chiedendo che qualcuno si approfitti di lui. Ha le ciglia troppo lunghe, i polsi troppo sottili; non ne vede i fianchi, ma è sicuro che siano pieni e pronti a continue gravidanze. Ha persino i capelli lunghi, e Brandon glieli vorrebbe strappare. Abbi una dignità, vorrebbe urlargli, non arrendersi alla natura di merda, vai in palestra, diventa un uomo, non solo un omega del cazzo, non farti andare bene essere un giocattolo. Prende il cellulare senza una parola, esce velocemente dal negozio. Infila subito la SIM, prova a chiamare Sissy, che di nuovo non risponde. Si trattiene dal spaccarlo contro l'asfalto. Gli viene in mente che Sissy ha degli account social che aggiorna spesso e che lui ha sempre ignorato, più per capriccio che altro - voleva le notizie di prima mano e voleva che lei desiderasse attivamente condividerle con lui.

(Sissy ha passato due mesi a letto, quasi senza muovere nemmeno un dito. Lui le portava da mangiare, qualche volta ha cercato di imboccarla, ma era troppo irritato da quel suo malessere, come se potesse infettarlo solo standogli vicino. Ma lei ogni tanto gli parlava, voce bassa e febbrile, gli raccontava degli anni che hanno vissuto separati, di tutte le volte che ha cantato agli angoli delle strade, di quella volta che è entrata in una casa deserta e ha razziato il frigo, del sesso che ha offerto e quello che si è presa, e il cervello di Brandon è esploso in coriandoli e fuochi d'artificio, pieno di fotografie come un album di cento matrimoni. Ma non l'aveva toccata perché era malata, troppo debole, e lui voleva che lei reagisse, che lo godesse a pieno come un buon pasto. Non aveva ancora avuto un calore in sua presenza; la sua biologia aveva avuto pietà di lui.)

Alla fine ha optato per uno smartphone, e accede subito a Facebook, poi a Twitter, poi ad Instagram - ed è lì che trova una foto di un palcoscenico, taggato come un teatro che, a detta di Google Maps, è a sette chilometri di distanza da dove si trova. Si mette a correre fino a quando gli si squarciano i polmoni e, quando entra sbattendo la porta contro il muro, Sissy è sul palco vestita da ragazzo, nel mezzo di un monologo di Romeo. Diverse persone si girano verso di lui, inebriati dal suo odore - vorrebbe strapparsi la pelle di dosso, sanguinare sopra il loro naso. Incontra lo sguardo della sorella, che è bellissima anche con una parrucca nera, corta e riccia, e il mondo attorno a lei si annienta, si oscura, come scontornato.

“Brandon?”, dice lei, carica di sorpresa; butta la parrucca per terra, gli si avvicina a lunghi passi svelti. Anche lei deve aver percepito il suo calore, e il suo primo istinto è quello di prevalere sul resto dei predatori. “Cosa ci fai qui? Non dovresti essere al lavoro?”

L'improvvisa ed imprevista vicinanza di Sissy lo destabilizza un attimo, come un regalo tanto agognato che si rivela essere più complicato di quanto pensassi; baciarla è il desiderio base, ma può farlo adesso? Che gli altri sappiano che sono fratelli non è nemmeno il decimo pensiero che gli passa per la testa, pensa di più alla reazione della gente in quanto assortimento vario di alfa - sono una razza possessiva, territoriale, che ha costante bisogno di primeggiare. Se si offrisse a Sissy in quanti minuti ci sarebbe qualcuno a cercare di accaparrarsi un pezzo di lui?

“E tu cosa fai qui? Perché non sei tornata a casa, ieri sera?”

Lei si guarda attorno, si rende conto degli sguardi che stanno attirando; gli mette una mano sul braccio, comincia a spingerlo lontano. “Forse è meglio se ne parliamo in privato.”

Lo trascina fino al proprio camerino - quindi non è la prima volta che ci va, è una scelta seria. Da quanto tempo lo frequenta? Vuole fare l'attrice? Non canta più? Si meraviglia di riuscire a comporre una serie così estesa di pensieri razionali.

“Perché non c'eri stamattina?”, le chiede di nuovo, con una sfumatura disperata che lo fa vergognare. Sissy si passa una mano fra i capelli, ha gli occhi che bruciano.

“Sapevo che stavi per andare in calore, non potevo stare nella stessa casa.”

“Mi sembrava un motivo eccellente per rimanere, invece.”

(Scopami, scopami, scopami, scopami scopami scopami.)

Le narici di Sissy si allargano un attimo, e Brandon non capisce se è per la rabbia o per la stessa cosa appiccicosa che gli si sta allargando nel petto.

“Non credevo fossimo arrivati a questo punto.”

Sissy si tiene a distanza, riflette i movimenti di Brandon che attraversa la stanza come una tigre in gabbia. Lo spazio è piccolo e lui sente il corpo espandersi, spingere contro le pareti.

“E quale sarebbe questo punto, Sissy?”

“Quello in cui possiamo scopare.”

“Come se non fosse quello che hai sempre voluto.”

“Certo che -” si interrompe, percependo il pericolo delle proprie parole. Brandon desidera solo una nudità generale - dei loro corpi, dei loro discorsi. L'ipocrisia gli pizzica la pelle come un'allergia, gli gonfia la gola. Prima che sua sorella possa parlare di nuovo l'ha spinta contro la porta, ma prima che possa baciarla (o strapparle le labbra coi denti, o una libbra di carne dal collo) lei gli ha bloccato il viso con la mano. “Non mi toccare.”

Brandon si immobilizza, le dita di Sissy gli sfrigolano contro la pelle. “Perché?”

“Perché non puoi decidere sempre tu e aspettarti che io mi pieghi al tuo volere. Non funziona così.”

C'è un verso di gola che gli esce dalle labbra; si inarca leggermente verso la porta, cerca di evitare il suo sguardo ma la stretta di Sissy si fa più forte attorno al mento. “Guardami quando ti parlo.” La sua natura si sta facendo largo tra le sue parole, venandole la voce, e Brandon sente le proprie cellule attratte verso di lei.

“Ti sento anche se non ti guardo.”

“Ma io voglio che mi guardi, e voglio che ubbidisci.”

Alza di scatto la testa, contrariamente alla propria volontà, e sorride debolmente, un ghigno che dovrebbe essere strafottente ma è troppo ripiegato su se stesso per essere convincente. “Ti stai comportando come una vera alfa, brava, nostro padre sarebbe orgoglioso di te.”

“E vedo che sta avendo il suo effetto,” dice lei beffarda, spingendo una coscia tra le sue. Gli scappa un altro gemito, appena più acuto.

“Pensavo non dovessimo toccarci.”

“Ho detto che tu non devi toccarmi, io posso fare quello che voglio.” La sua voce, di contro, è più bassa, sciropposa, semina pelle d'oca su tutto il corpo di Brandon, che non ha mai desiderato tanto che qualcuno lo scopasse come in questo momento.

“Te lo godi proprio il tuo ruolo, mh?”

“Direi di sì,” sorride, spingendo più forte, “è divertente vedere il tuo corpo rispondere così perfettamente al mio.”

Vorrebbe buttarsi ai suoi piedi, supplicarla di prenderlo; vorrebbe attorcigliarsi attorno a lei come un serpente addomesticato. Si morde le labbra, inabile a proferire parola alcuna. Sente il corpo di gelatina, le ossa risucchiate, sbriciolate. Perché non la smette con i suoi giochini del cazzo e lo scopa lì, contro il muro?

“So che cosa vuoi,” sussurra lei, le labbra troppo vicine alle sue, “ma non posso prenderti se non mettiamo in chiaro le cose.”

“Non -” sente la voce tremare, serra i pugni per fermarsi, “non abbiamo mai messo in chiaro niente ed è sempre andato bene.”

“E lo faremo adesso.” Schiaccia il seno contro il suo petto, la pancia contro la sua pancia. Adesso è immobile. “Io non scapperò, e tu non mi respingerai più. Ti toccherò solo a queste condizioni.”

“Ti rendi conto che non sono in grado di dare davvero il mio consenso a questa cosa?”

“Pensi che io ne sia in grado?”

“E allora cosa stiamo facendo?”

Anche l'odore di Sissy è inebriante, gli solletica le narici. Vuole immergere il viso nei suoi capelli, ma lei lo tiene ancora nella sua stretta. “Dimmi solo che sei d'accordo. Sono sicura ci sia qualcosa di razionale in te, nonostante tutto.”

“Qualsiasi essa sia è andata a fuoco.”

“Dimmi di sì,” insiste lei, una vaga risonanza disperata nella sua voce che Brandon beve tutta d'un sorso, “dimmi solo di sì, e ce lo faremo andare bene per adesso. Sto per impazzire. Ti prego, dimmi di sì.”

Lui annuisce più volte, e lei gli morde la mascella. “Con le tue parole.”

“Così puoi illuderti che --”

“Sì. Ubbidiscimi. Dammi il tuo consenso a voce.”

Ha la voce rossa, che lo intrappola. Brandon si schiarisce la gola, deglutisce prima di parlare: “Sono tuo, e tu sei mia. Non scapperò più.” Le parole sono enormi, fuggono alla sua bocca come api impazzite; le intende, le riconosce come sue, ma pesano nell'aria.

“Non è quello che ti ho chiesto di dire,” risponde lei, dopo un battito.

“Ma è quello che volevi dicessi.”

Sissy lo guarda per un attimo, deglutisce a sua volta, e si spinge dentro la sua bocca, tenendogli ancora il viso tra le dita, baci passionali e bagnati. Brandon si deve staccare quando gli manca il respiro. “Ti prego -”, geme, non sapendo bene per cosa la stia supplicando - ma c'è un bisogno dentro di lui che ha sete e fame ed è interamente fatto di disperazione. Sissy gli tira i capelli per fargli piegare il collo, attende che Brandon la supplichi di nuovo - e lui lo fa, ovviamente, e lei lo morde e lo lecca, e non c'è mai stata una sensazione migliore nella sua vita. Ogni suo atomo canta al contatto con lei.

Sissy fa scivolare la mano libera dietro i pantaloni, dentro le mutande. Fa un rumore osceno.

“Oh,” sospira, la voce dolce e simpatetica, “il mio povero fratellino. Sei così bagnato. Da quanto tempo sei senza alfa, senza nessuno che si prenda cura di te come meriti? Deve essere stato così faticoso per te, povero tesoro mio.”

Pensa alle file di donne che si è portato a letto, alfa e beta e qualche omega, quando era disperato e il corpo rimbombava e squillava come la campana arrugginita di una torre. Nessuna che rimanesse con lui - nessuna che lui volesse accanto, perché - perché? Perché il corpo non mente e quel posto ha sempre avuto una forma precisa. Si sente in un qualche modo piccolo, senza contorni precisi, con un peso specifico e costante, pronto affinché Sissy lo pieghi e se lo metta in tasca, sotto il cappello.

Sissy dissemina baci lungo la mascella, e ha le labbra fresche che gli danno sollievo. “Povero il mio Brandon che ha aspettato tutto il giorno che io lo trovassi. Mi hai aspettato, vero? Non sopporterei il pensiero che tu abbia speso una parte del tuo calore con qualcun altro.”

C'è un sottofondo così possessivo che lo fa tremare, che si appella alla sua natura, la quale preme contro l'ugola perché qualcuno si prenda cura di lui, che lo tenga al proprio fianco come un accessorio grazioso, che lo faccia sentire al sicuro. È patetico e disgustoso e la sua mente obnubilata non desidera altro, in questo momento.

Ha la lingua che è tutta un nodo, allora annuisce muovendo leggermente il capo. Tu, tu, c'eri solo tu. Non riesce a credere di aver mai pensato a qualcun altro o qualcos'altro che non fosse Sissy.

(aveva dodici anni, Sissy, quando si è presentata come alfa; Brandon si era sentito sollevato per un attimo, perché pensava di aver trovato la spiegazione alla sua attrazione, ai desideri che gli colavano dalle dita. Era semplice biologia e basta. Il suo mondo era stato fatto a pezzi quando si era reso conto che, solitamente, gli impulsi biologici vengono meno quando c'è di mezzo un legame famigliare. Ma niente aveva fermato i suoi sogni bagnati, all'erezione che gli provocava l'odore che lei gli lasciava sui vestiti, nella camera quando, innocente come una neonata, gli si infilava nel letto di notte, quando diceva di aver avuto un incubo - e lui sentiva il suo seno premuto contro la schiena, contro il braccio, il suo sesso caldo contro la coscia. Allora quel bisogno profondo gli trivellava lo stomaco, doveva mordersi la mano per non toccarla, perché se solo l'avesse sfiorata, se solo le avesse dato un bacio sui capelli, chi diceva che si sarebbe fermato? Come avrebbe potuto farlo? Non poteva far passare neppure una goccia, se non voleva che l'intera diga crollasse, inglobando la città.)

Cerca di metterle le mani sotto la maglietta ma lei gli prende i polsi, glieli rimette al loro posto.

“Girati e piegati.”

Qualcosa in lui risuona, fa il rumore preciso delle cose che si mettono al loro posto. Non può far altro che ubbidire, mordendosi le labbra a sangue. Appoggia le mani sulla porta e Sissy gli abbassa, in un colpo, pantaloni e mutande.

“Apri bene le gambe, fatti vedere per bene, tesoro.”

La porta è fresca contro la fronte, e anche adesso ubbidisce, perché non vuole fare nient'altro nella vita, vuole che ogni istante sia ridotto a questo, a Sissy che gli ordina come muoversi, come vestirsi, cosa mangiare, cosa pensare. Vuole che Sissy sia a capo della sua intera esistenza.

Lei gli bacia la nuca, la base del collo, e Brandon rabbrividisce, le cosce nervose e in attesa, ma Sissy non perde altro tempo con preliminari inutili, e lo penetra con due dita, senza trovare resistenza alcuna. Comincia subito a muoversi velocemente senza dargli tempo di adattarsi all'intrusione (non ammette a se stesso che avrebbe potuto infilargli dentro un pugno intero e non avrebbe avuto difficoltà), strappandogli lunghi gemiti di gola che riempiono la stanza, gli impregnano la pelle. Brandon è bagnato e aperto, lo è da tutto il giorno, e Sissy è bianca e bella e dolce e oh così brava con le dita. Quanti omega si è scopata? Quante persone ci sono state prima di lui? Vorrebbe rintracciarli tutti, strappare loro il collo coi denti e le unghie.

“Come sei bello, Brandon, come mi prendi bene,” mormora lei con la voce che gli si appiccica alle orecchie, alle tempie, mentre infila un terzo dito. Ogni pensiero rabbioso, geloso, si sfuma in quello, nella sua spinta senza pietà, nella ricerca spasmodica di strappargli ogni volta un gemito più forte degli altri - e ci riesce, perché Brandon sente il corpo espandersi, farsi ricettacolo di un piacere volgare e dallo stomaco infinito.

Viene con uno strappo, aperto come una stella tremante. Sissy gli è addosso, le labbra ovunque, che lo stringe ed accarezza. Lui vuole altro, altro, altro.

“Non posso farti uscire di qui in queste condizioni,” la voce è arrochita, frastagliata, “fino a quando non chiude il teatro - rimarremo qui,” come se lui fosse nelle condizioni di poter fare altro.

Lo obbliga a girarsi, lo fa mettere in ginocchio, spingendogli la testa, e si alza la gonna, rivelando le mutande fradicie. “Fammi venire in fretta, da bravo.”

Brandon, grato, affonda in lei, stringendole le cosce. È circondato dal suo odore, dal suo calore, ed è quello il suo posto nel mondo.

film: shame

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