[Suits] \o\

Feb 07, 2015 16:11

Fandom: Suits
Titolo: // (ci penserò poi)
Personaggi: Mike Ross, Harvey Specter
Rating: nsfw
Genere/warning: slash, pwp, relazione adulto/minore
Wordcount: 2560
In cosa questa fic consiste: porno.
Note: scritto per la m2 del cowt \o\

Era una di quelle domeniche tranquille, una di quelle che aveva preso l'abitudine di trascorrere da Harvey; arrivava tardi, il sabato sera, a volte piuttosto brillo - guadagnandosi il suo rimprovero perché era giovane e rischiava di fottersi il fegato blablabla -, e crollava addormentato sul gigantesco letto del professor Specter, per svegliarsi l'indomani col sole già alto e una sensazione piacevole che si irradiava per tutto il corpo. Gli piaceva l'appartamento di Harvey, l'odore di pulito che aveva sempre addosso, l'idea romantica di un certo tipo di appartenenza, almeno in minuscola parte. Una specie di ritrovo, di tana, che Harvey gli permetteva di colonizzare un millimetro per volta.
Era una di quelle domeniche in cui Harvey aveva casualmente cominciato a correggere i compiti a letto, la mattina presto, così che Mike se lo trovasse di fianco appena sveglio, con ancora addosso una traccia di odore di caffè, che il ragazzo cercava ancora pieno di sonno, trovandola sulle sue labbra o sulle sue dita, che leccava come se l’avesse deciso prima, in sogno. Mike, che non aveva mai avuto il risveglio facile, da quando dormiva lì, gli si appoggiava contro la spalla, grugnendo un buongiorno poco convinto, brucia tutti quei fogli e facciamo qualcosa.
Era una di quelle domeniche che stavano diventando una consuetudine. Harvey dritto contro la testiera del letto, Mike che gli mordicchiava la spalla più come un animaletto che come un ragazzo eccitato. Gli accarezzava la coscia e gli lasciava baci svogliati sul collo, ma più perché non sapeva dove tenere le mani o la bocca. Si sarebbe potuto alzare e leggere, o studiare, o andare a correre, ma gli sembravano tutte opzioni piuttosto crudeli e inattuabili. Se avesse avuto sette anni di meno sarebbe stata pedofilia - intendeva, se fosse stato più giovane avrebbe cominciato a dipingergli addosso. Anzi, pensò, era un’idea piuttosto interessante anche adesso.
“Harvey?”
“Sì?”
“Posso dipingerti la schiena?”
“… scusa?”
“Avrai ben dei pennelli e della china.”
“Perché dovrei e soprattutto cosa vuoi farci?”
“È rilassante.”
“Te lo ha detto Trevor, questo?”
“No, riesco ad avere delle idee anche da solo, grazie tante.”
“L’ultima volta che ti ho sorpreso a fare a pugni hai detto che era colpa sua.”
“Okay, lui ha le idee cretine, io ho quelle belle e intelligenti come me.”
“Pasticciarmi la schiena ti sembra un’idea intelligente?”
“Sì?”
“No.”
“Sei un mostro. È bello. È piacevole, ti dico.”
“Ho detto di no, e poi sto lavorando.”
“Correggendo compiti di bestie ignoranti e incapaci che non sanno elencare nemmeno cinque presidenti senza ricorrere a Wikipedia? Proprio come pensavo di trascorrere la mia domenica mattina.”
“Su, su, ragazzino, prima mi lasci finire prima possiamo fare altro.”
“Dovresti essere più come gli altri professori, che ci riportano i compiti dopo tre settimane quando va bene. A proposito, io come sono andato?”
“Male.”
“Come male?! Non è vero!”
“Lo so, volevo solo vedere che faccia avresti fatto.”
“Fottiti.”
“Modera il linguaggio, Michael.”
“Foooottiiiitiiii. Ah no, hai ragione: la prego di fottersi, professor Specter.”
“Non mi stai incentivando per niente.”
“Niente lo farebbe perché sei vecchio e noioso e mi lasci marcire nella mia noia senza sentirti nemmeno un po’ in colpa.”
“Sì, sì, sì, quello che dici tu.”
Mike sbuffò frustrato e ricominciò a mordicchiarlo. Pensò che se Harvey avesse avuto la sua età ora starebbero scopando. Pensò anche che forse non lo stavano facendo perché Harvey aveva anche altro da fare nella vita oltre scopare. Pensò che avrebbe voluto un bel ragazzo della sua età nascosto nell’armadio con cui appartarsi mentre Harvey non guardava. Non in generale, non sempre, e in verità ora non aveva davvero voglia di scopare, ma gli piaceva avere tutte le strade aperte e percorribili.
"Harvey?"
"Sì?”
"Se io ti tradissi vorresti saperlo?"
"No. E se lo facessi di sicuro riuscirei a scoprirlo e ti taglierei le palle. A te e quell’altro."
"... prendi seriamente la faccenda, mh?"
"Sì."
Si appoggiò di nuovo alla sua spalla, senza fare nient’altro.
“Harvey?”
“… sì?”
“Io non ti tradirei mai.”
“Lo so.”
“Sicuro?”
“Sì che ne sono sicuro, anche perché dopo una minaccia del genere saresti solo un idiota.”
“… okay.”
“Ora posso continuare?”
“Sì, sì, certo che puoi.”
Tornò a mordicchiarlo, continuando a pensare. Se Harvey era così geloso, significava che ci teneva a lui, e che Mike significava qualcosa per lui - per forza, non si sarebbe arrabbiato se lo avesse tradito qualcuno a cui non teneva. Anche perché altrimenti il tradimento non aveva senso. Quindi loro due erano qualcosa?
“Harvey?”
“Ommioddio Mike cos’hai stamattina? Sei nella fase dei perché?”
“Se non vuoi che ti tradisca…”
“… sì, Mike?”
“… significa che stiamo assieme?”
“… sei caduto per terra mentre dormivi, stanotte?”
“No, dai, sono serio.”
“Anche io. Dormi da me, mi devo sopportare le tue lagne quando sei depresso, facciamo sesso, mi pare un’equazione piuttosto semplice.”
“… oh. Hai ragione.”
“Devo chiedere alla preside di affiancarti una maestra di sostegno da domani?”
“Fottiti.”
“Bene, sai parlare normalmente. Crisi rientrata. Mi fai finire di lavorare, per favore?”
“Fai, fai.”
Gli si appoggiò contro, baciandogli il collo, baci piccoli e sporadici. Pensò che adesso aveva voglia di scopare, e che sapeva come tentarlo.
“Harvey?”
“… per l’amor del cielo.”
“Cosa faresti se mi scoprissi con un altro?”
La voce gli si fece sciropposa, sospiri contro l’orecchio. Quando Harvey lo guardò gli rivolse gli occhi più grandi ed innocenti del mondo, e lui rispose appoggiando tutti i fogli sul comodino.
“E perché dovresti cercare un altro, quando hai me?”, replicò, cominciando ad accarezzargli un fianco - gesti che partirono lievi, tocchi leggeri che via via si fecero più simili ad una presa.
“Mh, non so… i ragazzi giovani durano di più…”
“Non duro abbastanza, per te?”
Mike si strinse nelle spalle. Harvey assunse un’espressione esageratamente offesa e in un attimo gli fu sopra, stringendogli i polsi contro il cuscino, sopra la testa.
“Ti piace testare la mia pazienza, ragazzino?”
“No, professore, vorrei solo sapere cosa farebbe se mi trovasse con un altro ragazzo. In aula, dopo una delle sue spettacolari lezioni, professore, potrebbe tornare per riprendersi qualcosa che ha dimenticato, come il cellulare… e se mi trovasse con un ragazzo che non conosce, a baciarmi”, sorrise e spinse il bacino contro quello di Harvey, “e con i pantaloni slacciati. Cosa mi succederebbe?”
“Mi costringeresti ad uccidere l’altro, innanzitutto.”, rispose Harvey con voce dura, provocandogli un brivido, “E a scoparti così forte da farti dimenticare che esistono altre persone al mondo oltre me.”
“E come -”, si interruppe, le mani di Harvey che gli avevano lasciato i polsi, che ora gli si infilavano sotto la maglietta del pigiama, “e come mi scoperebbe?”
“Ti bacerei fino a ferirti, anche se non ti meriteresti i baci, perché sei solo un ragazzino irrispettoso che non sa stare dieci minuti senza qualcosa nel culo.”, e Mike gemette solo per le parole, perché Harvey aveva sempre quella facciata pubblica di educazione e compostezza, e sentirlo parlare in quel modo lo eccitava terribilmente - e lo esaltava, perché era tra i pochi a conoscere il reale funzionamento della sua bocca, in ogni senso. “Ti bacerei fino a toglierti il fiato, e poi ti farei piegare sul banco.”
Gli tolse la maglietta ma non fece null’altro. Mike cercò i baci, si spinse ancora contro di lui col bacino, ma non ottenne niente.
“Non sulla sua cattedra, professore?”, mugugnò già esasperato. Harvey si limitava a guardarlo con occhi affamati, ed era così frustrante. Quello sguardo di solito era il preludio a ore e ore di sesso da film porno - uno dei vantaggi di farlo con un uomo di vent’anni più vecchio. E invece oggi si limitava a guardarlo, ad osservare la sua disperazione crescere ad ogni secondo.
“Quella te la devi guadagnare. È un premio, non una punizione. Ti aprirei le gambe così tanto da farti male.”, e gli afferrò le cosce, allargandole il più possibile, e ci si posizionò in mezzo, strusciandosi contro di lui. “Non mi preoccuperei di prepararti a lungo, perché non te lo meriteresti.”
“No, non lo meriterei…”
“Esatto. Impari in fretta. Ti scoperei per ore senza toccarti, comincerei a masturbarti appena venuto, proprio quando fa male. Avresti le mie mani solo per ferirti. Saresti contento, Mike? Un paio di baci e una sega insoddisfacente, un capriccio da moccioso, varrebbero tutto questo?”
Continuava a spingere il bacino contro il suo, le loro erezioni che si sfregavano protette dai pantaloni e dalle mutande, e Mike era già duro da far male. Allungò le mani per afferrargli il viso ma Harvey gliele strinse di nuovo sul cuscino, lasciandolo a dibattersi come un puledro con troppa energia, a emettere versi insoddisfatti.
“E se io poi lo rifacessi comunque? Se - se continuassi a farlo anche dopo essere stato punito, se mi facessi trovare con un altro ragazzo -”
“Significherebbe che la lezione non è stata adeguatamente imparata, e come tuo professore sarebbe mio compiti ripeterla ancora”, e la sua voce si abbassò di un tono, la sua bocca gli si avvicinò senza sfiorarlo, “e ancora, e ancora.”
“E non può darmi dimostrazione ora di cosa mi aspetta…?”
“Mh, perché dovrei?”, domandò Harvey con espressione innocente, lasciandogli i polsi, tirandosi su col busto “Non mi sembra tu abbia fatto nulla di male. Di me si può dire tutto, tranne che io sia crudele con gli studenti che non se lo meritano.”
Mike spalancò la bocca, sentendo troppa aria attorno a sé, guardandolo indignato. Harvey tornò al proprio posto, sorridendogli come un ragazzino dopo un furtarello. Mike gli salì in braccio, stringendogli le cosce attorno alla vita. Harvey tenne le mani al proprio posto, e Mike per un attimo si imbronciò, perché si era abituato ad avere le sue mani subito sulla vita. Il loro posto era la pelle di Mike.
“Ho baciato il mio compagno di banco.”, dichiarò tutto serio.
“Non è vero.”, replicò Harvey con un sorriso fin troppo compiaciuto.
“Okay, non è vero, ma ho pensato di farlo.”
“Io ho pensato di uccidere un sacco di persone, ma nessuna giuria mi ha ancora condannato all’ergastolo.”
“Ho pensato di baciare e scopare un sacco di gente mentre facciamo l’amore.”
“Oh, che carino, dici fare l’amore, c’è speranza per questa generazione nonostante tutto.”
“Harvey!”
“Supplicami, fa bene al mio ego e sei adorabile quando lo fai.”
Mike arrossì ma ubbidì, perché non c’era altro che potesse fare. “Harvey, ti prego, ti prego, scopami, potrei esplodere se non lo facessi, Harvey sono così duro al solo pensiero Harvey ti prego devi scoparmi -”
“Sto sentendo un ordine?”
“No! No, non lo era, è solo disperazione Harvey ti prego ti prego ti prego…”
“Sicuro di volere me e non qualcuno della tua età? Dicono che durano il doppio degli adulti…”
“Ma non scopano bene un decimo di quanto lo faccia tu -”
“Parli per esperienza?”
“No! No te lo giuro Harveyyyy…”
“Ah, se me lo chiedi così gentilmente… vieni qui, ragazzino.”
Harvey gli mise una mano dietro la testa, ma Mike era piegato a baciarlo ancora prima che lo sfiorasse. Si alzò il tanto necessario per spogliarsi completamente ma senza staccarsi da lui se non per frammenti di secondo.
“Ti odio.”
“Attento, ragazzino.”
“Vorrei dirti che non credo che adesso ti fermeresti o altro, ma non voglio sfidare la fortuna.”
“Bravo.”
Gli tolse le mutande e si leccò un dito, cominciando a prepararsi da solo, perché ad Harvey piaceva guardarlo e a Mike piaceva essere guardato. Si piegò su di lui mentre si infilava un altro dito, gemette sulla sua bocca, sul suo collo, mentre Harvey gli afferrava le natiche e le stringeva, le allargava. Lo diresse sulla propria erezione che Mike accolse come sempre con un lungo gemito di gola pieno di bollicine, pieno di gioia. Non era solo l’atto in sé (anche se era difficile parlare di solo atto in sé, come se fosse una cosa da poco, perché anche il solo atto in sé lo meravigliava ogni volta, come se tornasse vergine tutte le volte che si avvicinava al cazzo di Harvey), era tutto il resto, tutto quello che comportava, anche se adesso non ne aveva un’idea precisa, perché era troppo intento a godere delle spinte, delle mani di Harvey che finalmente gli stringevano i fianchi, guidando i suoi movimenti. Si fecero molli dopo un po’, lasciando Mike libero di dettare il proprio ritmo in spinte irregolari, prima veloci e poi lente, scendendo poco a poco su di lui, centimetro dopo centimetro. Si piegò così tanto su di lui da sfregarli l’erezione contro la pancia. Lo riempì di baci, poi si rese conto che non riusciva a respirare e si drizzò di nuovo, ridendo a tratti - perché non aveva fiato nemmeno per quello. Venne d’improvviso, come uno strappo fatto mentre non guardava, e guardò lo stomaco sporco di Harvey con sorpresa, quasi offeso. Harvey gli sorrise e fece il gesto di avvicinare la mano al suo membro.
“Vuoi sentire gli effetti della punizione?”
“Non ci provare!”, scoppiò a ridere, “Ti soffoco nel sonno, se ci provi!”
Ridendo, Harvey drizzò la schiena e se lo avvicinò, riprendendo a baciarlo, una mano sulla curva del fondoschiena, che poi scese a pizzicargli il sedere, e Mike si strinse di più attorno alla sua erezione, prese a spingersi più velocemente. Voleva che venisse e lo voleva adesso. Quando era lui il primo a venire voleva che Harvey lo raggiungesse presto, sia per una sorta di orgoglio nell’essere così bravo da farlo sia perché sarebbero stati pari e avrebbero potuto ricominciare presto. (sapeva che non era una gara e che non funzionava esattamente così, ovvio che lo sapeva, ma si diceva che ogni tanto i cervelli adolescenti devono funzionare in maniere misteriose) Gli spettinò i capelli più di quanto già non lo fossero, ridendo della sua espressione confusa, vagamente oltraggiata.
“Sei più bello al naturale.”, rise.
“Troppa romanticheria tutta assieme, Ross.”, lo prese in giro, baciandolo.
“C’è speranza per la nostra generazione, vero?”
“Già.”
Harvey venne mentre gli mordicchiava la spalla, la curva lungo il collo. Sarebbero rimasti i segni dei denti, e Mike lo amò profondamente, pensando a tutte le volte che ci avrebbe passato le dita, anche inconsciamente, come se adesso ci fossero dei gesti che erano di Harvey e di Harvey soltanto, che non poteva controllare, che servivano a ricordarne la presenza.
“Avrei preferito che mi scopassi per gelosia.”, gli disse, mentre ancora non gli permetteva di uscire da lui. Lo voleva sentire ancora un attimo di più, come se non fosse mai sufficiente.
“Certo che non ti va mai bene niente, ragazzino.”
“Non ho mica detto che non è andato bene, anzi, ma volevo qualcosa di più violento. Il violento va bene, ogni tanto.”
“Se non mi fai finire di correggere i compiti potrei diventare molto più violento di quello che credi, Michael.”
“… oh, davvero?”
Prima che Harvey potesse fare qualcosa, Mike si era allungato il tanto necessario per buttare il plico di fogli il più lontano possibile da loro, e la penna rossa dall’altra parte dell’appartamento. Andò a finire sotto l’armadio, proprio in fondo - si sentì il minuscolo suono che produsse contro il battiscopa.
“… adesso la paghi.”, ringhiò Harvey di gola,e Mike scoppiò a ridere quando se lo ritrovò addosso che lo spingeva contro il materasso con tutta la sua forza.
“Lo spero, professore.”, continuò a ridere, prima che Harvey gli tappasse la bocca.

Fandom: Suits
Titolo: //
Personaggi: Edith Donna Specter Ross, Mike Ross, Harvey Specter
Rating: pg
Genere/warning: fluff, future!fic
Wordcount: 630
In cosa questa fic consiste: la famiglia che suona assieme il piano /o/
Note: \o\

Si sveglia lentamente, facendosi guidare per mano dalla musica fuori dal sonno. Note dolci di pianoforte, attutite dalle pareti, una melodia che gli ricorda qualcosa ma non ha un ricordo concreto; pensa di svegliare Mike per chiederglielo, ma sta dormendo troppo bene per disturbarlo. Si stira, stendendo la schiena in un arco. Scende dal letto e segue le note fino in salotto, dove lo accoglie una domenica piena di sole e sua figlia seduta al piano, concentrata, che non si rende conto di avere un pubblico. Fa il più piano possibile per prendere la reflex abbandonata da Mike nell'ultimo ripiano della libreria, le fa una foto il più rapidamente possibile, catturando la luce che le accarezza i capelli e il viso, i tasti bianchi, e l'espressione corrucciata identica a Mike. Le si avvicina dopo averle augurato il buongiorno, per non prenderla di sorpresa, perché lo detesta. (a sette anni ha passato la giornata a piangere perché Mike le è spuntato d'improvviso dietro le spalle.)
"Ti ho svegliato? Scusa..."
"No, no, tesoro, tranquilla. Mi sono solo svegliato meglio.", e le lascia un bacio sui capelli biondissimi, "Hai preso lezioni da zia Rachel?"
"Mh-mh!", sorride Edith radiosa, "Da qualche settimana, nel suo giorno libero. Dopo che ho fatto i compiti.", aggiunge rapidamente.
"Mi sembri già molto brava."
"Sarò tutta i miei genitori. Soprattutto la parte Specter."
"Esatto. Potresti ottenere un aumento di paghetta se continui così. Ricomincia, fammi sentire bene."
Per Elisa si espande lungo il pavimento, lungo le braccia. Avrebbe dovuto riconoscerlo anche dormendo. Le si siede accanto fino all'ultima nota.
"La zia ti ha anche insegnato qualcosa a quattro mani?"
"Qualcosa di Stravinsky, ma non sono ancora bravissima."
"Hai lo spartito? Se la conosco possiamo suonarla assieme."
Edith gli rivolge un sorriso enorme, uguale al suo, e gli si attacca di più.
"Certo che ce l'ho, era il mio piano fin dall'inizio. Ho chiesto alla zia di insegnarmela apposta.", ammette con espressione cristallina, felicità distillata.
Harvey scoppia a ridere, arruffandole i capelli.
"Tutta tuo padre."
Fa scrocchiare le dita sopra i tasti. "È un po' che non suono, vediamo se ricordo come si fa..."
"Oh, ma di sicuro sarai bravissimo, papà."
"Non è un po' presto per sfottermi?"
"Nah."
"Passi troppo tempo con tuo padre, tu."
Allora cominciano a suonare, ridendo di ogni stonatura, ogni passaggio impacciato, ogni volta che le dita si scontrano. Ripetono il brano un paio di volte, fino a quando non si rendono conto che Mike è dietro di loro con la macchina fotografica puntata.
"Avete un problema con le foto, tutt'e due.", commenta Edith roteando gli occhi, ma sorridendo mentre si volta verso l'obiettivo. ("Tutta tuo padre", le ha detto una volta Mike, "un ego che non sta dentro New York." "Se non aveste cominciato a farmi foto da quando ero un embrione, forse...")
"Colpa di tuo padre."
"Certo, Harvey. Comunque sto filmando, è diverso."
"Ah, beh, allora. Papà, spegni quella cosa e vieni a suonare con me."
"Sissignorina."
Prende una sedia, ma poi decide di sedersi accanto a suo marito e prendere in braccio la figlia, che che a tredici anni è ancora leggerissima. ("Tutta i Ross.")
"Cosa suoniamo, miss Specter-Ross?"
"Let it go. Tu e papà."
"Non sappiamo -"
Edith tira fuori lo spartito da sotto tutti gli altri, sorridendo.
"E hai anche avuto il coraggio di chiedermi scusa per avermi svegliato, quando il tuo piano era questo dall'inizio?"
"Un po' di recita è sempre necessaria. Tutta i Ross, vero?"
"Direi che anche gli Specter se la giocano bene, vero, signor Specter?"
"Dice bene, signor Ross. Allora, suoniamo?"
"Solo se Edith canta."
"Certo che canto, per quale altro motivo dovrei farvi suonare? Comincia tu, papà.", ordina battendo una mano sulla coscia del padre.
"Sissignorina.", e attacca, mentre Edith comincia a mormorare la melodia.

rating: pg, serie: suits, genere: pwp, genere: fluff, rating: nc-17

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