Fan Fiction - John Winchester ("Lonely is the hunter" - Capitolo 14)

Jan 31, 2010 17:06

Titolo: Lonely is the hunter
Fandom: “Supernatural”
Personaggio: John Winchester
Prompt: 020. Piedi. - 031. Convivere. - 074. Infranto. - 072. Musica. - 043. Barile.
Rating: G
Note: Lonely is the hunter (si ringraziano i Kiss per aver fornito - a loro insaputa - il titolo della fic) nasce come racconto della vita di John Winchester, dalla nascita di Sam (001. Nascita) alla sua morte nel primo episodio della seconda stagione (003. Morte), soffermandosi su momenti e situazioni che non sono comparsi nella serie. Le drabble sono scritte in prima persona e seguono l’ordine cronologico. Scritte per 100per100
Dedica: Alle tre persone che mi hanno fatto venire la voglia di scrivere su “Supernatural”: androgena82, babycin, ecstaticagony. Grazie ♥
Disclaimer: I personaggi citati appartengono a Kripke, io mi sono solo divertita a giocarci.
Tabella: qui

Capitoli precedenti: 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13


020. Piedi.

2000
Resto in piedi, fuori dalla porta. Da dentro il locale mi proviene il rumore di decine di voci, di urla e risate. La luce illumina i dintorni, tranne me. Me ne tengo fuori per nascondere la mia presenza, come un ospite indesiderato che resta ai margini della scena.
Perché questo sono, in fondo. O almeno lo sono qui, alla Roadhouse. Sono passati dieci anni da quella notte. Dieci anni sono tanti, ma non abbastanza per dimenticare. Sicuramente non per perdonare.
Che diritto ho di chiedere perdono alla donna che ho reso vedova e alla ragazza che ho reso orfana?


031. Convivere.

Convivere con la colpa è sempre stato difficile, se non addirittura impossibile. Non ho potuto salvare Mary, così come non ho potuto salvare Billy da quella morte orribile. Sono stato io a premere il grilletto alla fine, ma solo per porre fine a quella sofferenza.
Non doveva venire con me quel giorno, è colpa mia se quella bambina è dovuta crescere senza un padre. L'ho condannata, così come ho condannato i miei figli a questa vita orribile.
Mi passo una mano sul volto stanco e sento le guance umide; sto davvero invecchiando, ormai mi basta un nonnulla per farmi piangere.


074. Infranto.

Alzo lo sguardo quando sento la porta aprirsi. Una bella ragazza di quindici anni esce dal locale, agitando i lunghi capelli biondi sui quali la luce dei neon gioca, rendendoli luminosi come l'oro. La vedo asciugarsi gli occhi con un lembo del grembiule, per poi tornare a farsi seria, per paura di essere vista in un momento così intimo.
Mi ritiro ancora più nell'ombra, guardando quella giovane alla quale ho infranto il cuore. Vorrei riuscire ancora a pregare Dio per chiedergli perdono per i miei peccati. Ma ormai io non sono neanche più convinto che esista qualcuno lassù in Cielo.


072. Musica.

La musica arriva alle mie orecchie dalla porta rimasta aperta, ma non riesce a coprire la voce di una donna che chiama la figlia.
“Jo!” esclama Ellen uscendo dalla Roadhouse e cercando la ragazza con lo sguardo. Jo prova a raggomitolarsi in un angolo buio, però la donna riesce comunque a vederla. “Rientra dentro.”
“Lasciami stare!” risponde la biondina con un singhiozzo.
Ellen si avvicina e la stringe tra le braccia, accarezzandole la schiena. “Piccola mia... Anche a me manca tanto tuo padre.”
Un rumore, la donna alza la testa. Ma io non ci sono più.


043. Barile.

Me ne vado in silenzio, così come ero arrivato. Senza il coraggio di dire parole che non sarebbero servite a niente.
Mi appoggio ad un barile poco più avanti, mi prendo la testa tra le mani, piangendo tutte le lacrime che mi premono sugli occhi da quella notte di tanti anni prima. Che uomo sono diventato, capace di sacrificare un amico per la mia sporca vendetta? Penso solo a me stesso e dimentico i morti che ho seminato lungo la strada, gli innocenti che ancora stanno soffrendo per causa mia.
Uccidere quel mostro mi renderà la pace che ho perso?

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