Titolo: Una giornata perfetta
Autore:
pojypojyFandom: Lost
Personaggio/Coppia: Edward Mars ("lo sceriffo"), Kate Austen, Mars/Kate
Rating: PG13
Conteggio Parole: 700
Avvertenze: Spoiler per gli episodi: pilota, 2x09 e 3x06.
Disclaimer: Lost (c) ABC eccetera.
Note: Non posso essere stata l'unica a pensare che il rapporto tra Kate e lo sceriffo era quantomeno ambiguo! Uno sguardo alla storia dello sceriffo Mars, un uomo che abbiamo visto non fare altro che correre dietro a Kate... Un po' come Sawyer e Jack, ah ah! Questa fic inoltre è sicuramente influenzata da L'occhio che guarda di Marc Behm, la storia di un investigatore che vive ossessionato da una ragazza in fuga.
Edward Mars aveva inseguito Kate Austen per tre anni, ma era difficile dire dove la dedizione al dovere si fosse trasformata in ossessione.
All'inizio, aveva creduto di poterla inquadrare. Wayne Janssen forse meritava quella fine, ma se c'era una cosa che Mars odiava erano quelli che si facevano giustizia da sé, perché facevano perdere senso al suo lavoro.
E quando era scappata la prima volta, beh, era stato un caso fortuito, uno scherzo del fato. L'avrebbe ripresa; odiava lasciare le cose a metà.
Ma lei aveva continuato a scappare. E a deriderlo. E lui aveva cominciato a sentirsi un po' come Javert contro Jean Valjean; il cattivo in un romanzone ottocentesco, quello per cui i lettori non hanno mai simpatia.
Mars era sposato, e il suo matrimonio andò a rotoli senza che quasi se ne accorgesse. Stava sempre meno a casa; Elinore se ne andò da sua madre lasciando un biglietto risentito che lui lesse con tre giorni di ritardo. Non tolse mai la fede dal dito, più un segno di assoluto disinteresse che di qualsivoglia affetto residuo.
Kate Austen telefonò il giorno dell'Assunzione. Blaterò qualcosa sul fatto di essersi innamorata, di non voler scappare più, un patetico tentativo di impietosirlo, perché tutti hanno diritto al loro angolino di felicità domestica, giusto? Mars avrebbe voluto dirle: pensavo fossi più sveglia, Kate. Credevo avessi capito che la piccola casa nella prateria non esiste.
Tornato in albergo, per la prima volta si era masturbato pensando a lei. Forse, tecnicamente, non era nemmeno la prima volta. Forse, a letto con Elinore aveva pensato, per qualche frazione di secondo, che fosse Kate Austen. Ma quella notte, nudo e supino su un letto anonimo in una stanza anonima, aveva evocato la scontata ma plausibile fantasia in cui l'avrebbe presa (e l'avrebbe presa; sentiva intimamente che era il suo destino), e lei l'avrebbe supplicato di lasciarla andare, e si sarebbe offerta a lui. E lui - era qui il colpo di genio - sulle prime avrebbe rifiutato, granitico, finché lei sarebbe stata tanto disperata da crollare ai suoi piedi, gli occhi gonfi di lacrime: farò tutto quello che vuoi, lo giuro, però poi lasciami andare, Edward, sceriffo, la prego, la prego. Ecco, solo allora, quando lei sarebbe stata del tutto spezzata, solo allora sarebbe successo l'inevitabile.
La violenza dell'orgasmo lasciò Mars spossato al limite dello stordimento. Rimase a lungo così, la mente finalmente vuota se non per l'unica cosa che importasse veramente: il viso di Kate Austen impresso nei suoi occhi.
***
Sarebbe stato un lungo volo, dal'Australia all'America. Mars salì la scaletta dell'aereo tenendo una mano sulla schiena di Kate, apparentemente come forma di controllo, in realtà per sentirne il calore, il battito del cuore attraverso il cotone della camicetta. Non serviva domandarsi se lei se ne rendesse conto: era ovvio che l'aveva capito. La parte di lui che la odiava diceva ecco, questa è la conferma di che razza di femmina malefica sia. Sa fin troppo bene l'effetto che fa alla gente, e se ne serve senza scrupoli.
Ma il resto di lui, che la voleva, non si lasciava influenzare dal cinismo. Sapeva che non avrebbe mai incontrato nessun'altra Kate Austen, e cominciava a farsi strada la consapevolezza che questa sarebbe stata la prima e l'ultima volta che avrebbero passato tanto tempo così vicini.
La fece sedere, godendosi la familiare espressione da animale braccato che Kate fece rendendosi conto di essere intrappolata tra lui e il finestrino. Mars provò un brivido d'orgoglio pensando che probabilmente lui la conosceva meglio di tutti i poveri scemi che lei aveva imbrogliato.
Sorrise tra sé e sé, appoggiando la testa allo schienale, sperando in cuor suo che quel volo non arrivasse mai a Los Angeles. Ma era solo un pensiero ozioso. E poi chissà, volpina com'era Kate poteva anche cavarsela con poco al processo. Sì, sarebbe andata decisamente così. E lui avrebbe saputo aspettarla.
"Che c'è da ridere?" disse lei, guardandolo con la coda dell'occhio.
"Niente. Pensavo che il tempo passa in fretta, quando ti diverti."
"Allora questo volo non finirà mai", mormorò Kate, alzando gli angoli della bocca senza esprimere la minima gioia.
"Voglio sperarlo", disse lui.
Sarebbe stata una giornata perfetta.