[Originale] La magia dell'ascoltatore

Jan 26, 2011 20:23


Titolo: La magia dell’ascoltatore
Betareader: malamela 
Rating: Per tutti
Genere: Generale, Introspettivo
Avvisi: One-shot
Parole:  615
Disclaimer: Tutto ciò è mio :)
Note: Questa storia è un ringraziamento per chi ha scritto e condiviso le storie che mi hanno più colpito in questi tempi, per i cantastorie cui non sarò mai abbastastanza grata per aver allietato le mie giornate. Ringrazio le lovvine (namidayume  e cialy_girl ),levy  e kitten_21 , Harriet e Graffias, e tante altre persone il cui elenco è troppo lungo.
Grazie, davvero.


Luana quando esce di casa sa che il quartiere in cui vive non è molto bello, pieno di ladruncoli e di gente anche peggiore, ma se ci pensa su, alza le spalle e cammina: dopotutto, che può farci lei?
Quando sta per arrivarci, pensa che almeno il centro giovanile è al di fuori di tutto questo -anche se chiamarlo centro è una cosa grossa; una porta quasi sempre aperta conduce dalla strada ad un ingresso con tre stanze: una è per i bambini che non possono essere lasciati da soli, una è per quelli che sono abbastanza maturi per la prima e una stanza con due tavoli e tanti libri.
Tutte e tre si affacciano su un cortile che sa di parcheggio, fatto di asfalto con qualche ciuffo di erba qua e là, ma è ottimo per giocare a pallone o a rincorrersi -o per fumare, anche se tacitamente è sconsigliato.
La sera quando i più piccoli preferiscono restare dentro o andare a casa, viene tirato fuori da non si sa dove un vecchio bidone e del combustibile, così viene acceso un fuoco e tutti si siedono attorno, chi per riscaldarsi e chi per osservarlo affascinato.
Luana cammina in fretta, perché quella sera è una di quelle tre sere a settimana in cui c'è lei, e non vuole perdersela. Lei ha detto di chiamarsi Elisa e di avere diciotto anni, ma a Luana sembra ne abbia sedici quanto lei:  ha lunghi capelli neri e per tenerli lontani dal viso usa un nastro rosso che a lei piace molto, e porta sempre delle lunghe gonne svolazzanti e il sorriso sulle labbra.
Quelle tre sere, Elisa viene e si siede, accolta calorosamente in maniera silenziosa: tutti aspettano. Lei guarda il fuoco, fissandolo per un po’, poi rompe il silenzio cominciando a raccontare.
Narra storie di tutti i generi, da quella di un gatto che sognava elefanti al bambù che aveva visto pirati, mercanti e profeti, ma non cambiava mai quello che provocava.
Stupore, meraviglia, girarsi ed essere in un altro posto, la trepidante attesa del culmine della storia, l'ansia, il sollevamento, lo stupore provocato dalla fine e anche un po’ di tristezza, come al termine di qualsiasi storia si rispetti.
E poi, quando qualcuno le chiedeva da dove avesse preso o come avesse inventato la storia di quella sera, lei rispondeva seria che gliel'ha  raccontata un gatto oppure il vento oppure la stessa porta del centro.
Luana all'inizio non si avvicinava molto a quella stramba creatura, insospettita e anche un po' intimorita, ma tutto era cambiato quando lei una volta recitò un qualcosa che, disse, non era suo, ma di un'altra persona.
Rimase talmente affascinata da quelle frasi che chiese ad Elisa da chi le aveva prese e cominciò a cercarlo, scoprendolo tra gli autori dei polverosi libri del centro, ma non si fermò solo a quello.
All’inizio fu solo un libro, poi diventò una serie, infine tutte le storie di quell’autore erano state divorate in lunghi pomeriggi passati solamente a leggere: non c’era niente da fare, quelle storie l’avevano totalmente rapita.
Ora sapeva che Elisa ne aveva offerto solo una piccola immagine del tutto, ma per avergliela offerta le sarebbe stata grata a vita; da allora, non si perdeva una serata, determinata a non perdere una storia simile.
Ogni tanto, mentre Elisa gesticolando spiegava qualche oscuro meccanismo di un essere malvagio, si ritrovava ad invidiare la sua posizione di cantastorie: sarebbe piaciuto anche a lei saper incantare in quel modo, e regalare sorrisi e magie e porte verso altri mondi. In quei momenti, sorrideva e appoggiava la testa sul gomito, guardando il fuoco che continuava a ballare: dopotutto, la magia stava anche nell'ascoltare.

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