May 14, 2009 22:52
Ma quanto tempo era che non scrivevo da queste parti?
I motivi per cui per tanto tempo non mi son fatto sentire sono molteplici. Anche se nessuno di questi probabilmente chiari e definitivi.
Diciamo che per un periodo non ho granchè sentito la necessità di poter scrivere, fare, disfare. Si trattava di indifferenza, scazzo, crisi da "pagina bianca". Ma indipendentemente da fattori di vita vissuta o meno. Il desiderio forse di staccarsi da un mondo a cui sono appartenuto per anni, per cercare altri mondi, altri stimoli.
Oh ci sono le crisi per tutti no? A me era passata la voglia di stare su livejournal.
Ma non perchè mi fossi rotto il cosiddetto, non perchè non riuscissi a racimolare abbastanza figa. Niente di tutto questo. Solo perchè "non ci avevo voglia".
E probabilmente non ne ho neanche adesso. Scrivere diventa veramente difficile quando hai qualcosa che ti ferma, quando rimbalzi con una determinata cattiveria e costanza contro una parete di gomma che ti fa tornare al punto di partenza, nonostante il chiaro numero di craniate ed il fulgido dolore che spunta da queste. Non riesco a divertirmi nello scrivere, come ho sempre fatto, e come autorevoli personaggi tipo la mia professoressa d'italiano hanno sempre sostenuto, che in realtà fosse l'unica cosa in cui sono sempre stato capace.
Mi son sempre permesso di dissentire. Non perchè me la meno, ma perchè non mi piaccio attraverso le parole.
In questi ultimi tempi ho voluto pensarmi diverso. Analizzarmi nel profondo. Non alla ricerca di errori, queste sono cose da 18enni, al momento sono fiero di appartenere a quella fascia di età che tu sei così e va bene e se non va bene fotte, ma alla ricerca di un personaggio definitivo. Mi è sempre piaciuto disegnare le situazioni in cui mi trovavo, ma visto che con la matita sono un cane, ho sempre disegnato col pensiero, con le parole, con le immagini, con i pensieri...ma in questi ultimi tempi non ce l'ho fatta. Mi son trovato in mano una tavolozza scevra di colori, una tavolozza sul quale battevo il pennello e non riuscivo a tracciare nulla sulla tela. Manco un cerchio alla Kandinsky, tanto per dire.
Eppure sono sereno. Amo una donna che mi ama e che mi rende felice, faccio un lavoro che non mi piace ma nel quale dicono che vada bene (per quanto qualche persona sia convinta che fare il pierre sia considerabile un lavoro, tm Fabio Fazio), vivo una vita serena nel quale posso permettermi di coltivare sogni ed ambizioni, insomma, ho la soddisfazione tipica.
In fondo è inutile prendersi in giro o cercare di raccontarsi come non si è. E' un destino comune a molti, a tutti. A tutte le facce che incontri nella metropolitana o per strada ogni mattina od ogni sera. Ragazze precocemente invecchiate ma ancora spinte, complice una sana civetteria femminile, a scegliere quell'abbinamento occhiale-pantalone-scarpa fighetta, con la speranza di attirare quel soggetto che non mi pensa tutt'ora ma che nel futuro, complice un sorriso, due saluti, un invito ad un caffè alla macchinetta con una scusa e speriamo di costruire tanto ha l'anulare libero quindi non si tratta di reati capitali (salvo poi ridursi alla ricerca di un mammifero, ne son pieni gli uffici), o guardare uomini che sognavano i Campionati del Mondo ma la cui unica emozione è rappresentata dal quesito "Emmental o Edamer?" al banco latticini il sabato alle 12 presso il Centro Commerciale Vulcano di Sesto San Giovanni Milano Hinterland...un destino che nasconde tutti sono un velo di grigio, che non permette l'idea, che omologa, nasconde, spegne, uccide.
Ci sono caduto, lo ammetto. Non sono arrivato al tormentone Zelighiano (del tipo presentarmi agli amici cantando essiamo noi essiamo noi e il paradiso essiamo noi) -ps: dovesse succedere siete TUTTI autorizzati ad abbattermi- ma ho perso entusiasmo per qualsiasi cosa. Come un'impalcatura da costruire momento per momento, una novella Fabbrica del Duomo dove restaurarmi a poco a poco, per ritrovare lo stupido entusiasmo di quando raccontavo che ce l'avevo con la mamma perchè mi cucinava il pranzo in ritardo e non potevo andare a lezione (e son passati 7 anni, ed ora ci sono ex-fidanzate che vanno a convivere con l'uomo della propria vita, giusto per fare capire quanto passa il tempo e quanto siano differenti le cose capaci di farti riflettere per qualcosa in più di 0.2 secondi).
Che poi anche lì il tempo cambia, e per fortuna in meglio. Almeno uno impara a gestire le emozioni e la propria vita non è un elenco pedissequo che parte dalla sveglia con cagata mattutina fino al film della sera. (O raccontarsi di quanto è bella la vita con lui/lei o quanto può essere interessante sapere che il nostro vicino di scrivania si mette le dita nel naso oppure, OMMIODDIO, a lavoro non mi valutano come IO valgo.
Troiate da mondo grigio, indubbiamente.
C'è di buono che l'entusiasmo, così come la voglia di fare e di dire, sono come le montagne russe, o gli indici di borsa. Scendono, ma per risalire. E' fisiologico. Per cui ti sembra di vivere in jack frusciante (perchè quando eravamo giovani noi i libri erano libri e non ho voglia di te, tre metri sopra il cielo e i lucchetti di pontemilvio, a fregare le fialette di morfina, debosciati -fine della ricercata citazione-) quando parlava al registatore, ed affidava al diario segreto i suoi pensieri e le riflessioni. Che poi non è un segreto, ma ti ricorda che la scrittura, come tutto il resto, è un esercizio, e va allenato. Come la vita. Siamo tutti capaci a scrivere una lettera, una presentazione, una leccata di culo, ma pochi imparano a Scrivere. Così come tutti siamo capaci di correre ma solo uno diventa Linford Christie (si ripeto sono vecchio, barcellona 1992, il colored britannico vince i 100 metri piani nello stupore generale ed io mi emoziono, va bene?), così come tutti con la patente sanno guidare, ma solo uno è Ayrton Senna. Così come tutti sanno vivere, ma pochi quelli che Vivono davvero.