E non avere mai le mani fredde. E non finire mai le sigarette.

Jul 28, 2010 23:09

Titolo: E non avere mai le mani fredde. E non finire mai le sigarette.
Autrice: martu89
Fandom: T-Company
Personaggi/Pairing: Corporal Brandon Reed e il 2st Lieutenant James McPherson
Prompt: no prompt
Warning: PG13? MBAH xD
Conteggio Parole: 720 (W)
Note: Beh, non ho molto da dire!xD Avevo scritto questa fanfic un po' di tempo fa ma solo in questi giorni l'ho ricopiata e corretta un po'. In realtà a me non fa molto impazzire, Don mi sembra un po' OOC (ma sarà la Zoe a dirmi se è davvero così!xD) e poi boh, mi sembra un po' sconclusionatina, ecco.
Ah, è ambientata durante l' Operazione Snowman. Quindi mi sono un po' immaginata che i protagonisti non sono ancora così in confidenza, mmmh.
Poi che dire? Ringraziamento alla eide_oconrad per averla letta in anteprima e avermi convinta che non era una schifezza totale.
Titolo da Lacrimogeni delle Luci della Centrale Elettrica!♥ (in realtà, il titolo è un po' anche il prompt della storia, siccome l'ho trovato e volevo scriverci sopra!xD)



Neve, neve, neve, sempre e solo quella fottutissima neve. E silenzio. Non quel silenzio che dici chiudi quella boccaccia al soldato accanto a te che parla troppo mentre tu vorresti chiudere gli occhi per quei tre quarti d’ora scarsi, è un silenzio assordante che ti entra nelle orecchie e le perfora con la perfezione di un bisturi, è un silenzio che ti fa rimpiangere le granate, gli spari e tutti quei gli altri rumori da guerra.
E freddo. Freddo che spinge le sue mani gelide giù per la schiena e fa venire i brividi, che se fosse una bella donna forse sarebbe anche piacevole.
Brandon Reed se ne sta lì seduto contro un albero, con un foglio, una penna, ha troppe parole e pochi pensieri. Indossa un paio di guanti tutto buchi e due cappotti: il suo e uno di un povero diavolo a cui sicuramente non serviva più, non ricorda neanche il suo nome, forse Smith? Jones? Brown? O comunque era un cognome da americano perbene del genere.
Quella notte Don aveva sognato di tornare in Illinois. Aveva sognato quella ragazzina tutta lentiggini, quell’Annabelle, di cui una volta si era anche creduto vagamente innamorato. Quell’Annabelle gli correva incontro indossando quel vestitino da festa a fiori che aveva indossato quella volta che. E lo abbracciava e lo baciava e gli stringeva le mani con gli occhi pieni di lacrime. Alla mattina, Don ci avrebbe giurato, si era svegliato con le mani meno fredde. E allora aveva pensato di scriverle, ma ora non sembrava più una buona idea.
Tira fuori dalle pieghe del cappotto esterno il pacchetto di sigarette. Finite. Porca puttana. Lancia via il pacchetto vuoto. Dietro di lui qualcuno soffoca un grugnito che suona terribilmente come una risata di scherno.
“Grave errore, Reed, grave errore.”
Mac gli si siede accanto. È incredibile come sembri più alto e più grosso quanto non ti è vicino. Tira fuori un pacchetto di Lucky Strike e le passa a Don. Il tenente James McPherson è sempre provvisto di sigarette, come faccia è un mistero ai più della compagnia. Forse le fabbrica, pensa Don. Dev’essere così davvero, sennò non è possibile.
“Grave errore, Reed, finire le sigarette. Mai finire le sigarette, ricordati, mai.”
Mac si accende una sigaretta e Don è quasi sicuro che sia apparsa per magia tra le mani del tenente. Mac non fabbrica sigarette, le crea direttamente dal nulla.
Don osserva Mac fumare e quasi si eccita. Lo osserva portare lentamente la sigaretta alla bocca e appoggiarla sulle labbra e aspirare il fumo con ancora più lentezza, aspira con gli occhi chiusi e il suo corpo ha ogni volta un lieve fremito di piacere, poi sputa via il fumo con un sorriso che ha quasi un vago bagliore di felicità vera. Oh, quella sigaretta, neanche dio sa cosa voglia dire essere quella sigaretta. Don improvvisamente si vergogna di partorire pensieri che potrebbero nascere solo nella mente di una scolaretta in calore.
E allora non sa bene cosa gli prenda o che, e non gli sembra nemmeno che sia proprio a lui a muoversi, quanto piuttosto qualcun altro con le sue sembianze e cervello diverso. Afferra la mano di Mac prima che metta in bocca la sigaretta e non aspetta nemmeno che il tenente lo guardi con uno sguardo mezzo interrogativo mezzo irritato e si tuffa sulle sue labbra. Ed è quasi certo che Mac se lo aspettasse, sente la sua bocca deformarsi in un sorriso divertito.
E James McPherson non sa di nicotina. Sa di whiskey invecchiato in un angolo. Quel whiskey buono che ti stendi su una poltrona e lo bevi ascoltando un vecchio disco dei Dire Straits. (E pensandoci poi questo gli fa capire molte cose.)
Se non fosse stato per i passi veloci alle loro spalle, forse Coop un po’ ubriaco o il Doc che correva a medicare piedi in cancrena, probabilmente Don non si sarebbe mai staccato da quella bottiglia di delizioso Jack Daniels. E tornato al suo posto non osa guardare il tenente perché - perché. E non che Don Reed sia un timido solo che.
“Reed, tieni”.
Gli lancia un paio di guanti appallottolati.
“Hai le mani fredde, Reed. Non avere mai le mani fredde, rende tutto meno - meno pratico.”
E scoppia a ridere e se ne va, facendo apparire un’altra sigaretta tra le mani.

warfictions, ship: don/mac

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