Titolo: Tutte le paure si sciolsero come il suo cuore
Autrice:
martu89 Fandom: T-Company
Personaggi/Pairing: Cpt. Aidan "Wheel" Konrad/2nd Lt. James McPherson
Prompt: No prompt, AH!
Warning: mmm
Conteggio Parole: 1223 (W)
Note: Alloooora. Un minuti di silenzio, innanzitutto, perchè sono riuscita a superare le mille parole! YEEEEEEEEEEEE! E' un grande passo, se non ve ne siete rese conto!xD Second of all, questa fanfic è partita da un'idea un po' scemotta che ho avuto qualche giorno fa, ma poi la
eide_oconrad l'ha avvallata entusiasticamente, quindi ho dovuto scriverla. In realtà, credo sia scritto un po' malino, ecco, perché non sono molto abituata ad avere un vero e proprio plot da sviluppare, insomma!xD Mi lamenterei di altro, ma eviterò. xD
Titolo da Storia di una favola de La Fame di Camilla!♥ Il titolo non mi convince ma io e i titoli andiamo poco poco d'accordo!xD
Ah, e se qualcuno ha voglia o ispirazione o tempo da perdere random, mi piacerebbe un bannerino! ;__;
“Konrad!”
Wheel è tutto tremante nella sua uniforme ormai troppo larga per le sue spalle strette. Si guarda attorno sperando scioccamente che ci sia un qualche altro Konrad che magari lui non si stia rivolgendo proprio a lui ma piuttosto a quell’altro Konrad appisolato sotto un albero. Ma niente. Passa qualche frazione di secondo a cercare di capire il tono della voce che l’ha chiamato. Konrad! Konrad! Ko-n-ra-d! Il tono sembra grave, forse con una nota di rimprovero e, ci giurerebbe, una spruzzatina di risata da presa per il culo. Oddio. I suoi capelli, oh, lo sapeva che erano diventati lunghi in modo imbarazzante, ma insomma da quando erano diventati così formali? Dopo più di un anno che vagavano come cani randagi per la nazione, c’era ben altro a cui pensare. O no?
“Konrad!”
Deve ammettere che sentire il suo nome nella sua bocca, e non accadeva affatto spesso, gli dava un certo brivido di piacere.
“KONRAD, cazzo!”
“S-sissignore?”
“Cazzo, Konrad, le bombe ti hanno fracassato i timpani?”
Oh, James McPherson sei così bello.
“N-nossignore.”
“Fa piacere. Ora seguimi.”
Wheel si alza malfermo sulle gambe. Insomma, a parte la storia imbarazzante dei capelli troppo lunghi, non aveva fatto nulla di male, no? O sì? E Wheel deve avere una faccia davvero terrorizzata perché Don lo guarda sghignazzando e gli grida dietro qualcosa del tipo “Wheelie, sei proprio nei guai questa volta.” Ma Wheel non se ne accorge, è troppo preso a meditare su cosa diavolo abbia combinato perché il tenente lo sta portando esageratamente fuori dall’accampamento.
Esageratamente fuori dall’accampamento, camminano per una buona mezz’oretta prima di fermarsi. Gli alberi sono così fitti e scuri e silenziosi che Wheel ha quasi paura che i nemici sbuchino all’improvviso da dietro un cespuglio e li facciano fuori tutti e due.
Ma Mac finalmente si ferma e si pianta a cinque centimetri dal viso di Wheel inaspettatamente.
“Konrad, questa è una questione molto delicata.”
È così vicino, pericolosamente vicino, così vicino che - che. Oddio. Il suo terribile cuore batte così forte che Wheel è sicuro che Mac lo sentirà, che Coop, il Maggiore (imbarazzo doppio), Cal e tutti gli altri lo sentiranno, anche i nemici lo sentiranno e forse anche sua madre nell’Illinois e anche suo padre, ovunque sia di stanza. Vorrebbe aprirsi il petto con le mani nude e buttare quella granata tutta sangue e battiti più lontano possibile, perché vivrebbe meglio senza cuore. Almeno ci sarebbe meno da vergognarsi.
“Preferirei che questa cosa rimanesse tra me e te, spero tu capisca cosa intendo.”
Dev’essere davvero arrossito, e anche terribilmente, questa volta, perché quel bastardo contorce quelle sue disgustose e bellissime labbra in un sorriso canzonatorio da far venire il voltastomaco. Maledetto bastardo, maledetto orso dal pelo rosso. Maledetto maledetto maledetto meraviglioso mostro dal pelo rosso. Perché da quando ha messo piede nella T ha sempre avuto una cotta per James McPherson. Ma, siamo sinceri, chi della compagnia non ha mai avuto una cotta per James McPherson? Mac ha il fascino di quelle persone che non aprono mai bocca ma che sei sicuro che se lo facessero avrebbero davvero qualcosa interessante da dire. Poi è bello, di quella bellezza che ti ferisce gli occhi, che non è bellezza proprio ma quella bellezza imperfetta che ti chiedi come sia possibile. Mac è un po’ un cliché, il tipico uomo che nasconde una terra inesplorata dietro a un paio di occhi né troppo chiari né troppo scuri. E sì, insomma, tutti ce l’hanno avuto una bella cotta per James McPherson. E quella di Wheel Konrad ha l’aspetto della cotta innocente della liceale che perde la testa dietro al professore di Letteratura, che disegna cuori sul diario e va in fiamme quando deve essere interrogata. In fin dei conti, si potrebbe dire che l’intera cosa sia decisamente troppo melassosa perfino per un teen drama.
“Konrad, questa è una cosa che deve rimanere tra me e te. È - è una cosa che spero ti faccia piacere ma è anche un compito che mi auguro tu decida di accettare, perlomeno finché siamo di stanza qui nelle foreste.”
Wheel è perplesso. “A cosa si riferisce, tenente?”
Mac gli fa cenno di seguirlo per un altro paio di metri. Un albero con una corda legata e.
Un cane.
Un cane?
Un cane. Un bastardino dal pelo lungo color caffelatte con una grossa macchia nera a mezza luna sul muso e sulle zampe anteriori e due grandi orecchie spioventi, che ricordano un po’ vagamente quelle del tenente.
“Un cane?”
Mac fa spallucce. “Abbiamo trovato questo coso io e Coop stamattina. Ha una zampa ferita o una cosa del genere, Coop voleva lasciarlo stare. Non che io sia fan dei cani o cose del genere, ma mi sembrava una cosa crudele da fare, insomma, non si sa mai che quelli là lo trovino e. Insomma, ho sentito brutte storie. Ho rubato un po’ di bende dalla trousse del Doc, insomma, puoi prendertene cura per un po’? Ricordavo che ami molto i cani e ho pensato che magari ti faceva piacere, ecco. Almeno finché non…”
Pensandoci nel mentre, Wheel non ha idea di dove stia trovando il coraggio per buttarsi addosso a Mac e abbraccialo con tutte le forze delle sue braccia troppo magre. E Mac non è che sia abituato a tutte queste smancerie, ma inaspettatamente prova un certo qual moto di affetto per quella creaturina tutta riccioli dall’animo tenero. Lo stesso moto di affetto inaspettato che aveva provato quella mattina, osservando quel sacco di pulci leccargli le mani sporche di terra e ferite. E allora abbraccia Wheelie anche lui come farebbe un qualsiasi fratello maggiore. Gli accarezza dolcemente la testa e i capelli troppo lunghi e pieni di nodi. L’abbraccio di Mac ha lo stesso sapore di un tè con troppo limone e troppo zucchero, è burbero e delicato e caldo come un acquazzone estivo, ti lascia di stucco, ma non ti sposti, ti lasci comunque avvolgere da ogni goccia. Ogni goccia. E Wheel non si lascia scappare neanche una goccia.
“Nell’Illinois avevo due cani.”
Wheel è seduto con in braccio il cane, accarezzandogli dolcemente la testa e il pelo troppo lungo e pieno di nodi. Mac è accanto a Wheel, sta fumando una sigaretta senza filtro osservando quella scena surreale.
“Nell’Illinois avevo due cani. Probabilmente sembrerò ancora più patetico di quel che sembro di solito, ma preferisco la compagnia dei cani a quella degli umani. Sono troppo impacciato con le persone e per me è un gran sollievo non dover per forza parlare, finisco sempre per non sapere che dire, ma forse perché sono una persona che non ha nulla da dire. Forse, possibilmente, quasi sicuramente. Allora, ecco perché sto meglio con loro. Io sono come loro. Non parlano, ma sanno esprimersi in altri modi, danno affetto e gratitudine al modico prezzo di una carezza. Io - io sono proprio come loro.”
Il cane scappa dalle braccia di Wheel. Prende a strusciarsi contro la gamba di Mac e a leccargli le ferite delle mani.
Mac sorride bonario. E si accoccola addosso a Wheel. E Wheel pensa che proprio in quel momento James McPherson assomigli proprio a un cucciolo, un grosso cucciolo dal pelo rosso, con zampe eccessivamente grandi ed orecchie eccessivamente spioventi.
“Sei una strana creaturina con capelli troppo lunghi e troppo ricci, Wheel Konrad. Ma, in fin dei conti, credo tu mi piaccia.”