[Merlin] Beauty unfolds breathing our tale untold (13/13)

Nov 24, 2009 22:13



Capitolo tredicesimo.

“Cosa farete adesso?” Arthur si strofinò gli occhi con le dita guardando fuori dalla finestra mentre il sole calava “Non lo so” ammise “Devo trovare un modo di rimettere le cose a posto” disse per ricordare a se stesso di non perdere di vista la cosa più importante “Devo ridare a Morgana la sua vita”

“Per ora sembra un miracolo che ne abbia ancora una” intervenne l’altro, e Arthur girò gli occhi ma non lo guardò né lo rimproverò perché il suo servo sembrava aver solo ripetuto ad alta voce le parole che avevano fatto eco in lui.

“Stalle vicino, vai da Morgana, aiuta Gaius e Gwen ad occuparsi di lei” sapeva bene che la sua serva l’aveva erroneamente accusata per ingenuità, o forse avventatezza, ma in qualche modo sentiva il risentimento crescere mentre pronunciava il suo nome e tentò di concentrarsi su quello che era necessario fare “Mentre sei nelle stanze di Morgana cerca di capire se ci può essere qualcosa, un oggetto forse o una pozione… qualcosa che abbia permesso questo scambio di corpi”

Arthur dovette aspettare per ore, e la cosa gli fu insopportabile, ma la sera fece in modo che le guardie ricevessero più cibo e più vino e nella notte, quando la luna era già alta da tempo ed ogni luce era spenta al villaggio li trovò placidamente addormentati.

Morgana era rannicchiata su un giaciglio di paglia in un angolo, con le caviglie incatenate alla parete, ma non dormiva. Alzò il capo appena lo sentì avvicinarsi, guardandolo con concentrazione perché con le flebili luci delle torce alle pareti le era impossibile distinguere immediatamente l’identità di chi si stava avvicinando.

“Arthur? Sei tu?” domandò tirandosi a sedere.

“Morgana” lo sentì bisbigliare mentre si aggrappava alle sbarre della cella “Ti farò uscire di qui” le disse infilando una mano nelle tasche dei pantaloni per cercare le chiavi.

“Nient’affatto” lo contraddisse alzandosi per raggiungerlo, ma dimentica delle catene finì per cadere sulle ginocchia, riparandosi nella caduta con le mani aperte sulla pietra, quando queste la trattennero dopo appena un paio di passi.

“Stai fermo, per favore” insistette mentre era sul pavimento, troppo stanca persino per discutere.

“Morgana-“

“Smettila” lo interruppe “Solo tu hai le chiavi” gli ricordò in un bisbiglio “Se Uther scopre che sono fuggita non gli sarà troppo difficile indovinare come. E se non lo farà penserà che ho usato la magia e in entrambi i casi, quando mi troverà, mi metterà al rogo comunque”

“Non ti troverà” insistette, continuando a badare a tenere bassa la voce.

“Davvero?” chiese sorridendo amara “Ti assicuro che non passo inosservata” ironizzò spostando i capelli dal viso perché lui vedesse chiaramente le sue orribili fattezze. Ma Arthur la guardò e sorrise “No, non lo hai mai fatto, te lo concedo” e lei sentì il desiderio di stringerlo, ma se lo avesse fatto avrebbe permesso a sè stessa di sentire le sue labbra e concesso a quella donna di prendersi quel momento ed era l’unica cosa che poteva conservare per sè stessa. L’attesa di lui. Anche se sarebbe finita l’indomani all’alba.

“Fammi almeno entrare” le domandò, suonando pericolosamente come una supplica.

“Meglio di no” insistette lei.

“Sei una donna impossibile” la accusò gentilmente.

“E tu sei intollerabile” sorrise.

Arthur si inginocchiò sul pavimento di pietra e allungò una mano fra le sbarre, mettendo a terra le chiavi “Almeno togliti quelle catene” le disse spingendole verso di lei. Il metallo che scivolava sul suolo ruvido produsse un rumore sottile che sembrò fare eco fra le pareti e per un momento i due si guardarono senza respirare attendendo di sapere se sarebbero stati scoperti e separati ancora.

Ma gli istanti passarono e nessuno si mosse, e quando Morgana ebbe liberato le proprie caviglie dalle catene si rimise in piedi e si avvicinò alle sbarre per restituire le chiavi ad Arthur senza fare ulteriore rumore.

Infilò la mano fra le sbarre e Arthur la afferrò strettamente impedendole di ritirarla. Con fermezza la indusse ad avvicinarsi di più alle sbarre fino ad aderirvi con tutto il corpo. Forse era la sua mente ad ingannarla, forse erano le luci flebili, ma gli sembrò che fosse la Morgana di sempre - bella, impertinente e necessaria quanto l’aria. Infilò l’altro bracciò nelle sbarre circondandole la vita “Resta così, per favore” le mormorò lasciando che la fronte dell’uno riposasse contro quello dell’altra. Tenendola a sé insieme alle sbarre, uniti e divisi - ancora.

“Non se lo meritava” disse Gwen coprendosi la bocca con una mano mentre Gaius esaminava la ragazza stesa sul letto che non aveva ripreso conoscenza nemmeno una volta dal fatidico incidente.

“Certo che no” l’assecondò Merlino cercando un modo di porle delle domande che non sarebbe parso sospetto “E sempre stata forte, sono certo che supererà anche questo momento”

“Lo spero…” disse la ragazza tirando su col naso “… Proprio adesso che poteva essere felice”

“Ultimamente è molto cambiata, vero?” chiese il servitore casualmente.

“Si” confermò la ragazza annuendo “Dice sempre che vuole essere felice” sorrise bonariamente guardando la ragazza addormentata.

“Niente altro?” chiese Merlino, e Gwen lo guardò confusa ma troppo addolorata per insospettirsi di quella curiosità. A volte la gente si interessava delle persone alle quali teneva in uno strano tentativo di trattenerle nella loro vita, e forse questo era uno di quelli.

“Beh, ha preso a curare molto il suo aspetto… per Arthur. E non soffre più di problemi nel dormire” raccontò “Andava tutto bene”

“Questo bracciale?” chiese Gaius voltandosi verso la ragazza “Sarebbe il caso di toglierlo…” disse guardando Merlino.

“Oh, ho provato” replicò Gwen “…Ma credo che la chiusura sia rotta, e poi a lei piace tanto. Non lo toglie dal primo giorno che lo ha messo”

“Un regalo speciale?” chiese Merlino con un sorriso dolce.

“Credo sia un dono di quell’ambasciatore…” abbozzò.

“Prima che me ne dimentichi” Gaius la interruppe rapidamente “Mi serve dell’acqua calda, vai tu per favore…” e lei annuì seppure titubante, lasciando la stanza.

“Cosa c’è?” domandò Merlino ansioso avvicinandosi all’uomo anziano, che alzò il polso della ragazza per mostrare l’oggetto in questione “Due serpenti che si mangiano a vicenda. Questo è un oggetto magico, è druido. E’ una barriera che impedisce alle anime di tornare nella loro giusta dimora” disse posando di nuovo la mano sul risvolto della coperta “E può essere tolto solo in due modi. Uno è una formula magica che mi metterò a cercare immediatamente…” gli disse avviandosi alla porta.

“E l’altro?” chiese Merlino voltandosi verso Gaius.

“L’altro…” il vecchio lo guardò afflitto “L’altro è che chi lo indossa muoia” l’uomo aprì la porta e si sarebbe allontanato immediatamente se non avesse sentito Merlino esclamare il suo nome “Gaius!”

Il bracciale si era aperto da solo, e quando il servitore toccò il polso della Lady si accorse che il suo cuore aveva smesso di battere.

“Accidenti” disse passandosi le mani fra i capelli, ormai nel panico, mentre Gaius tornava rapido accanto alla ragazza per stimolare il suo cuore.

“Tra poco sarà l’alba” bisbigliò Morgana, senza potersi costringere a dirgli tutto quello che avrebbe dovuto. Forse questa era l’ultima volta che avrebbe visto i suoi occhi, e provato la sua stretta, e lei non sapeva fare null’altro che constatare l’ovvio.

“La prossima la vedremo in modo più romantico, te lo prometto” le disse pregando di non dimostrarsi un bugiardo. Pregando di poterne vedere ancora una con lei.

“Romantico?” domandò lei con una smorfia “Arthur Pendragon, tu non sapresti-“ lui era pronto a ribattere, ma non a vederla afflosciarsi nelle sue braccia come un burattino coi fili spezzati, non a vederla cadere al suolo con un tonfo sgraziato. Non a vederla fissare stupidamente il niente mentre lui ripeteva il suo nome soffocato dal dolore.

Non le aveva nemmeno detto che l’amava.

Si inginocchiò sul pavimento per allungare la mano fra le sbarre e prendere le chiavi cadute a terra ma quando riuscì ad aprire la cella non poté costringersi ad avvicinarsi a quel corpo. Avrebbe pianto Morgana o la donna che gliel’aveva strappata? Sentì il dolore opprimergli il petto e un conato di vomito risalire su per la gola, e dovette portare il pugno chiuso alla bocca per impedirsi di vomitare.

Abbandonò la cella aperta e il corpo al suolo e corse lungo i corridoi stretti incurante di chi avrebbe potuto svegliarsi e vederlo. Raggiunse l’ala in cui stavano le stanze di Morgana e non si fermò quando incrociò Merlino che ne usciva con una bacinella vuota nelle mani “Principe, ho scoperto-“ si interruppe quando l’altro non gli prestò attenzione e dovette inseguirlo per raccontargli “Si è svegliata e-“

“Bene” Arthur troncò la sua frase bruscamente camminando oltre il salotto, ignorando lo sguardo di Gwen e la porta chiusa della camera da letto di Morgana.

Aveva voglia di gridare e di piangere e di sedersi per aspettare che il cuore gli si fermasse. Lo aveva sentito spezzarsi ed era sicuro che da un momento all’altro avrebbe smesso di dibattersi e si sarebbe arreso in silenzio. Ma prima doveva uccidere l’unica responsabile del suo dolore ed entrò nella stanza guardando la donna stesa nel letto con l’odio che non credeva di poter mai trovare dentro di sé.

Non gli importava se era solo una donna, non gli importava se era pazza, non avrebbe permesso che sfoggiasse la vita di Morgana come un costoso vestito. Non le avrebbe permesso di guardare il mondo coi suoi occhi verdi prendendosi l’amore che non le apparteneva.

“Arthur, dovresti rivedere le tue maniere” lo rimproverò lei con la voce stanca rimanendo riversa sui cuscini.

“Non ti dovrai preoccupare ancora per molto delle mie maniere” disse raggiungendo al letto mentre Merlino si affrettava sulla soglia per dire “Lady Morgana si è svegliata, sire” mentre la ragazza lo guardava con espressione di sfida, rallentandogli i movimenti per la familiarità del suo sguardo.

“Voglio dire “ riprese Merlino incerto “Quando si è svegliata era Lady Morgana, quella di prima” insistette “Quella di prima che non fosse più lei” insistette realizzando la stupidità di quella frase.

Arthur staccò gli occhi dalla ragazza - sentiva la speranza riaccendersi e il cuore rischiare di rompersi ancora nel timore che fosse solo un illusione sul punto di svanire, e poteva impazzire da un momento all’altro.

“Merlino stai blaterando come un idiota!” lo accusò fuori di se.

“A dispetto delle sue occasionali pecche oratorie sappiamo entrambi che Merlino è un tipo molto sveglio” lei lo contraddisse guardando il giovane servitore con un sorriso gentile “E un buon amico” aggiunse allungando una mano perché lui si avvicinasse “Dobbiamo trovare il modo di cenare ancora insieme” gli disse mentre lui le sorrideva arrossendo e le stringeva la mano fra le sue “E magari fare qualche altra partita a scacchi”

“Con piacere mia Lady” replicò il ragazzo annuendo commosso.

“Morgana” lo corresse lei. Ci fu qualche istante di silenzio prima che Merlino ricordasse la presenza di Arthur nella stanza e li lasciasse soli.

Il principe guardava fuori dalla finestra, mentre il sole rischiarava Camelot coi primi raggi. Aveva quasi timore di guardarla e scoprire che non era vero, che era ancora una pallida imitazione di Morgana quella stesa fra le lenzuola e preferiva vivere l’illusione di riaverla accanto ancora qualche momento prima di doverla lasciare andare di nuovo.

“Arthur…” lui spostò gli occhi, tentato di girarsi e guardarla ma non si mosse “Arthur, guardami, sono io”

Lui fece quanto gli aveva chiesto e si sedette sul letto quando lei gli offrì un mezzo sorriso.

“Vuoi interrogarmi?” gli suggerì “Sono sempre stata un’allieva migliore di te” precisò “Non che sia una cosa difficile superarti”

Lo guardava irriverente ed ironica e se non fosse stato stordito di dolore e di gioia e privo di sonno da due giorni avrebbe potuto sentire impellente la voglia di strozzarla con le sue mani.

Era lei.

“Sono troppo galante per strapparti da questa illusione, Morgana” rimbeccò, stupito di essere riuscito a dire l’intera frase senza riprendere fiato. Gli sembrava di non poter respirare perché lei era vicina, perché lei era viva. Perché lei era Morgana, e gli toglieva il fiato.

“Contrariamente a quanto-“ non le diede il tempo di terminare la frase. Aveva guardato la sua bocca aprirsi e la lingua muoversi battendo sotto i palato per produrre suoni e aveva realizzato che c’erano occupazioni migliori per impiegare entrambe.

La sentì aggrapparsi con le mani alle sue spalle mentre rispondeva al bacio con passione e lentezza, costringendo il sangue a scorrere veloce verso punti assai pericolosi, soprattutto considerando che erano soli in una camera da letto.

Forse intuendo i suoi pensieri, o decidendo di tormentarlo ulteriormente - era sempre stata una vera maestra in questo - lo spinse via premendo le mani contro le spalle.

“Questo è assai inappropriato” lo rimproverò con le labbra arrossate e gli occhi infiammati.

“Mi ami?” domandò lui ignorando le sue parole “E questo è ancora più inappropriato” lo rimproverò ancora lei “Inoltre dovresti essere tu a dirlo a me”

“Lo trovo giusto” ammise lui annuendo “Lo farò” continuò baciandola e parlandole contro la bocca mentre lei lasciava scivolare le braccia sulle sue spalle “Dopo” aggiunse facendo ancora affondare la lingua nella bocca di Morgana.

“Dopo?” chiese Morgana di rimando, oltraggiata, recuperando abbastanza lucidità da privarsi dei suoi baci.

Arthur rise tornando a baciarla mentre lei tirava indietro la testa per evitare - con più dispiacere di quanto volesse ammettere - gli assalti della sua bocca.

“Dopo il matrimonio, ovviamente” rispose tentando di fingere un tono offeso dalle sottintese implicazioni della sua domanda.

“Potrei non avere intenzione di accettare la tua proposta” Morgana obiettò mentre la mano di Arthur scendeva dal viso lungo la curva del collo e giù fino al fianco, che strinse strappandole un piccolo gemito.

“Bene” rispose Arthur parlandole ancora contro la bocca, senza nessun altra preoccupazione se non continuare a strapparle gemiti per il resto della loro vita finché morte non li avesse separati - che lei lo volesse oppure no.

“Non avevo intenzione di fartene una”

Epilogo

La voce del drago risuonò nel buio mentre lui muoveva la testa in basso, verso il ragazzo dalla capigliatura scura che - ancora stordito dai festeggiamenti delle nozze reali - lo aveva interrogato .

La verità ed il mito si contreranno sempre i si confonderanno ancora, in modi bizzarri ed imprevedibili.

Così giungerà la leggenda fino alla fine del tempo. Le vite di tre donne saranno unite per sempre e due di loro conosceranno l’eternità della storia: la strega dal cuore turpe quanto il suo aspetto, e la serva che il Re, vero spirito della Bretagna, ha amato e scelto come sua regina. E poco importa che un nome sia confuso con l’altro, poiché l’anima non ha occhi ne orecchie.

Ci sono cose inevitabili: la volontà di Dio - la vita, la morte, il battito del proprio cuore che accelera per qualcuno che non vorremmo desiderare mai, lo spazio vuoto che aumenta tra due persone che si allontanano persino mentre restano immobili .

Il destino .

Gli uomini parleranno e la loro lingua proclamerà la verità e decanterà menzogne, ma ciò che è sarà ancora.

Ciò che è sarà sempre.

Fine

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